L’Isola del Silenzio, o il passato che rimane ancora vivo
"L’isola del silenzio"di Horacio Verbitsky
Fandango Libri ,184 pagine, 15 euro
di Alessandro Bottero
Non è una lettura facile questo libro, ma è da leggere. Parla di una guerra sporca, una guerra che tale era, forse, solo nella testa di chi la scatenò. Parla di una dittatura sottovalutata ma efferatissima e terribile. Parla dell’Argentina dal 1976 al 1983.Dal 1976 al 1981 io ho fatto il liceo. In quegli anni “Argentina” o “Cile” erano sinonimo di dittatura. Ed era vero. I desaparecidos, gli “scomparsi”. Persone che nella notte venivano portati via, e di cui si perdeva le tracce. In Italia che si sapeva? Poco o nulla. O meglio, quel che se ne sapeva era pesantemente condizionato dalla Guerra Fredda, che esisteva. I militari argentini avevano riportato l’ordine. I militari argentini massacravano innocenti. E intanto nel 1978 si andava in Argentina per i mondiali di calcio, e l’Argentina vinceva piegando un’Olanda irripetibile. Ricordo quelle partite. Ricordo gli stadi pieni di persone che acclamavano, forse sfogando in questo modo i terrori di oltre 24 mesi di dittatura e torture. A ripensarci furono Mondiali di calcio di cui vergognarsi, per il modo in cui i giornalisti sportivi italiani evitavano accuratamente di parlare o anche solo fare il minimo accenno alla vita vera di quel paese.E mentre il pallone rotolava in Argentina i desaparecidos continuavano a desaparecidar. La gente spariva. I ragazzi sparivano. I genitori sparivano. C’era una entità socio politica che però tutto sapeva e tutto seguiva. La Chiesa Argentina. Anzi, no. Siamo più precisi. Le alte gerarchie della Chiesa. Non i sacerdoti di base, o i volontari laici che lavoravano a stretto contatto con i poveri. Si parla del Nunzio Apostolico Pio Laghi, che in quella terra e in quegli anni gioca a tennis con i generali torturatori. O del Cardinale Bergoglio, all’epoca generale dei Gesuiti, che dimentica, non sa, dice e non dice, e forse denuncia, sicuramente non difende. O di Don Grasselli, sacerdote e poi vescovo che sa tutto. Sa dove sono gli scomparsi, sa chi non è più scomparso, ma cadavere. Sa ma non dice.L’isola del silenzio è un’isola nascosta, dove i militari argentini tengono dei prigionieri per “rieducarli”. Convertirli ai valori dell’Occidente, e utilizzarli poi come contro-spie, infiltrati tra i fantomatici terroristi rossi senza dio che vogliono precipitare l’Argentina nel caos infernale.Ma l’isola del silenzio è anche la chiesa cattolica argentina, dove si tace di questo passato di evidente contiguità tra gerarchie militari e religiose. Collusione? Difficile a dirsi. Comuni obiettivi? Forse. Eliminare la “gramigna comunista”. Difendere il “bene comune, sacrificando il singolo”. Discorsi che risuonano terrificanti in bocca a chiunque. Tanto più a un uomo di Dio.Horacio Verbitsky è un giornalista investigativo serio. In questo libro tutto si basa su documenti, dichiarazioni, riscontri. Non si inventa nulla, questa è la cosa terribile. Credo che libri come questo servano. È indispensabile aggrapparsi con forza alla memoria storica e non lasciare svanire nel silenzio pagine tragiche.E oltretutto la storia insegna cose curiose e interessanti. All’epoca dell’elezione al pontificato di Ratzinger, uno degli avversari più accreditati dalla stampa era il cardinale di Buenos Aires, tal Bergoglio, appunto, dipinto come sudamericano progressista. Eppure Bergoglio è colui che secondo Verbitsky (e sulla base dei documenti da lui raccolti) quando era generale dei gesuiti in argentina, ha denunciato due gesuiti alla giunta militare, condannandoli così a cinque mesi di torture e prigionia. Lo stesso Bergoglio che ha sempre negato tutto.
Non è una lettura facile questo libro, ma è da leggere. Parla di una guerra sporca, una guerra che tale era, forse, solo nella testa di chi la scatenò. Parla di una dittatura sottovalutata ma efferatissima e terribile. Parla dell’Argentina dal 1976 al 1983.Dal 1976 al 1981 io ho fatto il liceo. In quegli anni “Argentina” o “Cile” erano sinonimo di dittatura. Ed era vero. I desaparecidos, gli “scomparsi”. Persone che nella notte venivano portati via, e di cui si perdeva le tracce. In Italia che si sapeva? Poco o nulla. O meglio, quel che se ne sapeva era pesantemente condizionato dalla Guerra Fredda, che esisteva. I militari argentini avevano riportato l’ordine. I militari argentini massacravano innocenti. E intanto nel 1978 si andava in Argentina per i mondiali di calcio, e l’Argentina vinceva piegando un’Olanda irripetibile. Ricordo quelle partite. Ricordo gli stadi pieni di persone che acclamavano, forse sfogando in questo modo i terrori di oltre 24 mesi di dittatura e torture. A ripensarci furono Mondiali di calcio di cui vergognarsi, per il modo in cui i giornalisti sportivi italiani evitavano accuratamente di parlare o anche solo fare il minimo accenno alla vita vera di quel paese.E mentre il pallone rotolava in Argentina i desaparecidos continuavano a desaparecidar. La gente spariva. I ragazzi sparivano. I genitori sparivano. C’era una entità socio politica che però tutto sapeva e tutto seguiva. La Chiesa Argentina. Anzi, no. Siamo più precisi. Le alte gerarchie della Chiesa. Non i sacerdoti di base, o i volontari laici che lavoravano a stretto contatto con i poveri. Si parla del Nunzio Apostolico Pio Laghi, che in quella terra e in quegli anni gioca a tennis con i generali torturatori. O del Cardinale Bergoglio, all’epoca generale dei Gesuiti, che dimentica, non sa, dice e non dice, e forse denuncia, sicuramente non difende. O di Don Grasselli, sacerdote e poi vescovo che sa tutto. Sa dove sono gli scomparsi, sa chi non è più scomparso, ma cadavere. Sa ma non dice.L’isola del silenzio è un’isola nascosta, dove i militari argentini tengono dei prigionieri per “rieducarli”. Convertirli ai valori dell’Occidente, e utilizzarli poi come contro-spie, infiltrati tra i fantomatici terroristi rossi senza dio che vogliono precipitare l’Argentina nel caos infernale.Ma l’isola del silenzio è anche la chiesa cattolica argentina, dove si tace di questo passato di evidente contiguità tra gerarchie militari e religiose. Collusione? Difficile a dirsi. Comuni obiettivi? Forse. Eliminare la “gramigna comunista”. Difendere il “bene comune, sacrificando il singolo”. Discorsi che risuonano terrificanti in bocca a chiunque. Tanto più a un uomo di Dio.Horacio Verbitsky è un giornalista investigativo serio. In questo libro tutto si basa su documenti, dichiarazioni, riscontri. Non si inventa nulla, questa è la cosa terribile. Credo che libri come questo servano. È indispensabile aggrapparsi con forza alla memoria storica e non lasciare svanire nel silenzio pagine tragiche.E oltretutto la storia insegna cose curiose e interessanti. All’epoca dell’elezione al pontificato di Ratzinger, uno degli avversari più accreditati dalla stampa era il cardinale di Buenos Aires, tal Bergoglio, appunto, dipinto come sudamericano progressista. Eppure Bergoglio è colui che secondo Verbitsky (e sulla base dei documenti da lui raccolti) quando era generale dei gesuiti in argentina, ha denunciato due gesuiti alla giunta militare, condannandoli così a cinque mesi di torture e prigionia. Lo stesso Bergoglio che ha sempre negato tutto.