mercoledì 14 novembre 2007

l’ora di religione divide Ratzinger e Zapatero

Toni più soft del passato nell’incontro del Papa con il nuovo ambasciatore spagnoloVaticano, l’ora di religione divide Ratzinger e Zapatero
di Fulvio Fania
Città del Vaticano. C’è un’ora di distanza tra Oltretevere e Madrid. E’ l’ora di religione. L’insegnamento cattolico nelle scuole ha dominato il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore del governo Zapatero, Francisco Vasquez, ricevuto ieri per la presentazione delle credenziali.La Chiesa spagnola vorrebbe che l’insegnamento cattolico, sebbene nella forma non sia obbligatorio, fosse considerato assolutamente pari a quello delle altre materie, tranne ovviamente che per la scelta dei professori e dei programmi che spetta invece ai vescovi. L’episcopato del regno vorrebbe insomma ritornare alla legge che fu approvata dall’ex premier Aznar poco prima di finire travolto dalle elezioni. Il voto di religione sarebbe nuovamente conteggiato nella valutazione finale degli studenti. Al contrario il governo socialista ha sottolineato per legge il carattere facoltativo dell’ora confessionale. Ma secondo i vescovi questo sarebbe in contrasto con l’accordo del 1979 tra Spagna e Santa Sede - un concordato - in cui sono previste «condizioni di parità con le altre discipline fondamentali».Il conflitto tra Vaticano e Spagna non è risolto. Il dossier è pesante, anche se ieri Ratzinger ha riassunto gli altri capitoli in poche formule classiche: «difesa della vita» e tutela del matrimonio «senza offuscarlo con altre forme giuridiche». I toni sono però più morbidi. Basta dare un’occhiata alla dura reprimenda che Giovanni Paolo II impartì meno di due anni fa al precedente ambasciatore per cogliere una maggiore cautela nelle ultime parole di Ratzinger. Sulla scena del conflitto sono cambiati anche alcuni protagonisti. Alla guida della Conferenza episcopale spagnola il cardinale Ruoco Varela, stretto alleato di Aznar, ha lasciato il posto all’arcivescovo di Bilbao e sull’altra sponda anche Zapatero ha cambiato il proprio rappresentante diplomatico in Santa Sede. Quello nuovo, Vasquez appunto, è un politico socialista, è stato sindaco a La Coruna ed è cattolico dichiarato. Una carta d’identità che l’ambasciatore ha fatto molto pesare nel suo saluto al Papa proponendosi come «ponte» per far comprendere al governo le «preoccupazioni» del Vaticano e d’altra parte per favorire il dialogo con il governo.Il maggiore realismo nei rapporti non cancella l’incognita dei prossimi appuntamenti. La visita di Benedetto XVI a Valencia sarà un’occasione per verificare fino a che punto la Chiesa abbia davvero intenzione di smorzare le posizioni dei più oltranzisti contro il governo e le sue leggi. Di per sé la ragione del viaggio papale, l’8 e 9 luglio, non promette alcun miglioramento nei confronti di Zapatero. Benedetto XVI andrà infatti a concludere un incontro mondiale delle famiglie con annesso convegno teologico-pastorale. Animatore dell’iniziativa è stato finora il cardinale vaticano Lopez Trujillo, un autentico ultras contro l’aborto, le nozze gay, le coppie di fatto e i divorzi “brevi”, tutti pomi della discordia con il governo spagnolo. L’impostazione è stata confermata da Ratzinger pochi giorni fa quando ha accolto in udienza proprio gli organizzatori del convegno. Il nuovo papa non ha mai incontrato Zapatero e non ha privilegiato neppure il suo ministro degli esteri e la vicepremier che, quando vennero a Roma, poterono discutere soltanto con Sodano. Rifiutata anche l’ipotesi di fare tappa a Madrid prima di raggiungere Valencia, Ratzinger incontrerà re Juan Carlos nel palazzo del governo valenciano mentre il premier, per poter incontrare il Papa, dovrà recarsi in arcivescovado insieme ai familiari.