l’Unità 4.12.11
La Rai va alla guerra. Del profilattico
Silvia Ballestra
La dirigenza di Radio Uno Rai ha diramato una nota perché nella giornata mondiale contro L’Aids non si dicesse in onda la parola «profilattico». È come se nella giornata mondiale contro gli incidenti stradali si proibisse di usa-re le parole «cinture di sicurezza», e il fatto si commenta da sé. Un buon dizionario dei sinonimi avrebbe potuto evitare la figuraccia. Condom (internazionale), profilattico (medico-farmaceutico), guanto (volgar-popolare), goldone (idem), contraerea (gergal-giovanile), impermeabile (anni 50), e ognuno continui come vuole, sbizzarrendosi nelle infinite declinazioni dialettali, regionali, metaforiche e immaginifiche del «profilattico» (qui si può dire). Ma fin qui siamo alla superficie.
Scavando un po’ la faccenda peggiora. Punto uno. In un primo momento dalla Rai hanno detto di aver seguito la linea del Ministero della Salute, ed è una prima scemenza: da quando un libero mezzo di comunicazione deve seguire le veline di un ministero? Punto due. Il ministero ha prontamente smentito dicendo di non aver emanato nessuna direttiva in proposito. Molto bene. Punto tre. Lo stesso ministero ha sottolineato che in effetti nella sua campagna anti-Aids (che suppongo predisposta dal precedente ministro) non si parla di preservativo. Molto male. Punto quattro, restiamo al Ministero. Né nel comunicato ufficiale dell’iniziativa né nella conferenza stampa sono state usate le parole “profilattico” o “preservativo”. Sempre peggio. Punto sei. Il Ministero ha fatto sapere che i suoi esperti hanno potuto parlare alla radio liberamente. E ci mancherebbe! Precisazione un po’ grottesca. Punto sette. Non fate i fessi: chiamatelo come vi pare e usate il preservativo.