sabato 25 settembre 2010

Case extra-lusso al posto del complesso religioso

Case extra-lusso al posto del complesso religioso
Il Tirreno, 03 settembre 2010, Livorno

Quattordici appartamenti extra-lusso rimpiazzeranno la scuola gestita dalla Fondazione religiosa. Il Sacro Cuore fino al giungo scorso gestiva il grande complesso, di proprietà della Chiesa, in via del Pastore, zona Ardenza terra.
A giugno l’annuncio. L’immobile, complesso a due piani con ampio giardino, sarebbe stato venduto. Al posto delle scuole materne ed elementari sorgeranno 14 abitazioni di grande pregio. Sei appartamenti saranno realizzati nel corpo verticale della struttura, mentre gli altri nella parte orizzontale. Le case-gioiello saranno ampie da 75 a 120 metri quadrati e avranno tutte un posto auto privato.
Si tratta di residenze di pregio, dunque, che vengono già commercializzate d alcune agenzie immobiliari della città. Acquistarle significa spendere dai 360.000 ai 750.000 euro e dovrebbero essere pronte entro l’inizio del 2012.

giovedì 23 settembre 2010

I Pm indagano sui conti Ior

il Fatto 21.9.10
I Pm indagano sui conti Ior
È la prima volta
Maxi-sequestro di 23 milioni di euro per mancato rispetto
della normativa anti-riciclaggio
Il presidente della banca del Papa, Gotti Tedeschi: “Mi sento umiliato”
di Gianni Barbacetto e Rita Di Giovacchino

Riciclaggio. L'ombra del sospetto si allunga sullo Ior, la potente banca vaticana. Nel mirino dell'autorità giudiziaria sono finiti il presidente Ettore Gotti Tedeschi, indicato come l'uomo nuovo un anno fa, e il direttore generale Paolo Cipriani da ieri indagati per violazione delle norme anti-riciclaggio su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava. Ma la vera novità è il provvedimento di sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta – cosa mai avvenuta finora – che riguarda 23 milioni di euro, depositati su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano, che stavano per essere trasferiti all'estero. Più precisamente alla JP Morgan Frankfurt (20 milioni) e alla Banca del Fucino (altri tre).
I magistrati e il tabù
NON ERA MAI accaduto, neppure quando il giudice di Milano nel 1987 firmò un ordine di cattura nei confronti di Paul Casimir Marcinkus, che la magistratura italiana, con la complicità di Bankitalia e della Finanza, ficcasse il naso negli affari dello Ior fino a bloccare una sua operazione. Ed è la prima iniziativa in assoluto da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo Ior e i suoi vertici. E non sarà l'ultima, altre indagini sono in corso. L'Istituto Opere Religiose, con i suoi 40 mila correntisti, molti residenti dello Stato Vaticano, non è più dunque in grado di agire extra-legem, forte della sua inviolabilità territoriale. Un privilegio che per mezzo secolo gli ha consentito di funzionare da paradiso fiscale al centro di Roma, alimentando la leggenda che lì si annidasse un'immensa “lavanderia” di denaro sporco, crocevia di tangenti, evasioni fiscali, mafia e quant'altro.
Ettore Gotti Tedeschi, appresa la notizia, ha dichiarato di sentirsi “profondamente umiliato”. Poi, in una telefonata con il direttore Giuseppe Marra dell'AdnKronos ha aggiunto: “Da quando sono stato nominato, assieme al direttore generale Paolo Cipriani, mi sono sforzato di affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato”. Banchiere ed economista di fama, legato all’Opus Dei, Gotti Tedeschi ha accettato un anno fa di succedere ad Angelo Caloia, lo Ior attraversava uno dei suoi momenti difficili. Era appena uscito il libro del cronista di Libero Gianluigi Nuzzi “Vaticano spa”, che rivelava i segreti a lungo custoditi nell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, con tutte le operazioni spericolate da Sindona a Calvi, e tutti i conti coperti da nomi in codice. Il più famoso quell'“Omissis” dietro cui si celava Giulio Andreotti e la Fondazione Spellman attraverso la quale transitarono 60 miliardi della maxi-tangente Enimont. Proprio a Gotti Tedeschi è stato assegnato il compito di restituire trasparenza e credibilità alla Banca Vaticana, grazie al suo prestigio e ad amicizie trasversali nel mondo politico, bancario e finanziario italiano. Dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti all'ex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. I suoi sforzi di risanamento sono apparsi insufficienti, pochi mesi fa, quando lo scandalo che ha scosso la Protezione civile ha di nuovo condotto la magistratura sulle tracce dello Ior che custodiva, tra gli altri, il conto corrente di Angelo Balducci.
Letta e Bertone come sponsor
GOTTI TEDESCHI era sì l'uomo nuovo, ma di un sistema rivolto all'esterno più che al mondo ecclesiale. Del resto a volerlo presidente era stato il cardinal Bertone che qualcuno giura sia più berlusconiano di Gianni Letta. Ora Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani sono indagati dalla procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007, normativa di attuazione della direttiva Ue anti-riciclaggio. La Procura di Roma – consapevole di tanto ardire – ha precisato che il “sequestro non è stato disposto perché c’è prova di riciclaggio ma perché da parte dei vertici Ior si è omesso di applicare la norma”.
I due alti dirigenti rischiano fino a tre anni di pena e 50 mila euro di ammenda. Non si è fatta attendere la replica della Santa Sede che ha ribadito piena fiducia nell'operato di Gotti Tedeschi, manifestando “perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma”. Nella nota della Segreteria di Stato si legge: “C'è la chiara volontà, da noi più volte manifestata da parte di piena trasparenza per quanto riguarda lo Ior. Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo da tempo le autorità si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti”. E precisa: “Quanto agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior”.
Ma proprio questo è il punto, dietro numeri di codice utilizzati dalla banca vaticana troppo spesso si sono celati nomi imbarazzanti.

mercoledì 22 settembre 2010

La rabbia delle vittime: i preti condannati ancora al loro posto

La Repubblica 16.9.10
E ora Londra lo accusa di non aver rimosso gli "orchi" della Chiesa
La rabbia delle vittime: i preti condannati ancora al loro posto
di Enrico Franceschini

Molti biglietti per le messe che dirà durante il viaggio sono andati invenduti
Alcuni dei sacerdoti condannati ricevono ancora ospitalità e assistenza dal clero

LONDRA - Un nuovo scandalo accoglie il papa al suo arrivo in Gran Bretagna. Un documentario di Channel Four, uno dei canali privati televisivi nazionali, anticipato ieri dal quotidiano Guardian in prima pagina, accusa il Vaticano e la chiesa cattolica inglese di non avere mantenuto le promesse di fare pulizia tra i preti colpevoli di pedofilia in Inghilterra e in Galles. L´inchiesta della tivù esamina gli effetti del rapporto Nolan, un´indagine sugli abusi commessi da religiosi cattolici nel Regno Unito pubblicata nel 2001. In quel documento, i vertici cattolici inglesi si impegnavano a privare del sacerdozio i preti condannati per abusi sessuali, ma Channel Four ha scoperto che invece più di metà di essi continuano a fare parte del clero. Alcuni ricevono perfino ospitalità e assistenza finanziaria dalla chiesa. Messe di fronte all´evidenza, le autorità della chiesa cattolica d´Inghilterra affermano che in alcuni dei casi contestati il procedimento punitivo è stato avviato, ma spetta al Vaticano emettere la decisione di estrometterli dal sacerdozio: e tale decisione non è ancora arrivata. Come se non bastassero l´indifferenza della popolazione (solo il 14 per cento dei britannici guardano con favore alla sua visita), i biglietti invenduti per le messe che dirà durante il viaggio, le critiche dei media (un editoriale del Guardian riconosce che è dubbio se sia lecito stendere il tappeto rosso per il papa, ma poi osserva che "tutti i tipi di tiranni sono stati accolti a Londra" e dunque lo si può fare anche per "il più grande autocrate della terra"), la visita di Benedetto XVI incontra così un nuovo ostacolo già in partenza: ancora prima degli incontri "segreti" in programma tra il pontefice e un selezionato gruppo di vittime dei preti pedofili, ancora prima della possibile iniziativa di associazioni laiche di incriminarlo per complicità nella vicenda degli abusi sessuali e delle coperture per insabbiarli, come chiede un celebre avvocato e difensore dei diritti civili, Geoffrey Robertson, nel libro "The case against the pope" (Il caso contro il papa), che la Penguin, maggiore casa editrice britannica, ha pubblicato proprio in coincidenza del suo arrivo, anche questo è un apparente segno di ostilità al pontefice.
L´inchiesta di Channel Four rivela che 14 dei 22 preti inglesi condannati a un anno o più di prigione per pedofilia sono tuttora parte del clero cattolico d´Inghilterra e Galles; 10 di loro compaiono nell´elenco ufficiale dei sacerdoti cattolici del Regno Unito. Soltanto 8 dei 22 sono stati esclusi dal sacerdozio. Uno dei preti pedofili ancora in attività smascherato dal documentario è padre John Coughlan, arrestato e incarcerato nel 2005. Sebbene non conduca più la messa, padre Coughlan è ancora un prete e vive in una casa di proprietà della chiesa, presso la diocesi di Westminster amministrata dall´arcivescovo Vincent Nichols, la più alta autorità cattolica in Gran Bretagna. Richiesto di spiegare la sua permanenza nella chiesa a dispetto delle norme stabilite quasi dieci anni fa dalla commissione Nolan, padre Coughlan dichiara di essere "in un limbo" e afferma che altri preti sono nella sua stessa situazione. Nel difendersi dall´accusa di avere violato gli impegni presi, un portavoce della chiesa cattolica d´Inghilterra dà l´impressione di volersi "lavare le mani" da ogni responsabilità: «Un vescovo deve rivolgersi a Roma per ricevere l´autorizzazione a laicizzare un prete e né la durata, né il risultato di questa richiesta sono sotto il controllo del vescovo». La responsabilità, lascia capire, è dunque di Roma. E intanto le associazioni delle vittime della pedofilia affermano che gli incontri con il papa hanno solo l´obiettivo di "manipolare" le vittime e spingerle a esprimere sostegno al pontefice.

Da Porta Pia ai nuovi banchieri di Dio. Le vie dello Ior sono infinite

l’Unità 21.9.10
Da Porta Pia ai nuovi banchieri di Dio. Le vie dello Ior sono infinite
di Nicola Tranfaglia

Lo Ior ritorna di attualità, e non a caso. Leggiamo la notizia battuta ieri dall’Ansa: «Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto Opere di Religione del Vaticano e un altro importante dirigente della stessa banca vaticana, sono indagati dalla Procura della Repubblica di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007 che è la normativa di attuazione della direttiva dell’Unione Europea sulla prevenzione del riciclaggio». È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di 23 milioni di euro (su 28 complessivi) dell’Istituto che si trovavano su un conto corrente aperto su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano spa. Il sequestro, precisa la Procura di Roma, non è stato disposto perché esiste una prova di riciclaggio ma perché, secondo gli inquirenti, è stato già commesso il reato omissivo della norma antiriciclaggio.
Fin qui la cronaca. Ma se si va oltre si scopre subito che da due anni sono in corso accertamenti su una decina di istituti di credito che sono in rapporto con lo Ior e che scambiano operazioni tra loro e con l’Istituto di Religione Vaticano per centinaia di milioni di euro. E si apprende anche che controlli finanziari compiuti dalla Guardia di Finanza in questi ultimi anni si sono trovati di fronte alla difficoltà di identificare i beneficiari degli scambi o di verificare che quando la magistratura ha chiesto nomi e cognomi, ha verificato che quelli forniti non hanno retto alla verifica tanto da suscitare il sospetto che fossero fittizi e non corrispondenti alla realtà.
Ora, per chi ricorda i casi clamorosi che hanno portato alla luce della scena pubblica l’Istituto vaticano e hanno rivelato i rapporti che c’erano stati negli anni Ottanta con Michele Sindona, Roberto Calvi e con la P2 e che si erano conclusi con la messa fuori legge della loggia di Licio Gelli e l’inchiesta parlamentare voluta dal governo Spadolini terminata con relazioni di maggioranza e di minoranza, diverse tra loro ma tutte persuase dell’illiceità delle operazioni condotte dai “banchieri di Dio”, si guarda con un certo timore a quello che sta emergendo dalla nuova inchiesta giudiziaria.
Tutto questo avviene dopo la grottesca cerimonia di domenica per i 140 anni della breccia di Porta Pia che ha visto protagonista il cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano e grande amico del presidente dello Ior Gotti Tedeschi. Una cerimonia grottesca perché, in nome di una ennesima riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa, si è dimenticato il significato storico della conquista di Roma da parte dello Stato liberale per farne la capitale proprio in opposizione a quel potere temporale dei Papi che sembra proprio ora essere risorto nell’Italia governata da Silvio Berlusconi e dal suo populismo autoritario.

martedì 21 settembre 2010

IL NO VAT INGLESE CENSURATO IN ITALIA - 18/09/2010



IL NO VAT INGLESE CENSURATO IN ITALIA - 18/09/2010

I media italiani hanno dato grande risalto alla visita di Benedetto XVI a Londra.

Leggendo i giornali e ascoltando i TG, il papa ha incontrato il largo favore delle masse.

Ma è davvero così?

lunedì 20 settembre 2010

sabato 18 settembre 2010

Pedofilia. I preti peccano più dei fedeli

il Fatto 18.9.10
Pedofilia. I preti peccano più dei fedeli
Studi Usa: la percentuale di pedofili tra i religiosi è molto superiore a quella della società civile
I sacerdoti denunciati in America sono oltre 4 mila, risarcimenti
per 3 miliardi di dollari
Decine di migliaia di casi: le cifre smentiscono il Vaticano
di Vania Lucia Gaito

Benedetto XVI vola in Gran Bretagna e torna a parlare dello scandalo della pedofilia clericale: “L’autorità della Chiesa non è stata sufficientemente vigilante, né sufficientemente veloce e decisa nel prendere le misure necessarie”. Un’affermazione che merita qualche riflessione, considerando che Channel 4, proprio in concomitanza con la visita papale, ha rivelato che, proprio in Inghilterra su 14 pratiche di sacerdoti colpevoli, sei procedure per la riduzione allo stato laicale sono in corso, tre sono state rifiutate o non processate per motivi di salute, un’altra è stata portata a termine e quattro addirittura non sono mai state aperte. I vescovi affermano di aver deferito i casi a Roma, come previsto dal documento del 2001 De delictis gravioribus, emanato proprio da Ratzinger quando era prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, e fanno intendere che se lungaggini e ritardi ci sono, non dipende da loro ma dal Vaticano. Queste rivelazioni sono state per me uno choc” ha affermato il pontefice, ma difficilmente si riesce a conciliare queste frasi con la prassi tenuta dal Vaticano sia prima che dopo l’esplosione dello scandalo. La portata del problema è stata costantemente minimizzata, prima tentando di far passare gli abusi come “casi isolati”, poi tentando di sminuire i numeri da pandemia sostenendo che l’incidenza della pedofilia fra i sacerdoti e religiosi sia uguale, se non minore, all’incidenza della pedofilia fra le persone comuni.
Crociata contro il “comitato d’indagine”
NEL MESSAGGIO inviato qualche tempo fa ai Cavalieri di Colombo, Benedetto XVI parla di attacchi “spesso scorretti e infondati” contro la Chiesa per quanto concerne le vicende legate alla pedofilia. Secondo monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, nell’ultimo decennio sono un centinaio i casi di sacerdoti italiani, accusati di abusi sessuali su minori, indagati dalla Congregazione per la Dot-
trina della Fede. Crociata non ha mai aggiunto alcun dettaglio sull’esito di tali procedimenti, sostenendo invece che in Italia non vi è alcun bisogno di creare un comitato speciale all’interno della Chiesa per affrontare i casi di molestie sessuali nei confronti di bambini. Di quel “centinaio” di preti pedofili indagati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, inoltre, non si sa nulla: né quante siano state le loro vittime, né per quanto tempo siano durate le violenze, e meno che mai si chiarisce se altri sacerdoti o vescovi fossero a conoscenza delle violenze e da quanto tempo. Ma gli attacchi alla Chiesa sul tema della pedofilia sono davvero così infondati e scorretti? Basta esaminare i numeri, per rendersi conto che il problema è gravissimo, molto più di quanto finora non sia sembrato.
I casi italiani sono almeno 172
UN PRIMO DUBBIO riguarda la verosimiglianza del “centinaio di casi” cui fa riferimento monsignor Crociata. I casi di abusi sessuali ai danni di minori perpetrati dai sacerdoti italiani e riportati dalla stampa negli ultimi dieci anni, messi in colonna e sommati uno all’altro, riportano vicende di pedofilia e pedopornografia in cui sono coinvolti almeno 172 preti. Delle due l’una: o non tutti i sacerdoti accusati sono stati indagati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, o monsignor Crociata è decisamente troppo ottimista. Fermo restando che il problema della pedofilia clericale non è di ordine statistico, ma di ordine morale, guardando più da vicino le cifre degli altri Paesi si può avere un’idea della portata del problema: 4.392 sacerdoti denunciati per pedofilia negli Usa; 1.700 preti accusati di violenze a danno dei bambini piccoli, orge e uso di droga in Brasile; 107 preti e religiosi condannati in Australia per abusi sui minorenni; 800 religiosi accusati di oltre 14000 casi di abusi in Irlanda. E poi centinaia di casi in Olanda, in Polonia, in Croazia, in Francia, in Inghilterra, in Alaska, in Messico. Finora, solo negli Stati Uniti, sono stati pagati risarcimenti per 3 miliardi di dollari. Oltre un miliardo di risarcimenti è stato chiesto dai sopravvissuti alle scuole industriali in Irlanda. Migliaia sono le vittime. Talvolta perfino bambini piccolissimi.
Stati Uniti: coinvolti il 4% dei prelati
UNA DISAMINA del fenomeno della pedofilia clericale, commissionata dai vescovi americani al John Jay College of Criminal Justice e noto appunto come “Rapporto Jay”, afferma che il 4% dei sacerdoti americani è coinvolto in accuse di pedofilia. Nel settembre del 2009 l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu a Ginevra, minimizzava il problema affermando che “nel clero cattolico solo tra l'1,5% e il 5% dei religiosi ha commesso atti di questo tipo”. Piccoli numeri? Percentuali irrisorie? Per nulla, se si confrontano queste percentuali con quelle della popolazione laica. La percentuale di pedofili fra i religiosi è dalle 20 alle 200 volte maggiore rispetto alla percentuale di pedofili fra le persone comuni. Affidare un bambino ad un religioso, significa esporlo ad un rischio almeno venti volte maggiore rispetto a quello di affidarlo a un insegnante, un vicino di casa, un amico di famiglia. Rispetto a quanto vuole far credere la Chiesa, cioè che il rischio sia lo stesso, basta fare due conti per realizzare che non è affatto così. Per capire meglio, è necessario guardare più da vicino i numeri, senza farsi ingannare da cifre astratte e non messe a confronto con altre.
A marzo di quest’anno, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha affermato: “In Austria sono 17 i casi di pedofilia che riguardano la Chiesa, ma ben 510 quelli al di fuori; quindi si deve prestare attenzione anche al di fuori della Chiesa e non puntare i riflettori solo su di essa”. Detto così, sembra che debba considerarsi più preoccupante il fenomeno degli abusi sui bambini al di fuori della Chiesa, ma è effettivamente così? Fermo restando che i casi di pedofilia al di fuori della Chiesa non legittimano di certo gli abusi sui bambini perpetrati dai sacerdoti, basta qualche banale calcolo matematico a rendersi conto che il problema non è così di poco conto come lo si vuole dipingere. In pratica: quanti sono in Austria i preti pedofili rispetto al numero dei sacerdoti, e quanti sono i pedofili “comuni” rispetto alla popolazione austriaca? In totale, i religiosi austriaci sono circa 6700 su poco meno di tre milioni e 400mila maschi adulti. Rapportando gli abusi alla popolazione di riferimento, 17 casi di pedofilia su 6700 sacerdoti e 510 casi di pedofilia su 3.400.000 austriaci maschi adulti, ci si rende conto che la percentuale dei religiosi pedofili, che sembrava piccola, è invece altissima. Tra i sacerdoti austriaci la percentuale di pedofili è 0.26% mentre tra i laici la percentuale di pedofili è 0.015%. In realtà, quindi, la percentuale dei pedofili fra i preti è pari a diciassette volte la percentuale di pedofili nella popolazione laica. Stesse conclusioni si traggono se si esaminano le statistiche di paesi come gli Stati Uniti. Secondo l’ultimo rapporto annuale dal Children’s Bureau, l’ufficio del Dipartimento della salute statunitense che si occupa di bambini e giovani, i casi di abusi sessuali su minori negli Stati Uniti sono circa 88.000 su una popolazione di 118 milioni di maschi adulti, lo 0.075%. Se anche la percentuale dei preti pedofili fosse l’1.5%, come suggerisce la stima più prudenziale di monsignor Tomasi, sarebbe venti volte superiore all’incidenza rilevata nella popolazione di non religiosi. Le statistiche che la stessa Chiesa va sciorinando, cercando di sminuire il fenomeno, sono invece assolutamente preoccupanti. Lo scenario irlandese è ancora peggio-
re di quello americano, perché agli abusi sessuali si sommano gli abusi fisici, quelli emotivi, i maltrattamenti. Almeno 14.000 vittime, 2500 testimonianze. Sostanzialmente la percentuale di pedofili tra religiosi si attesta sui dati statunitensi del rapporto Jay. Più difficile stabilire quale sia la percentuale di pedofili fra la popolazione, poiché i reati di questo genere denunciati ogni anno sono circa 160, mentre alle associazioni antipedofilia arrivano circa 2400 segnalazioni annue, su 1.7 milioni di maschi adulti. Le percentuali oscillano quindi, fra gli irlandesi “comuni” fra lo 0.01% e lo 0.14%. La percentuale di pedofili tra i religiosi risulta essere almeno trenta volte maggiore rispetto alla percentuale di pedofili fra la popolazione comune.
In Australia c’è un database
QUASI IDENTICHE a quelle austriache le percentuali in Australia: 107 sacerdoti condannati su poco più di 3800 sacerdoti, tra diocesani e ordinari, con un’incidenza del 2.82% di pedofili. Per quanto riguarda i pedofili “comuni”, l’Australia ha un database pubblico con nomi e foto dei children sexual offender e raccoglie oltre 1200 nominativi su una popolazione di otto milioni e mezzo di maschi adulti, con una incidenza di pedofili pari allo 0.014%. La percentuale di pedofili tra i preti risulterebbe quindi 200 volte quella rilevata nella popolazione. In diversi stati il numero di denunce e testimonianze riguardanti abusi sessuali commessi dai sacerdoti è considerevolmente aumentato in seguito alla istituzione di commissioni di indagine governative, come in Irlanda, o indipendenti, come negli Stati Uniti. La possibilità per le vittime di vedere riconosciuto il torto subito ha spinto migliaia di persone, abusate da sacerdoti durante l’infanzia, ad uscire allo scoperto e raccontare il proprio dramma. Alcuni stati americani istituirono il cosiddetto “anno finestra”, permettendo a moltissime vittime di denunciare, e veder perseguiti dalla giustizia statuale, abusi subiti anche decenni prima e caduti in prescrizione. Dunque, non si capisce come monsignor Crociata possa affermare che in Italia non vi sia necessità di una commissione d’indagine sulla pedofilia clericale. Non è chiaro per quale motivo l’Italia dovrebbe essere considerata un’isola felice, immune dallo scandalo.
Il “Bel Paese” che non tutela l’infanzia
SECONDO le percentuali rese note dall’arcivescovo Tomasi e considerando che in Italia ci sono circa 35.000 sacerdoti diocesani, potrebbero esserci tra i 500 e i 1750 sacerdoti coinvolti in casi di pedofilia. Senza contare la presenza di altri religiosi e dei sacerdoti ordinari, che farebbero “salire” le possibili stime. Ma perché nel nostro Paese lo scandalo non è ancora scoppiato? Essenzialmente per il timore delle vittime di non essere credute e di non vedere riconosciuti i torti subiti. Per una sorta di “sacralità”, la figura del sacerdote e, in generale, dell’ecclesiastico, viene reputata al di sopra di certe nefandezze e spesso l’opinione pubblica, quando una vittima denuncia, si schiera più dalla parte dell’accusato che non dell’accusatore. Senza contare che, nell’Italia dei cavilli legali, è facile vedere finire impunito il proprio abusatore, anche dopo averlo denunciato e, magari, anche dopo che la giustizia lo ha perseguito. L’infanzia è troppo poco tutelata, rispetto agli altri Paesi, e le autorità statuali sembrano preferire non affrontare il problema piuttosto che scontentare la Chiesa cattolica. Quindi perché esporsi, raccontare il proprio calvario, se la società e la legge non assicurano giustizia o almeno il vedere riconosciuta l’infamia subita? Dalle percentuali riportate sembra che in alcuni paesi l’incidenza dei child sexual offender nella popolazione sia maggiore che in altri. In realtà si tratta di un fenomeno facilmente spiegabile: nei paesi in cui la legge persegue con maggiore impegno ed efficacia il reato di abusi sessuali su minori, le denunce e le condanne sono superiori rispetto a quelli di altri Paesi in cui lo stesso crimine non è perseguito con altrettanta efficacia. In parole povere: le vittime sono più propense a sporgere denuncia quando sanno che c’è una possibilità concreta di ottenere giustizia.
Se una sola vittima non basta
MA È COSÌ diversa la situazione italiana da quella degli altri paesi? Anche a voler prendere per buone le stime di “un centinaio” di sacerdoti pedofili, come sostiene monsignor Crociata, qual è la percentuale di pedofili tra i preti italiani? Lo 0.29%. Di contro, la Caramella Buona, associazione antipedofilia recentemente costituitasi parte civile nel processo a carico di don Ruggero Conti, rivela che in Italia ci sono 1322 detenuti per pedofilia. Su una popolazione di oltre 20 milioni di maschi adulti, la percentuale è dello 0.006%. L’incidenza della pedofilia tra i sacerdoti italiani risulta essere 48 volte superiore a quella rilevata tra i comuni cittadini. Inoltre, è bene ricordare che difficilmente un pedofilo si ferma ad una sola vittima. Anche “solo” cento casi possono significare centinaia di vittime. Scorretto non è rendere pubblico un problema devastante come quello dei preti pedofili. Scorretto è semmai cercare di sminuire la portata di quel problema, offendere le vittime parlando di “chiacchiericcio”, insultare chi ha già subito l’insulto dell’abuso minimizzando le cifre e tentando di far credere che la vittima, in tutta questa sporchissima faccenda, sia la Chiesa. Quella Chiesa che ha tentato di far credere che gli abusi fossero tutti “casi isolati”, la Chiesa che ha dovuto essere trascinata in tribunale per riconoscere un risarcimento alle vittime, la Chiesa che ha ignorato chi le si rivolgeva per avere giustizia. La Chiesa che ha preferito continuare a proteggere i propri beni e i propri privilegi piuttosto che rinnegare se stessa, prendere la propria croce e seguire quel Cristo incarnato in ogni bambino abusato.

giovedì 16 settembre 2010

L'ombra della pedofilia sul viaggio del Papa

La Repubblica 16.9.10
L'ombra della pedofilia sul viaggio del Papa
di Marco Ansaldo

Oggi Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia tra le polemiche. Il cardinale Kasper rinuncia alla visita, è giallo
Gaffe dell´alto prelato che aveva detto: arrivi a Heathrow ed è Terzo Mondo
L´appello sul Corano: il rispetto della libertà religiosa prevalga sulla violenza

CITTÀ DEL VATICANO - Comincia oggi il difficile viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e Scozia. Quattro giorni di discorsi, riunioni e momenti di riflessione nei quali il Pontefice affronterà argomenti delicati, fra l´incontro ecumenico con la Chiesa anglicana e il colloquio con la Regina. Ma nei media e tra alcuni intellettuali è il caso della pedofilia nella Chiesa a tenere banco.
Addirittura Foreign Policy in un articolo-provocazione si chiede: «Può la Gran Bretagna arrestare il Papa?». L´onda delle polemiche sullo scandalo, corroborata dalle ultime rivelazioni sugli abusi compiuti da alcuni preti belgi, si allunga impietosamente sul viaggio. In Irlanda - dove pure Benedetto XVI non andrà - è ancora viva l´impressione dei due rapporti governativi Ryan e Murphy che alzarono il velo sulle violenze compiute per decenni da religiosi, e portarono il Pontefice a scrivere una lettera ai fedeli irlandesi. Le tappe nelle diverse città del Regno Unito verranno costantemente affiancate da proteste e iniziative, fino a una marcia per le vie del centro di Londra sabato 18 settembre. Nel mirino non c´è solo la pedofilia. Chi accusa contesta anche la posizione di Joseph Ratzinger sui preservativi nella prevenzione dell´Aids, oltre ai milioni di sterline che il governo di Londra ha stanziato per la visita proprio mentre varava un programma di tagli e sacrifici durissimo. È molto probabile comunque che Benedetto, così come fece negli Stati Uniti, in Australia e a Malta, incontri durante questo soggiorno alcune vittime di quello che lui stesso ha definito «un odioso crimine ma anche un grave peccato che offende Dio». Il viaggio ha conosciuto alla vigilia anche un «giallo». Il cardinale tedesco Walter Kasper, che doveva far parte del seguito papale, si è infatti ritirato dalla visita. Motivazione ufficiale: ragioni di salute. I media britannici legano però la rinuncia del porporato, ex presidente del Pontificio Consiglio per l´Unità dei cristiani, a una sua intervista al settimanale tedesco Focus in cui parlava dell´«aggressivo nuovo ateismo» del Regno Unito, aggiungendo che «quando atterri a Heathrow sembra di arrivare in una nazione del Terzo Mondo. Se indossi una croce sulla British Airways vieni discriminato». Ragioni negate dalla Sala stampa vaticana il cui direttore, padre Federico Lombardi, ha spiegato che la rinuncia è «assolutamente per motivi di salute e non c´entra nulla con l´intervista». Il Papa ieri non è tornato a parlare del viaggio, come aveva accennato all´Angelus di domenica scorsa. Ma ha affrontato il tema degli assalti alle chiese e alle scuole cristiane avvenuti in vari Paesi asiatici dopo le profanazioni del Corano negli Stati Uniti. «Il rispetto della libertà religiosa - ha detto all´udienza generale - e la logica della riconciliazione e della pace prevalgano sull´odio e sulla violenza. Seguo con preoccupazione gli avvenimenti verificatisi in questi giorni in varie regioni dell´Asia meridionale, specialmente in India, in Pakistan e in Afghanistan. E prego per le vittime».

Aquisgrana, 24 religiosi accusati di abusi

La Repubblica 11.9.10
Aquisgrana, 24 religiosi accusati di abusi

BERLINO - Nel corso degli ultimi 65 anni sono stati 24 i preti pedofili della diocesi di Aquisgrana responsabili di abusi sessuali nei confronti di minori. Lo rivela la diocesi della città di Carlo Magno, precisando che domani in tutte le chiese verrà letta una lettera del vescovo, Heinrich Mussinghoff, in cui si chiede perdono alle vittime. La diocesi spiega che 7 dei 24 preti pedofili hanno subito condanne penali per gli abusi commessi su minori, mentre in un caso il procedimento giudiziario è ancora pendente. In un altro caso la procedura giudiziaria non è stata avviata a causa della mancanza di una denuncia.

martedì 14 settembre 2010

Il dossier getta luce sul dramma delle vittime, ma non chiarisce il ruolo dell´episcopato

La Repubblica 11.9.10
"Dopo le molestie, 13 suicidi" rapporto shock sui preti pedofili
Belgio, le conclusioni della commissione d'inchiesta

Il dossier getta luce sul dramma delle vittime, ma non chiarisce il ruolo dell´episcopato
Il neuropsichiatra denuncia: nessuno dei responsabili ha avuto il coraggio di testimoniare

BRUXELLES - Tredici suicidi, almeno sei tentati suicidi. Questo è un primo bilancio, ancora molto parziale, della tragedia rappresentata dagli abusi sessuali contro minori compiuti dal clero belga. È quanto risulta dal rapporto della Commissione indipendente costituita dall´episcopato e presieduta dal neuropsichiatra infantile Peter Adriaennsens, che è stato presentato ieri alla stampa.
Il rapporto verte su 124 testimonianze esaminate tra i quasi cinquecento casi che sono stati denunciati alla commissione tra gennaio e giugno scorsi.
«Dal solo dato dei suicidi e di tentati suicidi si può capire l´ampiezza dei danni provocati sulle vittime», ha detto il professor Adriaennsens incontrando la stampa. «Le vittime - ha detto ancora il neuropsichiatra - attendono e meritano una Chiesa coraggiosa, che non teme di essere messa di fronte alla propria vulnerabilità, di riconoscerla e di cooperare alla ricerca di risposte eque».
Secondo il rapporto, «nessuna congregazione religiosa sfugge alle pratiche di abusi sessuali sui minori compiute da uno o più dei suoi membri». La maggior parte dei fatti presi in esame risale a molti anni fa, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, ed è dunque caduta in prescrizione da un punto di vista penale. Due terzi dei casi hanno avuto per vittime bambini, mentre un terzo sono bambine. L´età media delle vittime al momento degli abusi è di dodici anni, anche se si registrano casi di violenze compiute su piccoli di due o cinque anni.
Oggi, le persone che hanno trovato il coraggio di rivolgersi alla commissione episcopale hanno in media cinquanta o sessant´anni. Ma per molte di loro il trauma delle violenze subite è ancora vivo e doloroso.
Il rapporto della Commissione Adriaennsens non risolve però uno dei nodi cruciali dello scandalo che sta travolgendo la Chiesa belga: se cioè le autorità ecclesiastiche fossero al corrente degli abusi e se abbiano fatto qualcosa per proteggere i preti colpevoli e per soffocare lo scandalo. «Ci rendiamo conto che eravamo assolutamente mal informati e che non eravamo consapevoli della gravità del fenomeno e del fatto che queste vittime sarebbero state ferite per tutta la vita», ha commentato il vescovo di Tournai, Guy Harpigny.
Una donna che era stata abusata da un sacerdote nel 1983, racconta di essere andata a denunciare le molestie al suo vescovo. E di essersi sentita rispondere: «Smetti di guardarlo e vedrai che ti lascerà in pace».
In particolare, il rapporto non fa luce sul ruolo svolto dal cardinal Danneels, per decenni primate della Chiesa belga. Le indagini sul suo conto hanno subito una brusca battuta di arresto quando, giovedì scorso, la magistratura ha dichiarato non valide le perquisizioni spettacolari condotte nella sede dell´episcopato belga, nella casa del cardinale e addirittura nella cattedrale di Malines e nelle tombe di due ex primati. La perquisizione aveva anche portato al sequestro dei dossier raccolti dalla commissione episcopale di inchiesta e del computer del cardinale. I magistrati hanno giudicato che l´iniziativa del procuratore era da considerarsi «eccessiva». Solo dopo il dissequestro dei dossier, Adriaennsens ha potuto rendere noto il primo rapporto della sua inchiesta.
Che la questione delle responsabilità e del loro accertamento resti aperta è dimostrato anche da un fatto denunciato dallo stesso Adriaennsens. Nonostante un forte appello lanciato dall´attuale primate del Belgio, monsignor Leonard, nessuno degli autori degli abusi fin qui accertati si è fatto vivo con la commissione o con l´episcopato. «La Chiesa dovrebbe prevedere sanzioni più severe per coloro che non si presentano spontaneamente», ha dichiarato Adriaennsens.
Che ci sia scarsa speranza di ottenere giustizia, o anche solo un risarcimento, per le violenze subite è dimostrato anche dal fatto che solo il 5 per cento delle vittime ha deciso di rivolgersi ad un avvocato per far valere i propri diritti. «Dobbiamo aiutare le vittime ad organizzarsi per stabilire un contatto con la Chiesa e con le autorità», ha detto il professore. Che, dopo il sequestro dei dossier da parte della magistratura, aveva dato le dimissioni insieme con tutti i membri della commissione di inchiesta.
(a. b.)

Tredici suicidi tra le vittime della pedofilia

Corriere della Sera 11.9.10
Tredici suicidi tra le vittime della pedofilia

BRUXELLES — Ci sono anche 13 suicidi, nella storia degli atti di pedofilia compiuti da alcuni sacerdoti della chiesa cattolica belga: 13 vittime suicide, 40 anni di abusi sessuali commessi su minorenni, 327 denunce presentate da «ex ragazzi» che magari oggi hanno 70 anni, e altre 161 firmate da «ex ragazze». Sta tutto in un rapporto, quello della Commissione pastorale di inchiesta presieduta da Peter Adriaenssens, e il rapporto sta da ieri su Internet: «E’ il dossier Dutroux della Chiesa», ha detto Adriaenssens. Non poteva usare parole più tragiche: Marcel Dutroux è il nome del pedofilo assassino che questo Paese non è mai riuscito a dimenticare. Il dossier raccoglie solo le denunce presentate nei primi 6 mesi del 2010 (quando il vescovo di Bruges si dimise dopo aver confessato gli abusi compiuti su un nipote). Quelle pagine, perciò, aprono uno spiraglio parziale: ma secondo gli stessi firmatari, intorno agli anni Sessata non c’era in Belgio una parrocchia, o una scuola cattolica, dove non circolassero certi sospetti. Anche se, si precisa, «non vi è stato un insabbiamento organizzato», e indagini condotte nel Nord Europa hanno permesso di accertare che la pedofilia esiste anche presso altre confessioni e altre fedi. Ma le testimonianze, depurate dai nomi e finite ora su Internet, fanno venire davvero i brividi: «Avevo 17 anni quando quella relazione iniziò. Ero una ragazzina silenziosa che non guardava i ragazzi. Quando dissi al prete che volevo farmi suora, lui divenne il mio confidente. Disse che dovevo imparare come si dà la tenerezza umana, e che era meglio per me impararlo con dolcezza da lui. Io mi chiedevo: è giusto che questa cosa mi piaccia? Poi, un 30 giugno, dalle carezze passò all’atto sessuale... Ho dovuto attraversare immense depressioni, 4 anni di psicoterapia, e un tentativo di suicidio, per uscire da tutto ciò».

domenica 5 settembre 2010

Chi paga il Meeting di Cielle?

Chi paga il Meeting di Cielle?

Giorgio Mottola su Terra, il 24/08/10

Una macchina da guerra. Domenica è partita la sua trentesima edizione e non dà il minimo segnale di crisi il Meeting riminese di Comunione e Liberazione. Quest'anno il volume di affari della manifestazione dovrebbe ammontare a 8 milioni e 300mila euro. Quasi un milione di euro in più rispetto al bilancio di previsione dello scorso anno. Le controversie terrene della recessione economica non intaccano l'organizzazione del Meeting. Ma non è solo questione di fede o di equilibrio spirituale. Come ogni anno, anche stavolta, in soccorso di Comunione e Liberazione è arrivato il sostanzioso aiuto della grossa industria ex statale italiana: Telecom, Finmeccanica, Autostrade, Eni, Sisal. E a tenere in piedi la convention ciellina c'è anche un discreto flusso di soldi pubblici proveniente da Comuni, Province, Regioni e Governo.
Però la risposta alla domanda "Chi paga il Meeting?" non è semplice come si possa pensare. Per prima cosa, la manifestazione non è gestita direttamente da Cl, ma da un sua promanazione: il "Meeting per l'amicizia fra i popoli". Fino al 2008 è stata un'associazione, poi si è trasformata in fondazione. Ha un consiglio di amministrazione composto da sette consiglieri. Tre riminesi, compresa la presidente Emilia Guarnieri, che del Meeting si occupa fin dal 1980, e quattro milanesi, tra cui Giorgio Vittadini, presidente della potente Compagnia delle opere.
Le somme di denaro che si trova a gestire sono da grossa azienda: tra i 7 e 10 milioni di euro ogni anno. Ma verificare il bilancio della fondazione è abbastanza complicato. Non è accessibile tramite una normale visura camerale e non viene facilmente dato ai giornalisti, «per motivi commerciali», come ha spiegato a Terra il direttore del Meeting Sandro Ricci. Tuttavia una valutazione superficiale delle risorse che alimentano una delle più grandi manifestazioni culturali e politiche italiane è comunque possibile.
Stando a quanto ha dichiarato Ricci al nostro quotidiano, di quegli 8 milioni e 300 mila euro, dichiarati nel bilancio di previsione, il 70% verrebbe incassato tramite gli sponsor e il restante 30% attraverso attività dirette del Meeting (soprattutto ristorazione, vendita di gadget e libri e quote di partecipazione. Oltre a grandi aziende italiane, sono presenti in massa enti pubblici del centro nord. Anche la rossa Emilia fa generosamente la sua parte. La provincia di Rimini contribuisce con 13 mila euro e la Regione con 70 mila, a cui si aggiunge anche la spesa dell'Ente regionale al turismo, che al Meeting fa pubblicità alle spiagge del Mare Adriatico. A farla da padrone è ovviamente la Regione Lombardia del ciellino Roberto Formigoni. A luglio, nel pieno della polemica tra Tremonti e il governatore lombardo, il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Stefano Galli, ha aperto una polemica sui 230 mila euro di finanziamento che la Regione ha stanziato per il Meeting. «Cosa c'entriamo noi con una manifestazione che si svolge in Emilia Romagna?», fu la provocazione dell'uomo del Carroccio.
A un mese di distanza, la risposta del direttore del Meeting prova a minimizzare: «In quella cifra sono comprese anche le spese che la Lombardia affronta per l'allestimento dello stand e per il personale che ci lavora dentro». Ma Pippo Civati, consigliere regionale e giovane promessa del Partito Democratico, la pensa diversamente: «Ai 230 mila euro che Formigoni ha ufficialmente elargito a Cl, vanno aggiunti i contributi dati al Meeting da tutti gli enti regionali, come le Ferrovie del nord, che non sono compresi nel bilancio della Regione». Il Governo non ha mancato di dare una grossa mano. Sono infatti presenti con un loro stand il Ministero dei Beni culturali (5 mila euro), il Ministero delle Infrastrutture (40 mila euro, per pubblicizzare i fasti del Mose), il Ministero per le pari opportunità e la Presidenza del Consiglio. All'organizzazione del Meeting però non piace la parola "contributo statale". Preferiscono «spazio comunicativo venduto». Cl prende i soldi dallo Stato, ma in cambio offre pubblicità. «La nostra - spiega Ricci- è una manifestazione cui prendono parte 800 mila persone. Siamo un grosso potenziale dal punto di vista del mercato pubblicitario». E i numeri lo dimostrano: dodici ore di servizi televisivi, settemila articoli comparsi sui giornali e sulle riviste, oltre 800 giornalisti. Forse solo al Festival di Sanremo o a una crisi di governo giornali e televisione dedicano tutto questo è il giro di affari dell'evento di Comunione e Liberazione quest'anno supera gli 8 milioni di euro. Tra i finanziatori la grossa industria ex statale e tutti gli enti pubblici, dai Comuni al Governo.

giovedì 2 settembre 2010

Vaticano, duemila anni di segreti

La Repubblica 31.8.10
Vaticano, duemila anni di segreti
di Paolo Mauri

Dall´antica Roma fino allo Ior l´ultimo libro di Augias racconta i misteri della Santa Sede
Una parte è dedicata alla storia delle guardie svizzere con il giallo Cédric
Il saggio mescola testimonianze e personaggi con le vicende dei palazzi e degli edifici

Nel 1963 Otto Preminger girò Il cardinale: un kolossal che dura poco meno di tre ore e racconta, attraverso le vicende di un prete irlandese, le contraddizioni della Chiesa cattolica, titolare nei secoli del messaggio cristiano, con tutta la sua carica rivoluzionaria di amore e di pace, ma anche soggetto politico particolarissimo, con una auctoritas addirittura divina, che tuttavia non si sottrae, né si è mai sottratta alle trame di questo mondo. Il film di Preminger, bello ed eccessivo, mi è tornato in mente leggendo il nuovo saggio di Corrado Augias, I segreti del Vaticano (Mondadori, pagg. 365, euro 19.50) che, come spiega il sottotitolo, racconta "storie, luoghi, personaggi di un potere millenario" - come dire che dal libro di film se ne potrebbero trarre a decine, però con una sceneggiatura che in parte si ripete. Le trame per il potere, infatti, offuscano spesso l´operato di chi sceglie povertà e umiltà per esercitare la propria missione.
Il cuore dell´autore, lo si capisce subito molto bene, è dalla parte, diciamolo con linguaggio moderno, dei preti di base, quelli che scelgono di stare fra la gente e spesso disobbediscono alle gerarchie. L´opera dei don Mazzi, don Ciotti e don Gallo, per non citarne che tre, è del resto ben nota e apprezzata così come molti ricordano la figura di dom Franzoni, abate di San Paolo, di cui scrisse Pasolini: «non c´è predica di dom Franzoni che prendendo convenzionalmente il pretesto o dal Vangelo o dalle Lettere di Paolo, non arrivi implacabilmente ad attaccare il potere». Per aver difeso la libertà di scelta dei cattolici nei confronti del referendum sul divorzio e aver più tardi dichiarato che avrebbe votato Pci, dom Franzoni venne sospeso a divinis e poi ridotto allo stato laicale. In duemila anni di storia della Chiesa, l´uomo che contrasta potere e gerarchia è tutt´altro che un inedito. Fra Dolcino che predicava la povertà fece una fine orribile. Per secoli la Chiesa ha esercitato una forma di autorità assoluta contro chi osava criticare, disobbedire o anche solo discutere, usando la pena di morte, previa tortura, per sconfiggere il nemico. Una vicenda infinita, di cui solo in tempi recenti Giovanni Paolo II ha fatto in parte ammenda.
Corrado Augias ha messo a punto una forma di raffinata divulgazione rileggendo insieme al suo pubblico, ormai vastissimo, di lettori una storia bimillenaria di ombre, ma anche di luci. Qui prende le mosse dalla descrizione del potere di Nerone, l´imperatore assassino ed incendiario, persecutore dei cristiani. Con abile regia e sfruttando il "fermo immagine" l´autore inquadra l´azione dei personaggi, lasciando spesso la parola ai testimoni del tempo. Sarà così per tutto il libro, con una accorta mescolanza tra episodi accaduti nei nostri anni e vicende remote, "raccontate", magari ancora oggi, da palazzi, castelli e chiese che hanno sfidato i secoli e sono giunti fino a noi. Testimoni di pietra, che, opportunamente interrogati, svelano segreti in abbondanza. Per Augias, che passa da San Pietro a Castel Sant´Angelo, dal Quirinale alla Sistina per giungere alle anonime palazzine dell´Opus Dei, sono protagonisti eccellenti, quasi interlocutori privilegiati. Ma tornando al "montaggio" del libro, dall´antichità remota di Nerone si balza ad una storia dei nostri giorni, un giallo tutt´altro che chiaro.
«La sera del 4 maggio 1998 tre corpi vengono trovati all´interno delle mura vaticane, in un appartamento a poca distanza dagli alloggi privati del pontefice. Due uomini e una donna». Si tratta del colonnello delle guardie svizzere Alois Estermann, di sua moglie Gladys e del giovane caporale Cédric Tornay. La versione ufficiale data dal Vaticano è quella di un omicidio dei due ad opera del giovane Cédric, che si sarebbe poi suicidato. Una vendetta per una mancata benemerenza. La storia, di cui sono state date spiegazioni diverse, dal delitto passionale gay che avrebbe visto Cédric amante del colonnello, all´intrigo tra massoneria e Opus Dei, è comunque irrisolta.
Augias ne approfitta per raccontare anche la vicenda delle guardie svizzere, la cui creazione si deve a Giulio II della Rovere, il papa di Michelangelo, nel 1506, ma anche per puntualizzare i privilegi del Vaticano attuale stabiliti dal Concordato. L´extraterritorialità garantisce una giurisdizione sovrana, che non può essere sottoposta a vincoli di nessun genere. In poche parole nessun giudice esterno può impugnare la decisione vaticana di archiviare un caso così scopertamente "aggiustato". Alla madre del giovane Cédric che chiedeva di far luce sulla morte del figlio e sulle sue vere cause è stato opposto un sostanziale diniego. D´altra parte neppure sull´intricato caso Marcinkus e sullo Ior è stato possibile indagare da parte delle autorità italiane che cercavano ulteriori prove sul riciclaggio di danaro sporco. E´ la vicenda, intricatissima, che vede coinvolto Roberto Calvi, impiccato sul ponte dei Frati Neri a Londra come in un thriller dozzinale e Michele Sindona avvelenato in carcere. Quando si tratta di soldi o di temi imbarazzanti il Vaticano sceglie la via del silenzio: o meglio, sceglie la via più conveniente per difendere la reputazione della Santa Sede, come ha pervicacemente fatto per decenni anche nel caso dei preti pedofili. «Troncare, sopire…»: Manzoni se ne intendeva.
Di capitolo in capitolo, scorrono le vicende della Chiesa e della Santa Sede antica, quando poteva capitare che il papa avesse un´amante come Marozia (siamo nel Medio Evo) o che il cadavere di un pontefice, come Formoso, fosse riesumato per essere fatto a pezzi e gettato nel Tevere, ma poteva anche accadere che un pontefice facesse stare l´imperatore per tre giorni nella neve prima di accordargli udienza, come capitò nella poi proverbiale Canossa. I Papi ritennero loro diritto per secoli imporre la loro autorità ai re e agli imperatori in quanto emanazione del potere di Dio, anzi vicari di Dio in terra.
In epoca moderna proprio un dramma intitolato Il Vicario di Rolf Hochhuth (1963) metteva sotto accusa papa Pacelli, accusato d´essere rimasto quasi indifferente di fronte all´Olocausto. E´ materia ancora incandescente, rilanciata dal processo di canonizzazione di Pio XII. D´altra parte la Chiesa cattolica è stata per secoli antisemita e solo da poco la situazione è radicalmente cambiata. E´ un fatto che Mein Kampf, il breviario di Hitler, non sia mai stato messo all´Indice e che comunque il nemico fosse molto più il comunismo ateo che non il nazismo con tutti i suoi misticismi pagani. In chiusura Augias riporta un passo del cardinal Martini, che dopo aver sognato per tutta la vita una Chiesa povera e umile, ha deciso, in vecchiaia, di pregare per la Chiesa.