mercoledì 3 dicembre 2008

Vaticano: no alla convenzione Onu sui disabili Il vero motivo è l'attacco all'aborto e alle donne

Vaticano: no alla convenzione Onu sui disabili Il vero motivo è l'attacco all'aborto e alle donne

Liberazione del 3 dicembre 2008, pag. 20

di Castalda Musacchio
In base alle ultime statistiche sono 650 milioni le persone con disabilità di tutto il mondo insieme alle loro famiglie. A queste il Vaticano, dopo la gravissima decisione presa appena due giorni fa sulla depenalizzazione dell'omosessualità, ha detto un nuovo "no", ponendo un altro e durissimo veto alla possibilità di veder riconosciuti i propri diritti, che non sono certo di poco conto, in fatto di umanità, solidarietà, tolleranza, lotta alla discriminazione.
Ieri, la Santa Sede ha confermato che non firmerà la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, entrata in vigore l'8 maggio scorso. Il documento redatto dall'Onu, che è il primo trattato sui diritti umani del Terzo Millennio, approvato dall'Assemblea generale nel 2006, e che ha visto la partecipazione attiva ai lavori per la stesura del testo di eminenti gerarchie ecclesiastiche, non contiene un divieto esplicito nei confronti dell'aborto. Per questo motivo il Vaticano non lo firmerà. Oggi in tutto il mondo si festeggerà la giornata internazionale dedicata alla disabilità, promossa proprio dalle Nazioni Unite su un tema focale: "Dignità e giustizia per tutti noi". Ma - commentano le associazioni - «ci sarà poco da festeggiare».
Per tentare di capire su cosa il Vaticano ha posto il proprio veto, basta scorrere il testo della Convenzione. In questa, i 50 articoli prevedono la tutela dei diritti delle persone con disabilità, specialmente in ambiti in cui subiscono quotidianamente discriminazioni. Come, per esempio, il diritto all'istruzione, alla salute, all'accesso al lavoro, ad adeguate condizioni di vita, alla libertà di movimento, alla libertà da sfruttamento e ad un eguale trattamento di fronte alla legge. La Convenzione riconosce, inoltre, il diritto delle persone con disabilità ad avere accesso al trasporto pubblico, agli edifici e a tutte le facilitazioni necessarie per poter vivere e compiere le proprie scelte in autonomia. Alla Convenzione è annesso anche un Protocollo Opzionale che prevede, nell'ambito del meccanismo di garanzia costituito dal Comitato per i diritti delle persone con disabilità, la possibilità di presentare ricorsi individuali. L'Italia ha firmato la convenzione il 20 marzo 2007, e solo pochi giorni fa la proposta di ratifica è giunta nel Consiglio dei Ministri come - secondo quanto ha riferito il sottosegretario Martini - «un atto dovuto e atteso». E dire che persino il lontano Ecuador l'aveva già fatto. Di più: sono ben 126 gli Stati che l'hanno ratificata, ben altri 106 l'hanno firmata avviando così il percorso per diventare parti del trattato. La stessa Unicef Italia del resto aveva più volte chiesto al nostro Governo la ratifica del trattato che, all'art. 7, prevede inoltre per gli Stati un impegno particolare a favore dei minori disabili, come già previsto dall'art. 23 della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia. E' a tutto questo che il Vaticano ha imposto il proprio rifiuto.
L'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite Monsignor Celestino Migliore, già da ieri sotto i riflettori per la scelta di non firmare la condanna nei confronti dei paesi in cui l'omosessualità è reato, si è detto «indignato e rattristato» dal progetto di introdurre l'aborto tra i diritti umani promosso da alcune associazioni . L'iniziativa - secondo monsignor Migliore - «rappresenta l'introduzione del principio homo homini lupus , l'uomo diventa un lupo per i suoi simili». «Questa - aggiunge - è la barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società».
Di dubbi sulla possibilità di firmare la Convenzione erano già emersi a febbraio. Ed era stato sempre Migliore a spiegare che per il Vaticano i punti dolenti restavano gli articoli 23 e 25: nel primo si riconoscono i diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla «educazione riproduttiva» e ai «mezzi necessari per esercitare questi diritti»; nel secondo si garantisce l'accesso dei disabili a tutti i servizi sanitari, «inclusi quelli nell'area della salute sessuale e riproduttiva». «La protezione dei diritti, della dignità e del valore delle persone con disabilità - aveva spiegato allora Migliore - rimane una delle preoccupazioni e dei capisaldi dell'azione della Santa Sede, e la Convenzione contiene molti articoli utili» al riguardo. Però, aveva aggiunto, la Santa Sede «si oppone all'inclusione nel testo dell'espressione "salute sessuale e riproduttiva" perché in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l'aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall'art. 10 della Convenzione stessa» e, quindi, la Santa Sede «non è in grado di firmarla». Un altro passo che svela - come notava Mancuso proprio ieri su Liberazione - «il vero volto di questo pontificato oscurantista e nemico degli uomini e delle donne, persino dei più deboli, e in difesa dei loro diritti fondamentali».