venerdì 26 febbraio 2010

Abortoomicidio la «pia frode» e il Vaticano

l’Unità 26.2.10
Il caso Fisichella
Abortoomicidio la «pia frode» e il Vaticano
di Maurizio Mori

La richiesta di dimissioni di mons. Rino Fisichella dalla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita avanzata da cinque membri della stessa Accademia difensori della stretta ortodossia attraverso uno Statement reso pubblico il 16 febbraio scorso è un fatto significativo.
Di solito i più ortodossi si sono sempre attenuti alla via gerarchica e riservata. Ora invece rompono gli argini con una carica di nomina papale e non elettiva, per cui scontata era la reazione vaticana: «stupisce e appare non corretto che a tale documento venga data una circolazione pubblica» prima di averlo trasmesso a chi di dovere. Prima era la “sinistra” che ricorreva all’azione pubblica, adesso anche la “destra” scrive a chiare lettere che «c’è una ragionevole speranza che il Santo Padre riconoscerà l’esigenza di assegnarge a Fisichella un’occupazione più adatta alle sue capacità» visto che «non capisce cosa comporta il rispetto assoluto per le vite umane innocenti». Questo scambio delle parti è di per sé interessante. Ma ci si deve chiedere: è un segno di forza o di debolezza per la dottrina più tradizionale?
Il problema è posto dal caso della bambina brasiliana di 9 anni incinta di due gemelli per i ripetuti stupri del patrigno, risolto lo scorso anno con l’aborto terapeutico legale in caso di stupro e/o di alto rischio di vita. È irrilevante discettare se il rischio fosse davvero alto: il caso è tanto estremo e tragico da far credere che almeno lì l’aborto terapeutico era giustificato. Invece il vescovo Sabrinho lanciava la scomunica dando grande pubblicità al caso e suscitando polemiche. Su L’Osservatore Romano del 15 marzo 2009 Fisichella suggeriva un comportamento più prudente e mite teso più alla comprensione che alla condanna: per i critici l’eccezione buonista che apre la classica crepa che fa crollare la diga.
Era dai tempi di Pio XII che non veniva più esplicitamente ripetuto che l’aborto non è mai lecito neanche quando necessario per salvare la madre da morte. Per Fisichella questa tesi doveva restare sottotono essendo incomprensibile ai più, mentre per gli altri va riaffermata e proclamata senza timori. Questa divergenza è un altro segno dei tempi. È la prima volta che un vescovo afferma sia meglio glissare sul divieto assoluto di aborto terapeutico, quasi riconoscendo l’impossibilità di risalire la china diffusa. Inoltre, così facendo emergerebbe che l’aborto è una violazione dell’“ordine creaturale” ma non una forma di omicidio, col rischio che diventi palese che l’attuale condanna dell’aborto come omicidio è una sorta di “pia frode” diffusa per tamponare la diga della sacralità della vita ormai in via di smantellamento.

giovedì 25 febbraio 2010

Dopo l’ultimo scandalo, in Germania, Ratzinger corre ai ripari

il Fatto 25.2.10
Offensiva papale sui preti pedofili
Dopo l’ultimo scandalo, in Germania, Ratzinger corre ai ripari
Per decenni la regola era l’insabbiamento
di Marco Politi

È il cancro nascosto nel corpo della Chiesa. Migliaia e migliaia di casi di pedofilia, un rosario di violenze dal Brasile agli Usa, dall’Australia, all’Irlanda. L’Italia, con 80 casi segnalati, non è immune. L’ultimo scandalo è scoppiato in Germania, dove si parla di circa 120 vittime abusate tra gli anni 70 e 80 in un prestigioso liceo di gesuiti a Berlino e poi in altri istituti di Amburgo, Hannover, Gottinga, Hildesheim e nel famoso collegio Aloisius di Bad Godesberg. Il presidente della conferenza episcopale tedesca, monsignor Robert Zoellitsch, si è detto “sconvolto” e ha rivolto le scuse della Chiesa ai giovani rimasti vittime di un “crimine ripugnante”. Ma, cosa più importante, il prelato ha preannunciato che la Chiesa denuncerà alla magistratura i colpevoli.
L’orrendo rituale è ovunque lo stesso: un lento gioco di seduzione da parte del religioso che finisce per soggiogare la vittima, quando non scatta l’aggressione improvvisa. Un abuso di fiducia – oltre che del corpo predato – compiuto da chi al riparo dell’abito sacro avrebbe dovuto proteggere e anzi “elevare spiritualmente” i minori affidatigli. A Bad Godesberg s’è ripetuto quanto accaduto altrove. Chi è stato violentato dal sacerdote-educatore e chi ne è diventato il giocattolo, chi è stato costretto a masturbarsi sotto gli occhi di un religioso e chi spinto ad accarezzarlo per dargli eccitazione. Con danni psicologici indelebili.
Il bubbone è veramente scoppiato, quando negli Usa sono state lanciate azioni collettive di risarcimento. La diocesi di Boston ha versato 85 milioni di dollari a oltre 500 vittime. Quella di Los Angeles ha pagato 660 milioni di dollari per un numero altrettanto elevato. Nei processi di Boston, chiusi con un patteggiamento nel 2003, era emersa l’altra dimensione della grande vergogna: la tendenza dei vescovi (a Boston il cardinale Law) a spostare di parrocchia in
parrocchia i preti colpevoli, sperando che si quietassero. Tipico il caso del reverendo John Geoghan, responsabile di un centinaio di abusi compiuti durante le sue trasferte e poi finito strangolato in carcere da un altro detenuto. Ancor oggi troppi vescovi, che non sono intervenuti con determinazione, restano al loro posto. Il cardinal Law ha lasciato Boston, ma ora presiede a Roma alla basilica di Santa Maria Maggiore: uno scandalo per molti cattolici Usa. La svolta ai vertici della Chiesa cattolica avviene sul volgere del millennio. I vescovi statunitensi scelgono la linea della tolleranza zero e papa Wojtyla leva la sua voce contro i preti “traditori”. È il momento in cui si incrina la metodologia di assoluta “segretezza” (durante i procedimenti ecclesiastici e persino dopo l’individuazione dei colpevoli) propugnata da un documento dell’ex Sant’Uffizio risalente al 1962. Il testo, Crimen Sollicitationis, esige il segreto totale – pena la scomunica – dalle autorità ecclesiastiche implicate nei procedimenti e, ancora peggio, il “perpetuo riserbo” anche dopo l’eventuale sentenza. È un sistema che penalizza le vittime, costrette a umilianti attese solo per farsi ascoltare.
Il vento cambia nel 2001 con un nuovo documento elaborato dall’allora cardinale Ratzinger. La Santa Sede sposta i tempi della prescrizione decennale, facendola scattare (in modo più garantista) non dal momento del crimine, ma dalla maggiore età della vittima. Ogni fatto va poi segnalato immediatamente alla Congregazione per la dottrina della fede, mentre l’indicazione che viene dal Vaticano è di allontanare subito i sospetti dal contatto con l’ambiente giovanile. Ratzinger è stato accusato in passato d’avere gestito burocraticamente la linea della “segretezza”, derivante dal documento Crimen Sollicitationis. Certo è che da pontefice Benedetto XVI ha iniziato sistematicamente un mutamento di strategia, tendendo a maggiore trasparenza, maggiore attenzione alle vittime, maggiore rigore e – ciò che rappresenta una rivoluzione rispetto al passato – esortando le autorità ecclesiastiche a deferire alla magistratura i colpevoli. Poco dopo la sua elezione ha dato l’esempio, decretando che il capo dei Legionari di Cristo, il padre Maciel (accusato di ripetuti abusi, ma il cui dossier era stato insabbiato per anni) fosse costretto a ritirarsi in una “vita di penitenza, rinunciando a ogni ministero pubblico”. Nei suoi viaggi negli Usa e in Australia nel 2008 s’è incontrato con rappresentanze di vittime e ha dettato il percorso da seguire. “Mi vergogno”, ha detto recandosi in America. E a più riprese ha chiarito che per i preti pedofili “non c’è posto nella Chiesa”.
Nei fatti si sono ancora verificate nel passato recente molte resistenze, in vari paesi, a intervenire immediatamente e senza remore contro i preti-predatori. In Irlanda il rapporto del giudice Yvonne Murphy ha accusato ben 4 vescovi di avere negletto la “protezione di bambini indifesi" anteponendo la “reputazione della Chiesa”. Con casi raccapriccianti: come quel prete che ha ammesso di avere abusato di cento bambini e un altro che approfittava di un minore diverso ogni due settimane. Ecco perché la Lettera che Benedetto XVI trasmetterà fra breve all’episcopato d’Irlanda avrà il carattere di un documento d’indirizzo per la Chiesa universale. Il primo testo solenne sulla pedofilia di un pontefice dell’era contemporanea.

mercoledì 24 febbraio 2010

Curia, un "tesoro" di 1200 immobili tra negozi, appartamenti e garage

Curia, un "tesoro" di 1200 immobili tra negozi, appartamenti e garage
23 FEBBRAIO 2010, LA REPUBBLICA - BOLOGNA

L'inchiesta Ecco le proprietà immobiliari della Chiesa in città come risultano dal Catasto

"Ma con gli affitti non paghiamo neppure gli stipendi dei parroci"

(E. C.)


UN PATRIMONIO immobiliare di oltre 1.200 tra case, negozi, uffici, box e garage, campi sportivi e teatri. Una specie di "città nella città" a Bologna di proprietà della Chiesa, in una selva di parrocchie, confraternite, congregazioni, missioni, fondazioni, opere diocesane, seminari. In una lunga storia di lasciti, donazioni e benefici, il numero di case, negozi e garage ha superato quello delle parrocchie e delle chiese, che in città sono un centinaio. In tutta la diocesi, che comprende anche la provincia, le parrocchie sono più di 400, mentre le chiese sono quasi il doppio. Solo a Bologna, più di 60 edifici, tra cui l'unica abitazione schedata dal catasto come «signorile», sono di proprietà diretta dell'Arcidiocesi, mentre molte case e negozi fanno capo all'Istituto per il sostentamento del clero. Tutto il resto viene gestito direttamente da parrocchie, conventi e fondazioni varie.

«Noi facciamo investimenti per trasformare questo grande patrimonio in un reddito per i sacerdoti- spiega il direttore dell'istituto per il sostentamento del clero, l'ingegner Silvano Beghi ma comunque non riusciamo a coprire per intero il sostentamento dei nostri parroci. Ci sono circa 500 parroci nella diocesi bolognese, con uno "stipendio" attorno ai 900 euro mensili.

I proventi dell'amministrazione di case e negozi noi li giriamo direttamente alla sede di Roma, che poi provvedea integrarli con i fondi dell'8 per mille alla chiesa cattolica. Gli affitti da soli non basterebbero. Del resto noi abbiamo fatto la scelta di non gestire direttamente ad esempio case di cura, come invece avviene in altre parti d'Italia».

Le proprietà bolognesi, tra l'altro, sono solo la punta dell'iceberg: in provincia è frequente il caso di casolari e tenute lasciate in eredità alla chiesa. «Spesso queste case che prevederebbero grossi lavori di restauro - spiega Beghi - vengono messe all'asta perché richiederebbero un investimento troppo alto». In questo momento sono 4 le proprietà in vendita sul sito www.idscbo.it. Ma anche in città la "ragnatela" delle proprietà ecclesiastiche è capillare. Le abitazioni costituiscono la fetta maggiore: case e appartamenti sono poco meno di 600, la stragrande maggioranza di categoria "economica" e 12 definite "popolari" di proprietà dell'Arcidiocesi, in pieno centro storico. Le proprietà risalgono in gran parte alle parrocchie, oltre agli appartamenti in dotazione ai religiosi, alle confraternite di frati e un importante lotto in via Calindri appartiene al Seminario arcivescovile di Faenza. Spesso collegati alle abitazioni, anche se autonomi, quasi 140 magazzini e cantine e più di 100 tra box e posti auto.

Al secondo posto nel patrimonio immobiliare della Chiesa a Bologna ci sono gli uffici, con più di 70 studi diffusi sia in centro che in periferia e i negozi.

Anche le attività commerciali ospitate in locali della Chiesa sono più di 70, e non si tratta solo di esercizi che vendono paramenti religiosi o libri di materia confessionale, ma anche veri punti di riferimento dello shopping cittadino. Anche in piena crisi delle vocazioni, restano come monumenti di una storia millenaria conventi, seminari e collegi che sotto le Due Torri sono più di 90.

Rientra in questa categoria lo studentato "Duns Scoto" che risulta un albergo nelle definizioni del catasto. Infine la presenza è forte anche nel settore della cultura, con 13 tra cinema e teatri e nello sport, che conta una rete di 30 esercizi sportivi «senza fini di lucro»e3 con finalità commerciali.

Agli enti religiosi 350 mila euro dagli oneri di urbanizzazione

Agli enti religiosi 350 mila euro dagli oneri di urbanizzazione
ELEONORA CAPELLI
23 FEBBRAIO 2010, LA REPUBBLICA - BOLOGNA

I fondi della Chiesa

L'ok in extremis della giunta: l'85% a via Altabella

PRIMA di lasciare Palazzo D'Accursio, la Giunta Delbono ha messo nero su bianco regole e modalità per assegnare agli enti religiosi bolognesi una «torta» da almeno 350 mila euro. Finanziamenti che andranno per l'85% alla Chiesa cattolica e serviranno per comprare terrenio edifici, restaurareo costruire le così dette «attrezzature religiose». Una definizione che comprende non solo chiese o parrocchie, ma anche scuolee case di cura per anziani oppure luoghi per attività «culturali, ricreative o sportive».

Nell'ultimo «pacchetto» di delibere firmate il 16 febbraio dalla giunta, infatti, solo due giorni prima che arrivasse a Bologna il commissario Anna Maria Cancellieri, il provvedimento che sblocca l'assegnazione agli enti religiosi del 7% degli oneri di urbanizzazione secondaria arrivati nelle casse pubbliche nel 2009. Fuori dal gergo del catasto, si tratta dei soldi che chiunque costruisca nel Comune di Bologna versa al Comune.

Una cifra ingente, pensata nell'ottica di «risarcire» la comunità per il «peso» che ogni costruzione porta con sé, come sfruttamento del territorio e in termini di nuovi abitanti che poi hanno bisogno di autobus, scuole e servizi per gli anziani. E naturalmente luoghi di culto per i fedeli.

Nel 2008 nelle casse del Comune di Bologna sono entrati in questo modo più di 5 milioni di euro, mentre gli enti religiosi ne hanno ricevuti 366mila. Una cifra quest'anno destinata a salire, perché il settore delle costruzioni ha mostrato un'inversione di tendenza nel 2009. Il 2008 è stato un anno di crisi dell'edilizia e meno si costruisce in città, meno oneri di urbanizzazione entrano nelle casse del Comune. I 366 mila euro del 2008 rappresentano la cifra più bassa di una «serie storica» che ha portato nelle casse di via Altabella poco meno di 3 milioni di euro in cinque anni. Seguendo l'andamento del mercato immobiliare, in discesa da almeno un quinquennio. Se nel 2004 gli enti religiosi hanno ricevuto dal Comune 798 mila euro e nel 2005 questa cifra arrivava a 786 mila, nel 2006 era scesa a 567 mila. Ancora più "magri" gli incassi del 2007 con 539 mila euro e quelli del 2008 con 366 mila.

Un totale di oltre3 milioni di euro di cui l'85% assegnato ai cattolici. Quest'anno la cifra, che gli uffici del Comune non hanno ancora «consolidato», cioè definito con precisione, dovrebbe essere superiore, perché sono partiti i lavori di grandi comparti della città.

I terreni o gli edifici comprati con questo contributo (previsto dalla legge regionale ed erogato ogni anno) sono vincolati ad uso religioso per vent'anni.

Questi soldi non si possono usare per la manutenzione e non sono attribuiti direttamente, ma possono coprire al massimo il 60% delle spese, documentate con fatture. Alle altre confessioni religiose resta il 15% della consistente torta, non in relazione al numero dei fedeli, ma in rapporto ai «programmi di intervento», cioè ai progetti che hanno pianificato di realizzare. Quattrocento parrocchie In tutta la diocesi di Bologna, che comprende anche alcuni comuni della provincia, le parrocchie sono più di 400, mentre le chiese quasi il doppio. Oltre cento edifici religiosi si trovano in città

Asilo vietato ai bimbi non cristiani

il Fatto 24.2.10
Asilo vietato ai bimbi non cristiani
Regolamento voluto da un sindaco Udc nel mantovano
di Elisabetta Reguitti

A Goito, nel mantovano, c’è un asilo comunale, dunque pubblico, che accetta solo i bimbi di famiglie che professano la religione cristiana. E’ la prima volta dunque che un’amministrazione pubblica (in questo caso comunale) subordina all’ispirazione religiosa l’accesso o meno a un servizio pubblico.
Tutto scritto nell’articolo 1 del nuovo regolamento dell’asilo comunale, che pone come condizione all’iscrizione del proprio figlio l’accettazione di una sorta di preambolo religioso: la provenienza da una famiglia cattolica o cristiana. Nel dettaglio: che possano essere iscritti solo bambini appartenenti a famiglie che accettano “l’ispirazione cristiana della vita”.
Il che significa prima di tutto escludere sicuramente una gran fetta degli immigrati per lo più di religione islamica, indù oppure sikh, vista la massiccia presenza di lavoratori impegnati nelle imprese agricole del mantovano e nel veronese. Ma non si tratta solo di questo. Il regolamento potrebbe escludere anche molti italiani.
La domanda infatti è: che significa una famiglia di “ispirazione cristiana”? I divorziati sono considerati tali? E i genitori separati? Senza contare magari i figli nati da coppie di conviventi. Detto questo, resta il fatto che il nuovo regolamento sia stato approvato a maggioranza dal Consiglio comunale di Goito, il cui sindaco Marchetti ha commentato che “pur essendo l’asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo” e di conseguenza non c’è nulla di incostituzionale dal suo punto di vista nell’approvazione di questo regolamento.
Si tratta dunque di una motivazione giustificata dalla tradizione, quella sostenuta dal sindaco. Ancora una volta un’amministrazione locale di centrodestra (sindaco Udc Anita Marchetti appoggiata da Pdl e Lega) si distingue per la creazione di una normativa discriminatoria e soprattutto indirizzata ai bambini. La minoranza politica dell’amministrazione comunale ha inviato un esposto all’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) chiedendo di fare pressione sul comune affinché questo regolamento non venga applicato. In seconda battuta ci si è chiesti come un asilo comunale possa comportarsi come se fosse privato, imponendo vincoli alle iscrizioni dei bambini, tanto più se si tratta di orientamento religioso.
Un aspetto questo sollevato in aula dagli stessi esponenti d’opposizione, che hanno peraltro sottolineato anche come la Costituzione italiana stabilisca, tra l’altro, che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge “senza distinzione di religione”.
Ma nonostante questo si moltiplicano i casi di scelte di governo locale che, con la scusa di sostenere qualcuno, escludono altri, in particolare quando si parla di bambini stranieri: minori nati in Italia da genitori stranieri che però, in base al principio del cosiddetto ius soli, non acquisiscono la cittadinanza italiana per nascita sul territorio nazionale. Tutto quindi sembra andare nella direzione di un sempre maggiore distinguo tra bambini italiani e stranieri da praticare subito: fin dai primi anni di vita.
E sulla vicenda dell’asilo discriminatorio i parlamentari del Pd Enzo Carra e Emanuele Fiano hanno presentato un’interrogazione al ministro Roberto Maroni. Fiano interviene: “Apprendo incredulo che non potrò mai trasferirmi con la mia famiglia nella cittadina di Goito, in provincia di Mantova, perché se avessi bisogno di far frequentare l’asilo comunale ai miei figli ebrei non potrei. Evidentemente, la storia non è stata maestra di vita per tutti”.

domenica 21 febbraio 2010

Aborto, bufera in Vaticano su monsignor Fisichella. Lettera di 5 membri dell´Accademia per la vita: deve dimettersi, difese la bimba stuprata...

La Repubblica 20.2.10
Aborto, bufera in Vaticano su monsignor Fisichella. Lettera di 5 membri dell´Accademia per la vita: deve dimettersi, difese la bimba stuprata dal patrigno
di Marco Ansaldo

CITTÀ DEL VATICANO - Una dura polemica sul tema dell´aborto sta agitando in Vaticano la Pontificia accademia per la vita. In una lettera riservata, ma in circolazione su Internet, cinque membri dell´organismo che si occupa di bioetica hanno scritto un documento per chiedere al Papa e al suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, di rimuovere il presidente dell´accademia, monsignor Rino Fisichella. Ma la Santa Sede smentisce che la lettera sia mai arrivata a Benedetto XVI.
Il pomo della discordia è un articolo che il presule scrisse sull´Osservatore romano sul caso della scomunica comminata dall´arcivescovo brasiliano, Josè Cardoso Sobrinho, ai medici e alla madre che avevano aiutato una ragazzina di Recife ad abortire. La bambina di 11 anni era rimasta incinta di due gemelli dopo i ripetuti stupri del patrigno. Nel suo articolo Fisichella aveva criticato lo stile pastorale di Sobrinho, affermando che la Chiesa deve essere prima di tutto accanto alla bambina vittima, e poi suggerito «che ci sono situazioni difficili in cui i dottori godono di uno spazio per esercitare autonomamente la propria coscienza».
Le proteste che quel testo provocò, nei settori più intransigenti del movimento per la vita, originarono una Chiarificazione da parte della Congregazione per la dottrina della fede, che denunciava la «manipolazione e strumentalizzazione» di cui era stato oggetto l´articolo di monsignor Fisichella, ribadendo la dottrina cattolica sull´aborto.
Ieri il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha detto che «non è arrivata nessuna lettera», sottolineando come «uno dei firmatari, il professor Michael Schooyans», non fosse «neppure presente all´assemblea plenaria». Nella lettera si spiegava però la decisione di non sfidare Fisichella in Plenaria, pur auspicandone le dimissioni.

venerdì 19 febbraio 2010

Più soldi dal governo alle scuole cattoliche

La Repubblica 19.2.10
Più soldi dal governo alle scuole cattoliche
Incontro chiarificatore tra Berlusconi e il cardinal Bertone dopo il caso Boffo
di Marco Ansaldo

ROMA - «Tutto bene, non c'è stato alcun problema», diceva un porporato accompagnato dal segretario personale all'uscita di Palazzo Borromeo. «L'incontro è filato liscio», spiegava sorridendo un funzionario della Farnesina lasciando la sede dell'ambasciata italiana presso il Vaticano. Il caso Boffo aleggiava però come un'ombra, ieri, alla cerimonia per l'anniversario dei Patti Lateranensi. Una grande festa, celebrata con un vertice fra Silvio Berlusconie il cardinale Tarcisio Bertone, il primo dopo la lunga stagione dei "veleni" collegata allo scandalo scoppiato con le dimissioni del direttore dell'Avvenire, per un'informativa falsa pubblicata sul quotidiano della famiglia del premier.

La fitta agenda dei colloqui fra la delegazione guidata dal presidente del Consiglio e quella del segretario di Stato vaticano, non aveva al centro dei temi affrontati il caso che pure, all'epoca, fece saltare il pranzo proprio fra Berlusconi e Bertone, previsto all'Aquila per la Festa della Perdonanza. «Gli argomenti all'ordine del giorno erano quelli classici di un summit bilaterale», affermava una fonte diplomatica italiana. E dunque, lo Stato dei rapporti fra Santa Sede e Stato italiano, le persecuzioni nei confronti dei cristiani in Iraq e in India, la questione del crocifisso. Il governo ha poi però assicurato alla Chiesa anche la sua attenzione alla questione dei fondi per le scuole cattoliche private e alla fecondazione assistita. Particolare impegno hanno chiesto i vertici ecclesiastici soprattutto sulla questione dei migranti, che la Conferenza episcopale italiana (Cei) mostra di avere molto a cuore. Proprio ieri l'Osservatore Romano pubblicava una nota con cui i vescovi italiani entravano in uno dei temi cruciali della campagna per le regionali, quello dell'immigrazione, dando l'altolà contro ogni suo uso strumentalea fini elettoralie contro ogni «inappropriatae falsa criminalizzazione pregiudiziale degli immigrati».

«L'incontro è andato bene», ha infine detto Berlusconi lasciando l'ambasciata, apparendo durante i colloqui un po' scuro in volto e poco espansivo. «I colloqui - aggiungeva il capo dello Stato, Giorgio Napolitano - si sono svolti in una atmosfera come sempre di grande cordialità e di grande sintonia». Nessuno dei membri delle due delegazioni, Berlusconi accompagnato da Gianni Letta, con i presidenti del Senato Schifani e della Camera Fini, Bertone assieme al sostituto alla segreteria di Stato monsignor Filoni e al segretario per i rapporti con gli Stati esteri monsignor Mamberti, hanno rilasciato dichiarazioni.

Ma nelle splendide sale di Palazzo Borromeo, non pochi fra gli ospiti parlavano - e nemmeno a mezza voce - del caso Boffo. Presente, in un parterre di politici, alti prelatie intellettuali, anche il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, che alcuni hanno descritto come un deciso avversario dell'ex direttore dell'Avvenire e addirittura suo siluratore. Ipotesi smentita di recente, con una durissima nota della Segreteria di Stato vaticana, che parlava anzi di una «campagna diffamatoria» diretta anche contro il Papa. «Come vedete sono in ottima forma», rispondeva anzi Vian a chi gli poneva domande sulla vicenda. Alcun accenno ha fatto alla questione né il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che è l'editore del giornale dei vescovi, né il cardinale Camillo Ruini, tra i primissimi a lasciare il ricevimento. Prima di rientrare in Vaticano, Ruini ha comunque incontrato brevemente la candidata del Pdl alla Regione Lazio, Renata Polverini. «Sono venuta qui per fare un giro di saluti - ha spiegato la sfidante di Emma Bonino - ho parlato con il cardinale Bertone e con Bagnasco. Sì, mi incoraggiano». All'uscita del Palazzo spiegava una personalità vicina al mondo ecclesiastico: «Oggi formalmente è andato tutto bene. Ma l'impressione è che ad avere problemi siano loro, il governo. Problemi di divisioni interne e di riuscire a fronteggiare l'ondata di critiche che sale dall'opinione pubblica. Ma i rapporti fra Stato e Chiesa, quelli, sono saldi».

“80 suore e preti pedofili in Italia”

Il Fatto 19.2.10
“80 suore e preti pedofili in Italia”
I dati dal Vaticano mentre la Chiesa affronta gli scandali internazionali
di Andrea Gagliarducci

A lmeno 80 sacerdoti italiani coinvolti nello scandalo pedofilia negli ultimi dieci anni. Sono cifre rivelate da don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter contro la pedofilia. Meter ogni anno monitora i siti pedofili (che quest’anno, si legge nell’ultimo rapporto, sono più che raddoppiati), raccoglie segnalazioni, organizza convegni sul fenomeno, drammaticamente presente anche all’interno della Chiesa. Il caso più eclatante, quello della Chiesa statunitense. Ma ci sono stati anche i casi della Chiesa australiana e di quella irlandese. Benedetto XVI ha parlato di tolleranza zero nei confronti dei sacerdoti pedofili proprio in occasione del recente incontro con i vescovi di Irlanda, convocati a dare conto delle proprie omissioni davanti al Papa stesso e a dieci membri della Curia. Si è insomma cominciato a parlare in maniera chiara dello scandalo pedofilia anche all’interno del Vaticano, secondo un metodo persino più conciliare di quello di Giovanni Paolo II: il Papa ha partecipato a tutte le riunioni, ha ascoltato il parere di tutti, ha lasciato le decisioni
alla collegialità. È questa la strada da seguire? “Credo – dice don Di Noto che il Santo Padre abbia lanciato un appello, anche un impegno perché farà una Lettera agli irlandesi. Ma da questa lettera pastorale dovremmo attingere un po’ tutti affinché non ci sia più in silenzio e soprattutto per far sì che questa sia una azione pastorale quotidiana, dove i bambini devono essere accompagnati ed educati, ma dove gli adulti devono imparare a non offendere mai l'infanzia”. Nel frattempo, lo scandalo pedofilia dall’Irlanda arriva in Italia passando dalla Germania: lì il direttore del prestigioso collegio berlinese Canisius, Padre Klaus Merte, ha ammesso aggressioni “sistematiche e per anni”. Tre preti sono sospettati di aver abusato di almeno 30 minorenni tra il 1975 e il 1983. Quando le vittime hanno tentato di avvertire la direzione del collegio su queste pratiche, si sono “scontrate con persone che hanno guardato altrove”. Da quel momento, le testimonianze delle vittime affluiscono. Altri casi di abusi di questi tre religiosi sono stati segnalati nella diocesi di Hildesheim, in una scuola di Amburgo, e in una scuola della Foresta Nera. Per arrivare dalla Germania all’Italia, si passa dalla diocesi di Bressanone, di lingua tedesca, dove Benedetto XVI va in vacanza. E, a guardare il sito della diocesi (www.bz-bx.net), c’è una novità: nella pagina suggerimenti, si rimanda ad una pagina intitolata: “Presunte molestie da parte di sacerdoti”, nella quale c’è un’e-mail cui rivolgersi e si assicura la piena disponibilità del vicario a parlare di ciascuna situazione.
Un passo verso la trasparenza. Don Di Noto dice che il fenomeno in Italia “forse è più gestito e controllato, anche se ci sono stati dei casi affrontati con imprudenza”.
In Italia, due casi sono balzati agli onori delle cronache di recente: don Luciano Massaferro, 49 anni, parroco di Alassio (Savona) è stato arrestato con l’accusa di pedofilia il 29 dicembre scorso: la comunità prima lo ha difeso con moderazione, ma, dopo che il gip ha rifiutato la scarcerazione del sacerdote, la Curia è passata all’offensiva, con un duro atto d’accusa contro i magistrati dalle pagine diocesane di Avvenire. La vittima delle molestie, secondo la Procura, è una undicenne, chierichetta di don Luciano, che in un colloquio con gli psicologi dell’ospedale pediatrico Gaslini avrebbe raccontato delle molestie subite dal sacerdote.

mercoledì 17 febbraio 2010

Germania, allarme nelle scuole cattoliche "Cento casi di abusi sessuali già denunciati"

La Repubblica 17.2.10
Si allarga lo scandalo nel Paese di Ratzinger. Le violenze al Canisius Kolleg di Berlino e in altri istituti nel Paese
Germania, allarme nelle scuole cattoliche "Cento casi di abusi sessuali già denunciati"
di Andrea Tarquini

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO Lo scandalo degli abusi sessuali nelle scuole cattoliche tedesche si allarga ogni giorno. E la sua ombra minaccia di arrecare gravissimi danni alla fiducia nella Chiesa, proprio nel paese natale di Benedetto XVI. I casi di molestie e violenze di studenti da parte di insegnanti, religiosi, organisti dei ginnasi retti nella maggior parte dei casi da gesuiti sono sempre più numerosi: oltre un centinaio di vittime si sono decise a parlare, ma il numero complessivo potrebbe essere ancora più alto. Dal 22 al 25 febbraio la conferenza episcopale tedesca si riunirà a Friburgo l'arcidiocesi retta dallo stesso presidente dei vescovi monsignor Robert Zollitsch e il grave caso sarà probabilmente il tema principale all'ordine del giorno.
Lo scandalo è emerso a fine gennaio, con le prime denunce, al prestigioso Canisius Kolleg di Berlino, una delle più esclusive scuole superiori della capitale.
Negli anni Settanta e Ottanta, diversi giovani furono costretti con intimidazioni e ricatti a soggiacere alle voglie dei loro docenti e sacerdoti, o di organisti e musicisti della Chiesa. Si parlò di abusi nei sotterranei, di ragazzi invitati in camera da letto da preti in città o durante gite scolastichee costretti ad accarezzarli o ad assistere ai loro onanismi. Per decenni, la vergogna di anime spezzate ha celato il dolore delle vittime nel silenzio. Ma da quando i primi "ex" del Canisius hanno parlato, si è avviata una reazione a catena.
«I casi accertati in tutto il Paese sono oltre un centinaio», ha detto alla Sueddeutsche Zeitung la signora Ursula Raue, a cui l'ordine dei gesuiti ha affidato l'inchiesta.
Il suo primo rapporto è atteso la prossima settimana, poi verrà un documento più approfondito, tra qualche mese. «Nuove vittime continuano a telefonare, bisogna verificare ogni caso, e quando alcuni degli ex studenti riferiscono che anche due o tre loro compagni di classe furono vittima di abusi il rigore dell'inchiesta impedisce di contare automaticamente queste seconde denunce». Ma ciò non esclude affatto che il numero totale delle persone colpite dalle violenze sessuali possa salire.
L'attuale rettore del Canisius, padre Klaus Mertes, è deciso a fare piena luce. Se è vero quanto hanno scritto nei giorni scorsi i media, però, c'è il sospetto atroce di passate complicità ad alto livello. Almeno un ex rettore aveva denunciato confidenzialmente gli abusi ai suoi superiori nell'ordine, ma i casi non erano mai diventati pubblici. Maltrattamenti sessuali di studenti da parte di religiosi, sempre negli anni Settanta e Ottanta, sono avvenuti come è poi emerso anche in altre scuole cattoliche. Dallo Aloisius Kolleg presso Bonn, finoa istituti nell'Est. Lo stesso Osservatore Romano ha affrontato lo scandalo tedesco. Ha pubblicato un articolo della Frankfurter Allgemeine. Il quale invita a evitare ogni frettolosa ostilità contro la Chiesa, perché «tutte le istituzioni per i giovani attirano persone desiderose di contatti illeciti con minorenni», ma sottolinea che «l'abuso sessuale su un minore da parte d'un sacerdote è un crimine ripugnante». E avverte che un colpo alla fiducia nella Chiesa può «distruggere la fiducia in Dio».

martedì 9 febbraio 2010

Pedofilia, l’accusa del Papa: diritti violati anche da preti

l’Unità 9.2.10
Pedofilia, l’accusa del Papa: diritti violati anche da preti
di Roberto Monteforte

Dal Pontefice dura condanna per abusi compiuti «anche da uomini della Chiesa»
Difesa della famiglia: «Un ambiente sereno la migliore tutela per i minori»

Dura condanna per i preti pedofili, impegno della Chiesa per i diritti dei minori, difesa della famiglia tradizionale «che meglio li garantisce». Il Papa detta la linea e lancia un «vademecum» per le nozze religiose.

I diritti dei bambini sono stati violati anche da uomini di Chiesa. Sugli abusi sessuali su minori la Santa Sede continua a fare outing. Ieri papa Benedetto XVI ha rinnovato la sua denuncia ferma e intransigente contro i preti pedofili. «La Chiesa, lungo i secoli, sull’esempio di Cristo, ha promosso la tutela della dignità e dei diritti dei minori e, in molti modi, si è presa cura di essi. Purtroppo, in diversi casi, alcuni dei suoi membri, agendo in contrasto con questo impegno ha rimarcato -, hanno violato tali diritti: un comportamento che la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e di condannare». Lo mette in chiaro papa Ratzinger ricevendo in udienza i partecipanti dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia che ha avuto per tema proprio quello dei diritti dell’Infanzia. «Le dure parole di Gesù contro chi scandalizza uno di questi piccoli ha spiegato ancora il pontefice che ha già annunciato per le prossime settimane una lettera pastorale ai fedeli irlandesi dopo alcuni rapporti giudiziari su abusi compiuti da religiosi impegnano tutti a non abbassare mai il livello di tale rispetto e amore. Perciò anche la Convenzione sui diritti dell’infanzia è stata accolta con favore dalla Santa Sede, in quanto contiene enunciati positivi circa l’adozione, le cure sanitarie, l’educazione, la tutela dei disabili e la protezione dei piccoli contro la violenza, l’abbandono e lo sfruttamento sessuale e lavorativo». La Chiesa, quindi, non solo è impegnata a fare pulizia al suo interno,, ma è ben determinata a fare per intero la sua parte a tutela dei minori partendo dalla difesa della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio.
IL DIVORZIO FA MALE AI BAMBINI
La separazione e il divorzio, ha spiegato, «non sono senza conseguenze per i bambini», mentre «sostenere la famiglia e promuovere il suo vero bene» è il «modo migliore» per tutelare i diritti dei minori. «Un ambiente familiare non sereno continua il pontefice -, la divisione della coppia dei genitori, e, in particolare, la separazione con il divorzio non sono senza conseguenze per i bambini, mentre sostenere la famiglia e promuovere il suo vero bene, i suoi diritti, la sua unità e stabilità è il modo migliore per tutelare i diritti e le autentiche esigenze dei minori». Benedetto XVI rinnova, ora da questo punto di vista, la sua critica verso le coppie non tradizionali di fatto e omosessuali. I bambini, ha ricordato, «vogliono essere amati da una madre e da un padre che si amano, complementari nell’educazione dei figli e nella costruzione della loro personalità e della loro identità». «È importante ha aggiunto che si faccia tutto il possibile per farli crescere in una famiglia unita e stabile» e, «a tal fine, occorre esortare i coniugi a non perdere mai di vista le ragioni profonde e la sacramentalità del loro patto coniugale e a rinsaldarlo con l’ascolto della parola di Dio, la preghiera, il dialogo costante, l’accoglienza reciproca ed il perdono vicendevole».
Perché questo avvenga diventa essenziale una adeguata preparazione al matrimonio religioso. Insiste Benedetto XVI che le scorse settimane ha invitato la Sacra Rota a stringere le maglie sugli annullamenti. Ha rilanciato la definizione di un «vademecum» che aiuti bambini, adolescenti e giovani alla preparazione del matrimonio cristiano.

domenica 7 febbraio 2010

Germania/ Abusi in scuole cattoliche: 94 le persone coinvolte

Germania/ Abusi in scuole cattoliche: 94 le persone coinvolte
Lo rivela il settimanale Der Spiegel

Berlino, 6 feb. (Ap) - Sarebbero almeno 94 i sacerdoti e gli insegnanti laici coinvolti nello scandalo degli abusi sessuali su giovani studenti commessi dal 1995 in diverse scuole cattoliche della Germania. Lo rivela il settimanale tedesco Der Spiegel nel numero attualmente in edicola, secondo cui solo una trentina di sospetti sono stati processati negli anni, a causa delle prescrizione.

La vicenda è venuta alla luce una settimana fa, quando il rettore del collegio Canisius, prestigioso istituto di gesuiti a Berlino, ha rivelato che almeno venti studenti sono stati vittime negli anni 70-80 di abusi sessuali da parte di almeno due insegnanti, oggi in pensione.

Mercoledì scorso, in una lettera di scuse inviata a 500 ex allievi e durante una conferenza stampa a Berlino, padre Klaus Mertes, rettore del collegio Canisius, ha ammesso gli abusi "sistematici e per anni" su alcuni alunni avvenuti nel collegio che ha formato numerosi membri dell'elite economica e politica del Paese. Mertes ha affermato di essere stato messo al corrente delle violenze nel 2004 da due allievi che l'avevano pregato di non fare rivelazioni pubbliche.

Bufera sul liceo dei gesuiti Berlino sotto shock per gli abusi sugli alunni

l’Unità 7.2.10
Bufera sul liceo dei gesuiti Berlino sotto shock per gli abusi sugli alunni
Bufera sul prestigioso liceo privato Canisius di Berlino. Negli anni 70 e 80 nel suo austero edificio si sono consumati abusi sessuali a danno di decine di scolari. Lettera dell’attuale direttore: chiedo perdono alle vittime.
di Gherardo Ugolini

Berlino. Violenza sessuale a scuola su ragazzini di 13-16 anni. Lo scandalo che in questi giorni sta sconvolgendo l’opinione pubblica tedesca si allarga e crea sempre più forti imbarazzi nella Chiesa cattolica. Nell’occhio del ciclone è finita un istituto privato di Berlino, il liceo Canisius, gestito dai gesuiti e considerato tra più prestigiosi della città.
L’AUSTERO EDIFICIO
A vederlo dal di fuori si presenta come un austero edificio, situato ai bordi del grande parco berlinese di Tiergaten, a due passi dalla sede della Cdu e dalle ambasciate di Giappone e Italia. Ebbene, in questo istituto, dove si è formata gran parte dell’elite pubblica ed economica tedesca, si sono perpetrati negli anni Settanta e Ottanta sistematici atti d’abuso sessuale ai danni di decine di scolari.
La rivelazione è stata fatta la scorsa settimana dall’attuale direttore, padre Klaus Mertes, il quale ha inviato una lettera a tutti coloro (circa 600 persone) che all’epoca erano studenti del liceo invitandoli a riferire eventuali informazioni che possano far luce sulla vicenda. In precedenza erano girate voci insistenti sugli abusi e c’era stata anche una denuncia da parte di alcuni ex alunni. Messo sotto pressione, il rettore si è convinto che non si trattava di singoli episodi, bensì di un fenomeno ampio e sistematico. «Con profonda costernazione e vergogna, ho appreso di queste terribili violenze, non isolate ma sistematiche, andate avanti per anni»: sono queste le parole con cui inizia la lettera del rettore e che i media tedeschi hanno ripreso con grande evidenza. Padre Mertes prosegue chiedendo perdono a nome della scuola a tutte le vittime assicurando la sua volontà di collaborare perché sia accertata la verità.
E così molti ex allievi, che fino ad oggi erano rimasti zitti per vergogna o per paura dei loro aguzzini, hanno iniziato a raccontare le violenze subite da bambini: carezze non desiderate, palpeggiamenti delle parti intime, l’obbligo di raccontare nei particolari eventuali «atti impuri».
RIFLETTORI SUGLI INSEGNANTI
Sotto accusa sono finiti due sacerdoti che all’epoca erano insegnanti rispettivamente di ginnastica e di religione. Entrambi hanno da tempo lasciato sia l’insegnamento, sia l’ordine dei gesuiti. Uno di loro, oggi residente in Sudamerica, ha confessato i propri crimini, ma probabilmente non sarà condannato perché secondo la legge tedesca si tratta di reati ormai caduti in prescrizione (scatta dieci anni dopo il diciottesimo compleanno della vittima). Le indagini della polizia puntano ora a verificare se ci siano responsabilità giuridiche da parte della direzione della scuola. Il sospetto è che le autorità dell’istituto e dell’ordine dei gesuiti sapessero e abbiano volutamente coperto il tutto per evitare danni d’immagine.
Lo scandalo si va allargando di giorno in giorno, e analoghi casi di violenza su minori sono emersi in altri istituti scolastici cattolici di varie località della Germania, da Amburgo alla Selva Nera. All’Aloisiuskolleg di Bad Godesberg, un istituto religioso affine al Canisius di Berlino, ci sarebbero stati casi abuso sessuale particolarmente gravi. Secondo il settimanale Der Spiegel sono almeno 94 gli insegnati (tra sacerdoti e laici) complessivamente coinvolti nello scandalo. Ed è un colpo durissi-
mo per la credibilità della Chiesa tedesca, messa sotto accusa per gli spaventosi ritardi della sua dottrina in fatto di sessualità. «Queste rivelazioni mostrano un lato oscuro della Chiesa che mi fa orrore» ha commentato Hans Langendörfer, segretario generale della Conferenza episcopale tedesca, il quale ha anche promesso il massimo impegno per fare piena luce sulla vicenda.