lunedì 14 gennaio 2008

«Benedetto XVI ci ripensi. La sua rinuncia sarebbe un gran bel gesto»

Corriere della Sera 14.1.08
Asor Rosa: «Benedetto XVI ci ripensi. La sua rinuncia sarebbe un gran bel gesto»
di Paolo Conti

Assente per protesta: «Io non andrò volutamente all'inaugurazione dell'anno accademico E non capisco perché il ministro Mussi si presti a un'operazione del genere»

ROMA — «Il Papa dovrebbe ripensarci. In queste condizioni la rinuncia sarebbe un gran bel gesto».
Quindi lei, Alberto Asor Rosa, non andrà da professore emerito all'inaugurazione dell'anno accademico.
«Me ne guardo bene. E credo che come me si comporterà una parte consistente... anzi direi maggioritaria, dei docenti. Ma sia chiaro: l'errore principale non è di Benedetto XVI che ha accettato l'invito. Ma di chi glielo ha rivolto».
Pensa ai vertici dell'università romana?
«L'attuale gestione è tanto debole e frantumata al proprio interno da ritenere di aver bisogno di avalli di grande portata come la presenza del Pontefice. Se nel comitato di gestione non ci fosse tanto marasma la richiesta non sarebbe partita. L'intenzione di chi ha organizzato il progettino era mettere insieme Ratzinger, Veltroni, Mussi per ottenere un aumento della propria rappresentatività istituzionale ».
Se la prende con il ministro Mussi?
«Non capisco perché si presti a un'operazione del genere ».
Nel suo mirino c'è il rettore Renato Guarini?
«L'errore è suo e degli organismi accademici che hanno sostenuto il progetto. Di chi ha immaginato di poter risolvere i problemi di questo sventurato ateneo con un'operazione d'immagine. Poi condotta in modo goffo. E vergognoso ».
In che senso, professor Asor Rosa?
«All'inizio si intendeva affidare a Benedetto XVI la Lectio Magistralis
di apertura dell'anno accademico. Poi si sono accorti che sarebbe stato troppo persino per gli stomaci più resistenti. Si è messa a fuoco una formula compromissoria, confusa: un intervento dopo la visita alla cappella universitaria appena restaurata. Un atto non proprio cortese verso il Pontefice, a dire il vero».
Ma lei contesta anche il merito?
«Certamente sì. Non si può prescindere da un magistero pontificio fortemente connotato da posizioni conservatrici e reazionarie, su continue intromissioni nella vita privata e pubblica del Paese di cui l'"affare Veltroni" è solo l'ultima testimonianza. Un invito spedito in simili condizioni si configura come un omaggio simbolico a questa linea e in una manifestazione di soggezione a una super-autorità papale».
Andrea Riccardi sostiene: se ci saranno disordini, tutto sarà una parodia del '68. Lei prevede tumulti, contestazioni?
«Mi auguro che tutto resti contenuto in civili manifestazioni di dissenso. E non capisco il riferimento al '68. Un movimento ben diverso da ciò che potrebbe accadere oggi. E al posto di Riccardi non citerei il '68 in modo così aspramente polemico».
Qualcuno ha tirato in ballo la contestazione a Lama...
«Si trattò di un'operazione violenta, premeditata, organizzata in un contesto già pre-terroristico. Mi auguro che non ci sia mai alcuna analogia tra i due casi».