martedì 24 marzo 2020

Chi credeu che sia el Papa?

Chi credeu che sia el Papa?

Chi credeu che sia el Papa? El xe un buffon,
 un matto, che ga in testa tre corone,
uno, che maledisse le persone
co no le crede in te la so opinion,
   un, che porta do chiave a piccolon,
   e va disendo che le so chiavone
  del santo Paradiso le xe bone
  de verzer, e serrar el gran porton.
Ma, se la stasse qua, pacienza ancora;
el mal xe che el ga stati, el ga sbiraggia,
cosse che mai San Piero ha cattà fora;
el ga po in corte tanta gran canaggia,
che crede nome in te la magnaora,
e lassa che i cogioni se travaggia.

Giorgio Baffo, patrizio veneto,  1694-1768

domenica 22 marzo 2020

santo prepuzio di Gesù Cristo

santo prepuzio di Gesù Cristo.

«Non ci si poteva lasciar scappare il corpo di Gesù Cristo senza conservarne qualche brano , Alcune chiese conservano i suoi capelli ed altre i suoi denti. ma l’abbazia di Charroux, nella diocesi di Poitiers, si vanta di avere il suo prepuzio, cioè quel poco che gli fu tagliato al momento della circoncisione. Anche supponendo che il pezzetto di pelle che venne tolto al bambino Gesù sia stato conservato e che possa trovarsi lì o altrove, cosa si può dire del prepuzio che viene mostrato a Roma, nella chiesa di S. Giovanni in Laterano? Una cosa è certa, e cioè che può esserne esistito uno solo e che non può dunque trovarsi nello stesso tempo a Roma e a Charroux.»  
[Da questo passaggio sembrerebbe che Calvino conoscesse solo due prepuzi di Gesù Cristo; invece ce ne sono di più. I monaci di Coulombs, nella diocesi di Chartres, si vantavano di possedere la stessa reliquia, che la brava gente della regione chiamava il santo prepuzio: veniva mostrato alle donne incinte, con lo scopo di farle partorire senza molto dolore. Inoltre questo prepuzio procurava buoni guadagni. Un quarto prepuzio si trovava ad Anversa; un quinto, portato da alcuni monaci ambulanti, nella cattedrale del Puy, nel Velay; un sesto a Hildesheim in Sassonia; un settimo a Chàlons-sur-Marne, nella chiesa di Notre-Dame-en-Vaux,  
All’inizio del secolo scorso, durante la reggenza, il vescovo Noaills, considerando che questo santo prepuzio era oggetto di un culto spesso scandaloso, soprattutto da parte delle donne, e dubitando fortemente dell’autenticità della reliquia, volle farla esaminare. Era avvolta in un pezzo di velluto rosso: un chirurgo, dopo aver scostato il velluto, trovò soltanto un po’ di polvere; se la poggiò sulla lingua e dichiarò che ciò che si faceva passare per il prepuzio di Gesù Cristo altro non era che sabbìa. In seguito questo chirurgo fu chiamato «sgranocchia-prepuzio», ma non c’è più stato un prepuzio a Chàlons-sur-Marne. 


Da
Jacques-Albin-Simon Collin de Plancy
Dizionario delle Reliquie e delle immagini miracolose

giovedì 19 marzo 2020

Pubblici peccatori

Pubblici peccatori
Espressione calunniosa adottata ancora oggi dal clero cattolico italiano contro le coppie unite dal solo matrimonio civile. Il conflitto tra l’autorità dello Stato e l’autorità ecclesiastica si conclude sempre con la capitolazione del primo. Dominique Fernandez racconta in Mère Méditerranée (Paris, 1965): « Una decina dì anni fa il vescovo di Prato fulminò dal pulpito, come ‘pubblici peccatori’, i due giovani sposi Mauro e Loriana B.. Essi possedevano una salumeria: ben presto non ebbero più clienti. Mauro si ammalò poi gravemente e la coppia intentò al vescovo  un processo per diffamazione. Il vescovo, al quale il famoso Giorgio La Pira aveva clamorosamente espresso la sua solidarietà, fu condannato il 2 marzo 1958 a quarantamila lire di multa con la condizionale. Orrenda sentenza! Si celebrarono dappertutto messe espiatorie, l’arcivescovo di Bologna fece suonare a morto le campane delle chiese della sua diocesi per tutto il tempo della quaresima, i membri dell’Azione Cattolica si vestirono di nero e Pio XII, per prender parte al lutto della Chiesa, ebbe il dolore di annullare le cerimonie che dovevano celebrare l’anniversario della sua incoronazione. Per fortuna i giudici della corte d’appello di Firenze ripararono la gaffe dei loro colleghi semplicemente assolvendo il vescovo con una sentenza del 25 ottobre 1958».  
Grazie al regime del matrimonio religioso obbligatorio, l’Italia conta solamente il 2 per cento di " pubblici peccatori" 

Estratto da:
Nuovo dizionario di sessuologia
Edizione Longanesi & c-
Volume secondo - pagina 1019
Milano, 1970