martedì 30 ottobre 2012

Il Consiglio di Stato dice no al provvedimento che impone l’imposta sui beni commerciali della Chiesa

La Repubblica, 06.10.2012
Imu-Chiesa, bocciato il decreto del governo
Il Consiglio di Stato dice no al provvedimento che impone l’imposta sui beni commerciali della Chiesa
Valentina Conte e Roberto Pietrini


La battaglia delle tasse rischia di segnare l’ultima legge di Stabilità della legislatura. Ad accendere il dibattito, dopo gli interventi di Bankitalia, Corte dei Conti, Confindustria e sindacati, è stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, che non ha escluso la possibilità di un primo intervento. A dare corpo all’ipotesi sono le ingenti risorse che affluiscono nelle casse dello Stato, nonostante la recessione, dal fisco: 10,4 miliardi in più rispetto allo scorso anno, come pure aumenta il gettito delle addizionali regionali e persino i Comuni sembrano poter godere di un extragettito Imu relativo alle maggiorazioni che i Municipi possono applicare alle aliquote base. Anche la lotta all’evasione sembra diventare strutturale e prevedibile: ormai il 95 per cento dei controlli va a segno e quest’anno si prevede di replicare il risultato del 2011 quando Agenzia delle entrate e Guardia di finanza portarono in cassa 12,7 miliardi. Il Pd ha tentato fino all’ultimo di inserire nella legge delega sul fisco un anticipo al 2013 dell’operatività del fondo taglia tasse. «No» del Tesoro.
LE TASSE gonfiano le casse dello Stato. Nonostante la recessione. I dati diffusi ieri dal Tesoro indicano che nei primi otto mesi dell’anno sono entrati 10,4 miliardi in più rispetto al 2011 (ovvero il 4,1 per cento in più). La stessa Via Venti Settembre spiega il motivo: la crescita del gettito dipende dalle manovre che si sono succedute dall’estate dello scorso anno, dai bolli alle accise, dalla prima rata Imu all’imposta sui capitali “scudati”. Nel quadro che porta la pressione fiscale oltre il 45 per cento svolgono un ruolo importante anche le tasse locali: le addizionali Irpef regionali sono cresciute del 24 per cento rispetto allo scorso anno.
Un gran quantità di risorse che ieri il Tesoro ha messo in mostra anche in una relazione al Parlamento sui risultati della lotta all’evasione: nel 2011 sono stati accertati 30 miliardi e in cassa sono finiti 12,7 miliardi (un risultato che si attende anche per quest’anno). Fatto importante: ormai gli uomini dell’Agenzia delle entrate di Befera e della Guardia di Finanza non sbagliano un colpo e nel 95 per cento dei casi fanno centro. Dal 2007 il recupero è più che raddoppiato, trasformando sostanzialmente i proventi della lotta all’evasione fiscale in una variabile quasi certa.
Notizie di extragettito provengono anche sul fronte dell’Imu. Complessivamente, secondo i calcoli della Uil servizi Politiche territoriali, la stima contenuta nel “Salva Italia” pari a 21,5 miliardi dovrebbe essere rispettata. La parte spettante ai Comuni tuttavia, grazie alla mano pesante sulle aliquote esercitata dai Municipi, dovrebbe essere assai abbondante: 14,8 miliardi, circa il 2,8 in più rispetto alle previsioni.
Con queste cifre la battaglia per la riduzione delle tasse si prepara a catturare la scena dello scorcio di legislatura. E’ stato lo stesso Monti ad accendere la miccia giovedì, rispondendo a Enrico La Loggia, non ha escluso una «prima tappa» di riduzione delle imposte evitando tuttavia di impegnarsi prima delle elezioni. Sotto il pressing di sindacati e Confindustria che prosegue, preoccupati della ormai asfittica domanda interna, il governo ha individuato 4-5 miliardi da destinare all’operazione che potrebbe prevedere interventi su tredicesima o no tax area. «Se Monti non taglia le tasse perde credibilità, e il decreto Sviluppo è solo un aperitivo per il rilancio dell’economia», ha detto ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.
«Boatos», si è limitato a dire Vieri Ceriani, sottosegretario all’Economia e vero e proprio uomo del fisco dell’Esecutivo che ha evitato di escludere l’ipotesi di un intervento di riduzione. Anzi, stando ai resoconti parlamentari, ieri Ceriani nell’ambito della discussione in Commissione Finanze sulla delega fiscale ha sostenuto che «si può valutare » l’anticipo dell’operatività del fondo taglia-tasse alimentato con i proventi dell’evasione, e perorato dal relatore del Pd Alberto Fluvi. Ma anche a questa apertura ha fatto seguito una frenata: una nota del Tesoro, dove siede Vittorio Grilli, poco dopo ha chiuso la porta all’eventuale anticipo dell’operatività del fondo di un anno ribadendo la necessità di lasciarlo collocato al 2014. Ovvero nella prossima legislatura.
No, ma con sfumature, arrivano anche da due ministri. L'impegno è quello di «evitare l'aumento dell'Iva in maniera strutturale » mentre si lavora per «creare le condizioni perché dalla prossima legislatura si possano ridurre le tasse», ha detto Corrado Passera. Anche Elsa Fornero chiude: «Credo che sia onesto dire che nel poco tempo che resta al governo gli spazi sono molto scarsi. Se ci sarà, sarà più una boccata di ossigeno ma molto selettiva».

sabato 20 ottobre 2012

Imu sugli immobili della Chiesa, lo Stato non deve fare eccezioni

Corriere della Sera, 07.10.2012
Imu sugli immobili della Chiesa, lo Stato non deve fare eccezioni
Massimo Teodori


Il pagamento dell'Imu sugli immobili della Chiesa non adibiti a funzioni religiose e di culto è un tormentone senza fine per la resistenza degli ecclesiastici a versare l'imposta dovuta. Non si tratta di una questione di poco conto perché è in gioco non solo il rapporto tra Stato e Chiesa, ma anche un'evasione fiscale che colpisce gravemente molti Comuni d'Italia, in primo luogo Roma.
Un gruppo vicino al Vaticano stima che il patrimonio immobiliare della Santa Sede sia il 20-22 % del totale italiano per un valore complessivo di circa 120 miliardi di euro. Una sua parte si riferisce a enti religiosi e di culto che per Concordato sono esenti dall'imposta, mentre un'altra parte riguarda edifici a uso commerciale che talvolta, per sfuggire alla tassazione, inglobano una cappellina che li dovrebbe rendere «religiosi». Il mancato gettito fiscale dei beni commerciali della Chiesa è notevole: l'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia (Anci) lo ha stimato per l'Ici di 800 milioni di euro, e l'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) lo ha cifrato in 2,2 miliardi di euro. Da anni l'Unione europea ha avviato un procedimento per sanzionare l'Italia per sussidi alle attività commerciali della Chiesa: se entro fine anno la situazione non sarà sanata, lo Stato dovrà pagare 9.920.000 euro di multa. Il premier Monti ha comunicato l'11 febbraio 2012 al presidente Almunia di volere «chiarire in modo definitivo la questione delle attività non esclusivamente religiose», ma ora si apprende che il Consiglio di Stato ha bocciato — molto opportunamente — un furbesco decreto attuativo dell'Imu alla Chiesa, pattuito tra governo e Santa Sede, perché il ministero dell'Economia è andato di là dai suoi compiti accordando tali e tante eccezioni al pagamento della tassa sugli edifici commerciali da sfiorare il paradosso. È proprio vero che quando si tratta della «roba», la Curia difende con gli artigli privilegi che superano perfino i benefici previsti dal Concordato. Che cosa farà il più rigoroso dei governi che l'Italia abbia mai avuto? Pagherà la multa milionaria e continuerà ad esentare l'Imu alla Chiesa?

giovedì 18 ottobre 2012

Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.

La Stampa, 09.10.2012
Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.
Il ministro Grilli: l’obiettivo è far pagare chiunque
L’Imu applicabile ai beni della Chiesa vale circa 600 milioni di euro
Giacomo Galeazzi

In ballo ci sono 600 milioni di euro, più le sanzioni in arrivo dall’Unione europea. Il Consiglio di Stato blocca il decreto che estende l’Imu alla Chiesa. La scure di Palazzo Spada cala sulla tassazione degli «immobili di Dio» e subito riesplodono le polemiche attorno alla «vexata quaestio» che dal 1992 spacca trasversalmente la politica tra laici e cattolici. Entro la fine dell’anno va riscritto il regolamento, altrimenti dal 1° gennaio niente imposte per le strutture ecclesiastiche. «L’obiettivo del governo resta quello di far pagare tutti, quindi troveremo le soluzioni appropriate», assicura il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, mentre in Cei si auspica che la bocciatura sia l’occasione per un approfondimento della materia e per una «più chiara ed equa definizione del recinto delle esenzioni». Una salutare pausa di riflessione, quindi. Il governo «non rinunci», rilanciano i socialisti. Il Consiglio di Stato, nel parere in cui stoppa l’applicazione dell’Imu sugli enti non commerciali e dunque anche sulle proprietà ecclesiastiche, invita l’esecutivo alla «prudenza» nella definizione dei casi di esenzione per la Chiesa. Sullo stesso argomento, spiegano i giudici amministrativi, si attende l’esito di un’indagine della Commissione europea che deve verificare se l’esenzione della vecchia Ici si configura come aiuto di Stato. Intanto il regolamento viene respinto in quanto «non è demandato al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu». Va individuato, cioè, «lo strumento idoneo a fare chiarezza sulla qualificazione di una attività come non commerciale». Di certo non si può procedere attraverso «il regolamento così come varato dal Tesoro». Il ministero ha «esulato» dalle proprie competenze regolamentari e sono ««eterogenei» i criteri utilizzati per le convenzioni con lo Stato per le attività erogate dalle onlus in campo sanitario, culturale o sportivo. In alcuni casi è usato «il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta», in altri quello «della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche) ». Gabriele Toccafondi, deputato Pdl in commissione Bilancio, mette in guardia il governo dal chiedere «l’Imu ad opere di pura carità che a malapena pareggiano i conti, operano per il bene di tutti e senza di loro lo Stato dovrebbe pagare molto di più». La partita è aperta, al Tesoro la prossima mossa.

martedì 16 ottobre 2012

Santi in paradiso. Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora

il Fatto quotidiano, 07.10.2012
Santi in paradiso
Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora
M. Pal.

Non hanno fatto neanche in tempo a dirlo. Martedì scorso il governo aveva fatto sapere a tutti i malpensanti che il regolamento grazie al quale gli enti ecclesiastici avrebbe finalmente pagato l’imposta sugli immobili era pronto: “Manca solo il parere del Consiglio di Stato”. Quei cattivacci dei giudici amministrativi, però, due giorni dopo, hanno resto noto il parere sul testo elaborato nell’adunanza del 27 settembre: regolamento bocciato, almeno nelle sue parti più importanti. 
PER CAPIRE SERVE un piccolo riassunto. 
Con un emendamento al decreto liberalizzazioni, i tecnici decisero che dal 2013 anche case e palazzi di proprietà di enti religiosi e del non profit avrebbero dovuto pagare l’Imu: con la nuova legge sono esenti solo le attività “non commerciali”. Come si fa, però, se nello stesso immobile hanno sede, per dire, sia un convento che un albergo? Se sono divise in modo chiaro non c’è problema, ma se non è così bisogna seguire un apposito regolamento del Tesoro. Solo che ora il Consiglio di Stato quel testo l’ha bocciato. Motivo: il ministero di Grilli s’è allargato troppo. “Non è demandato al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu per gli immobili degli enti non commerciali” (cioè definire cosa è commerciale e cosa no), scrivono i giudici, ma solo chiarire come stabilire “il rapporto proporzionale” in strutture con “utilizzazione mista”: il regolamento, insomma, va al di là di quanto prescrive la legge. Non solo: i criteri individuati sono pure caratterizzati da “diversità e eterogeneità”. Come dire: si sono allargati e l’hanno fatto male. Come si fa allora a stabilire come definire “commerciale” una scuola o un ospedale? Risposta: o si scrive una legge ad hoc o si lascia fare all’Agenzia delle Entrate “sulla base dei principi generali dell’ordinamento interno e di quello dell’Unione europea in tema di attività non commerciali”. C’è un altro rischio, adesso, all’orizzonte, sembrano sostenere i giudici amministrativi: “Va, peraltro, ricordato che proprio sulla analoga questione dell’esenzione dall’Ici la Commissione europea ha avviato in data 12 ottobre 2010 una indagine al fine della valutazione della sussistenza di un aiuto di Stato” che potrebbe sempre riprendere l’abbrivio in caso si continuasse a non far niente.  ANCHE non considerando le multe di Bruxelles, però, c’è la concreta possibilità che enti ecclesiastici e non profit continuino anche l’anno prossimo a godere di un’esenzione ingiusta (secondo la legge) con relativa perdita di gettito per i comuni: secondo le norme volute da Monti, infatti, il pagamento scatta dalla rata del 16 giugno 2013, ma il modulo delle esenzioni va consegnato entro quest’anno e senza il regolamento del ministero dell’Economia questo è impossibile. I radicali Maurizio Turco e Carlo Pontesilli – che hanno dato il via coi loro esposti alla procedura dell’Ue – ci vanno giù duri: “L’ennesimo tentativo di far credere alla Commissione europea che non violiamo le direttive sulla concorrenza è fallito. L’ha fatto il Consiglio di Stato, ed è tutto dire”. Il duo ha già annunciato che segnalerà ufficialmente a Bruxelles “l’ennesimo tentativo di rinviare alle calende greche” questa faccenda, “sollecitandola a procedere contro l'Italia e a richiedere agli enti ecclesiastici proprietari di immobili destinati ad attività commerciali di pagare l’Imu”. Anche loro, peraltro, non sono ottimisti: “La commissione europea ci appare troppo propensa ad attendere l’ennesimo depistaggio, l’ennesima bufala”. Resta da capire in sostanza – ed entrambe le opzioni non sono esaltanti – se questo governo non sa fare le leggi o se sta tentando davvero di “rinviare alle calende greche”.

domenica 14 ottobre 2012

Il DIO MACELLAIO

Diminuiscono gli aborti. Ma è record di obiettori

l’Unità, 10.10.2012
Diminuiscono gli aborti. Ma è record di obiettori
Riccardo Valdes

ROMA Dall’entrata in vigore della legge sull' aborto, la 194 del 1978, in Italia si è registrata una costante diminuzione degli aborti, fino ad arrivare nel 2011 a registrare un decremento del 5,6 rispetto all’anno precedente. È il quadro tracciato dal ministro della Salute Renato Balduzzi nella presentazione alla Relazione 2012 sulla legge 194, che il ministro ha firmato e inviato ieri mattina al Parlamento. Nella relazione vengono illustrati i dati preliminari per l'anno 2011 e i dati definitivi relativi all'anno 2010 sull'attuazione della legge n. 194 del 1978. «L'esperienza applicativa della legge n. 194 pone in evidenza come, dopo un iniziale aumento per la completa emersione dell'aborto dalla clandestinità, la cui entita prima della legalizzazione era stimata tra i 220 e i 500mila aborti l'anno, si sia potuta osservare una costante diminuzione dell'Ivg nel nostro Paese», sottolinea Balduzzi. In particolare nel 2011 sono state effettuate 109.538 Ivg (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si e registrato il piu alto ricorso all'Ivg. Se gli aborti calano in Italia, il numero di ginecologi, anestesisti e personale non medico obiettore continua invece a essere altissimo, anche se nel 2010, rispetto agli anni precedenti, sembra essersi stabilizzato almeno tra i medici. Tra i ginecologi infatti si è passati dal 58,7% del 2005 al 70,7% nel 2009 e al 69,3% nel 2010. È questo uno dei dati che emerge dalla relazione al Parlamento sulla legge 194 depositata oggi dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Per quanto riguarda gli anestesisti, negli stessi anni, il tasso di obiezione è passato dal 45,7% al 50,8%, mentre tra il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori di obiezione saliti dal 38,6% nel 2005 al 44,7% nel 2010. La relazione rileva comunque come al sud vi siano percentuali di obiezione più alte, superiori all'80%: 85,2% in Basilicata, 83,9% in Campania, 85,7% in Molise, 80,6% in Sicilia, come pure a Bolzano con l'81%. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo del 75% in Molise e in Campania e del 78,1% in Sicilia) e i più bassi in Toscana (27,7%) e in Valle d'Aosta (26,3%). «Abbiamo più volte denunciato il fenomeno grave del numero troppo elevato di obiettori di coscienza, che rende difficile l'attuazione della legge 194. Le strutture ospedaliere devono garantire che le donne che decidono di fare ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza possano farlo senza incontrare troppi ostacoli». Lo dice la senatrice del Pd Vittoria Franco.

domenica 7 ottobre 2012

Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio

Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio