La Repubblica 1.11.11
L´intervista
Il regista Castellucci: "Contro di me e i miei attori gravi minacce"
"Rischiamo la vita ma non cederemo agli oscurantisti"
di Anna Bandettini
ROMA - «Non faccio che stare al telefono con Parigi, voglio essere vicino come posso ai miei attori. Ho paura, sì. Ho paura per loro che sono lì, che devono andare in scena. E ho paura per me. Ne me la sentirei proprio di andare in giro per la Francia in questo momento: la mia foto è sui blog dei fondamentalisti cristiani dove sono additato come terrorista islamico. A loro si sono aggiunti quelli dei nazisti e degli antisemiti. Come a dire: è lui. Chi lo vede, è suo».
Romeo Castellucci è sempre misurato, non si arrabbia mai, ma ora con voce preoccupata sottolinea: «Nel mio lavoro mi è capitata qualche denuncia, qualche contestazione individuale, ma qui c´è una vera e propria falange contro». Regista di Cesena, 51 anni, artefice della Societas Raffaello Sanzio, il più famoso gruppo teatrale italiano in Europa, artista inconfondibile che da sempre lavora con sguardo diverso nel grande bagaglio delle immagini collettive della nostra cultura, è lui il bersaglio dei militanti di Istitut Civitas che per giorni, da metà ottobre, lo hanno minacciato fuori dal Theatre de la Ville di Parigi con l´accusa di blasfemia, fino ad a interrompere il suo spettacolo, Sul concetto di volto nel figlio di Dio, che da domani, sempre a Parigi, si sposterà nel più periferico Le Centquatre e poi in tournèe in altre città francesi.
C´è il serio rischio che vadano avanti.
«Sì, temo ci perseguiteranno ancora. Anche se Le Centquatre è in una periferia dove ci sono molti musulmani e forse questo può tenerli lontano», dice Castellucci, al telefono dalle Marche dove sta preparando il nuovo spettacolo, Il velo nero del pastore, che debutterà a Roma il 10 novembre, e che sfiora a sua volta il tema del sacro.
Sul concetto di volto nel figlio di Dio, è stato visto in Italia, in Spagna, in Polonia: paesi cattolici dove non è successo nulla. Perché in Francia sì?
«In Italia alcuni mi hanno semmai incolpato di essere troppo cristiano, di aver rivelato troppo... La Francia? Gli integralisti hanno colto l´occasione per farsi pubblicità. Già al festival di Avignone, questa estate, c´erano state avvisaglie: una sera c´era stata una rissa tra spettatori, una cosa quasi futurista, ma era a fine spettacolo, che è anche legittimo. Ora invece siamo alle minacce di questi che mi dicono essere lefebreviani, seguaci dell´arcivescovo scomunicato dal papa. Ma la cosa tenebrosa è che si sono amplificati in rete e ora sono tanti, compresi nazisti e gruppi antisemiti, gente che grida fuori dal teatro "abbasso la repubblica", "Viva il re". Ebbene sì. Oscurantisti, medievalisti».
Cosa l´ha impressionata delle loro minacce?
«Le perquisizioni. Tutti gli spettatori devono passare il metal detector. Le minacce ci hanno obbligato a militarizzarci. È una cosa tremenda vedere queste cose in un teatro. Io credo che la polizia abbia avuto sentore di qualche seria minaccia, che non ci ha rivelato».
Mai pensato di dire basta, torniamo a casa?
«No, non è possibile. Bisogna mantenere le posizioni di fronte a tanto oscurantismo».
Ma perché farlo con l´immagine di Cristo?
«È difficile prescindere dal fiume in cui si è nati. Noi siamo nutriti dell´immagine di Cristo. E lo spettacolo è un "de profundis", una preghiera sulla caduta dell´uomo che si leva dal punto più basso, da un nadir dell´uomo che ho voluto rappresentare metaforicamente con le finte feci. Ed è falso che vengono gettate contro il Cristo di Antonello da Messina, in fondo alla scena, perché a quel Cristo lo spettacolo rivolge la domanda accorata "perché ci hai abbandonato?". Cioè l´esatto contrario delle accuse degli integralisti».
Se potesse incontrarli che direbbe loro?
«Convertitevi»
Sarebbe a dire?
«Li ho visti fuori dal teatro, spaventosi, paiono diavoli e da quello che urlano, si capisce: non conoscono le Sacre Scritture»