mercoledì 31 marzo 2010

Omelia del cardinale Brady per San Patrizio: "Chiedo perdono, rifletterò sul mio ruolo

La Repubblica 18.3.10
Omelia del cardinale Brady per San Patrizio: "Chiedo perdono, rifletterò sul mio ruolo"
Il primate d´Irlanda si scusa ora è a un passo dalle dimissioni
di Enrico Franceschini

LONDRA - Il primate d´Irlanda chiede «perdono» per il suo silenzio decennale nello scandalo dei preti pedofili e annuncia che rifletterà sul suo ruolo nel prossimo futuro, un´apparente allusione alle pressanti richieste di dimissioni che gli sono pervenute da parte di Amnesty International e di associazioni di vittime degli abusi sessuali commessi nella diocesi di Dublino e in altri istituti religiosi irlandesi.
Il cardinale Sean Brady, massima autorità della Chiesa cattolica in Irlanda, era un giovane sacerdote quando, a metà degli anni Settanta, partecipò alle sedute di un tribunale canonico che pretese il "voto del silenzio" da parte di due giovani vittime di violenze sessuali, un bambino di 10 anni e una bambina di 14, caduti preda di padre Brendan Smyth, un noto prete pedofilo, colpevole di centinaia di abusi, arrestato soltanto venti anni più tardi, processato e morto in carcere. Brady non riferì mai alla polizia o alla magistratura i reati commessi da padre Smyth, che continuò indisturbato a stuprare e abusare minorenni. Nei giorni scorsi una delle due vittime che testimoniarono davanti a Brady lo ha denunciato alla magistratura, accusandolo in sostanza di complicità nei confronti del prete pedofilo. Le organizzazioni di superstiti degli abusi e per la difesa dei diritti umani hanno reagito chiedendo al cardinale di dimettersi. Dapprima Brady ha sostenuto di avere solo «obbedito agli ordini» quando partecipò alle sedute del tribunale ecclesiastico, e affermato che si dimetterà solo se glielo chiederà il papa. Ma poi ha cambiato atteggiamento.
Nel giorno della festa di San Patrizio, patrono dell´Irlanda, il cardinale ha pronunciato un accorato mea culpa pubblico. «Questa settimana è emerso un doloroso episodio del mio passato», ha detto nel corso di un´omelia. «Ho ascoltato le reazioni della gente al mio ruolo in avvenimenti di 35 anni fa. Voglio dire a chiunque si sia sentito ferito da una mia manchevolezza che chiedo perdono dal più profondo del cuore. Chiedo perdono anche a quanti sentono che li ho delusi. Guardandomi indietro, mi vergogno di non avere sempre tenuto fede ai valori che professo e in cui credo. La Chiesa d´Irlanda deve continuare ad affrontare l´enorme dolore causato dall´abuso di bambini da parte di alcuni preti e religiosi e dalla risposta disperatamente inadeguata data a questi abusi in passato. Noi vescovi dobbiamo riconoscere i nostri errori e assumercene la responsabilità».
Il cardinale ha quindi reso noto che «rifletterà» sul suo ruolo. Resta da vedere se questo porterà alle sue dimissioni; e se vi siano pressioni in tal senso da parte del Vaticano. Proprio ieri papa Benedetto XVI ha annunciato che invierà presto una lettera pastorale ai fedeli irlandesi per affrontare la «dolorosa situazione» degli abusi sui minori, nella speranza che «aiuti il processo di pentimento, guarigione e rinnovamento». Il «mea culpa» del primate d´Irlanda sembra parte di questo desiderio di voltare pagina. Ma lo shock provocato da due rapporti governativi, che hanno rivelato migliaia di abusi sessuali su minori da parte di preti e suore nell´arco di decenni, non si è ancora spento nell´Isola di Smeraldo.

martedì 30 marzo 2010

Il quotidiano nel mirino della Chiesa: "Punta a coinvolgere il Santo Padre in persona"

La Repubblica 30.3.10
Il quotidiano nel mirino della Chiesa: "Punta a coinvolgere il Santo Padre in persona"
Il vescovo di New York contro il Times Il giornale: "Niente complotti solo notizie"
I vaticanisti del giornale puntano il dito contro l´omertà delle autorità vaticane
di Federico Rampini

new york Perfino l´arcivescovo "progressista" di New York, Timothy Dolan, è indignato contro il New York Times. Perché sbatte lo scandalo dei pedofili ogni giorno in prima pagina? Cosa c´è dietro? Forse, come sostengono senza troppe parafrasi alcuni ambienti cattolici, è all´opera la "lobby ebraica" newyorchese? «Ciò che accresce la nostra tristezza dice Dolan sono le insistenti insinuazioni contro il Santo Padre in persona. C´è una voglia frenetica di coinvolgerlo in persona». La teoria del complotto allude alla proprietà del New York Times: la famiglia Sulzberger figura tra le dinastie ebraiche della città, anche se il giornale non esita ad attaccare Israele.
Nel grattacielo di Renzo Piano sull´Ottava Avenue, dove ha sede la redazione, le bordate del Vaticano sono considerate come un tentativo di distogliere l´attenzione dalle vere responsabilità dello scandalo. Certo, la serie di reportage è uscita con un ritmo martellante: lo scoop sui 200 bambini sordi molestati per anni da un sacerdote americano mai punito dal Vaticano; poi le inchieste sul passato di papa Ratzinger in Germania; infine altre rivelazioni dall´Irlanda e dagli Stati Uniti. «Le nostre inchieste ci dice Diane McNulty, direttrice esecutiva del quotidiano per le relazioni esterne sono basate sulla meticolosa raccolta di notizie e documenti. La Chiesa non smentisce neppure un dettaglio di quello che abbiamo pubblicato. Le accuse di abusi sessuali sono un tema serio e lo stesso Vaticano lo riconosce. Anche il ruolo svolto dal Papa nel reagire a quelle accuse è un aspetto centrale della vicenda».
La deontologia del giornalismo americano, il rispetto delle notizie, l´interesse del lettore, è la linea di difesa della "Signora in Grigio", come viene chiamato l´austero e rigoroso quotidiano. Ma dietro lo scontro tra il New York Times e la Santa Sede c´è anche una profonda incompatibilità di valori. Lo rivela l´editorialista Maureen Dowd, una delle grandi firme del quotidiano: Dowd ricorda che negli anni in cui il cardinal Ratzinger dirigeva la Congregazione della dottrina della fede, era «così ossessionato dai costumi sessuali della nostra società interveniva costantemente contro la pillola e l´aborto che non aveva tempo di reprimere gli abusi sessuali dei preti sui bambini». La Dowd sottolinea come l´ossessione del clero continua tuttora, fino a schierare la conferenza episcopale americana contro la riforma sanitaria di Barack Obama. È evidente la distanza che separa le gerarchie cattoliche dai valori della società americana più "liberal", impregnata della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, di cui il New York Times è un´espressione.
Un´altra grande firma del quotidiano, l´ex vaticanista Frank Bruni (autore di un libro sui preti pedofili), punta l´indice contro l´omertà della Chiesa e la sua estraneità allo Stato di diritto. Bruni ricorda che sia il cardinale irlandese Sean Brady, sia l´arcivescovo americano Rembert Weakland, di fronte alle denunce dei bambini molestati sessualmente, ebbero una preoccupazione dominante: «Evitare lo scandalo, proteggere la Chiesa dalla pubblicità negativa». Trattata come un peccato, la pedofilia può essere oggetto di confessione, pentimento e penitenza, aggirando la giustizia umana. «Lo stesso Ratzinger sottolinea Bruni non esortò i suoi sottoposti a denunciare i colpevoli dei crimini alla polizia». Questo è intollerabile per un giornale ancorato nei valori della Costituzione americana, nella tradizione della liberaldemocrazia. Per l´editorialista Ross Douthat la Chiesa è prigioniera di una «gerarchia conservatrice con una mentalità da bunker», una psicosi di stato d´assedio che le impedisce di «capire la dimensione dello scandalo». Bruni conclude: quando un´istituzione è tutta impegnata a difendersi da una presunta minaccia esterna, rischia di non rispondere alla vera minaccia che è al suo interno.

Le scuse Il cardinale Brady: «Mi vergogno di aver taciuto». Merkel: problema della società

l’Unità 18.3.10
Il messaggio del Papa «Spero che aiuti un processo di pentimento e rinnovamento»
Le scuse Il cardinale Brady: «Mi vergogno di aver taciuto». Merkel: problema della società
Preti pedofili, dal Pontefice lettera ai cattolici d’Irlanda
di Marina Mastroluca

Attesa per domani la lettera del Papa ai cattolici d’Irlanda, dopo lo scandalo dei preti pedofili. «Spero che aiuti un processo di pentimento e rinnovamento». Angela Merkel: «Il problema riguarda tutta la società».

Soffia un’aria quaresimale sulla lettera annunciata da Benedetto XVI non a caso per domani, giorno di san Giuseppe, guardiano della sa-
cra famiglia. «La mia speranza è che essa aiuterà un processo di pentimento, guarigione e rinnovamento», ha spiegato il Pontefice davanti ad una folla di pellegrini. Lettera ai cattolici d’Irlanda, per affondare il coltello nella piaga della pedofilia che affligge la Chiesa. Ma allo stesso titolo potrebbe rivolgersi ai cattolici di Germania, Austria e Olanda. Il «male» non è prerogativa del clero irlandese, ma da qui si parte, anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel ieri ha tenuto a ricordare che gli abusi non sono solo un problema della Chiesa ma «qualcosa che è accaduto nella società». Il guasto comunque c’è ed è ormai solo ora si potrebbe dire sotto agli occhi di tutti. La lettera o comunque un pronunciamento sulla crisi che sta scuotendo la chiesa cattolica per le ripetute denunce di abusi arrivate a lambire lo stesso pontefice tramite il fratello Georg e il coro dei passerotti di Regensburg era attesa da tempo, ma nei giorni scorsi in ambienti vaticani si cominciava a metterne in dubbio l’efficacia: perché fermarsi ad un solo caso e non allargare lo sguardo oltre ai 46 sacerdoti irlandesi accusati di aver abusato bambini e bambine nel corso di un trentennio?
«Sdegno e preoccupazione», sarà questo il cuore del messaggio del Papa, che in passato ha chiesto più volte di «stabilire che cosa sia avvenuto in passato», per evitare che si ripeta, indennizzando le vittime. «Il Santo Padre condivide l’oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda», spiega la sala stampa vaticana, specificando che l’impegno della Chiesa sarà volto a «seguire la grave questione con la massima attenzione».
Non è chiaro se la lettera sarà confinata nei limiti della responsabilità morale dei preti pedofili, o se andrà oltre. In un’intervista ad Avvenire, l’attuale responsabile vaticano delle inchieste sulla pedofilia, mons. Charles J. Scicluna che ha esaminato 3000 casi nell’ultimo decennio, ma sostiene che solo un decimo di questi possono essere definiti episodi di pedofilia ha affermato che la Chiesa «incoraggia» i vescovi a rivolgersi alla giustizia civile per punire i responsabili degli abusi. La Chiesa cattolica quindi sembrerebbe orientata a rompere il muro del silenzio, che finora è stato la strategia dominante nell’affrontare il problema.
Suona quindi come un segnale di svolta il messaggio del cardinale Sean Brady, capo della Chiesa irlandese, che ieri si è pubblicamente scusato per aver coperto in passato gli abusi commessi da un giovane prete, Brendan Smyth, chiedendo ai due bambini che lo accusavano di tacere. In questo clima di omertà, Smyth ha potuto così continuare ad abusare di altri ragazzini per 18 anni. «Guardando indietro mi vergogno di non aver rispettato i valori che professo e nei quali credo», ha detto il cardinale.
«LA CHIESA HA TACIUTO»
Per una confessione di colpa all’interno della gerarchia ecclesiastica, c’è anche una denuncia. Il vescovo di Treviri, Ackerman, ha detto esplicitamente in un’intervista che la Chiesa ha «nascosto» i casi di pedofilia. Una responsabilità enorme, richiamata ieri anche dal teologo svizzero Hans Kueng, noto tra l’altro per le sue critiche al dogma dell’infallibilità papale. «Cinque anni di pontificato senza mai modificare queste pratiche funeste. La decenza esigerebbe ha sostenuto Kueng che il principale responsabile della dissimulazione da decenni, cioè Joseph Ratzinger, facesse un mea culpa». Il riferimento è ai 24 anni in cui il futuro papa ha guidato la Congregazione per la dottrina della fede: da qui, secondo Kueng, poteva essere spezzato l’incantesimo del silenzio. Ma non è avvenuto.

lunedì 29 marzo 2010

Germania, la rivolta dei fedeli. "Via il pedofilo dalla parrocchia"

Germania, la rivolta dei fedeli. "Via il pedofilo dalla parrocchia"

la Repubblica del 16 marzo 2010

Andrea Tarquini

Contestazione aperta durante la Santa Messa contro il prete pedofilo in Baviera, crescente pressing dei politici cattolici tedeschi e dei media sulla Santa Sede, con una richiesta gridata: che il Santo Padre rompa il silenzio. Dai vescovi e dal mondo cattolico di Germania, un crescendo di appelli al Vaticano perché riveda l'obbligo del celibato.
Poi la sospensione, annunciata ieri sera, dello stesso sacerdote, e le dimissioni del suo superiore, Josef Obermaier. Infine, dalla vicina Olanda, il grido di dolore di monsignor los Punt, vescovo di Amsterdam: «Non possiamo scusare i nostri torti, provo un forte shock e una profonda vergogna».
Lo scandalo degli abusi pedofili in Germania, Austria, Olanda, e in altri paesi sta gettando la Chiesa guidata dal Pontefice tedesco «nella sua più grave crisi d'identità dal '45», ha detto il
presidente della Gioventù cattolica germanica Dirk Taenzler.
La contestazione in chiesa è avvenuta a Bad Toelz, dove fino a poco fa l'abate H (cioè il prete
pregiudicato per violenze pedofili a Essen, trasferito in Baviera col benestare della diocesi quando
l'allora cardinale Ratzinger ne era vescovo, poi reo di nuovi abusi) officiava. Domenica, racconta la SueddeutscheZeitung, ha celebrato la Messa padre Rupert Frania. Nell'omelia ha parlato di atteggiamento "unilaterale" contro la Chiesa. Dalla nona fila della platea un giovane lo ha interrotto: «Basta, dovete parlare chiaro, non posso più ascoltare. Io sto per sposarmi, quel sacerdote doveva ufficiare il mio matrimonio, e solo dai media ho saputo del suo passato». Alcuni lo hanno applaudito, altri hanno gridato «chiudi il becco», molti fedeli hanno lasciato la funzione.
Questo è il clima sempre più difficile e pesante nella Chiesa tedesca. «Il Santo Padre deve parlare», afferma Taenzler. Aggiunge Wolfgang Thierse, un leader Spd dirigente dell'associazione dei cattolici laici: «La credibilità della Chiesa è stata intaccata, la Chiesa deve essere più onesta,
ciò riguarda anche il Papa». L'associazione di base lkvu chiede addirittura le dimissioni del Pontefice.
Sempre più vescovi - prima quello diAmburgo, Hans-Jochen Jaschke, poi quello di Salisburgo in Austria, Alois Kothgasser chiedono di ripensare il celibato, di «riflettere se sia un'istituzione da cambiare» o se «accettare preti sposati e non più solo celibi», perché «l'essere umano deve
avere esperienze anche nellasessualità, e il celibato può attirare persone dalla sessualità patologica». Così parla, in rivolta, la Germania dei fedeli.
In Olanda intanto si è appreso che ben 137 sacerdoti, frati e suore sono coinvolti in casi di abusi nel passato, e le denunce delle vittime sono almeno 350.

domenica 28 marzo 2010

"Quel prete e le molestie durate tredici anni"

"Quel prete e le molestie durate tredici anni"
Corriere della Sera del 16 marzo 2010

Giuseppe Sarcina

Le prime e-mail «anti-pedofilia» sono arrivate sabato scorso, nella casella di posta elettronica appena aperta dalla Curia di Bolzano («molestie@bz.net»). Un lungo messaggio scritto da un professionista, ora in pensione. Più che una denuncia è un racconto-appello al vescovo Karl Golser e al suo vicario Josef Matzneller, incaricato di seguire questo particolare dossier.
La vicenda risale molto indietro, agli anni della guerra, e ripercorre la storia di un ragazzino sfollato con la sua famiglia a Nova Ponente, un paese a 3o chilometri dalle bombe di Bolzano. Il protagonista di allora vive ancora in città e accetta di parlarne, ma a condizione di mantenere l'anonimato.
«Ho raccontato nei dettagli le molestie che ho subito tanti anni fa da parte di un giovane sacerdote, sulla trentina, biondo e molto dinamico. Mi toccava sui pantaloncini, cercava di baciarmi, mi chiedeva di accarezzarlo. Insomma un classico. Non era violento, ma il suo comportamento era chiaramente inaccettabile. Ne sono disgustato ancora adesso. So con certezza che ha continuato a insidiare i ragazzini, specie gli studenti della scuola media: c'è passato anche mio fratello, tredici anni dopo di me. Ma oggi, dopo tanto tempo, quello che mi interessa è cogliere l'opportunità offerta dal vescovo e offrire un contributo per un'operazione trasparenza che è arrivata con grande ritardo, ma che comunque, finalmente, è arrivata».
Per il momento Matzneller non ha ancora risposto alle e-mail. In questi giorni fa sapere di essere molto impegnato e di confermare le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi al Corriere. Nelle palazzine della Curia, alle spalle del Duomo, c'è solo il presidio del portavoce Martin Pezzei. Risponde a scatti, anzi farebbe volentieri a meno delle domande suscitate da un'iniziativa che non ha precedenti, a sentire gli esperti, nella storia recente della Chiesa cattolica in Italia. Tra l'altro la gestione un po' approssimativa della comunicazione ha già provocato un mezzo pasticcio in città. Domenica scorsa un quotidiano locale aveva titolato: «Molestie, molte segnalazioni alla Curia», e ora il portavoce è costretto a inseguire, a precisare che «nessuno ha detto che sono molte», che lui non può e non vuole «dare numeri», perché «ogni abuso è di troppo», come recita lo slogan diffuso via Internet. In realtà i vertici della Diocesi vogliono misurare i passi con grande cautela. L'invito a denunciare molestie sessuali e comportamenti scorretti esisteva già da qualche anno sul sito della Curia. Ma era praticamente invisibile, relegato nelle ultime schermate, quasi nei titoli di coda. È stato il vescovo Golser a ordinare di collocarlo, con grande rilievo grafico, nella prima pagina del sito. L'iniziativa anti-pedofilia fa parte di una più ampia campagna di apertura in una Diocesi (Bolzano-Bressanone) di 40o mila abitanti solcata dal bilinguismo italo-tedesco, ma ora disorientata soprattutto dall'impatto
dell'immigrazione (nord-africani e molti cinesi). Golser, da neanche un anno al vertice della Curia, segue con grande attenzione tutto ciò che si muove in Austria e Germania (qualcosa di più che buoni vicini di casa), dove da anni il tema della pedofilia nella Chiesa viene dibattuto apertamente sui siti di parrocchie e vescovadi. Naturalmente sono state fondamentali anche le raccomandazioni del Papa (tedesco) Joseph Ratzinger rivolte a tutte le Comunità ecclesiali.
Nei prossimi giorni la Curia si muoverà su due piani. Il vescovo terrà alto il profilo, perché ormai Bolzano può diventare un modello per le altre diocesi italiane. Monsignor Golser insisterà, dunque, sull'aspetto «pastorale», riassorbendo l'azione di contrasto agli abusi sessuali nel
grande capitolo della «riconciliazione tra gli uomini e con Dio». Domenica scorsa, 14 marzo, ha già colto l'occasione della «Giornata del seminario» a Bressanone per mettere in guardia seminaristi e studenti, citando apertamente l`'nsidia delle molestie sessuali.
Matzneller, invece, agirà con la massima discrezione, ma senza cestinare alcuna e-mail, alcuna telefonata. In una prima fase il vicario ricostruirà i fatti denunciati, accertandosi che non vi siano gli estremi per una denuncia penale. Poi contatterà le «vittime», confronterà le loro versioni con i dati raccolti e, infine, se sarà il caso, interverrà con un provvedimento disciplinare a carico dei preti colpevoli. «Io spero che facciano sul serio - dice ancora il firmatario della prima denuncia - ho scritto al vescovo che non basta trasferire un sacerdote da una parrocchia all'altra. Lo dico sulla base della mia esperienza: significherebbe solo spostare un grave problema da una comunità all'altra».

sabato 27 marzo 2010

"La Chiesa cattolica ha insabbiato per decenni"

La Repubblica 18.3.10
L’anatema della Merkel "Vogliamo la verità"
E l´inquisitore nominato dalla Conferenza episcopale tedesca per indagare ammette: "La Chiesa cattolica ha insabbiato per decenni"
di Andrea Tarquini

BERLINO - La cancelliera Angela Merkel condanna gli abusi pedofili nel modo più forte, e intanto il vescovo di Treviri Stepahn Ackermann, cioè l´inquisitore speciale nominato dalla Conferenza episcopale tedesca per indagare sulle violenze ai minori da parte di religiosi, ha ammesso per la prima volta che la Chiesa cattolica «ha insabbiato per decenni», limitandosi a trasferire da una diocesi all´altra i colpevoli. Per Benedetto XVI e per il prestigio e la credibilità del cattolicesimo la situazione si fa sempre più difficile, proprio nel paese natale del Papa.
«Gli abusi sessuali sui bambini», ha detto Angela Merkel parlando al Parlamento federale, «sono un crimine abominevole. La nostra società ha solo un modo per superarlo, e cioè conoscere tutta la verità su quanto è accaduto». Al tempo stesso la cancelliera ha sottolineato che è un errore ridurre il problema agli abusi avvenuti nell´ambito della Chiesa. Il problema «riguarda tutta la società».
Le parole della Merkel, e la dura ammissione del vescovo Ackermann, esasperano ed evidenziano le difficoltà della Chiesa cattolica tedesca. Il presidente della Conferenza espicopale di Germania, monsignor Robert Zollitsch, incontrando i parlamentari, ha garantito che la Chiesa farà assoluta chiarezza e garantirà piena trasparenza. Il problema però, ha tenuto ad aggiungere, non riguarda e non coinvolge solo la Chiesa cattolica. Il vescovo di Osnabrueck (Bassa Sassonia), monsignor Franz Josef Bode, ha chiesto pubblicamente scusa a tutti i fedeli per gli abusi sessuali perpetrati su minori in istituzioni religiose: «Sono sconvolto, senza parole, pieno di vergogna e di dolore». Ma ogni giorno emergono nuovi casi: in un convento francescano a Lingen era abitudine giocare allo spogliarello. Abusi sono stati denunciati anche nell´internato di Salem, il più prestigioso del paese.

"Tacque sugli abusi dei preti si dimetta il primate d´Irlanda"

La Repubblica 16.3.10
Le vittime accusano il cardinal Brady: non denunciò alla polizia le violenze dei religiosi
"Tacque sugli abusi dei preti si dimetta il primate d´Irlanda"
Ascoltò le confessioni nel tribunale canonico ma non ne parlò agli inquirenti
di Enrico Franceschini

LONDRA - Lo scandalo dei preti pedofili arriva al vertice della chiesa cattolica irlandese. La denuncia di una ex-vittima ha smascherato il ruolo avuto dal cardinale Sean Brady, massima autorità cattolica d´Irlanda, nelle sedute di un segreto tribunale canonico davanti al quale le vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti o suore venivano chiamate a testimoniare dalle alte gerarchie ecclesiastiche di Dublino, con l´obbligo di fare un "giuramento del silenzio" che li impegnasse a non rivelare mai a nessuno le violenze subite. Pur avendo redatto personalmente il contenuto di quelle sedute ed avendo condotto di persona parte degli interrogatori, il cardinale non riportò mai alla polizia, alla magistratura o ad altre autorità gli abusi subiti dalle due vittime, un bambino di 10 anni e una bambina di 14, né prese iniziative per rimuovere da incarichi religiosi l´autore degli abusi, padre Brendan Smyth, un prete notoriamente pedofilo, che continuò indisturbato a violentare e sconvolgere centinaia di bambini per anni. Il comportamento del cardinale non sarebbe venuto alla luce se non fosse che, a molti anni di distanza dai fatti, una delle due vittime ha deciso di denunciarlo alla magistratura.
La gravissima accusa segue lo shock provocato in Irlanda e in tutto il mondo cattolico dalla pubblicazione di due rapporti governativi lo scorso anno, che da un lato hanno rivelato migliaia di abusi sessuali compiuti da preti e suore irlandesi per decenni, e dall´altro sollevato un velo sul silenzio di governo, polizia e chiesa d´Irlanda davanti a quegli atti ignobili, silenzio talvolta diventato vera e propria complicità per coprire i misfatti e nascondere i colpevoli. Le rivelazioni hanno finora provocato le dimissioni o l´anticipato pensionamento di mezza dozzina di vescovi irlandesi. Ma adesso lo scandalo lambisce il cardinale, e la protesta diventa ancora più aspra. Amnesty International e le associazioni delle vittime degli abusi sessuali chiedono le dimissioni immediate di Brady. «La sua permanenza alla guida della chiesa cattolica di Irlanda è a questo punto diventata impossibile», dice Colm O´Gorman, direttore della sezione irlandese di Amnesty.
Ma il cardinale, che all´epoca dei fatti, avvenuti nel 1975, era un giovane sacerdote, per il momento rifiuta di dimettersi, sostenendo che si limitò ad "obbedire agli ordini" svolgendo un ruolo secondario nell´ambito del tribunale canonico; e che comunque il prete imputato dei fatti venne allontanato dall´incarico che svolgeva. In realtà padre Smyth fu semplicemente spostato da una parrocchia all´altra, e continuò ad abusare sessualmente giovani vittime fino al ‘93, quando venne finalmente arrestato.

venerdì 26 marzo 2010

Pedofilia. Cattolici tedeschi chiedono le dimissioni del Papa

l’Unità 16.3.10
Pedofilia. Cattolici tedeschi chiedono le dimissioni del Papa
Il movimento cattolico progressista tedesco, «Iniziativa Chiesa dal basso», chiede le dimissioni di Benedetto XVI per lo scandalo sugli abusi sessuali. «Sarebbe un gesto purificatore», ha detto il direttore Bernd Goehrig al Financial Times Deutschland. Goehrig ha ricordato anche il caso di Monaco di Baviera che ha visto coinvolto un prete nel periodo in cui il Papa era arcivescovo della capitale bavarese. L’allora Vicario generale, Gerhard Gruber, 81enne, si è assunto la responsabilità della vicenda, ma secondo Goehrig c’è una responsabilità morale.

giovedì 25 marzo 2010

È allarme anche in Olanda dove ben 137 religiosi sono coinvolti in casi di violenze

La Repubblica 16.3.10
Germania, la rivolta dei fedeli "Via il pedofilo dalla parrocchia"
La protesta in Baviera. I vescovi: "Ripensiamo al celibato"
È allarme anche in Olanda dove ben 137 religiosi sono coinvolti in casi di violenze in passato
di Andrea Tarquini

BERLINO - Contestazione aperta durante la Santa Messa contro il prete pedofilo in Baviera, crescente pressing dei politici cattolici tedeschi e dei media sulla Santa Sede, con una richiesta gridata: che il Santo Padre rompa il silenzio. Dai vescovi e dal mondo cattolico di Germania, un crescendo di appelli al Vaticano perché riveda l´obbligo del celibato. Poi la sospensione, annunciata ieri sera, dello stesso sacerdote, e le dimissioni del suo superiore, Josef Obermaier. Infine, dalla vicina Olanda, il grido di dolore di monsignor Jos Punt, vescovo di Amsterdam: «Non possiamo scusare i nostri torti, provo un forte shock e una profonda vergogna». Lo scandalo degli abusi pedofili in Germania, Austria, Olanda, e in altri paesi sta gettando la Chiesa guidata dal Pontefice tedesco «nella sua più grave crisi d´identità dal ‘45», ha detto il presidente della Gioventù cattolica germanica Dirk Taenzler.
La contestazione in chiesa è avvenuta a Bad Toelz, dove fino a poco fa l´abate H (cioè il prete pregiudicato per violenze pedofili a Essen, trasferito in Baviera col benestare della diocesi quando l´allora cardinale Ratzinger ne era vescovo, poi reo di nuovi abusi) officiava. Domenica, racconta la Sueddeutsche Zeitung, ha celebrato la Messa padre Rupert Frania. Nell´omelia ha parlato di atteggiamento "unilaterale" contro la Chiesa. Dalla nona fila della platea un giovane lo ha interrotto: «Basta, dovete parlare chiaro, non posso più ascoltare. Io sto per sposarmi, quel sacerdote doveva ufficiare il mio matrimonio, e solo dai media ho saputo del suo passato». Alcuni lo hanno applaudito, altri hanno gridato «chiudi il becco», molti fedeli hanno lasciato la funzione.
Questo è il clima sempre più difficile e pesante nella Chiesa tedesca. «Il Santo Padre deve parlare», afferma Taenzler. Aggiunge Wolfgang Thierse, un leader Spd dirigente dell´associazione dei cattolici laici: «La credibilità della Chiesa è stata intaccata, la Chiesa deve essere più onesta, ciò riguarda anche il Papa». L´associazione di base Ikvu chiede addirittura le dimissioni del Pontefice.
Sempre più vescovi - prima quello di Amburgo, Hans-Jochen Jaschke, poi quello di Salisburgo in Austria, Alois Kothgasser - chiedono di ripensare il celibato, di «riflettere se sia un´istituzione da cambiare» o se «accettare preti sposati e non più solo celibi», perché «l´essere umano deve avere esperienze anche nella sessualità, e il celibato può attirare persone dalla sessualità patologica».
Così parla, in rivolta, la Germania dei fedeli. In Olanda intanto si è appreso che ben 137 sacerdoti, frati e suore sono coinvolti in casi di abusi nel passato, e le denunce delle vittime sono almeno 350.

mercoledì 24 marzo 2010

Milioni per chiese e arredi di lusso un anno di spese della Presidenza

Milioni per chiese e arredi di lusso un anno di spese della Presidenza
ANTONIO FRASCHILLA
DOMENICA, 14 MARZO 2010 LA REPUBBLICA - Palermo

Una poltrona è costata mille euro, altri tredicimila per i biglietti da visita e di ringraziamento

Milioni per chiese e arredi di lusso un anno di spese della Presidenza

Pagato il restauro di una canonica a Grammichele il paese natale del governatore
Soldi a fondazioni e associazioni culturali, cadeau per il Team Volley di Catania

E da buon cattolico, Lombardo non ha badato a spese nemmeno per elargire contributi ad hoc per il restauro di chiese. Certo, neanche a dirlo, la gran parte dei finanziamenti è andata al Catanese. E un sostegno è arrivato anche per il rifacimento di una canonica del suo paese, Grammichele. Il governatore Raffaele Lombardo nel 2009, tra finanziamenti ad associazioni di volontariato, pagamenti di missioni in giro per il mondo (solo per il Festival di Venezia ha speso 14 mila euro) e perfino cadeau ai siciliani all´estero (costati 90 mila euro, più dei regali di Natale, per i quali aveva speso 45 mila euro), non ha lesinato fondi per l´acquisto di arredamenti e per il restauro di chiese. Un´attenzione così particolare, la sua, da far sbottare perfino l´ultra cattolico segretario del Pd, Giuseppe Lupo: «Va bene il restauro delle chiese, ma non capisco che c´entri la Presidenza, questo è un compito che spetta alle Soprintendenze e ai Beni culturali, anche perché così non si capisce qual è il criterio», sbotta Lupo. «Il criterio è quello delle municipalità, lui pensa solo alla sua area d´origine, mi pare evidente», rincara la dose Rudy Maira, capogruppo dell´Udc all´Ars e tra i principali oppositori di Lombardo.
Di certo c´è che nel 2009 Lombardo ha speso 500 euro per acquistare due pezzi di ceramica di Caltagirone e 15.840 euro per rifare i tendaggi del secondo piano di Palazzo d´Orleans, nell´ala storica. Per rimettere a nuovo il bar della Presidenza, spesi altri 167 mila euro. Una sola poltrona presidenziale è costata mille euro, mentre per ritirarsi in preghiera nella Cappella di Palazzo d´Orleans, ha voluto acquistare 25 sedie (2.316 euro, la spesa). Ma per Lombardo sono importanti tutte le sedi di rappresentanza: per acquistare arredi in quella di Bruxelles ha speso 170 mila euro. Il rinnovo della sala riunioni dell´altra sede presidenziale a Palermo, in via Magliocco, è costato altri 25 mila euro. «Peccato però che questi arredi rimangano a disposizione solo dei fortunati che riescono a entrare a Palazzo d´Orleans, visto che Lombardo non riceve nessuno», dice Maira, ricordando con nostalgia le folle che facevano anticamera ai tempi del governatore Cuffaro. Ma a giudicare dai biglietti da visita e di ringraziamento distribuiti nel 2009, nemmeno Lombardo scherza in tema di public relations: sono costati 13 mila euro.
A colpire, nell´elenco delle spese autorizzare dalla Presidenza nel 2009, sono anche i finanziamenti assegnati per il restauro delle chiese, specie per quelle del Catanese. Lombardo ha erogato 600 mila euro alla chiesa di Sant´Arcangelo a Grammichele, paese natale del leader dell´Mpa. Altri 1,4 milioni di euro per il restauro di tre chiese a Nicolosi, 2 milioni di euro per San Giuseppe a Ognina (Catania), 46 mila euro per il convento dei Gesuiti a Catania, 200 mila per la chiesa di San Bartolomeo a Scicli, 30 mila euro alla parrocchia Cuore immacolato di Gesù di Acireale e, per rimanere nella Sicilia Orientale, 135 mila euro per due chiese a Piazza Armerina. Un fiume di denaro arrivato nell´area di riferimento del governatore, che fa storcere il naso anche al segretario del Pd: «A Palermo - dice Lupo - ci sono chiese che stanno cadendo a pezzi, come Santa Maria della Mazza alla Bandiera, ma al di là del campanilismi, non capisco quali siano i criteri di scelta. In questo caso sarebbe meglio affidare tutto alle soprintendenze».
Certo, per far contenti i catanesi, Lombardo ha dato anche 4.500 euro al Team volley di Catania e 133 mila alla fondazione etnea Puglisi Cosentino. E, conoscendo il governatore, con la sua laurea in psichiatria forense, non colpisce che abbia pagato un abbonamento per 144 euro alla «rivista di studi criminali». O che abbia acquistato «strumenti per la valutazione dello stress del personale», costati altri 11 mila euro.

lunedì 22 marzo 2010

La chiesa e l´educazione

La Repubblica 14.3.10
La chiesa e l´educazione
di Chiara Saraceno

L´entità della diffusione dell´abuso sessuale su bambini da parte di sacerdoti mina la stessa legittimazione della Chiesa cattolica come garante della educazione dei più piccoli. Proprio la diffusione del fenomeno, unita al fatto che ne sono stati protagonisti religiosi ad ogni livello gerarchico e che, quando non vi è stata copertura colpevole, vi è stata mancanza di vigilanza, cecità rispetto a tutti gli indizi, mancato ascolto dei segnali mandati dalle vittime, non consente di nascondersi dietro l´abusata affermazione che poche mele marce non possono inficiare la missione educativa della Chiesa. Ne sa qualche cosa la Chiesa cattolica irlandese, che ha subito un crollo verticale di fiducia dopo che è stato rivelato il mondo di violenza, abusi, sopraffazioni che si nascondevano dietro molte delle sue istituzioni per bambini e ragazzi/e. Piuttosto vale il contrario: non bastano molti bravissimi e generosi educatori a legittimare la superiorità educativa sul piano morale attribuita alla Chiesa.
Non può valere per gli uomini (e le donne) di chiesa, il principio della doppia morale, in base al quale è il ruolo, non il comportamento individuale, che conta. Lo ha dichiarato con nettezza la (ex) vescova luterana Kauffman, che, con un gesto di grande responsabilità e rispetto per l´istituzione che rappresentava, si è dimessa dalla propria carica dopo aver commesso una infrazione infinitamente meno grave (guida in stato di ubriachezza) e dannosa di quella imputata a centinaia di sacerdoti (e qualche vescovo) cattolici. A chi, dentro e fuori la sua Chiesa, le chiedeva di restare ha risposto che, per la sua coscienza, rimanere avrebbe significato indebolire non solo la carica che deteneva e la chiesa che guidava, ma lo stesso messaggio etico-religioso.
L´impossibilità della doppia morale è tanto più evidente quando coinvolge – e stravolge – il rapporto educativo. Nei casi di violenza, e ancor più di abuso sessuale, è tradito proprio il rapporto fiduciario che è alla base di ogni rapporto educativo. Il soggetto principe di questo rapporto, il bambino, è violato nel corpo, nei sentimenti, nella sua percezione di sé e del proprio posto nel mondo. A questi bambini e ragazzi è stata sottratta la possibilità di sviluppare rapporti di fiducia negli adulti – negli educatori, ma anche nei genitori, che a quegli educatori li avevano affidati. Ne portano l´incancellabile, gravissima responsabilità non solo coloro che hanno compiuto gli abusi, ma anche coloro che li hanno nascosti o sottovalutati, o non sono stati capaci di vederli e di difenderne le vittime. Giustamente, ancorché troppo tardivamente e in alcuni casi obtorto collo, la Chiesa ha chiesto pubblicamente scusa.
Ma chiedere scusa non basta. Non solo perché non c´è riparazione possibile per il danno gravissimo subito dalle vittime. Ma perché non sembra che si sia ancora neppure iniziato a mettere a fuoco le ragioni delle troppe «mele marce» o «persone disturbate» (per usare le parole del vescovo di Ratisbona) tra i religiosi nelle istituzioni educative cattoliche. Non credo che la causa vada cercata solo nell´obbligo del celibato, o nella posizione esclusivamente ancillare delle donne nella Chiesa cattolica. Pedofili e maltrattatori di bambini si trovano anche tra le persone sposate. E, come ha testimoniato la vicenda irlandese, anche gli istituti retti da religiose possono diventare luoghi di abuso. Piuttosto la causa va cercata nelle concezioni della sessualità, del ruolo della donna, della famiglia, che motivano sia il celibato sia l´esclusione delle donne dal sacerdozio. Il matrimonio è sempre visto come remedium concupiscientiae, un male minore rispetto ad una sessualità cui non si riconosce senso e valore umano, salvo che a scopi procreativi. Il corpo della donna è sempre potenzialmente impuro, rischioso e da sottoporre a controllo, sia come luogo del desiderio (maschile) che come strumento della procreazione. La famiglia è insieme necessaria (sempre a scopi riproduttivi). Ma avere una famiglia e generare figli è visto come un vincolo alla disponibilità all´altruismo. Non a caso, papa Wojtyla nel suo documento sull´amore umano, con una torsione concettuale tanto suggestiva quanto rivelatrice della tensione tutta irrisolta della Chiesa nei confronti della sessualità, scrisse che la verginità è il culmine della sessualità, perché consente una generatività che va oltre quella biologica.
Fino a che la Chiesa cattolica non avrà affrontato la questione del posto della sessualità nel suo concetto di persona umana, difficilmente riuscirà a contenere il ripresentarsi non occasionale dei fenomeni di abusi sessuali. Nel frattempo, sarebbe opportuna maggiore cautela e autocritica nel presentarsi come magistra vitae e nel dare lezioni sulla «buona sessualità», la «buona famiglia» e la «giusta identità di genere».

domenica 21 marzo 2010

Clima pesante di sfiducia nella cattolica Baviera dopo la denuncia di casi di abusi

La Repubblica 14.3.10
Clima pesante di sfiducia nella cattolica Baviera dopo la denuncia di casi di abusi. "Noi fedeli aspettiamo una parola chiara dal Papa"
Nella Monaco di Ratzinger sotto shock "Chi porterà più i nostri figli in chiesa?"
È qui l´epicentro della crisi e la gente ora ha paura "Le vittime non vengono difese"
di Andrea Tarquini

MONACO Sulla Maximilianstrasse delle boutiques di Vuitton e Versace i bavaresi bene passeggiano eleganti come ogni sabato. Famiglie e coppiette, catenine d´oro col crocifisso o la Madonna al collo delle signore e dei bambini ancora abbronzato dalle ferie invernali. Alla messa di domenica mattina mancano poche ore. Tutto sembra come prima, finché non ascolti confidenze e mormorii: cosa dirà il nostro parroco domani? Perché alla Frauenkirche non officerà monsignor Reinhard Marx, il nostro arcivescovo? Monaco, il giorno dopo: la ricca Baviera, il bastione bianco tedesco, la cattolica, conservatrice patria di papa Benedetto, è raggelata dallo shock, sente come una pugnalata lacerante la perdita delle certezze. È qui, nella Monaco opulenta e cristiana, l´epicentro della crisi della Chiesa, e quasi come nella povera, caotica Mosca della perestrojka e dell´autunno dell´Urss, nessuno sa più di sicuro cosa porterà il domani.
«Un prete pedofilo nella nostra Chiesa bavarese, che cosa sapeva allora l´attuale Papa?». Sparata a caratteri cubitali in ogni edicola e sul sito, la domanda del quotidiano popolare Abendzeitung fa male, pesa come un macigno. Nelle parrocchie non si parla d´altro, mi dice Christian Weisner, leader di "Wir sind Kirche", cioè "La Chiesa siamo noi", i cattolici del dissenso. Le giovani, eleganti mamme di Schwabing, che portano la prole a messa con i giganteschi Suv Bmw, e le timide contadine nei villaggi della Baviera profonda, sono unite come mai prima. Unite dalla paura per i figli: la tradizione, la dolce certezza della parrocchia o della scuola religiosa, fino a ieri certezza d´un secondo calore umano familiare per i bimbi, diventa paura, angoscia, incubo. L´incubo di consegnare i bambini al maligno, «di vederli finire come Cappuccetto rosso in bocca al lupo», mi confida una passante.
Qui i nervi sono al calor bianco, e le parole di padre Lombardi non bastano a calmare gli animi dei fedeli. «Stiamo vivendo un incubo», dice Alois Glueck, e sa di cosa parla. Lui, cavallo di razza della Csu, il partito-Stato cattolico che governa la Baviera da mezzo secolo, è su tutte le furie. «Continuano a pensare a difendere prima di tutto la reputazione della Chiesa anziché preoccuparsi di difendere le vittime. Se si continua così la crisi della Chiesa come istituzione diverrà davvero grave». E aggiunge: «È ora di preoccuparsi di come il personale ecclesiastico viene selezionato e scelto».
Clima pesante, tra sussurri e grida dei fedeli e silenzi della Chiesa ufficiale, qui nella cattolica Baviera. Per il bastione bianco del Mitteleuropa è un´atmosfera di crisi interiore senza precedenti, la prima nella Storia: vacilla un sistema di valori e di potere. «Noi fedeli ci aspettiamo una parola chiara del Papa, non bastano le scuse della Conferenza episcopale», protesta Wesiner, il leader dei cattolici del dissenso. Mathias Drobinski, il prudente, preciso commentatore della Sueddeutsche Zeitung, rinuncia alle mezze parole: «Restano domande aperte, le risposte sono urgenti, e può fornirle solo Papa Benedetto, dovrebbe rispondere, in nome della chiarezza e della verità, non per farsi mettere alla berlina». Ma girando tra le parrocchie, chiacchierando coi fedeli, ascolti testimonianze agghiaccianti. «Io ho conosciuto, per caso, quel prete pedofilo, che fu riaccolto nella Chiesa in Baviera, e ricominciò ad abusare di minori», mi dice un laico impegnatissimo in una comunità di base, che vuole restare anonimo. «Le sembrerà strano, ma era un sacerdote amatissimo, popolare, simpatico, adorato da bambini, ragazzi e famiglie. Spesso, spessissimo, i sacerdoti con tendenze pedofile sanno come farsi amare».
"L´abate H", come viene chiamato il prete pedofilo a lungo protetto dai silenzi, esercita ancora il sacerdozio. Soprattutto per i turisti, «ma gli capita ancora di organizzare messe per i giovani». La gente qui si chiede atterrita se sia un caso isolato o una punta dell´Iceberg. Certo è che fu difeso. Anche contro la sua prima vittima, Wilfried F., di Essen, che a 11 anni fu costretto da lui a praticargli sesso orale. Wilfried, adulto, saputo che il suo torturatore era ancora prete, gli scrisse due anni fa una e-mail anonima. Ricordò la violenza subita e chiese scuse e un risarcimento, magari morale. Gli rispose l´arcivescovado di Monaco. Poi lo denunciò per ricatti. Non dal prete violentatore, bensì a casa di Wilfried la vittima bussò la polizia. «Volevano costringermi a tacere, poi l´inchiesta su di me passò agli atti per mancanza di prove, ma quel prete dice ancora messa».

sabato 20 marzo 2010

Denunce e richieste di risarcimento ora la Santa Sede teme il fronte italiano

La Repubblica 14.3.10
Sono gli stessi sacerdoti a raccontare vecchie storie di abusi, chiedendo che riaffiori la verità
Denunce e richieste di risarcimento ora la Santa Sede teme il fronte italiano
di Marco Ansaldo

Un libro scritto da un sacerdote anonimo raccoglie gli ultimi esposti alle procure
Papa Ratzinger ha esortato la Chiesa alla trasparenza, ma il Vaticano è preoccupato

CITTÀ DEL VATICANO Forse era inevitabile. Di certo se l´aspettavano tutti, anche in Vaticano. Ma che lo scandalo dei preti pedofili arrivasse prima o poi anche in Italia sembrava più che un´ipotesi. Era una preoccupazione latente. Ora, una certezza, visto che le prime denunce sono già partite. Dopo i casi scoppiati negli Stati Uniti nel 2002, quelli in Brasile del 2005, le condanne in Australia nel 2008, il rapporto Murphy sugli abusi in Irlanda nel 2009, e le recentissime inchieste avviate nel 2010 in Germania, Austria e Olanda, la Santa Sede dovrà prepararsi per un nuovo fronte.
Non è stato infatti un caso se, solo pochi giorni fa, la diocesi di Bolzano e Bressanone, colpita dall´eco dello sconcerto provocato nella vicina area di lingua tedesca, ha indicato sul proprio sito un indirizzo e-mail al quale le vittime possono fare segnalazioni. Un´azione preventiva, avviata dal vescovo Karl Golser, nel segno della trasparenza totale raccomandata da Papa Ratzinger. Già l´altro ieri un altoatesino si è fatto avanti, raccontando al giornale Tageszeitung gli abusi subiti da ragazzo, negli Anni sessanta, da cinque frati durante un soggiorno estivo in un convento di Bolzano. Violenze avvenute «nei vigneti, in cantina e in stanza». Subito dopo è stata la volta di un ex studente di un collegio di Novacella, nei pressi di Bressanone, che ha denunciato anche frustate.
A Firenze è poi tornata alla ribalta ieri la vicenda di don Lelio Cantini, il prete colpevole di abusi sessuali contro minori compiuti fra il 1973 e l´87, da parroco della Chiesa "Regina della pace". Dopo lunghe vicende processuali, nel 2008 Cantini fu ridotto da Benedetto XVI allo stato laicale. Ora le sue vittime imputano alle autorità ecclesiastiche la «mancata consapevolezza delle loro responsabilità». Dice Francesco Aspettati, a nome di tutti: «Troppo facile offrire la testa del pedofilo di turno senza affrontare il vero problema: perché, quando abbiamo chiesto di essere ascoltati, la Chiesa ci ha prima intimato il silenzio, accusato di accanimento, e poi minacciato e invitato a dimenticare?».
Altre storie riemergono, descritte in dettaglio nel libro "Il peccato nascosto" (editore Nutrimenti, curato da Luigi Irdi) in uscita mercoledì. L´autore, che si firma come Anonimo sigla che comprende il contributo di più mani fra cui quella di un sacerdote che ha preferito non comparire in prima persona raccoglie le tante denunce arrivate di recente in varie Procure d´Italia. C´è la vicenda di un gruppo di bambine di un paese vicino a Cento, diocesi di Ferrara, abusate da don Andrea Agostini, condannato nel 2008 a 6 anni e 10 mesi di reclusione, e al risarcimento di 28mila euro. Il loro avvocato, Claudia Colombo, aveva anche scritto al cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, chiedendo una presa di responsabilità della curia locale. Nel dispositivo della sentenza i giudici di primo grado hanno denunciato «il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano».
Un altro caso descritto è quello di una parrocchia alla periferia nord di Roma, dove don Ruggero Conti, parroco della Natività di Maria Santissima, è stato processato nel febbraio 2008 al palazzo di giustizia di Roma per abusi sessuali nei confronti di sette ragazzi che hanno testimoniato le violenze al pubblico ministero Francesco Scavo.
Ma, fra i tanti, il caso forse più atroce è quello di Alice, una bambina di 8 anni di Bolzano, per un lungo periodo violentata, filmata, abusata con il messale in mano dall´educatore al quale i genitori l´avevano affidata per insegnarle il catechismo. L´accusato, don Giorgio Carli, affrontati tutti i gradi di giudizio per accuse che risalgono agli anni Ottanta e sempre condannato il 19 marzo 2009 viene «assolto» dalla terza sessione penale della Cassazione che dichiara quei reati prescritti per effetto della legge ex Cirielli. La sentenza, pur confermando l´autenticità dei fatti, può contemplare solo la condanna al risarcimento. Peraltro mai giunto.
Il Vaticano, che conosce molti dei casi, appare preoccupato. Non solo per una questione di immagine. Ma anche perché l´apertura del fronte italiano significherebbe l´avvio di cause di risarcimento di cui difficilmente le sole diocesi potrebbero farsi carico. La Curia teme questo rischio. In alcuni casi sono addirittura i sacerdoti a denunciare storie ormai sepolte, con documentazioni e dossier. Chiedono loro stessi trasparenza, perché la verità, dopo tanti anni, finalmente riaffiori.

venerdì 19 marzo 2010

Pedofilia, altri casi in Svizzera "A Ratisbona abusi fino al ´92"

La Repubblica 14.3.10
Pedofilia, altri casi in Svizzera "A Ratisbona abusi fino al ´92"
Il Vaticano: volevano coinvolgere il Papa ma hanno fallito
Nelle diocesi elvetiche si indaga su sessanta presunte vittime di sacerdoti
di Orazio La Rocca

CITTÀ DEL VATICANO Lo scandalo dei preti pedofili continua a scuotere la Chiesa cattolica. Dopo gli Usa, l´Irlanda, l´Olanda e la Germania, notizie di nuovi casi di violenze sessuali su minori ora arrivano anche dalla Svizzera, dove i giornali di ieri hanno rivelato che nelle diocesi elvetiche si sta indagando su una sessantina di presunte vittime di preti pedofili, sui quali le autorità ecclesiali assicurano che «faranno chiarezza». Mentre nella stessa Germania oltre a nuovi presunti casi di abusi denunziati ancora ieri dalla stampa nella Bassa Sassonia risalenti agli anni ‘50 e ‘60 tornano ad accendersi i riflettori sullo storico coro di Ratisbona diretto dal 1964 al 1994 da monsignor Georg Ratzinger, fratello maggiore di Benedetto XVI. Secondo il settimanale Der Spiegel nel coro gli abusi sarebbero durati fin al 1992 e, secondo un ex allievo, il maestro Ratzinger era solito usare «maniere forti» durante le lezioni. Altra notizia-shock che va a lambire la figura dell´attuale pontefice già tirato indirettamente in ballo dalla rivelazione di un caso di omesso controllo su un sacerdote pedofilo accolto nel 1980 nella diocesi di Monaco retta dall´allora arcivescovo Joseph Ratzinger. Una vicenda emersa lo stesso giorno in cui in Vaticano il Papa ha ricevuto il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l´arcivescovo Robert Zollitsch, per pianificare gli interventi per sradicare la pedofilia nelle chiese locali.
Sul caso di Monaco, però, in Vaticano non sembrano preoccupati. «È stato tutto chiarito ha detto il portavoce papale, padre Federico Lombardi la curia di Monaco ha ammesso che la responsabilità di non aver controllato adeguatamente un sacerdote accolto in diocesi per essere curato fu tutta dell´ex vicario episcopale, non del vescovo». «È piuttosto evidente ha poi commentato padre Lombardi alla Radio Vaticana che negli ultimi giorni vi è chi ha cercato, con un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco, elementi per coinvolgere il Santo Padre nelle questioni degli abusi». Ma «per ogni osservatore obiettivo è chiaro che questi sforzi sono falliti», assicura il portavoce pontificio, secondo il quale «nonostante la tempesta, la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura del Santo Padre». Su questo aspetto interviene anche l´Osservatore Romano, che pubblica un commento sullo «scandalo degli abusi sessuali sui minori» intitolato "Il rigore di Benedetto XVI contro la sporcizia nella Chiesa", evocando significativamente l´analoga severa espressione con cui nel commento alla Via Crucis della Pasqua 2005 scritta dall´allora cardinale Ratzinger per condannare gli scandali consumati da sacerdoti, preti e religiosi.

giovedì 18 marzo 2010

Nuove rivelazioni del settimanale Spiegel sullo scandalo pedofilia

l’Unità 14.3.10
Nuove rivelazioni del settimanale Spiegel sullo scandalo pedofilia
La difesa del Vaticano «Cercano invano di coinvolgere il Papa»
Ex-corista stuprato: Georg Ratzinger era collerico. Ci tirò sedie addosso
Nuove rivelazioni su violenze sessuali nel convitto di Ratisbona sino al 1992, quando il coro era diretto dal fratello di papa Ratzinger. Il Vaticano: cercano invano di coinvolgere il pontefice.
di Gabriel Bertinetto

Si erano tenuti tutto dentro per anni e anni. Finalmente trovano il coraggio di parlare. La confessione dell’uno comunica all’altro la forza di raccontare ciò che, forse per vergogna, aveva cercato di occultare in fondo alla memoria. Tra gli ultimi a denunciare gli abusi sessuali in istituti religiosi è un ex-corista di Ratisbona, Thomas Mayer. Il settimanale tedesco Spiegel pubblicherà domani i particolari di una vicenda destinata a suscitare ulteriore imbarazzo in casa Ratzinger. Perché le rivelazioni riguardano violenze subite dai cosiddetti «Passeri del duomo di Ratisbona» nel periodo in cui il fratello di Benedetto XVI, Georg, dirigeva il coro. Sostiene Mayer che nel convitto dei «Passeri» abusi e violenze si sono protratti almeno fino al 1992, anno in cui lui se ne andò. All’epoca, e ancora sino al 1994, il coro era diretto da Georg Ratzinger, che sinora si è sempre difeso dicendo di non avere saputo nulla dei quegli episodi. Mayer lo ricorda come persona «estremamente collerica e irascibile», capace di scagliare sedie contro i cantori rei di stonature o errori di tempo. Una volta si imbestialì a tal punto, che gli cadde di bocca la dentiera.
SISTEMA TOTALITARIO
Ma accadeva ben di peggio in quello che avrebbe dovuto essere un luogo di preghiera e di educazione. Mayer afferma di essere stato violentato da colleghi più grandi. Lui come tanti altri. C’era un prefetto, uno dei presunti istruttori, che prestava la sua casa agli stupratori. Secondo Mayer ci sono dirette responsabilità di coloro che gestivano la struttura, perché i più grandi avrebbero esteso ai minori «la pressione di un sistema totalitario».
E mentre altri casi di pedofilia vengono scoperti anche in Austria (al convitto di Fuegen tra il 1970 ed il 1976, e nella sede dei Piccoli cantori di Vienna durante gli anni sessanta), il Vaticano in questi giorni è particolarmente impegnato a fare muro attorno alla figura del Papa, come se fosse in atto un tentativo di infangarne la dignità religiosa. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, parla di «un certo accanimento» alla ricerca di «elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi». Sforzi «falliti» secondo Lombardi. L’Osservatore Romano rivendica alla Chiesa, «a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare», di essere «l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi sessuali a danno dei minori partendo dal suo interno». Monsignor Scicluna in un’intervista informa che la Congregazione per la dottrina della fede, di cui fa parte, ha indagato dal 2001 su tremila casi di presunti abusi, accertando che 300 erano «atti di vera e propria pedofilia». Troppi, dice Scicluna, «ma il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere».

mercoledì 17 marzo 2010

Lo scandalo ora lambisce persino il Papa

l’Unità 13.3.10
Lo scandalo ora lambisce persino il Papa
di Roberto Monteforte

Era vescovo a Monaco quando un suo prete già condannato per pedofilia ebbe una recidiva
Ratzinger sconvolto per l’affaire tedesco: nuove norme, linea dura, massima chiarezza

Pieno appoggio del Papa alla linea dura della Chiesa tedesca contro i preti pedofili. Scandalo anche a Monaco quando Ratzinger era a capo della diocesi.«Nessuna sua responsabilità» chiarisce padre Lombardi.

Pieno appoggio di Benedetto XVI ai vescovi tedeschi. Sulla pedofilia che ha sconvolto la Chiesa in Germania sarà linea dura e trasparenza. Costi quel che costi. Senza guardare in faccia a nessuno e collaborando con le autorità giudiziarie. La linea è decisa e ha il convinto avvallo di papa Ratzinger che ieri, «con grande sgomento, attento interesse e profonda commozione» ha ascoltato la relazione sui casi di «soprusi pedagogici e abusi sessuali» avvenuti in Germania tenutagli dal presidente della conferenza episcopale tedesca, monsignor Robert Zollitsch. Uno scandalo cha nel 1980 ha colpito anche la diocesi di Monaco di Baviera, quando Joseph Ratzinger ne era arcivescovo. Lo scrive il giornale Sueddeutsche Zeitung. Un sacerdote con precedenti di pedofilia racconta sarebbe stato autorizzato a trasferirsi nella diocesi bavarese per essere curato. Avrebbe dovuto essere ospitato in una comunità religiosa. Venne, invece, autorizzato a svolgere attività pastorale, e continuò a commettere abusi. La responsabilità però, puntualizza il portavoce vaticano, padre Lombardi, è stata dell’ex «vicario generale» della diocesi, monsignor Gerhard Gruber che avrebbe trasgredito le indicazioni dell’allora arcivescovo Ratzinger.
LO SCANDALO DI MONACO
La notizia è stata diffusa dopo l’incontro in Vaticano, ma l’episodio deve essere stato ben presente al pontefice durante il faccia a faccia durato quarantacinque minuti con monsignor Zollitsch. La sua adesione al «pacchetto di misure» messe a punto dalla Conferenza episcopale tedesca, deve essere stata ancora più convinta. Che non ci siano state incertezze sulla linea della fermezza lo ha sottolineato monsignor Zollitsch che alla stampa ha spiegato la strategia messa a punto dalla Chiesa tedesca. Lo fa partendo dalle scuse alle vittime degli abusi. È una premessa significativa. L’intero «catalogo» delle misure ora rafforzate, ma individuate già nel 2002, parte dalla convinta attenzione verso le vittime. «Vogliamo portare alla luce la verità ha assicurato il vescovo senza falso rispetto per nessuno o chicchessia, anche di cose accadute molto tempo fa, perché le vittime ne hanno il diritto».
L’impegno della Chiesa nella lotta alla pedofilia è esplicito: collaborare con la giustizia e accertare la verità. Si invitano sacerdoti, laici e volontari «ad autodenunciarsi quando vi possano essere fatti significativi». Il vescovo ha pure chiarito che le procedure sono due, distinte, non sovrapponibili e indipendenti: quella della giustizia ordinaria e quella del diritto canonico. In Germania la procedura assunta è molto rigorosa. «Nessun altro Paese, ad eccezione dell’Austria ha precisato Zollitsch ha mai adottato norme simili». Che aggiunge: «Il Papa ci incoraggia ad applicare le nostre norme procedurali in maniera continuativa e a migliorarle se necessario. È favorevole alle nostre misure e sul cammino che abbiamo intrapreso». Il pacchetto è articolato. La Chiesa tedesca ha predisposto un’indagine interna e ha indicato nel vescovo di Treviri, monsignor Stephan Hackermann, l’« incaricato straordinario per tutte le questioni inerenti agli abusi sessuali». Sulle misure a sostegno delle vittime e delle loro famiglie la Chiesa tedesca ha assicurato alle vittime accertate e ai loro familiari «assistenza umana, psicologica e pastorale adeguata alle loro esigenze». Vi è piena disponibilità ad incontrare le vittime. Non si è ancora deciso sull’eventuale risarcimento economico per le vittime. L’indagine è estesa a tutte le diocesi tedesche. «Abbiamo raccomandato di investigare su ogni episodio già emerso o che dovesse emergere, anche riferito a tempi lontani». Sono previste anche misure di controllo sulla corretta applicazione delle norme procedurali. Non si ha ancora un quadro preciso dei casi di abuso. Si attendono le risposte dalle diocesi. Durante il colloquio con il pontefice non si sarebbe toccato il caso del coro di Ratisbona diretto dal fratello del Papa, George Ratzinger.
LA COLLABORAZIONE CON IL GOVERNO
Quello che i vescovi tedeschi respingono è che la pedofilia sia un problema esclusivamente della Chiesa cattolica. Quello che si sottolinea è che «non vi è in Germania un altro gruppo che abbia norme così severe». Molto si attende dalla «tavola rotonda» promossa dal governo con tutte le realtà coinvolte dal fenomeno, prevista per il prossimo 23 aprile.
Vi sarebbe «piena fiducia» dei vescovi con la cancelliera Angela Merkel e con i ministri della famiglia e dell’istruzione. Invece resterebbero gli attriti con il Guardasigilli, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger con la quale sarebbe in programma un incontro chiarificatore.

martedì 16 marzo 2010

Molestie sessuali e frustate anche a Bolzano e Innsbruck

l’Unità 13.3.10
Molestie sessuali e frustate anche a Bolzano e Innsbruck

Arriva sino a Bolzano lo scandalo pedofilia. Ieri un bolzanino ha ricordato le violenze sessuali subite quand’era ragazzino negli anni 60 da cinque frati in un convento in città, giorni fa un ex allievo di un collegio di Novacella aveva denunciato vessazioni fisiche e frustate. La curia di Bolzano Bressanone ha reagito spostando in apertura del suo sito web l’indicazione di un indirizzo e-mail, molestie@bz-bx. net, dove le vittime possono fare segnalazioni, perché si legge sul sito «ogni abuso è uno di troppo». Quello della pedofilia è un tema che causa da tempo imbarazzi nella curia altoatesina, fino dall’epoca del processo a carico di don Giorgio Carli, accusato di avere abusato per anni da una minorenne. Assolto in primo grado, condannato in appello, fu prosciolto per prescrizione. Durante il processo vi erano state serie frizioni tra procura e curia, per una convocazione a testimoniare al vescovo Wilhelm Egger (oggi defunto). Alla fine Egger rispose alle domande della corte. Oggi il procuratore capo Guido Rispoli dice: bene hanno fatto le autorità religiose a rendersi disponibili raccogliendo segnalazioni su abusi, ma si segnali ogni fatto rilevante anche al potere secolare. Al di là del Brennero, nella diocesi austriaca di Innsbruck, i casi segnalati dal 1995 ad oggi sono 33, 15 venuti alla luce negli ultimi due giorni.

lunedì 15 marzo 2010

Fecondazione, nuova bocciatura Consulta "Sì alla crioconservazione degli embrioni"

La Repubblica 13.3.10
Fecondazione, nuova bocciatura Consulta "Sì alla crioconservazione degli embrioni"

ROMA - Nuova bocciatura per la legge 40 da parte della Corte costituzionale. La Consulta ha di fatto confermato l´illegittimità dell´obbligo di creazione di massimo tre embrioni, dell´impianto unico di più embrioni e la legittimità invece della crioconservazione legata a motivi di salute della donna, ossia del congelamento degli embrioni per un successivo impianto, già sanciti dalla sentenza del 2009.
La sentenza arriva sulla base del ricorso presentato da Hera onlus e Sos infertilità per conto di due coppie affette da due gravi malattie genetiche.
«La sentenza conferma che i cittadini hanno diritto alla diagnosi preimpianto e alla crionservazione, e i centri devono adeguarsi», ha commentato Maria Paola Costantini, vicesegretario di Cittadinanzattiva Toscana e avvocato.

domenica 14 marzo 2010

Caso di pedofilia a Monaco con Ratzinger vescovo

La Repubblica 13.3.10
Caso di pedofilia a Monaco con Ratzinger vescovo
Pedofilia, lo scandalo sfiora il Papa "Nella sua diocesi un prete condannato"
di Andrea Tarquini

BERLINO - Lo scandalo degli abusi sessuali ai danni di minori sfiora Papa Ratzinger. A scriverlo è il quotidiano Sueddeutsche Zeitung che rivela la storia di un prete tedesco con tendenze pedofile già note, trasferito per questo stesso motivo da Essen a Monaco di Baviera. Benedetto XVI, prosegue il giornale, presiedeva allora come arcivescovo di Monaco di Baviera e Freising, il consiglio della diocesi. Nella sua inchiesta, il Sueddeutsche Zeitung scrive che nel 1980 fu deciso di sistemare il prete in rettorato per curarlo. Nonostante la nuova sistemazione, il prete continuò ad abusare dei ragazzi. Dura la reazione del Vaticano che con una nota ha affermato la completa estraneità di Benedetto XVI. L´ex vicario generale, monsignor Gruber, si è assunto ogni responsabilità.

BERLINO - I pedofili travestiti da sacerdoti arrivavano ovunque, riuscivano a ingannare anche menti finissime come quella dell´allora cardinale Joseph Ratzinger, ad aggirare la loro attenta, rigorosa sorveglianza. La rivelazione viene dal sito della Sueddetusche Zeitung, è allarmante e clamorosa. Negli anni in cui l´attuale papa Benedetto XVI era arcivescovo di Monaco e Frisinga la sua arcidiocesi, la più importante nella cattolicissima Baviera, ammise al servizio pastorale un prete pregiudicato per violenze pedofile. E in Baviera il pregiudicato si abbandonò di nuovo, sempre secondo l´autorevole quotidiano di Monaco, ad abusi su minorenni. Svolgerebbe ancora il suo ministero, da qualche parte nell´Alta Baviera.
Immediata la reazione della Santa Sede. Come ha spiegato il portavoce, padre Federico Lombardi, i comunicati dell´arcidiocesi di Monaco chiariscono tutto. Il sacerdote pregiudicato, indicato dai media tedeschi come "Abate H" fu accolto dalla Chiesa bavarese e assegnato a una residenza in una parrocchia per permettergli di sottoporsi a terapie contro la sua tendenza pedofila. Ma all´insaputa dell´allora arcivescovo e cardinale Ratzinger, il vicario generale dell´arcidiocesi, Gerhard Gruber, decise di riammetterlo al pieno servizio pastorale e al contatto con i fedeli, anche giovani o minorenni. «Ho commesso un grave errore, me ne assumo la piena responsabilità», ha detto ieri l´ex vicario generale Gruber, oggi 81enne. «Mi rincresce profondamente che a causa della mia decisione di allora dei giovani subirono violenze, chiedo scusa a tutte le vittime».
Joseph Ratzinger dunque non sapeva, non fu informato a dovere dai suoi sottoposti. La decisione di riammettere l´ "Abate H" al servizio pastorale, e al contatto diretto quotidiano con i fedeli, anche con minorenni, fu presa per suggerimento del vicario Gruber. La stessa Sueddeutsche Zeitung scrive che Gruber decise da solo, poi dopo il fatto compiuto (afferma il portavoce dell´arcivescovato di Monaco, Bernhard Kellner) inviò al cardinale Ratzinger documenti generici su varie nomine. In cui non si faceva alcuna menzione del passato criminale dell´abate H. E non c´è assolutamente certezza che Joseph Ratzinger abbia vagliato quei dossier sull´ "Abate H".
Le colpe sono pesanti, e per questo il caso è scottante, sebbene tutto indichi una totale estraneità e innocenza del Santo Padre. Il misterioso "Abate H" era stato condannato a Essen, nel Nordreno-Westfalia, per aver costretto un undicenne a praticargli un atto sessuale orale. La Chiesa bavarese lo accolse per terapie nell´82, ma poi lo riammise al servizio pastorale. Senza l´approvazione di Ratzinger, dicono tutti. Nel 1986, il prete fu di nuovo condannato da un tribunale bavarese a 18 mesi con la condizionale e a una multa di 4000 marchi per abusi su un minorenne. Ma ciò malgrado, la Chiesa lo assegnò di nuovo a una comunità di fedeli.
La presunzione d´innocenza e ogni prova indicano una totale estraneità di Benedetto XVI alla scelta. Ma lo stesso fatto che sia stato possibile nascondere all´allora cardinale Joseph Ratzinger la decisione di perdonare un sacerdote pregiudicato e chiaramente pericoloso, getta nuove ombre pesantissime sulla credibilità e l´immagine della Chiesa cattolica nel paese del Papa. Proprio nello stesso giorno in cui Benedetto ha ricevuto il presidente della Conferenza episcopale tedesca, esprimendo sdegno e costernazione per quei crimini contro l´infanzia e promettendo indagini e provvedimenti senza tolleranza.

sabato 13 marzo 2010

Caricatura anticlericale intitolta la Patriottica riduzione della carne - Epoca rivoluzione francese


Caricatura anticlericale intitolta la Patriottica riduzione della carne - Epoca rivoluzione francese

Lo scandalo pedofilia arriva fino a Ratzinger

il Fatto 13.3.10
Lo scandalo pedofilia arriva fino a Ratzinger
Spunta un caso a Monaco, quando il Papa era vescovo
di Marco Politi

“Il Papa è sconvolto!”
Dal Vaticano il presidente dei vescovi tedeschi Zollitsch riferisce in diretta l’umore di Benedetto XVI. Poche ore dopo esplode il caso di un prete pedofilo a Monaco, quando Ratzinger era arcivescovo. Riferisce la Sueddeutsche Zeitung che, mentre Ratzinger guidava la diocesi, venne trasferito in città un prete con precedenti di abusi sessuali. Interpellato, l’arcivescovado di Monaco rivela adesso: “Nel 1980 fu deciso di sistemare in una casa parrocchiale il sacerdote H. perchè seguisse una terapia. L'arcivescovo (Joseph Ratzinger) contribuì alla decisione”. Tuttavia, la Suddeutsc he Zeitung r ifer isce che nella sua nuova sistemazione il prete tornò ad abusare di minori. In affanno, gli odierni responsabili ecclesiastici di Monaco specificano che l’arcivescovo Ratzinger aveva deciso di dare ospitalità al prete ai fini della cura. Successe invece – si spiega in una nota – che, “discostandosi da questa decisione”, l’allora vicario generale della diocesi Gerhard Gruber (e diretto collaboratore di Ratzinger) “fece assegnare H. alla pastorale di una par rocchia senza limitazioni”.
Un caso tipico, già visto migliaia di volte: il prete-predatore spostato da un posto all’altro. Allarmato interviene ora il Vaticano. Il portavoce padre Lombardi dichiara che la diocesi di Monaco ha riconosciuto “errori nella gestione del personale negli anni Ottanta" e che Gruber si è assunto “piena responsabilità dell’accaduto”. Evidente-
mente, per Lombardi, Gruber non ha seguito le indicazioni di Ratzinger. Così, alla fine, si è verificato ciò che da giorni nel palazzo apostolico chiamavano “l’incubo”: il rischio che il ciclone pedofilia colpisse anche Monaco negli anni in cui Ratzinger era arcivescovo. Dunque si fa sempre più urgente la necessità di una pulizia radicale.
A colloquio a tu per tu per quarantacinque minuti, Zollitsch ha fatto al Papa il quadro della situazione tedesca, dove la stampa segnala circa 350 casi di abusi di minori e di metodi correttivi violenti. La conferenza episcopale tedesca ha delegato un vescovo a seguire a livello nazionale ogni caso di abuso sessuale. É stato istituito un numero verde. La linea ufficiale, ribadita dal portavoce dell’episcopato, consiste nell’allontanare i preti coinvolti e “nell’appoggiare incondizionatamente” l’autor ità giudiziaria statale nel perseguire gli abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi. Zollitsch ha rinnovato le sue pubbliche scuse alle vittime e confermato l’apertura di un’inchiesta nazionale, in cui ogni vescovo esaminerà nella sua diocesi vicende e denunce, anche lontane nel tempo, per rendere giustizia alle vittime “senza falsi riguardi verso chicchessia”. In caso di inerzia il vescovo locale renderà conto alla conferenza episcopale. La Chiesa tedesca parteciperà inoltre ad una tavola rotonda, promossa dal governo di Berlino per studiare misure efficaci di contrasto. Benedetto XVI, riferisce Zollitsch, approva le iniziative prese e “incoraggia a procedere coerentemente”. Dai suoi incontri in Vaticano il presule riporta la notizia che la Congregazione per la Dottrina della Fede sta raccogliendo materiale da tutto il mondo al fine di rielaborare le direttive emanate nel 2001. Probabilmente verrà redatta un’apposita Istruzione dell’ex sant’Uffizio. Di fatto l’episcopato di Germania si è attrezzato ad affrontare gli scandali di pedofilia con un documento di “Orientamenti”, redatto già nel 2002. É l’unico episcopato, insieme all’Austria, ad avere elaborato linee guida specifiche. A parte i punti stabiliti a suo tempo dall’episcopato nord-americano quando – dopo l’esplodere di migliaia di casi, tra i quarantamila e i sessantamila secondo cifre realistiche – fu varata la “tolleranza zero”. Gli Orientamenti dell’episcopato tedesco prevedono un referente per i casi di pedofilia in ogni diocesi (suggerimento ripreso pochi giorni fa dal vescovo di Bolzano mons. Golser con un apposito indirizzo e-mail), immediato esame dei casi sospetti, apertura di un procedimento ecclesiastico, esortazione al colpevole di costituirsi e, in casi provati, informazione diretta da parte della diocesi alla procura federale tedesca. Contemporaneamente è prevista “assistenza umana, terapeutica e pastorale” alle vittime. Attualmente, ha spiegato Zollitsch, si sta studiando anche la possibilità di un aiuto economico.
In Italia l’episcopato sembra comportarsi come se il fenomeno non richiedesse iniziative collettive. Eppure don Fortunato Noto, responsabile dell’associazione anti-pedofilia “Meter”, ha dichiarato alla Radio Vaticana che nell’ultimo decennio si sono registrati pubblicamente ottanta casi di abusi sessuali commessi da religiosi. Cifra – alla luce dell’esperienza – probabilmente per difetto. Ad esempio nel caso di don Gelmini, ora ridotto allo stato laicale perché accusato di abusi, né il Vaticano né la Cei hanno dato l’input per un’immediata indagine ecclesiastica. Ma senza indagini a tappeto da parte dei vertici ecclesiastici non si volterà realmente pagina.

venerdì 12 marzo 2010

I misteri del corista vaticano

I misteri del corista vaticano

• da Panorama del 12 marzo 2010

di Giacomo Amadori

In pochi giorni è diventato il corista più famoso del mondo. Tutti i media del pianeta hanno parlato di lui, ma nessuno è riuscito a mostrare il suo volto. Dopo la pubblicazione delle intercettazioni in cui procacciava escort ad Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici e gentiluomo del Papa, arrestato con l'accusa di corruzione (vedere il riquadro), la sua immagine era sembrata condannata all'oblio, protetta negli archivi fotografici vaticani. Così i cronisti, per descriverlo, si sono affidati alle voci e qualcuno lo ha definito «alto e palestrato». Ma Chinedu Thomas Ehiem, quarantenne nigeriano, non è né l'uno né l'altro: ha un po' di pancetta, modi affettati e i capelli rasati sui lati alla Mike Tyson (per questo Balducci lo chiamava semplicemente «Mike»).
Ehiem cantava nel coro della Cappella Giulia, da cui, secondo le agenzie di stampa, sarebbe stato «cacciato» subito dopo l'uscita delle prime notizie sui festini gay. «A me, però, non risulta che mi abbiano mandato via» dice il tenore a Panorama. «Nessuno mi ha chiesto di restituire la tessera. E poi perché dovrebbero allontanarmi senza neppure avere ascoltato le mie ragioni?». Ma oltretevere, in questi giorni, il suo nome crea solo fastidio e imbarazzo, sebbene abbia passato circa vent'anni della sua vita tra le mura vaticane: qui, oltre a cantare, ha studiato all'università pontificia e ha vinto una borsa di studio della congregazione per l'evangelizzazione De propaganda fide.
Una frequentazione non priva di soddisfazioni, se è vero che tra novembre e dicembre 2009 è stato inviato per due volte a Londra insieme con altri tre membri dell'Accademia filarmonica romana a pubblicizzare l'Alma mater, «il cd musicale con la voce di Papa Benedetto XVI», come annunciato urbi et orbi. Una performance canora che è valsa al Santo padre la nomination ai Classical Brit award, gli Oscar della musica inglese. In un servizio della Bbc, Ehiem e compagni sono stati ribattezzati «i cantanti del Papa». Del resto il nigeriano quel privilegio lo aveva meritato, essendosi esibito più volte nella cappella privata del Pontefice (foto sopra).
Eppure, oggi in Vaticano sono pochissimi quelli che lo difendono. Tra loro Fabio Colino, maestro di cappella emerito della Basilica di San Pietro, l'uomo che negli anni scorsi aveva chiesto per Ehiem l'onorificenza di cavaliere del Santo sepolcro. Anche il cardinale francese Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, ha voluto bene e ha vergato personalmente una segnalazione che il corista conserva tra le cose preziose.
Il problema è che le telefonate intercettate dai carabinieri del Ros sembrano inequivocabili: il nigeriano cerca escort per Balducci, offre la sua casa per gli incontri a pagamento e in almeno un caso divide il guadagno con i gigolò di turno.
I magistrati di Perugia, che stanno cercando di capire se in questa vicenda siano contestabili il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, per ora, lo hanno convocato come «persona informata dei fatti» e non come indagato.
In attesa di partire per l'Umbria Ehiem ha deciso di non nascondersi più. Per questo ha spalancato a Panorama la porta dell'appartamento romano dove vive, al terzo piano di una palazzina del cosiddetto quartiere africano. La casa è ordinata e pulita e nelle stanze non ci sono articoli da sex shop, bensì spartiti musicali, testi di musica sacra, bollette ed estratti conto. Ogni mese molte uscite e qualche entrata: la pensione di circa 430 curo al mese da invalido civile (è cardiopatico) e qualche introito più sostanzioso: «Sono i risarcimenti per un incidente in moto» spiega il nigeriano. Negli armadi sono appese con cura decine di camicie sartoriali bianche e azzurre, stirate e con il colletto alto «per proteggere l'ugola dal freddo». Alle pareti calendari delle forze dell'ordine. In un cassetto c'è il curriculum di un carabiniere: «L`ho conosciuto quando lavoravo come commesso in via Condotti e mi aveva chiesto di aiutarlo». E sì perché Ehiem ha fama di avere conoscenze altolocate. Forse per quel suo vezzo di farsi fotografare con personaggi importanti. Nel suo album dei ricordi è ritratto a fianco di Giulio Andreotti alla presentazione del libro su Pio IX. Ci sono pure gli scatti della stretta di mano con Karol Wojtyla e le immagini con madre Teresa di Calcutta o con gli altri coristi e il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone; senza contare le foto ricordo con Albano Carrisi o Pippo Baudo. Tutti personaggi incrociati sotto le volte di San Pietro, durante i concerti. Ehiem, seduto sul divano rosso del salotto, singhiozza e si misura la pressione: «Il mio nome ha fatto il giro dei mondo. Ora vorrei poter dire la mia...». Ha intenzione dì scrivere un memoriale? «Ci sto pensando. In questo caso qualcuno potrebbe pentirsi di avermi trattato come un animale da scacciare». Custodisce segreti inconfessabili? Il nigeriano nega, ma ammette che nella sua autobiografia descriverà nei particolari i suoi rapporti conBalducci, di cui dice: «La Chiesa dovrebbe avere compassione cristiana anche per lui».
Non è chiaro se i racconti dell'aspirante scrittore coinvolgeranno solo l'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. A prima vista, Ehiem può sembrare l'uomo in grado di far tremare il Vaticano con le sue rivelazioni: «Cìè la storia di quel celebre monsignore che un giorno, in un ascensore, ha molestato un mio caro amico» afferma, senza omettere il nome del presunto aggressore. Poi, come se frugasse nella memoria, aggiunge: «Una sera un escort spagnolo aveva con sé un cd di musica sacra e mi ha detto che glielo aveva regalato un alto prelato» appassionato di canto. Dopo un altro paio di confidenze si pente: «Sul Vaticano non ho niente da dire, non ho prove, solo voci, meglio non parlarne».
Ehiem conclude la sua intervista con Panorama tingendo la vicenda di giallo. Nei mesi scorsi avrebbe denunciato alla Polizia postale e alla Vodafone la scomparsa del suo telefonino con la sim card intercettata. A gennaio su questo tema ha scritto una email gonfia di preoccupazione al maestro del coro, padre Pierre Paul: «Da quando ho perso il cellulare mesi fa, ho ricevuto tante telefonate ed email assurde». Nella missiva il tenore dice di «avere avvertito alcuni personaggi importanti, i miei clienti del negozio di oggettistica dove facevo il commesso, che avevo i loro numeri e le loro email memorizzati su quel cellulare rubato». Quindi si augura «che la polizia riuscirà a rintracciare questa persona che mi sta creando problemi» e di cui indica il nickname. Il misterioso internauta avrebbe utilizzato il suo numero di telefonino e la sua email per comunicare su social network come Messenger e Facebook. Per questo a gennaio Ehiem ha cambiato pure l'indirizzo di posta elettronica. Quello vecchio, traboccante di messaggi erotici, sarebbe ora «sotto il controllo della polizia».
A insospettire è la comparsa del presunto alias a pochi giorni dall'esplosione dell'inchiesta su Balducci e soci. Si tratta di un maldestro tentativo di precostituirsi un alibi per giustificare comunicazioni delicate? La banda sotto indagine era già informata a gennaio del filone hard del fascicolo? Ehiem respinge questa ipotesi: «Qualcuno in questi mesi si è spacciato per me». Una versione che gli investigatori ora dovranno verificare. In attesa che in questa storia qualcuno decida di confessare e non solo davanti a un prete.

Preti tedeschi a rapporto dal Papa. La Santa Sede: tolleranza zero

Preti tedeschi a rapporto dal Papa. La Santa Sede: tolleranza zero

• da la Repubblica del 12 marzo 2010

di m. ans.

Niente scuse per nessuno. Fuori dal sacerdozio chi ha abusato di giovani inermi. Su questo doppio binario, delineato da alti esponenti vaticani, Papa Ratzinger si prepara questa mattina a incontrare la delegazione di vescovi tedeschi per affrontare il tema della pedofilia nella Chiesa di Germania.
Una riunione il cui esito non si discosterà dalle dure parole pronunciate due settimane fa da Benedetto XVI ai prelati irlandesi, ugualmente convocati a Roma. La linea del Vaticano è chiara: tolleranza zero. I vescovi, guidati dal presidente della Conferenza episcopale tedesca Robert Zollitsch, dopo la riunione terranno una conferenza stampa per spiegare i risultati dell'incontro.
Neanche quella di ieri è stata una giornata facile per la Santa Sede. Tre preti cattolici del monastero di Kremsmuenster, in Austria, sono stati sospesi dalle funzioni sacerdotali per presunti abusi sessuali negli anni '80 nei confronti di alcuni ragazzi.
Sull'argomento il vescovio di Ratisbona, Gerhard Mueller, a Roma per un convegno, ha usato parole molto nette: «La pedofilia è un peccato grave che esclude dal sacerdozio». Concetto ribadito in un'altra conferenza da monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede presso le sedi Onu di Ginevra, ricordando che «l'abuso sessuale sui minori è sempre un crimine odioso», un crimine «per il quale non ci sono scuse».
Mueller ha inoltre affermato l'estraneità di Georg Ratzinger, il fratello del pontefice, rispetto all'unico caso accertato di abusi commesso più di 40 anni fa nel coro di voci bianche di Ratisbona, di cui in seguito era stato direttore. «Georg Ratzinger è assolutamente, temporalmente e realmente estraneo», ha detto Mueller. Il vescovo, considerato come uno degli uomini più vicini al Papa, incaricato anche come curatore editoriale dell'opera omnia di Benedetto XVI, ha poi attaccato il ministro Guardasigilli di Berlino, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger. «La nostra ministra della Giustizia - ha detto - appartiene all'Unione umanistica», una sorta di «massoneria che considera normale la pedofilia e vuole depenalizzarla. Questa signora ci critica, mentre dovrebbe criticare la sua stessa ideologia». Nei giorni scorsi l'esponente della Fdp aveva accusato il Vaticano di avere ostacolato le indagini sugli abusi sessuali, chiedendo un risarcimento per le vittime. Per salvaguardare la Chiesa, il prefetto
del Supremo tribunale della segnatura apostolica, Leo Burke, ha detto che lo scandalo pedofilia
dovrà essere affrontato nell'ambito del diritto canonico.

La Chiesa e il celibato "Non c'entra con gli abusi"

La Chiesa e il celibato "Non c'entra con gli abusi"

Corriere della Sera del 12 marzo 2010

M. Antonietta Calabrò

«Non ci sono scuse» per la pedofilia. Monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu di Ginevra, ha ricordato che «a questa chiarissima condanna della violenza sessuale contro i bambini ed i giovani, il Papa ha aggiunto la dimensione religiosa, ribadendo che l'abuso è anche un grave peccato, che offende Dio e la dignità umana».
Tomasi ha sottolineato che «la protezione dalle aggressioni sessuali rimane in cima alla lista delle priorità delle istituzioni ecclesiastiche che lottano per porre fine a questo serio problema». E ha assicurato che «i colpevoli di tali crimini vengono immediatamente sospesi dall'esercizio delle loro funzioni e trattati secondo la normativa civile ed il diritto canonico».
«Non ci sono scuse», per la pedofilia: neppure il celibato dei preti, hanno commentato il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas International e arcivescovo di Tegucigalpa, e il vescovo di Ratisbona, Gerhard L. Miller, a margine di un convegno teologico
sul sacerdozio organizzato dalla Congregazione vaticana per il clero. «Non capisco come possa darsi un rapporto» tra il celibato e i casi di pedofilia emersi nella Chiesa, «perché gli abusi sessuali ci sono in tutte le categorie, anche in quelle non formate da celibi» ha detto Maradiaga. Per monsignor Miller «non c'è nessun motivo per cambiare la tradizione del celibato della Chiesa latina che il Concilio ha sottolineato», in quanto le origini della pedofilia risiedono in un«disturbo evolutivo» della personalità di «cui non si conoscono esattamente le cause» e non nell'astinenza sessuale per motivi religiosi. Le dichiarazioni di Maradiaga e Miller erano state sollecitate dopo le dichiarazioni dell'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schtinborn che aveva citato il tema del celibato, oltre alla rivoluzione sessuale, in relazione alla pedofilia. Ieri il primate austriaco ha fatto precisare dal portavoce della Diocesi di non aver «messo in dubbio in alcun modo il celibato nella Chiesa cattolica di rito latino».
E ha anzi lamentato di essere stato frainteso. Mentre per monsignor Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, lo scandalo potrà essere affrontato nel modo giusto dalla Chiesa «nella prassi canonica non prescindendo dall'applicazione delle pene ecclesiastiche», è questa l'unica strada in grado di salvaguardare la Chiesa. Oggi, nella seconda giornata del Convegno sul sacerdozio, il celibato verrà analizzato anche sotto il profilo psicologico dal professor Manfred Lutz psichiatra e neurologo tedesco, dell' Università di Wuerzburg, con una dettagliata relazione nella quale si sfatano i pregiudizi circa una presunta innaturalità del voto di castità che predisporrebbe chi lo fa alla devianza sessuale. Lutz citerà al riguardo lo stesso padre della psicanalisi Freud (che ha potuto scorgere certi aspetti positivi nel movimento celibatario del cristianesimo degli inizi»). Lutz farà poi esempi celebri di personalità non cattoliche, chiedendosi: «ll Mahatma Gandhi era innaturale, lui che pur sempre aveva fatto voti corrispondenti al celibato? Forse che il Dalai Lama è innaturale?». Quanto alla pedofilia, Lutz non ritiene che tra la valutazione dei rischi ci debba essere il criterio del «deficit di intimità» conseguenza del celibato e ricorda in proposito il parere di Bill Marshall, «uno dei terapeuti del crimine più famosi su scala mondiale, noto ateo professo», che ha definito il presunto legame tra la pedofilia e il dovere della castità celibataria «un fraintendimento», visto che il prete «vive un'intima relazione con Dio» e quindi se la sua spiritualità è forte questa mancanza di intimità relazionale non c`è.
Intanto ieri cinquecento siti web con violenze sessuali su bambini dai 3 ai 12 anni sono stati segnalati in meno di un'ora e 20 minuti alla Polizia Postale di Catania dalla onlus Meter fondata da don Di Noto. E il Procuratore di Bolzano Guido Rispoli ha chiesto alla Curia, che invita le eventuali vittime di abusi a segnalarli sul sito Internet della diocesi, a passare «subito alla procura i presunti casi».

Violenze in monastero. Sospesi 3 preti austriaci

Violenze in monastero. Sospesi 3 preti austriaci

Corriere della Sera del 12 marzo 2010

Danilo Taino

La lunga strada di abusi sessuali commessi in scuole e collegi cattolici in Germania ha passato il confine Sud: ora è arrivata in Austria. Nella diocesi di Linz, tre preti del monastero di Kremsmiinster sono stati sospesi dalle loro funzioni a causa dei maltrattamenti e degli abusi sessuali che avrebbero condotto negli anni Ottanta nei confronti di giovani nella scuola che gestivano. Uno dei tre religiosi ha ammesso le accuse che gli sono state mosse da un ex allievo, ha detto ieri durante una conferenza stampa l'abate Ambros Ebhart.
L'ex allievo ha raccontato alla stampa austriaca che un prete avrebbe effettuato approcci sessuali mentre altri due avrebbero regolarmente picchiato lui e almeno altri quattro suoi compagni. La diocesi di Linz ha per ora sollevato dai loro compiti sacerdotali i tre preti e ha promesso di condurre un'indagine approfondita sul caso. Che non è il primo, in questi giorni, in Austria. Mercoledì, un prete della provincia orientale di Burgerland si è dimesso dopo che erano diventate pubbliche nei suoi confronti accuse di molestie a una ventina di giovani negli anni Settanta e Ottanta.
A inizio settimana, il capo di un monastero benedettino di Salisburgo aveva ammesso di avere abusato di un giovane quarant'anni fa e si è dimesso. E ieri si è saputo di accuse di violenze che sarebbero avvenute anche nel Coro dei ragazzi di Vienna, non direttamente però legato alla Chiesa. La questione degli abusi sessuali è estremamente delicata, in Austria. C'è infatti un precedente molto doloroso per i fedeli del Paese. Negli anni Novanta, il cardinale Hans Hermann Groér, arcivescovo di Vienna, si dimise dopo essere stato pesantemente accusato di avere condotto, decenni prima, violenze sessuali nei confronti di giovani: uno dei momenti più drammatici e meno belli per la Chiesa austriaca.
Il mondo cattolico di lingua tedesca è insomma letteralmente travolto, da un mese e mezzo, dal rosario di scandali che vengono alla luce su basi quasi quotidiane. La Germania sta scoprendo quanto le pratiche violente fossero estese, almeno fino agli anni Ottanta: è probabilmente la maggiore crisi di reputazione della Chiesa tedesca dal dopoguerra. Ora, le gerarchie cattoliche stanno cercando di reagire. Oggi, il capo della Conferenza episcopale tedesca Robert Zollitsch incontrerà il Papa in una riunione di routine nella quale però la crisi sarà probabilmente l'argomento principale. Ieri, il vescovo di Ratisbona Gerhard Miiller, anch'egli a Roma, ha sostenuto che la dimensione dello scandalo è stata enfatizzata dai media. Nella sua diocesi è scoppiato il caso di abusi commessi contro allievi del Coro del Duomo di Ratisbona, per trent'anni diretto dal fratello del Papa, Georg Ratzinger.
Muller ha detto che, ovviamente, il problema esiste e che i prelati che si macchiano di violenze sessuali sono fuori dalla Chiesa: «Tutti sanno che questo peccato grave esclude dal sacerdozio». Ha aggiunto che il problema tedesco sarà risolto dai vescovi in Germania, senza bisogno che intervenga papa Benedetto XVI. Poi, ha attaccato il ministro della Giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Scharrenberger: l'ha accusata di fare parte dell'Unione umanistica, «quasi una franco-massoneria» la quale «considera normale la pedofilia e vuole legalizzarla». Il nervosismo è insomma forte e anche il rapporto tra Stato e Chiesa tedeschi è in tensione.

Austria, sospesi tre preti. Ombre sul coro di Vienna

Austria, sospesi tre preti. Ombre sul coro di Vienna

La stampa del 12 marzo 2010

Alessandro Alviani

Si allunga la lista dei monasteri, delle scuole e dei convitti cattolici che in Germania e Austria ammettono di essere stati teatro, in passato, di episodi di pedofilia. Ieri tre preti dello Stift Krem smunster, uno dei più noti monasteri dell'Alta Austria, sono stati accusati di aver maltrattato e abusato di diversi ragazzini negli anni 80. Molestie su minorenni si sarebbero verificate negli anni '60 anche nel convitto legato al monastero di Meppen, nel nord-ovest della Germania. A Ratisbona si allarga invece lo scandalo sugli abusi e le dure punizioni corporali che investe il famoso coro del duomo cittadino, guidato tra 1964 e 1994 dal fratello del Papa, Georg Ratzinger: un ex cantore dei celebri «Regensburger Domspatzen», oggi 19enne, ha raccontato che brutali metodi educativi sono stati applicati anche tra 1999 e 2001. Finora si era parlato di maltrattamenti e abusi sessuali soltanto tra 1958 e 1973. Non solo, ma le denunce travolgono un altro coro, i Piccoli cantori di Vienna (che non è religioso, pur esibendosi in chiese) e colpiscono anche la chiesa protestante: negli anni '60 cinque ragazzini sarebbero stati abusati in un convitto evangelico tedesco.
Lo scandalo si allarga insomma a macchia d'olio e la pressione sulla Chiesa cresce. Persino in Baviera, la patria di Benedetto XVI, dove ieri il parlamento regionale, dominato dalla cattolicissima Csu, ha approvato all'unanimità una mozione in cui si lamenta il fatto che «in passato casi sospetti sono stati nascosti per anni e decenni» e si chiede che la Chiesa «denunci in linea di principio tali casi sospetti alla polizia o alla procura», perché le linee guida interne «non hanno la priorità sul monopolio dell'azione penale dello Stato».
Di fronte al moltiplicarsi delle denunce le gerarchie ecclesiastiche hanno deciso di reagire rapidamente. I tre prelati dello Stift Kremsmúnster sono stati sospesi a poche ore dall'emergere delle prime accuse. La diocesi di Ratisbona ha invece nominato ieri una psicologa che avrà il compito di parlare con le vittime. Un segnale di apertura che arriva alla vigilia dell`incontro di oggi in Vaticano tra il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Robert Zollitsch, e Papa Benedetto XVI, e che sorprende tanto più se si pensa che ancora nel 2007, quando venne travolta dall'ultimo grande scandalo di un prete pedofilo, la diocesi di Ratisbona reagì in modo molto più titubante, al punto che fu accusata di nascondere sistematicamente gli abusi.
Restano, invece, le tensioni tra la chiesa tedesca e il ministro federale della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, accusata dalla Conferenza episcopale di aver invitato a mezzo stampa l'arcivescovo Zollitsch per un incontro il 25 marzo prossimo, senza però informare prima il diretto interessato.

Viaggio nel silenzio della Chiesa sui preti pedofili

Left 32-33/08
Viaggio nel silenzio della Chiesa sui preti pedofili
di Federico Tulli

«Accadde una domenica pomeriggio. In genere, si giocava a calcetto nel cortile del seminario. Invece quella volta don Bruno mi invitò nella sua camera a riposare. Spesso noi ragazzi entravamo nelle camere degli assistenti. Magari per fare due chiacchere. Invece quel pomeriggio lui mi spogliò, mi baciò, e poi abusò di me. Dopo andò in bagno. Quando tornò mi chiese solo: “Ti sei sporcato?”. Mi diceva che la nostra era solo un’amicizia, un’amicizia particolare, divina. E io gli credevo. Mi diceva che era normale e che era giusto. E anche che non dovevo dirlo a nessuno, perché avrei suscitato invidie, gelosie. Io non lo dissi. Neanche quando l’abuso si ripeté. Era un uomo di Dio: con lui pregavo, mi fidavo. Ciecamente». Marco Marchese aveva 12 anni quando fu violentato la prima volta da don Bruno Puleo. Gli abusi proseguirono per 4 anni, durante i quali Marco subì in silenzio. Fino a quando si rivolse al superiore del suo violentatore. Questi lo invitò a «non preoccuparsi e proseguire nel suo cammino religioso». Comincia così il Viaggio nel silenzio (Chiarelettere) di Vania Lucia Gaito, la psicologa che nel 2007 ha sottotitolato in italiano e pubblicato su bispensiero.it il video della Bbc, mai mostrato nel nostro Paese, sulle migliaia di casi di pedofilia che hanno coinvolto uomini di Chiesa, Sex, crimes and Vatican. In poco tempo il video fu scaricato 5 milioni di volte. «Accadde anche qualcos’altro – scrive l’autrice -. Mi arrivarono centinaia di email. Di protesta, di ringraziamento, di indignazione. In mezzo c’erano lettere di chi aveva subito abusi. Una sola volta o a lungo. Ma sempre in silenzio». Nel libro l’autrice dà la parola ad alcune di queste persone. Viene fuori un quadro agghiacciante della Chiesa e di come si svolge l’educazione nei seminari. Al centro la mancanza di uno sviluppo psico-sessuale normale che spiega la tendenza diffusa alla pedofilia. Non è un caso che di recente tutte le diocesi americane abbiano chiuso i seminari minori. Come pure colpisce che la convenzione dei diritti del minore dell’Onu non sia mai stata firmata dal Vaticano. E ancora che in Italia sono ancora aperti 123 seminari minori. Nel libro ci si ritrova irretiti in tante storie come quella di Marco, tutte simili tra loro, nonostante si siano svolte a migliaia di chilometri di distanza. Negli Usa ad esempio. Con l’incredibile scandalo e l’omertà della diocesi di Boston e del cardinale Bernard Law. Che ora è arciprete a santa Maria Maggiore a Roma e che come tanti suoi colleghi, pur avendo solide prove di colpevolezza, si è sempre e solo limitato a spostare in altra curia ogni prete accusato di pedofilia da una o dieci o decine di vittime. Negli Usa s’incrocia per un attimo pure la figura di Ratzinger, l’attuale papa, che in Texas, grazie all’ascesa al soglio pontificio, è riuscito a evitare la comparizione, come imputato, a un processo contro la diocesi di Houston, che per coprire un seminarista «aveva seguito fedelmente le indicazioni del Crimen sollicitationis e del successivo Ad exequandam». Documenti che obbligano al vincolo di segretezza, pena la scomunica, i vescovi che vengono a conoscenza di casi di pedofilia che coinvolgono preti. Ad exequandam è stato redatto e firmato da Ratzinger, citato dunque in giudizio per aver «ostacolato il corso della giustizia» Usa. Ciò che balza agli occhi è come anche in questo caso il Vaticano mantenga un atteggiamento di totale incuranza per le vittime e quasi distaccato nei confronti dei preti violentatori o presunti tali. Atteggiamento che non si manifesta nei confronti di chi si sposa o lascia la Chiesa. Come racconta all’autrice Alessandro Pasquinelli, un ex prete oggi sposato. «La Chiesa usa la riduzione allo stato laicale per gettare fumo negli occhi, pur di non fronteggiare il problema dei preti sposati». «Ma tutti i sacerdoti pedofili sono ridotti allo stato laicale?», gli chiede la Gaito. «Neanche per sogno!», risponde Alessandro. «La Chiesa ha pochissimi sacerdoti, non può mica permettersi di gettarli via così. Preferisce buttare via chi s’innamora, piuttosto che i pedofili. Certi scandali si possono soffocare, nascondere, ma un sacerdote che si sposa non può essere occultato»

Decine di storie di violenze su minori da parte di preti scuotono l’Italia. Sulla prevenzione si lavora poco e male. La denuncia della scrittrice e psicologa Vania Lucia Gaito
di Federico Tulli

Dottoressa Gaito, in poche settimane i casi di Bolzano, Verona e Casal di Principe. Rischiamo di fare la fine degli Usa, dove, una volta rotto il silenzio decennale imposto dai vescovi in osservanza del Crimen sollicitationis, sono stati accertati migliaia di casi di violenza pedofila commessi da uomini di Chiesa?

Il pericolo è più che reale. Non siamo di fronte a casi isolati. E qualcosa in Italia comincia a emergere. Ma quando una storia arriva sulla stampa nazionale di rado è messa in relazione con le altre vicende simili che si verificano in tutta la penisola. L’opinione pubblica perde così la possibilità di cogliere il filo che c’è tra questi abusi. Col risultato che da noi ancora non si parla in maniera aperta della pedofilia nel clero. Soprattutto non si racconta perché questo fenomeno non si arresta. Cosa d’altronde impossibile se prima non si scopre qual è la sua genesi.
L’abuso di preti nei confronti di minori ha una genesi completamente diversa da quello che si verifica in ambito familiare. La pedofilia clericale è spesso figlia del tipo di educazione che viene impartita nei seminari. Non è un caso se la Carta dei diritti del fanciullo delle Nazioni unite (1989), proibisce l’istituzionedei seminari minori. Nel documento, che il Vaticano non ha mai sottoscritto, si spiega che i bambini devono rimanere in famiglia per crescere nell’ambiente più consono a uno sviluppo normale. Per impedire cioè che avvenga uno “strappo” educativo proprio negli anni in cui si entra nell’età adolescenziale, quella più delicata dal punto di vista della definizione della sessualità. Ebbene, questi seminari sono oramai chiusi in quasi tutto il mondo, ma in Italia ce ne sono ancora 123.
Dove si trovano?
Sono dislocati specie al Sud e nel Nordest. Vero è che stanno chiudendo, ma non per rispetto della direttiva Onu quanto perché sono in calo le “vocazioni”. Tranne appunto che in certe regioni dove certa “cultura” permane. Che è quella di chi si fida ciecamente e pensa che entrando in seminario il proprio figlio vada in un ambiente protetto. Ora, a parte la disgustosa vicenda del Provolo – e sfido chiunque a parlare ancora di casi isolati – basta pensare a quanto racconta nel mio libro Marco Marchese, abusato per quattro anni all’interno di un seminario dal suo insegnate, don Bruno Puleo. Ciò che emerge dalla storia di Marco è la demonizzazione della figura femminile, una visione pesantissima, sessuofobica che dagli educatori ricade su dei ragazzini nel pieno dello sviluppo adolescenziale. E che vedono condannato il proprio corpo come se fosse la fonte del peccato. Questo atteggiamento manicheo, nichilistico è veramente deleterio per la psiche di un adolescente. Tanto più se poi viene violentato dalla stessa persona che lo dovrebbe “educare”.
È vero che Puleo non è stato nemmeno un giorno in carcere?
Sì, patteggiando meno di tre anni è stato affidato ai servizi sociali. Fortunatamente dal 2006 il patteggiamento per casi di pedofilia non è più permesso.
Come giudica la legislazione italiana al riguardo?
Assolutamente arretrata visto che prevede ancora la prescrizione del reato. Cosa che, per dire, la Svizzera ha abolito. Subire un abuso non significa automaticamente avere la forza di denunciarlo. Come prima cosa la violenza devasta l’autostima della persona che la subisce. Inoltre il pedofilo è molto spesso una persona di cui tanto la famiglia quanto il bambino si fidano. È seduttivo nei confronti del bimbo, non agisce in maniera violenta, lo blandisce approfittando della sua naturale fiducia nel prossimo. Questo incide talmente nel profondo che raccontare quanto subito richiede una forza che il pedofilo stesso ha distrutto. E che per essere recuperata, laddove è possibile, a volte richiede decenni. Ma questa cosa in Italia non è percepita.
Dopo gli scandali Usa, come ha gestito le proprie responsabilità il Vaticano?
Per comprenderlo basta raccontare dell’ultimo viaggio oltreoceano di papa Ratzinger. Mentre era in volo disse che la pedofilia è un peccato gravissimo, e che è incompatibile con il sacerdozio. Che fosse compatibile in realtà noi non lo abbiamo mai pensato, ma lui ha sentito la necessità di precisarlo. E poi nei fatti con chi si è accompagnato nelle due tappe americane di Washington e New York? Nella capitale era con il cardinale Francis George. Questo signore sapeva dell’esistenza di accuse contro padre Daniel McCormack. Ma non ha mai fatto nulla. McCormack fu arrestato nel 2005 e condannato a cinque anni per abusi su bambini tra gli 8 e gli 11 anni. Oggi George è presidente della Conferenza episcopale Usa. A New York, invece, l’anfitrione di Benedetto XVI era il cardinale Egan, un altro che non si è certo distinto per un’accanita lotta ai sacerdoti pedofili della sua diocesi. Allora mi chiedo, questa pulizia che il papa dice di voler fare all’interno della Chiesa da dove dovrebbe partire se non dai vertici? Diciamoci la verità: il Vaticano ha perso oltre 120mila sacerdoti e non può permettersi di lasciarne tornare altri alla vita laica. La priorità è questa.
Di cosa si occuperà nel suo prossimo libro?
Racconterò le responsabilità della Chiesa, talvolta dirette, talvolta indirette, negli ultimi tre genocidi del secolo scorso: Argentina, Rwanda e Canada. Responsabilità passate praticamente sotto silenzio, anche dei media. Basta guardare come alla sua morte si è celebrato il cardinale Pio Laghi, che era quello che andava a giocare a tennis con il genocida Eduardo Masera.
A parte il documentario “Unrepentant” di Kevin Annett, che ha vinto diversi premi internazionali ma che in Italia ha trovato diffusione solo online su arcoiris.tv, del genocidio in Canada non se ne è mai sentito parlare apertamente…
I giornali pubblicarono la notizia del primo ministro Harper che chiedeva scusa ai nativi canadesi, risarciti con 5 miliardi di dollari. E si dimenticarono di dire “perché”. In certi casi emerge la capacità tutta italiana di dare una notizia… senza darla. Non si disse che alla base di quanto è successo c’era l’Indian act del 1874 alla cui stesura aveva contribuito una commissione cattolica. Non si disse del genocidio di oltre 50mila bambini commesso dai responsabili religiosi delle scuole dove per decenni i bambini nativi sono stati rinchiusi e costretti a professare la religione cristiana.
Tutto questo sarà denunciato?
Sì, dettagliatamente.