In Spagna Memoria e riconciliazione
La Chiesa si scusa: «errori» nella Guerra civile
di Elisabetta Rosaspina
MADRID — Tre settimane dopo la beatificazione di quasi 500 religiosi massacrati, per lo più dagli anarchici, prima e durante la guerra civile in Spagna, la Chiesa ammette: «Dobbiamo anche noi chiedere perdono per gli errori commessi in quel decennio». Il discorso del vescovo Ricardo Blázquez, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, ha lasciato ieri sbalordita una buona parte del clero locale. Nessuno, o forse soltanto pochi si aspettavano che all'assemblea plenaria dei vescovi potesse essere affrontata così la questione della memoria storica.Il momento è delicato. Si sono appena sopite le polemiche sul criterio con cui il Vaticano ha scelto il nuovo contingente di martiri per la fede, tutti a debito del bando repubblicano; e stanno per riaccendersi le discussioni al Senato sulla legge che cancellerà i simboli franchisti dagli edifici pubblici, riaprirà molte fosse comuni e ricordi dolorosi; e smuoverà inevitabilmente sentimenti e risentimenti, solamente accantonati negli ultimi trent'anni.Il «mea culpa» della gerarchia ecclesiastica, accompagnato però dall'esortazione a «non riaprire ferite né riattizzare rancori», marca comunque un drastico cambio di rotta nell'atteggiamento della Chiesa spagnola che si era considerata finora soltanto una vittima, prima delle persecuzioni durante la seconda Repubblica e, poi, delle barbarie del conflitto fratricida negli anni dal 1936 al 1939. Alle accuse di aver appoggiato il golpe del generale Franco, lo schieramento nazionalista e poi la dittatura, i vescovi avevano opposto un elenco di almeno settemila, fra preti, suore e fedeli, torturati e uccisi spesso soltanto per la loro veste o il loro credo: «La Chiesa nella guerra civile fu soggetto paziente e vittima», proclamava nel 2000 l'allora portavoce della conferenza episcopale, Juan José Asenjo.Mai, prima del vescovo Blázquez ieri, un prelato aveva alluso a eventuali «azioni concrete» che potessero aver generato odio e vendette nei confronti dei sacerdoti. Alla fine del suo mandato al vertice della Conferenza episcopale, Blázquez ha deciso, a sorpresa, di fare qualche concessione alle critiche. Il presidente dei vescovi spagnoli ha la sua diocesi a Bilbao, e proprio nel Paese basco morirono trucidati, questa volta per mano franchista, altri preti non ancora inclusi nella lista dei martiri.Che non sia stata ancora fatta luce su tutta la ferocia di quel periodo è innegabile, e Blázquez ritiene sia arrivato il momento per gli storici di andare a fondo: «In molti casi avremo motivo di ringraziare Dio per ciò che fu fatto e per le persone che agirono; e probabilmente in altri momenti, di fronte ai fatti, senza elevarci orgogliosamente a giudici degli altri, dobbiamo chiedere perdono e ritrovare l'orientamento». Secondo l'insegnamento di Papa Giovanni Paolo II, ha ricordato ancora Blázquez, e il suo invito alla «purificazione della memoria »: che «implica tanto il riconoscimento di limiti e peccati quanto il cambio di comportamento e il proposito di emendarsi ».
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penso che le parole si Raoul Vaneigem siano più che sufficiente per commentare la notizia:
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Lo si e' visto come mercante di sofferenze, commesso di grazie, socialista, antifascista, stalinista, barbuto, reichiano, anarchico. E' stato sotto tutte le insegne, sotto tutte le bandiere, ai due lati del bastone, nella maggior parte delle esecuzioni capitali, dove ha tenuto sia la mano del carnefice che quella del condannato.
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