domenica 13 luglio 2008

Ratzinger a Sydney tra canguri e preti pedofili

Liberazione, 13 luglio 2008
Da oggi fino a mercoledì riposerà all'ombra dell'Opus Dei, nel centro studi Kenthurst
Ratzinger a Sydney tra canguri e preti pedofili

Fulvio Fania
Padre Federico Lombardi, qualche giorno fa, si è divertito a raccontare che in Australia vivono 55 specie di canguri. Non è che il direttore della sala stampa vaticana sia un esperto di marsupiali ma certo nella sua zelante preparazione al viaggio papale a Sydney non potevano mancare i canguri. O forse il gesuita sapeva già che alla XXIII Giornata mondiale della gioventù convocata in Oceania si sta per presentare un Ratzinger ecologista. A scoprirlo è bastata una delle cinque domande poste dai giornalisti sull'aereo in volo per il viaggio più lungo del pontificato tedesco, cominciato ieri mattina a Fiumicino. Il Papa ha promesso che negli undici discorsi ufficiali che pronuncerà e nel programma di tutta la kermesse giovanile il tema dell'ambiente «sarà molto presente». «Parlerò della creazione e della difesa del creato», ha preannunciato, «non ho la pretesa di intervenire su questioni tecniche e politiche, ma la Chiesa deve dare gli impulsi essenziali perchè la politica sia capace di rispondere a questa grande sfida». Mentre il Boeing 777 dell'Alitalia avanzava verso la notte orientale, Ratzinger ha aggiunto che «occorre risvegliare le coscienze» sull'ecologia. «Dobbiamo riscoprire la nostra responsabilità - ha detto - trovare la capacità etica per uno stile di vita necessario se vogliamo cambiare».
In Australia, oltre a 55 specie di canguri, ci sono 107 nomi di preti cattolici che il Papa avrebbe fatto volentieri a meno di leggere stampati sulle t-shirt appositamente confezionate dalla "Broken rites Australia", associazione delle vittime di preti pedofili. I 107 nominativi corrispondono ai sacerdoti condannati dai tribunali. Anche di questo Ratzinger dovrà parlare a Sydney così come fece ad aprile negli Usa. Rispondendo alla stampa ha ammesso di essere stato «portato a parlare degli abusi per la centralità del tema in America» e ha confermato che «in Australia sarà lo stesso». «Essere prete è incompatibile con gli abusi sessuali, un comportamento che contraddice la santità», ha scandito sopra il rumore di fondo del velivolo. Il Papa chiederà nuovamente perdono e riconciliazione per le colpe di una parte del clero. Come negli Usa, tuttavia, le vittime si attendono un mea culpa più preciso anche riguardo alle responsabilità dei vescovi accusati di aver coperto i colpevoli.
Che Benedetto XVI avrebbe trattato lo scottante argomento era scontato ormai da qualche giorno. Forse dovremo attendere il discorso ai vescovi e ai seminaristi australiani in programma per venerdì prossimo ma non è escluso che Ratzinger torni sulla questione anche in altre circostanze. Negli Usa questa tattica comunicativa sembra aver funzionato. La visita a Sydney, però, non riguarda solo la chiesa australiana. Da giorni affluiscono papa-boys di tutto il mondo, dagli Stati Uniti, dall'Italia, dalla Spagna, dalle Filippine e da altri paesi asiatici malgrado i filtri serrati dell'ufficio immigrazione. E forse i preti pedofili sarebbero finiti davvero nel dimenticatoio se il cardinale Pell non fosse tornato proprio adesso nell'occhio del ciclone. La tv pubblica Abc lo ha messo in seria difficoltà tirando fuori carte che rispolverano una vecchia accusa: aver tentato di coprire le responsabilità di Terence Goodall, un prete poi condannato. L'arcivescovo scrisse due lettere più o meno contemporanee: una ad Anthony Jones per assicurargli che non esistevano altre denunce di stupro a carico del sacerdote e pertanto la sua accusa di abusi non era credibile; l'altra ad un ex chierichetto a sua volta abusato in cui invece ammetteva la responsabilità del prete. Il cardinale ha giustificato la contraddizione sostenendo di essersi espresso male. Ma in Australia è inverno e la bufera è scoppiata, tanto da indurre Pell a sottoporre la vicenda ad una commissione guidata dal giudice di Corte suprema del Galles del Sud e tanto da spingerlo a rivelare per primo l'intenzione del Papa di rinnovare le scuse.
Pell è l'arcivescovo di Sydney. Esponente conservatore di spicco, sarà l'angelo custode di Ratzinger ospitandolo nella Cathedral house dal 16 al 21 luglio, per tutta la durata della vera visita papale alla Gmg. Da oggi fino a mercoledì, infatti, Ratzinger, non si vedrà in giro, resterà a riposarsi nel verde del centro studi Kenthurst, una struttura dell'Opus Dei.
La sperduta Oceania, dove gli atei superano i cattolici, non consentirà le abituali adunate oceaniche di papa-boys. Gli iscritti sono 125mila. Ratzinger sembra comunque aver preso gusto ai meeting di massa che entusiasmavano Wojtyla. «E' una grande festa della fede» che «apre nuove frontiere all'unione delle culture», ha spiegato. Sull'aereo un'ultima annotazione del Papa ha riguardato gli anglicani: si è augurato che la chiesa anglicana riesca ad evitare lo scisma nella sua imminente conferenza mondiale.
Mentre Benedetto XVI riposa, sarà il segretario di stato Bertone ad animare la scena. Visiterà anche un villaggio di aborigeni. Il genocidio degli indigeni, i bambini rubati dai coloni, le colpe terribili della chiesa, il mea culpa di Giovanni Paolo II saranno una presenza costante perfino nei ricami dei paramenti liturgici. Anche questa sarà una prova complessa.


13/07/2008