giovedì 18 marzo 2021

La religione dell’amore

 La religione dell’amore. Come commuove e seduce il suono di queste parale. E non deve la più fredda critica struggersi al calore di questo amore? In realtà questa denominazione ha sempre aperto al Cristianesimo tutte le porte e ancor oggi i nemici della chiesa e dei dogmi, gli stessi negatori dell’eterna beatitudine, si chinano con profondo rispetto innanzi a questa parola redentrice. Davanti a questa parola si ferma la diffidenza dei dubbiosi; anche i demolitori che non hanno il minimo scrupolo l’ammettono, anzi la difendono. È il segno misterioso con cui da due millenni le generazioni e i partiti si intendono l’uno con l’altro al di sopra e al di là di tutte le discordie. Come può succedere questo? Li unisce in ciò una comune virtù o non piuttosto una comune debolezza? La questione è penosa, ma una volta deve essere posta. Non sono esistite culture per cui questa parola non sarebbe stata affatto meravigliosa? Una disposizione naturale molle, dice Seneca, tende ad altri difetti che non quella energica, cioè alla compassione, all’amore, alla mancanza di fiducia in sé. Misericordia e amore considerati come difetti, davanti ai quali deve stare in guardia il carattere debole. E il Cristianesimo non solo li difende, ma ne fa principio fondamentale, lega ad essi la sua speranza e dove non ci sono trova solo infelicità e dannazione.

 

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze