venerdì 29 gennaio 2010

Dove finisce l'Otto per mille dello Stato?

Dove finisce l'Otto per mille dello Stato? In risposta a Padre Carlo Sorbi
MARCELLO MOTTOLA
Agenzia Radicale, 28-01-2010

La notizia di cronaca da me esaminata in Arte & Dintorni Tempi di crisi / Tempi di trucchi: conversazione con Fabiano Ferrucci , dell'assegnazione da parte del Governo alla Chiesa Cattolica della quota dell'otto per mille dell'IRPEF (circa 10 milioni di euro), che i contribuenti avevano deciso di destinare ai Beni Culturali in appartenenza allo Stato, non è stata ben accolta da alcuni esponenti del mondo ecclesiastico.

In particolare Il gesuita Padre Carlo Sorbi, che per anni è stato impegnato in Campania e che ha contribuito alla nascita della lista civica di Scampia Solidarietà e Partecipazione, ha espresso il suo disappunto con una lettera pubblicata sul noto quindicinale on-line Fuori Centro Scampia, fondato e diretto dal professor Ernesto Mostardi.

Padre Sorbi, in aperta polemica con l'articolo sull'otto per mille, scrive:

Caro Ernesto, ho letto l'articolo conversazione di Marcello Mottola con Fabiano Ferrucci, tratto da Agenzia Radicale. Non sto a commentare la conversazione, ma solo desidero comunicarti la reazione di fastidio che ho provato nel percepire il livore anticattolico di tutta la conversazione. Tutti conosciamo il pensiero dei radicali, tuttavia il cogliere il livore quasi l'odio contro quanto sa di cattolico e contro i tanti italiani che scelgono di devolvere l'8 x mille alla Chiesa Cattolica e alle opere di carità da essa promosse, obiettivamente mi infastidisce e mi amareggia. Spero che i lettori di "Fuori Centro Scampia" sappiano filtrare con attenzione quanto là è detto. Proprio voi sapete quanto è importante a Scampia e in tanti altri luoghi di emarginazione, l'opera assidua e presente della Chiesa Cattolica. Con buona pace della bava alla bocca dei radicali.

Vorrei dunque precisare che il professore di Restauro presso l'Università degli Studi d'Urbino "Carlo Bo'" Fabiano Ferrucci non è radicale e risponde alle mie domande periodicamente in quanto diplomato e specializzato presso Istituto Centrale del Restauro (I.C.R.) e laureato in Lettere Moderne con indirizzo Storico Artistico presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Io invece sono unicamente iscritto all'Associazione Amici di Quaderni Radicali e con tale rivista (e con il supplemento telematico Nuova Agenzia Radicale) collaboro da anni. In ogni modo le generalizzazioni sono fuori luogo: non esistono i "radicali", i "cattolici", ma semplicemente "persone", che tra l'altro possono essere in taluni casi contemporaneamente "cattoliche" e "radicali". Il termine "persona" lo dobbiamo tra l'altro al cristianesimo-cattolicesimo, a cui storia e cultura riconoscono di aver messo a punto tra i primi il concetto di "persona", valorizzandolo e mettendolo al centro.

Pertanto mi dispiace che l'articolo-conversazione a mia firma sia stato valutato "pregiudizialmente" e non entrando nel merito delle affermazioni riportate. Anche la parola "dialogo" la dobbiamo al cristianesimo-cattolicesimo e Padre Carlo Sorbi, generalizzando con l'uso del termine "radicali" si è di fatto scollegato dall'opportunità del "dialogo" con la "persona" (radicale o non) che sono io.





http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=9641&Itemid=40

sabato 23 gennaio 2010

Crocifisso, ricorso contro la Ue "Cancellate quella sentenza"

La Repubblica 22.1.10
L'annuncio di Letta dopo lo stop di Strasburgo al simbolo nelle scuole. La soddisfazione della Cei
Crocifisso, ricorso contro la Ue "Cancellate quella sentenza"
di Elsa Vinci

ROMA - Crocifisso, pronto il ricorso contro Strasburgo. Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio e gentiluomo di Sua Santità, mantiene la promessa fatta al Papa. Il governo impugna la sentenza della Corte europea che ha imposto la rimozione della croce nelle aule scolastiche italiane, perché lesiva «della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le proprie convinzioni e della libertà di religione degli alunni». L´annuncio di Letta arriva durante una conferenza all´ambasciata italiana presso la Santa Sede. «Abbiamo fiducia - dice Letta - che la Corte dei diritti umani ripari a quello che consideriamo un grave torto alla cultura prima ancora che al diritto, allo spirito prima che al sentimento religioso». Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha lodato l´iniziativa. «La sentenza va contro l´oggettività storica dell´Europa e contro il sentire popolare della gente - ribadisce il cardinale - si deve auspicare che la Corte possa riequilibrare il suo pronunciamento nel rispetto di questa verità storica e del sentire delle persone».
Il caso era stato sollevato da una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, socia dell´Unione atei e agnostici razionalisti che, nel 2002, aveva chiesto all´istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, frequentato dai suoi due figli, di togliere la croce dalle aule. Il ministero dell´Istruzione rispose che il crocifisso era previsto da due Regi Decreti del 1924 e del 1928. La donna non si arrese e la battaglia proseguì davanti ai giudici. Prima di arrivare a Strasburgo la disputa è passata per il Tar del Veneto, per il Consiglio di Stato e la Consulta. Infine i sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un «evidente segno religioso» e disturbare quelli di altre religioni o gli atei. Stasburgo ha condannato l´Italia a risarcire con cinquemila euro la Lautsi.
Il ricorso è stato preparato ieri alla Farnesina. Letta è ottimista sull´esito del documento che sarà esaminato dalla Grande Camera della Corte europea. «Abbiamo fiducia perché per l´Italia è stato facile sollecitare la partecipazione di molti altri paesi dell´Ue, che stanno venendo sempre più numerosi a sostegno della nostra azione».
Intanto oggi al Csm arriva il caso del giudice Tosi, sospeso dal lavoro per il rifiuto del crocifisso nelle aule di tribunale.

Csm, radiato il giudice anti-crocifisso

La Repubblica 23.1.10
Csm, radiato il giudice anti-crocifisso
La sanzione per il rifiuto di tenere udienza anche senza simboli religiosi in aula
Si astenne nelle aule dove era appesa la Croce. Ora, dice, farò ricorso
di Elsa Vinci

ROMA - Perde la toga il giudice anti-crocifisso. Luigi Tosti, il magistrato di Camerino noto per essersi rifiutato di tenere udienza nelle aule con il simbolo del Cristianesimo, è stato rimosso dall´ordine giudiziario. La durissima sanzione è stata inflitta dalla sezione disciplinare del Csm, che nel 2006 lo aveva già sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Il giudice si era astenuto dal trattare 15 udienze tra il maggio e il luglio del 2005, comunicando il rifiuto con pochissimo anticipo. «Un atteggiamento mantenuto - ha sottolineato il procuratore generale della Cassazione - nonostante un´aula priva di simboli religiosi messa a disposizione dal presidente del tribunale». Per gli stessi fatti, un anno fa, la Suprema Corte aveva annullato una condanna a sette mesi per omissione di atti d´ufficio, ma solo perché il magistrato era stato sostituito e le udienze erano state regolarmente celebrate. Tosti, che davanti alla "disciplinare" si è difeso da solo, annuncia ricorso. In Cassazione e a Strasburgo.
«Non avevano scelta - ammette - o me o i crocifissi nelle aule di giustizia. Ne ho fatto un problema di carattere generale». E ricorda due sentenze di piazza Cavour, quella con cui la Corte giustificò il rifiuto di uno scrutatore di sedersi al seggio elettorale in cui era esposta la Croce, e il suo proscioglimento. Quando gli "ermellini" invitarono ad un «approfondimento».
È legittima l´esposizione del simbolo della cristianità nei luoghi pubblici? Offende la libertà di religione, viola il principio di laicità dello Stato? Nei tribunali il crocifisso è previsto da una circolare del 29 maggio 1926, firmata dal ministro Alfredo Rocco. Motivo di ripetute e recenti polemiche è stata la presenza della Croce nelle scuole pubbliche, voluta da due Regi Decreti del 1924 e del 1928. Il Consiglio di Stato ha deciso che va tenuta in cattedra «per la funzione simbolica altamente educativa a prescindere dalla religione degli alunni», ma lo scorso 3 novembre la Corte di Strasburgo ha imposto la rimozione nelle scuole italiane. Il governo ha già annunciato ricorso.
«Il Csm non è né la Corte Costituzionale né la Corte Europea. Non doveva risolvere e non ha risolto la questione della legittimità o meno di tenere il crocifisso in un´aula di giustizia - ha spiegato il vicepresidente del Csm Nicola Mancino - Tosti è stato giudicato per essersi rifiutato di celebrare udienza fino a quando in tutti i tribunali d´Italia non fosse stato rimosso il simbolo. Con l´intenzione di risolvere una questione di principio è venuto meno agli obblighi e ai doveri di magistrato».
Un giudice di lungo corso come Felice Casson non ritiene che il crocifisso infici il principio di laicità dello Stato. «E´ il magistrato - dice - che deve giudicare in maniera laica e garantire la Costituzione». Taglia corto il filosofo Massimo Cacciari: «Mi pare assurdo che uno si rifiuti di andare a lavorare».

martedì 19 gennaio 2010

Scuola, aumenti ai professori ma solo a quelli di religione

La Repubblica 17.1.10
Via libera di Tremonti: 220 euro al mese. Protestano gli altri precari
Scuola, aumenti ai professori ma solo a quelli di religione
Salvo Intravaia

Busta paga più ricca per i prof di religione
Il ministero dell’Economia vara un provvedimento ad hoc. Ed è polemica: dimenticati gli altri precari
Si parla di aumenti mensili di 220 euro lordi per 26mila docenti di ruolo e supplenti

«A seguito degli approfondimenti effettuati in merito, si comunica che questa direzione - scrive Roberta Lotti, dirigente del ministero dell´Economia preposta ai Servizi informativi - ha programmato, sulla mensilità di maggio 2010, le necessarie implementazioni per il calcolo degli aumenti biennali spettanti agli insegnanti di religione anche sulla voce IIS (l´indennità integrativa speciale, ndr) a decorrere dal 1 gennaio 2003». Fra 5 mesi, in poche parole, alcune migliaia di insegnanti di Religione si ritroveranno sullo stipendio aumento, che secondo stime sindacali, potrebbe arrivare a 220 euro lordi, ed arretrati: da mille a 2 mila euro. Perché la quota di stipendio rimasta fuori in questi anni dal computo è consistente: pari a un quarto dell´intera retribuzione. A beneficiare del provvedimento saranno alcune migliaia di insegnanti. I supplenti annuali, spiega lo Snadir (il Sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di Religione), "che non abbiano maturato i requisiti per la ricostruzione di carriera", quelli di ruolo "che non avevano maturato il diritto alla ricostruzione di carriera prima della nomina a tempo indeterminato", e coloro che tale diritto lo hanno maturato "successivamente al primo gennaio 2003". Se fossero soltanto 5 mila il giochetto costerebbe ai contribuenti 10 milioni di euro, più tutti gli arretrati. In tutto, i precari di Religione sono quasi 12 mila, più 14 mila docenti di Religione di ruolo. E la restante parte dei supplenti, oltre 100 mila? Nulla, anche se precari da dieci o vent´anni. «È un provvedimento che provoca ingiustizia e discrimina lavoratori della stessa categoria, per questa ragione è incostituzionale», commenta Alessandra Siragusa (Pd), componente della commissione Cultura alla Camera. «Nulla in contrario al riconoscimento - aggiunge il collega Tonino Russo (Pd) - di un diritto, ma non si può fare una discriminazione sulla base della Religione. Anche tanti precari in cattedra ogni giorno professano la stessa religione ed avrebbero diritto agli aumenti di stipendio». La querelle nasce dal fatto che per i prof di Religione, anche precari, una legge del 1980 prevede scatti biennali del 2,5 per cento. Ma a quel tempo erano tutti precari i docenti di Religione e la norma serviva ad agganciare la retribuzione all´aumento del costo della vita. Poi, nel 2005, lo Stato ha immesso in ruolo i docenti di Religione, ma il privilegio è rimasto.

Prete armato

Prete armato

L'Asino una rivista che oggi manca


L'Asino - 23-12-1906 -

Aumenti ai prof di religione. Schiaffo ai precari della scuola

l’Unità 17.1.10
Aumenti ai prof di religione. Schiaffo ai precari della scuola
Una circolare del Tesoro di fine dicembre consente di calcolare gli scatti di anzianità anche sull’indennità integrativa speciale. Da maggio i prof di religione prenderanno di più e recupereranno il pregresso
di Bianca Di Giovanni

Per i docenti anche fuori ruolo, gli scatti di anzianità andranno calcolati anche sull’indennità
Il personale delle altre materie non ha scatti, e i precari percepiscono solo lo stipendio base
Numeri. Circa 25mila i prof di religione di cui 12mila con incarico annuale

Buste paga più ricche per i prof di religione. Il ministero dell'Economia lo scorso 28 dicembre ha, infatti, emanato una nota che riguarda la procedura di calcolo degli aumenti biennali per gli insegnanti di religione e stabilisce che questi incrementi i quali prima venivano calcolati nella misura del 2,5% del solo stipendio base dovranno ora
ammontare al 2,5% dello stipendio base comprensivo della indennità integrativa speciale. Non un dettaglio: quella quota può raggiungere un terzo dello stipendio. «Adesso dunque spiega lo Snadir, il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione dal primo maggio 2010 le direzioni provinciali del Tesoro dovranno procedere al pagamento degli arretrati. Dal pagamento saranno esclusi i docenti ai quali il mancato inserimento dell'indennità nel calcolo degli aumenti biennali era stato compensato, già a partire dal 2003, con un assegno ad personam». Critica l'Anief (Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione) secondo cui questa concessione a una ristretta cerchia di docenti dimostrerebbe che «ancora una volta il governo dimentica i precari della scuola». In effetti la circolare, emanata alla chetichella nell’ultimo giorno utile dell’anno, rinnova un conflitto già aspro all’interno del corpo insegnate. Una diversità di trattamento che risale almeno al 2003, quando sempre il governo di centrodestra varò l’immissione in ruolo dei docenti «selezionati» dalle Curie.
PLATEA
Il provvedimento del dicembre scorso riguarda tutti i circa 25mila insegnanti di religione impegnati su territorio nazionale. Sia quelli di ruolo, sia i precari (circa 12mila), che così incassano un doppio vantaggio rispetto agli altri. Gli insegnanti di ruolo di altre materie, infatti, non hanno scatti biennali di anzianità (quelli di religione li mantengono dal vecchio regime, quando erano tutti fuo-ri ruolo), mentre i precari godono solo dello stipendio base: solo al momento dell’ingresso in ruolo avviene la ricostruzione retroattiva di scatti e quindi aumenti. Su questo si è concentrata la battaglia della Cgil scuola, che chiede per tutti la ricostruzione di carriera.
PRIVILEGI
L’ultima decisione, dunque, è una vera beffa per chi chiede equità di trattamento. Un passo che si aggiunge a una lunga serie di privilegi: accesso alla cattedra su segnalazione dell'ordinario diocesano, assunzione sulla base di un successivo concorso riservato, passaggio ad altra cattedra in caso di perdita del requisito per insegnare la religione (l'attestato dell'ordinario diocesano) e scatti biennali anche per i precari. «Mentre il ministro Tremonti a dicembre ricorda alla Curia che presto saranno liquidati gli scatti biennali di anzianità al personale docente di religione con incarico annuale o di ruolo, che non ha mai richiesto tale indennità sotto forma di assegno ad personam, permane, purtroppo, il silenzio verso tutto il restante personale precario», dichiara Marcello Pacifico, presidente dell'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione).
SOLDI E AUMENTI
Secondo alcuni calcoli effettuati dai sindacati l’aumento potrebbe valere 220 euro in più in busta paga, arretrati esclusi. Per il rinnovo del contratto degli insegnanti, invece, i sindacati hanno chiesto un aumento di 200 euro mensili da erogarsi in tre anni, ma il ministro della Pubblica amministrazione è disposto a concederne appena 20. E non solo. Vorrebbe agganciare gli aumenti di stipendio dei docenti al merito.

venerdì 15 gennaio 2010

Coppia fertile ottiene diagnosi preimpianto. Legge 40 a rischio

l’Unità 14.1.10
Coppia fertile ottiene diagnosi preimpianto. Legge 40 a rischio

Le reazioni. Per la Roccella è eugenetica, ma avevano già perso 4 bimbi

Una coppia fertile è stata autorizzata a sottoporsi alla fecondazione assistita ricorrendo alla diagnosi genetica preimpianto. Il Giudice Antonio Scarpa del Tribunale di Salerno ha dato il via libera, per la prima volta in Italia, alla diagnosi genetica a genitori che non hanno problemi di sterilità ma sono portatori di una grave malattia ereditaria, l'Atrofia muscolare spinale di tipo 1(SMA1). La donna fertile che potrà ora ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita e che potrà ricorrere alla diagnosi preimpianto ha quasi 40anni, lombarda, con un marito quasi coetaneo e fertile come lei, è riuscita ad ottenere in tribunale quello che la legge 40 sulla fecondazione assistita le negava. La coppia infatti nel 2003 videmorire una figlia di appena 7 mesi, colpita “Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1” (SMA1) che causa la paralisi e atrofia di tutta la muscolatura scheletrica e costituisce oggi la più comune causa genetica di morte dei bambini nel primo anno di vita, con una morte per asfissia. «Siamo riusciti ad avere un bambino sano nel 2005 ma siamo stati costretti ha spiegato senza nascondere la grande emozione a tre aborti perchè questa malattia è assolutamente incompatibile con la vita». La sottosegretario Roccella insorge: «È una sentenza gravissima. Così si introduce il principio che la disabilità è un criterio di discriminazione rispetto al diritto di nascere». La legge 40 scricchiola.

domenica 10 gennaio 2010

«Ho battuto la Chiesa in Europa per la libertà»

l’Unità Firenze 7.1.10
«Ho battuto la Chiesa in Europa per la libertà»
Intervista a Luigi Lombardi Vallauri
di Valentina Grazzini

Il risarcimento Nel ‘98 il filosofo fu sospeso dalla Cattolica di Milano per tesi considerate eterodosse. La Corte europea gli ha dato ragione

Non nomina il premier Berlusconi, parlando di lui come «l’omunculus bandana» e nitrendo ogni qualvolta lo sente nominare (come accade ai cavalli al nome di Frau Blücher in Frankestein Junior di Mel Brooks), perché dice di aver fatto voto di non turpiloquio. È vegetariano convinto, veganiano, visto che «una delle più grandi esigenze dell’etica contemporanea, forse la numero uno, è occuparsi dei diritti degli animali». È un misto di dottrina e spirito caustico Luigi Lombardi Vallauri, studioso piemontese ordinario di filo-
sofia del diritto all’Ateneo di Firenze. Un personaggio coraggioso e controcorrente, che difficilmente lascia una causa a metà. La sua ultima vittoria, la più grande, l’ha festeggiata poche settimane fa, quando la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a risarcirlo con 10mila euro, a conclusione di una delle vicende più esemplari in materia di libertà di insegnamento (e di pensiero) degli ultimi decenni. Ce la racconta. Professore, ci parli dell’«Affaire Lombardi Vallauri c. Italie», come recita la sentenza...
«Nel ‘98 fui sospeso dall’attività didattica dell’Università Cattolica di Milano, dove insegnavo da 21 anni, a causa della mia dottrina sull’Inferno: come filosofo del diritto osservavo che il peccato originale è contrario al principio della responsabilità personale della pena. Una pena eterna è sproporzionata a qualunque delitto uno possa aver compiuto. Questo fu considerato eterodosso e il cardinale Pio Laghi, prefetto per l’educazione cattolica, avviò il processo. Non vi fu né quel che si dice “giusto processo” né dibattito intellettuale. Il Tar Lazio rigettò il ricorso, il Consiglio di Stato anche. Nel 2005 facemmo ricorso alla Corte europea, che con i suoi 47 rappresentanti di altrettanti Stati dell’Unione, considero la cattedra giuridica dell’umanità. Ho vinto 6 a 1, un ottimo punteggio tennistico che ho preferito all’unanimità: è più trasparente».
Guardando indietro qual è la cosa che le ha fatto più male e quella che le ha dato al contrario maggior gioia in tutta la vicenda?
«Sul piano psicologico ha fatto male l’atteggiamento di indifferenza in Cattolica: non certo di Pio Laghi, nunzio dei colonnelli argentini, citato in giudizio dalle madri di Plaza de Maio e soprannominato in Argentina Pio Lager: esser processato da lui è stato un onore. Quanto da parte dei colleghi, il preside, il rettore: hanno dimostrato di non capire che il problema della mia libertà era anche il loro, che l’Università Cattolica, prima di essere cattolica è un’università, che non si può essere dipendenti dal Vaticano. La più bella? Le testimonianze intorno a me, soprattutto di credenti, che mi hanno dato la precisa sensazione di aver distribuito gioia. La vittoria di Strasburgo me l’hanno comunicata i miei studenti, al Polo di Novoli, accogliendomi festanti. L’avevano saputo dalla rete ancor prima dei miei avvocati».
Ha festeggiato?
«Facendo voto di dilapidazione: ho deciso che neanche un euro della cifra (faccio conto di averla, anche se
non è così, ci sono tre mesi di comporto nel corso dei quali potrebbe esserci un improbabile ricorso dello Stato alla Grande Charmbre della Corte) dovrà essere spesa per riparare un rubinetto. Ho prediletto lo champagne francese, per omaggio alla corte francofona, intonando “Tanti auguri a te, tanti auguri diritto, tanti auguri a te...”. Il pensiero che a pagare sia Tremonti mi dà piacere».
Cosa ne pensa della vicenda fiorentina di Don Santoro, allontanato dalla sua comunità per aver celebrato l’unione tra un uomo e una donna, “rea” di aver cambiato sesso? «Abbiamo qualcosa in comune, siamo entrambi privati di qualcosa dalla Chiesa... Il problema è che esiste una mancanza di dialogo, se non un’ostilità, tra la gerarchia cardinalizia e le comunità di base: io simpatizzo per le seconde, che realizzano la religione civile dei diritti dell’uomo, ma trovo che sul piano teorico non hanno tutta la probità intellettuale necessaria. Come esiste il «wishful thinking» (quei tipi di ragionamenti in cui cui si inferisce che qualcosa è vera perché vorremmo che fosse tale, ndr), le comunità creano un «wishful Jesus», insomma ognuno si plasma il Gesù che vuole, facendogli ignorare troppi problemi, per esempio l’esistenza dell’Inferno. Per semplificare, si tratta di un esempio di come la Chiesa pretenda di gestire i nostri corpi, e non riguarda solo i gay. Di questo paternalismo etico del tutto inaccettabile parlo nel mio saggio pubblicato da Le Lettere Nera Luce».
E l’arcivescovo Betori che condanna l’idea di Renzi di allargare le facilitazioni sui mutui alle coppie gay? «Mi viene in mente una vignetta del Male, dove si presentavano ad un tavolo di fronte ad un funzionario comunale varie coppie di postulanti diversamente assortite: lui e lei, lui e lui, alla fine un uomo solo. Che dice: «Io faccio tutto da solo, posso avere un monolocale?».
Torniamo seri: nuove frontiere del suo pensiero? «Far dichiarare incostituzionali gli articoli 7 e 8 della Costituzione, perché riservano agli enti religiosi alcuni privilegi come l’8 per 1.000. Sono contrari al principio supremo di laicità dello Stato. E se io lo volessi elargire l’8 per 1.000 ad un Club Med o all’Uaar (l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti)?» Lasciamoci parlando di animali... «Papa Pio XII tranquillizzò gli operai dei mattatoi dicendo loro di “non doversi considerare i gemiti degli animali diversi dai clangori dei metalli nelle officine”. Gli animali sono 60 miliardi di vittime l’anno, l’etica ci impone di occuparci di loro».

mercoledì 6 gennaio 2010

Legge anti-blasfemia l'Irlanda punisce chi offende le religioni

La Repubblica 3.1.10
Legge anti-blasfemia l'Irlanda punisce chi offende le religioni
E un sito sfida il ministro della Giustizia
Fino a 25 mila euro di multa ma è polemica "Limitata la libertà di esprimere idee"
di c.nad.

LONDRA - Venticinque affermazioni di personaggi storici o celebri per sfidare la nuova legge irlandese contro la blasfemia. Nel primo giorno dell´entrata in vigore della norma approvata lo scorso luglio dal parlamento di Dublino, per rendere punibili con una multa fino a 25mila euro le affermazioni offensive contro qualsiasi credo religioso, il sito Atheist Ireland ha messo online 25 frasi suscettibili di sanzione. Il fatto è che a pronunciarle non sono soltanto atei celebri come lo scienziato Richard Dawkins o il musicista Frank Zappa, ma Gesù Cristo, Maometto o papa Benedetto XVI. L´iniziativa ha avuto immediato risalto mediatico, tanto che ieri pomeriggio il sito non era più visitabile e si è pensato a una forma di censura: «Si tratta soltanto di troppi accessi», ha spiegato Michael Nugent, commediografo irlandese promotore dell´iniziativa, «segnale che stiamo facendo una battaglia di interesse generale che non riguarda soltanto la religione. Le frasi sono online dal 1° gennaio, ma non mi aspetto alcuna reazione dal governo, almeno non fino a lunedì».
«L´idea di punire qualcuno perché esprime le sue idee è medievale», continua Nugent. «Il diritto serve a proteggere le persone, non le opinioni. La nostra non è un´iniziativa contro la religione, ma contro l´oscurantismo, e va considerata in un contesto più ampio di quello religioso o irlandese. Nel nostro Paese la riflessione sul cattolicesimo dovrebbe avere orizzonti più ampi e una legge di questo tipo è pericolosa, perché spinge alle reazioni violente. Non possiamo ignorare che gli Stati islamici, con in testa il Pakistan, stanno già usando la formula della nuova norma approvata a Dublino per promuovere risoluzioni contro la blasfemia alle Nazioni Unite».
Il ministro della Giustizia irlandese, Dermot Ahern, nei mesi scorsi ha difeso la legge sostenendo che la Costituzione elaborata nel 1937 protegge soltanto i cristiani, mentre la nuova società multiculturale rende necessaria una definizione più ampia della materia. La mossa del ministro è stata ampiamente discussa la scorsa estate. Lo stesso Ahern è finito nell´elenco delle 25 affermazioni considerate da Atheist Ireland punibili secondo la nuova legge, quando durante la discussione parlamentare ha risposto con una battuta a un deputato dell´opposizione che lo accusava proprio di blasfemia.
Le parole del ministro chiudono l´elenco, che comincia con le frasi di Gesù ritenute blasfeme dai sacerdoti ebrei e per le quali Cristo fu messo a morte. C´è la frase che Benedetto XVI pronunciò nel 2006 citando un imperatore bizantino del XIV secolo, discorso che suscitò indignazione nel mondo musulmano; ci sono passi dal Corano e discorsi di appartenenti a diversi credo religiosi. Ci sono scrittori come Mark Twain e cantanti come l´islandese Björk che criticano i buddisti, scienziati di fama internazionale quali Richard Dawkins, che se la prende con il Dio della Bibbia, e un seguace di Scientology quale Tom Cruise. Tutti da accomunare, secondo Atheist Ireland, nel diritto di esprimere liberamente le proprie idee.

martedì 5 gennaio 2010

IL GIUDICE "ANTICROCIFISSO" LUIGI TOSTI SARA' PROCESSATO IL 22 GENNAIO 2010

IL GIUDICE "ANTICROCIFISSO" LUIGI TOSTI SARA' PROCESSATO IL 22 GENNAIO 2010
abbiamo creato l'evento, questo è il link

http://www.facebook.com/event.php?eid=227173072129&index=1

invitiamo tutti ad aderirvi.

dal blog di Luigi Tosti
Avviso tutti gli amici che mi hanno sostenuto nella battaglia per la rimozione dei crocifissi dalle aule dei tribunali italiani che il prossimo 22 gennaio 2010 sarà celebrato, dinanzi al Consiglio Superiore della Magistratura, Piazza Indipendenza n. 4, ROMA, il procedimento disciplinare che è stato aperto, circa 5 anni fa, a mio carico per essermi io rifiutato di tenere le udienze sotto l'incombenza dei crocifissi. Un procedimento, questo, per il quale ha subito due condane penali ad un anno di reclusione (poi annullate dalla Cassazione) e sto subendo, da 4 anni, la sospensione dallo stipendio e dalle funzioni. Mi difenderò da solo e l'udienza sarà pubblica (anche se l'aula non è particolarmente capiente). La presenza di televisioni sarebbe oltremodo gradita, non avendo io alcunché da nascondere o di cui vergognarmi: credo, però, che l'Avv. Nicola Mancino negherà le autorizzazioni per impedire che venga ripreso questo processo, degno della migliore Santa Inquisizione della Chiesa cattolica. In ogni caso, rappresento che presterò il consenso preventivo a quanti vogliano chiedere di riprendere il processo e divulgarlo. In caso di condanna e di conseguente rimozione dalla magistratura, adirò la Corte Europea dei diritti dell'Uomo: in caso di assoluzione e di reintegrazione in servizio, seguiterò a rifiutarmi di tenere le udienze sino a che il Ministro di Giustizia (oggi Angelino Alfano) non avrà rimosso l'ultimo crocifisso dall'ultima aula di giustizia della Colonia Pontifica, cioè dell'Italia. Presagisco (ed anzi spero) che i membri del CSM, per non offendere i desiderata di Papa Benedetto XVI ed anche per non correre il rischio di essere linciati e di essere bollati come "ubriaconi" (com'è avvenuto per i giudici della CEDU), opteranno per la prima soluzione.
E' gradita la massima diffusione di questa notizia.
Buon Sol Invictus a tutti.
Luigi Tosti