il Fatto 4.12.11
Partiti e lobby. Chi tira i fili del governo tecnico. Dalle banche al Vaticvano, al Colle, altro che “indipendenti”
Paolo Zanca
Il governo dei tecnici, tanto tecnico non è. Per mettere insieme l’esecutivo dell’emergenza, Mario Monti ha dovuto applicare alla lettera il manuale Cencelli e spartire gli incarichi tra partiti, lobby e poteri forti. Pdl, Pd e Terzo polo non hanno resistito alla tentazione di “suggerire” nomi: e se Monti ha chiuso la porta ai politici di professione, non ha potuto dire no a cattedratici, prefetti, ammiragli e funzionari di provata esperienza (e di provata fede).
Così la pattuglia di ministri e sottosegretari si popola di facce sconosciute al popolo, ma familiarissime ai potenti. Il sistema delle banche conta almeno 6 uomini, il Vaticano altrettanti. Dai Ciampi boys alle personalità internazionali anche l’area del Colle ha i suoi rappresentanti al governo. Senza parlare dei partiti che si sono divisi le poltrone con il bilancino degli attuali seggi in Parlamento. E la chiamavano “discontinuità”.