il Fatto 29.10.11
Parigi val bene una messa
Il Cristo dei fanatici
La violenza degli ultra-cattolici francesi che boicottano lo spettacolo della Raffaello Sanzio
Elisa Battistini
La notizia vera, probabilmente, è che si parli di una delle più importanti compagnie teatrali del mondo (non è un’esagerazione) solo quando c’è la notizia. Di cronaca. Ma, laicamente, è lo stesso regista della Socìetas Raffaello San-zio, Romeo Castellucci (che è stato anche direttore della Biennale Teatro), a non drammatizzare: “Il meccanismo dell’informazione funziona così. In Italia il teatro non interessa, è un’arte minoritaria, non ha a che fare con la vetrina della politica. La cosa positiva degli scontri e delle minacce di questi giorni è che, invece, in Francia è vero oggetto di dibattito”. Allora veniamo alla cronaca. Sul concetto di volto del figlio di Dio, produzione internazionale della compagnia di Cesena, va in scena dal 20 ottobre al Théatre de la Ville di Parigi, uno dei produttori dello spettacolo.
FINO A GIOVEDÌ sera (quando le forze dell’ordine sono riuscite a bloccare i manifestanti fuori dal teatro), tutte le rappresentazioni sono state interrotte da gruppi di estremisti. Giovani, molto giovani. “Hanno meno di 30 anni”, dice uno dei tecnici della compagnia, da Parigi. Appartengono a gruppi come Action Francaise (movimento monarchico), Renoveau Francais (nazionalisti di estrema destra), o Civitas Institut. Formato da “giovani cattolici che difendono l’onore di Cristo”, come si legge sull’hompage del loro sito. O l’associazione Agrif, che si batte per l’identità francese e cristiana. Questi ultimi due gruppi hanno cercato di impedire la messa in scena dello spettacolo per vie legali. Ma il 18 ottobre, il Tribunal de Grande Instance di Parigi ha respinto il loro ricorso e ieri ha respinto la richiesta di impedirne la messa in scena al Teatro 104, dove Sul concetto del volto di Dio “traslocherà” il 2 novembre. Il lavoro mostra a un figlio che accudisce il vecchio padre, con forte realismo. Il figlio gli cambia il pannolone, ad esempio, e ci sono chiari riferimenti agli escrementi. Alle loro spalle, però, c’è il ritratto di Gesù di Antonello da Messina. “E a un certo punto – dice il regista – sul volto di Gesù cola, dall’interno, dell’inchiostro nero. Unire Cristo e la materialità della vita non è però una provocazione. È la realtà umana, anzi è la verità ultima dell’uomo. Perché non dovrei accostare il corpo a Cristo, il cui volto rappresenta la bellezza dell’umano?”. Castellucci, che ha alle spalle decine di lavori formalmente molto potenti e ha sempre osato per quanto riguarda il linguaggio (nel Giulio Cesare metteva in scena due anoressiche per incarnare o forse disincarnare l’anima tormentata di Bruto, ma è solo un esempio tra i tantissimi), questa volta è davvero a disagio. Anche perché si trova a Senigallia, dove sta provando il nuovo lavoro (Il velo nero del pastore che debutterà il 10 novembre al Teatro Vascello all’interno del RomaEuropaFestival) e fa “decine di telefonate al giorno per sapere se a Parigi tutto va bene”. Certo, l’eco sollevata in Francia è grande. Tutti i principali giornali d’oltralpe hanno scritto del boicottaggio, Le Monde ha fatto una lunga intervista al regista ed è partita una petizione in difesa della libertà d’espressione. Primi firmatari: il regista Patrice Chéreau, l’indignatissimo Stéphane Hassel, gli attori Michel Piccoli, Juliette Binoche.
CHI È A PARIGI descrive una situazione folle, ma non pericolosa per attori e tecnici. “I dimostranti – continua il tecnico-attrezzista della compagnia – hanno fatto cose pazzesche, sono saliti in scena ma non ci hanno toccato. Piuttostoselasonopresaconilpubblico. La prima sera hanno iniziato a gridare: Vergognatevi! Andrete all’Inferno! e Abbasso alla Repubblica, viva il re. Il pubblico ha reagito a sua volta, urlando frasi in difesa della libertà d’espressione. Poi sono arrivati una decina di poliziotti e questi ragazzi si sono inginocchiati e hanno iniziato a cantare l’Ave Maria. Alla fine la polizia li ha portati fuori e lo spettacolo è proseguito. Le interruzioni sono durate una settimana, ma dal 21 ottobre, la direzione del Teatro ha chiesto agli spettatori di non reagire e mantenere la calma per far lavorare le forze dell’ordine”. I fondamentalisti cristiani e gli estremisti di destra, nel delirio, si sono dimostrati molto “creativi”: hanno sprangato le porte del teatro (il pubblicoè dovuto entrare dalle porte laterali), lanciato lacrimogeni, sono saliti su un balcone dello stabile e hanno gettato olio di motore e pece sulla gente. Giovedì 27, la prima sera in cui lo spettacolo è andato in scena senza disordini, circa 300 persona hanno manifestato fuori dal teatro (dove ci sono una decina di camionette della polizia) brandendo crocifissi e rosari.
IL PARADOSSO è che, secondo la vulgata, Castellucci – che 30 anni fa ha fondato con la sorella e la moglie la Socìetas, una specie di comunità teatrale più che una compagnia – sia credente. “A questo non voglio rispondere – dice – È un fatto del tutto privato. Di certo se c’è qualche cattolico in buona fede, tra questi manifestanti, non ha visto lo spettacolo. Gesù in questo lavoro è il modello dell'uomo: il suo volto è la cosa più bella che si possa immaginare. Sul concetto di volto del figlio di Dio riflette però sulla vecchiaia, sul timore di essere abbandonati. Chi crede dovrebbe avere un rapporto meditato con la propria fine”. Il regista è sinceramente sgomento, ma da Parigi l’impressione è che il “manipolo” di dimostranti abbia solo una gran voglia di visibilità. Eppure, se la Francia, in questa occasione, rivela un lato estremista, l’Italia rivela un certo provincialismo. Quello di parlare di una delle compagnie italiane più note al mondo solo quando gli lanciano i lacrimogeni. All’estero.