Giuliani e Obama, chi è più bigotto?
Repubblicani e democratici giocano con passione la carta dei valori religiosi.
Ma Hillary Clinton può invocare dio ogni due per tre, ma nessun evangelico si fiderà mai della «moglie di quel puttaniere»
di Marco d'Eramo
«Facciamo a chi è più bigotto» è il gioco politico dell'anno qui negli Stati uniti. E lo giocano con sfrenata passione tutti i candidati alle primarie per le presidenziali del 2008, sia i repubblicani, sia i democratici. È uno spettacolo persino esilarante, farcito di gaffes, passi falsi, affermazioni ridicole, tanto più che - come quasi sempre avviene - i politici sono in ritardo di un treno (qui di una messa) sul clima predominante nel paese. Come la pubblicità «più moderna» offre sempre una visione anacronistica e desueta della vita familiare e dei ruoli domestici, così la politica ha ormai sostituito la filosofia nel ruolo di «civetta di Minerva» (che «inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo», secondo Hegel).Per esempio, nel week-end del 20 ottobre era in cartellone a Washington un'incredibile sceneggiata, al Values Voter Summit, dove si riunivano 2.500 pastori e attivisti conservatori cristiani per decidere quale tra i vari candidati alla nomination avrebbero appoggiato. In passerella è stato tutto un «ho incontrato dio», un «mi sento 'rinato'» (usare l'espressione born again è un segnale semantico che ti arruola tra gli evangelici). Il senatore dell'Arizona John McCain ha rivelato che durante la sua prigionia in Vietnam un soldato viet gli ha passato di nascosto una croce. Mitt Romney, che deve superare l'handicap di essere mormone e perciò considerato infedele dagli evangelici, ha insistito sui 38 anni del suo matrimonio, i 5 figli e i 10 nipoti. Quand'era governatore di uno stato liberal come il Massachusetts, Romney era pro-aborto e pro-matrimonio dei gay: ora dice che si è sempre opposto fieramente sia all'aborto sia ai matrimoni gay. L'ex attore ed ex senatore, Fred Thompson, ha spiegato nei dettagli di essere stato per tutta la vita fermamente contrario all'aborto, dimenticando che nel 1994, quando era candidato in Tennessee, aveva detto che l'aborto dovrebbe essere sempre legale nel primo trimestre di gravidanza.Rudy Giuliani ha parlato di «valori familiari», ha detto che «ostacolerà l'aborto in ogni modo» e favorirà le adozioni. Parole non credibili da parte di un uomo che si è sempre detto favorevole all'aborto, che ha vissuto in casa con una coppia di gay mentre si separava, che ha avuto una relazione pubblica mentre non era ancora divorziato, che si è fatto fotografare a una festa in maschera in abito da donna. Cosa non fa un ex sindaco di New York pur di diventare il «sindaco d'America»!D'altronde i repubblicani hanno una lunga tradizione di corteggiamento dei valori cristiani, dalla Moral Majority di Jerry Falwell che fu una delle tre componenti del «blocco storico reaganiano»: a) gli evangelici conservatori appunto, b) la classe salariata che si sentiva tradita nei valori dai liberal riccastri e che fino ad allora aveva sempre votato democratico (i cosiddetti Reagan democrats), e c) la maggioranza del gran capitale. Nel 1992 un repubblicano laico e spregiudicato (da ex direttore della Cia qual era) come George Bush senior, fece di tutto perché il fondamentalista Pat Buchanan lo appoggiasse, e nella convention di quell'anno Buchanan tuonò slogan che i repubblicani vorrebbero ripetuti anche oggi: «Nel nostro paese è in corso una guerra di religione per conquistare l'anima dell'America», in cui attaccò a fondo i Clinton su diritti dei gay, aborto, discriminazione contro le scuole religiose e donne combattenti. Allora l'appoggio di Buchanan non evitò a Bush sr. la sconfitta contro Bill Clinton, ma l'idea della «guerra di religione«, si fece strada.Però mai i conservatori cristiani hanno avuto un peso tanto forte sulla Casa bianca come sotto il giovane Bush, grazie anche alla strategia elettorale del suo principale consigliere politico, Karl Rove (oggi dimessosi dallo staff della presidenza). Nel 2000 Bush aveva perso il voto popolare contro Al Gore e dovette la presidenza a un colpo di mano della Corte Suprema. Nell'analizzare quella sconfitta/vittoria, Rove giunse alla conclusione che Bush era andato in minoranza perché aveva cercato di conquistare i moderati con il «conservatorismo compassionevole», ma così facendo aveva scoraggiato i conservatori cristiani dal recarsi alle urne: quel che aveva guadagnato al centro, lo aveva più che perso in astensione. Si tenga conto che l'espressione «conservatori cristiani» nasconde in realtà una base elettorale esclusivamente bianca, spesso derivante da organizzazioni apertamente razziste. Nel 2004 Rove decise quindi di spostare a destra la campagna, di fregarsene del voto moderato, andò contro tutti i luoghi comuni dei sistemi bipolari, secondo cui tutti e due i poli competono inevitabilmente per la «conquista del centro». Così facendo ottenne che 4 milioni di evangelici, che nel 2000 si erano astenuti, andassero a votare quattro anni dopo quando Bush, a differenza della tornata precedente, stravinse il voto popolare contro John Kerry.Quel novembre 2004 costituì l'apice del potere per i conservatori cristiani, soprattutto quando i sondaggi dissero che per una fetta consistente di americani i «valori» erano stati il fattore decisivo nel determinare il loro voto e che i democratici erano in forte svantaggio sul terreno «morale». Quel sondaggio mandò in tilt i democratici, che non tennero conto di successivi sondaggi che ridimensionarono il primo (ricordiamo che l'Istituto Gallup è in mano ai fondamentalisti).Un membro della «Famiglia»Fatto sta che da allora, come Fausto Bertinotti che va a Monte Athos e Piero Fassino che rivela di essere stato credente fin da piccolo, così tutti i democratici si sono messi a giocare anche loro a chi è più bigotto. Come ha scritto l'Economist, «Hillary Clinton cita dio più spesso del normale vescovo europeo». La cosa può non stupire da parte di una politica che da ragazza aveva fatto l'attivista per Barry Goldwater (estrema destra pre-reaganiana), che da 15 anni fa parte della Fellowship Foundation (la «Family», come viene chiamata), un'associazione assai riservata, alle soglie della segretezza, che riunisce politici di tutte le tendenze, finanzieri, industriali, diplomatici, ufficiali superiori, in cellule separate sessualmente, e il cui unico evento pubblico è il National Prayer Breakfast che dal 1953 si tiene ogni anno il primo giovedì di febbraio a Washington e a cui quest'anno hanno partecipato, a 500 dollari a testa, 3.400 commensali-preganti. La «Famiglia» ha una lunga storia di rapporti con dittatori come l'indonesiano Suharto, il generale brasiliano Costa e Silva, il generale salvadoregno Carlos Eugenio Vides Casanova (condannato per migliaia di torture in Florida), il generale honduregno Alvarez Martinez (lui stesso pastore evangelico). Negli ultimi anni, oratori del Prayer sono stati il re di Giordania, Abdullah II, il cantante Bono, il presidente George W. Bush.Anche Barak Obama si è infognato in questa corsa all'acquasantiera, anche perché negli Stati del sud le chiese battiste nere sono potentissime e controllano decisivi pacchetti di voti neri. Una delle prime primarie si terrà proprio in uno di questi stati, la Carolina del sud in cui Obama si gioca una buona parte del proprio futuro politico. Così per assicurarsi l'appoggio religioso, in un comizio in South Carolina ha invitato a esibirsi il cantante nero di gospel (genere musicale di canti religiosi, letteralmente gospel vuol dire «vangelo») Donnie McClurkin, famoso anche perché nel 1992 aveva cantato alla Convention democratica di Bill Clinton e nel 2004 a quella repubblicana di Bush. Il problema è che McClurkin è impegnato in una crociata anti-gay e dice che l'omosessualità può essere curata dalla fede. Da qui la rivolta dei blog gay in tutto il paese. Obama faticherà parecchio a riprendersi da questa gaffe.Il problema con tutte queste avances, tutti questi piedini ai veri credenti è duplice, e non mi riferisco al piedino che il senatore repubblicano dell'Idaho, Larry Craig (virulento conservatore cristiano), ha fatto in agosto nel cesso dell'aeroporto di Minneapolis a un uomo seduto nel cesso accanto e che è poi risultato essere un agente sotto copertura per indagare su crimini sessuali (quel cesso è da allora affollata meta turistica). Il primo è che queste accorate dichiarazioni di fede sono inefficaci. Giuliani può raccontare quel che gli pare, ma per gli evangelici resta sempre «una mezza checca newyorkese», come dicono nei loro talk show radiofonici: per gli integralisti cristiani Usa, geograficamente New York è situata a metà strada tra Gomorra e Sodoma. Il televangelista Pat Robertson, può anche dare il proprio sostegno a Giuliani, ma ciò non toglie che al Values Voter Summit Giuliani abbia ottenuto appena il 2% dei 5.600 voti depositati o mandati per e-amail. L'enfant chéri degli evangelici, il senatore Sam Brownback, si è pronunciato per McCain che però tra i Values Voters ha ottenuto ancora meno. Quanto ai democratici, per loro la religione è come in Italia i negozianti per la sinistra: la sinistra può fare tutte le aperture che vuole, ma per fare una politica di destra è meglio la destra. Così Hillary Clinton può invocare dio ogni due per tre, ma nessun evangelico si fiderà mai della «moglie di quel puttaniere» (talk show radiofonico).Il secondo problema è che questa volta il voto dei conservatori cristiani non è più decisivo. Un po' perché anche tra i fondamentalisti, sta prendendo peso una componente di sinistra. Tra i puritani c'è sempre stata un'ala sociale, in un certo senso progressista (un po' come i nostri cattolici di sinistra): per esempio il proibizionismo degli anni '20 fu dovuto in gran parte ai puritani che volevano liberare le classi disagiate dalla piaga dell'alcolismo.Fondamentalisti verdiTemi come la sanità pubblica, la crescita delle disuguaglianze, perfino l'inquinamento compaiono sempre più spesso nei sermoni dei pastori evangelici. L'ultima copertina del New York Times Magazine riguardava proprio questo fenomeno. D'altronde, se ci sono verdi fondamentalisti, potranno pur esserci fondamentalisti verdi.In secondo luogo gli evangelici si sentono scottati dalla carta bianca che hanno firmato al partito repubblicano. Votando Bush non volevano impelagarsi nel ginepraio iracheno, né prevedevano tutti gli scandali che avrebbero gettato una luce assai dubbia sui valori dei difensori dei valori, a partire da Mark Foley e Ted Haggard. Il deputato repubblicano della Florida Mark Foley, 53 anni, crociato contro gli abusi sui bambini, si è dimesso il 29 settembre del 2006 per lo scandalo dei «paggi», cioè degli adolescenti borsisti in parlamento, cui lui mandava e-mail molto osées. Ted Haggard invece, 50 anni, sposato con 5 figli, presidente della National Association of Evangelicals (30 milioni di aderenti), crociato contro i gay, ha dovuto dimettersi nel novembre 2006 perché un prostituto aveva rivelato i suoi rapporti con il pastore.Più in profondità però la disaffezione verso i repubblicani è dovuta al fatto che questo partito non è mai, come si dice qui, «passato alla consegna», non ha mai messo in atto le sue promesse elettorali: in fondo per 6 anni i repubblicani hanno avuto il controllo totale del paese: maggioranza forte alla Camera, al Senato, alla Corte suprema, e possesso della Casa bianca. Eppure non sono mai riusciti limitare seriamente l'aborto né a far dichiarare incostituzionali i matrimoni gay, né a emanare leggi sulla «difesa della vita». Storicamente i conservatori cristiani erano stati per molti decenni dei «naderiani di destra»: per loro cioè repubblicani e democratici erano tutti uguali, tutti servi di mammona, e tutti i gatti di notte sono neri. L'impegno totale a favore dei repubblicani riguarda solo l'ultimo trentennio. Quest'identificazione assoluta oggi è venuta meno e si tornerà alla configurazione precedente dei conservatori cristiani, con forte astensione e il resto in tasca ai repubblicani. Ecco perché è inutile, oltre che ridicola tutta questa frenesia, questo stracciarsi le vesti.Ma i politici continuano a far rotta verso Gerusalemme e la terra promessa, quando invece il vento della società americana ha preso a spirare in un'altra direzione. Anche se la risposta non soffia ancora come nella celebre canzone di Bob Dylan.