Jervis. Etica laica e religione, una battaglia aperta
di Renzo Cassigoli
Il rapporto tra etica laica e religione è al centro del dibattito pubblico in Italia, più in generale in Europa e negli Stati Uniti. Anzi, possiamo dire che il concetto di laicità ha assunto dimensioni planetarie dovendo fare i conti con gli integralismi, i fondamentalismi, con i compiti e i limiti delle società democratiche dinanzi ai problemi della bioetica e dello sviluppo della scienza in un sistema ormai globale. Dopo oltre due secoli , insomma, si torna a discutere del valore e del significato dello Stato laico in un confronto-scontro che sembra senza soluzione di continuità. Sono questi gli argomenti che Giovanni Jervis affronta sul piano scientifico in un saggio molto intenso intitolato Pensare dritto, pensare storto. Introduzione alle illusioni sociali, che sarà presentato oggi alle Oblate di Firenze (ore 17.30, ingresso libero). Esplicito il riferimento a Sigmund Freud, che definiva illusioni quella varietà di errori della mente che incidono sulla nostra vita, sui quali Jervis invita a riflettere. In questo contesto gli aspetti psicologici posti dai grandi temi sociali assumono per l’autore un’importanza crescente rispetto a questioni che possono essere chiarite se riusciamo a comprendere i punti deboli del nostro comune modo di pensare. «Per molti anni - scrive - ho diviso il mio tempo fra l’ascolto di persone in difficoltà e l’insegnamento universitario. Dai pazienti ho imparato ad addentrarmi con cautela nella debolezza delle cose umane; dagli allievi a connettere, nei limiti del possibile, la psicologia del buonsenso con la psicologia scientifica». Una riflessione importante quella di Jervis, visto che oggi sul tavolo non c’è solo il confronto con vetusti dogmi o astratti principi, ma il sostanziale contenuto di diritti sociali, umani, di cittadinanza che impongono un nuovo modo di pensare e nuove regole rispetto a quelle dettate da una visione confessionale che ignora e condanna la diversità. Valgano tre esempi: i diritti negati alle coppie di fatto, ma concessi a chi ha il potere; la difesa della salute che porta a combattere il flagello dell’Aids con l’astinenza piuttosto che con la contraccezione; il diritto di decidere della propria vita mediante il testamento biologico. Regole che garantiscano tutti i cittadini lasciando libera la coscienza religiosa di ognuno di accettarle o meno. Fa riflettere sul piano scientifico e umano la conclusione a cui giunge Jervis. «In un’epoca caratterizzata dalla crisi delle ideologie politiche e dal tramonto delle utopie rivoluzionarie, l’attenzione ai limiti della natura umana presenta una rilevanza inedita. Ammaestrati dal fallimento dei grandi sistemi siamo più attenti agli “errori della mente”, consapevoli di essere esposti a illusioni sociali. Accesi antagonismi riguardano oggi la bioetica e il significato dell’evoluzionismo darwiniano, che coinvolgono temi politici e problemi di psicologia. Viene talora ripetuto che il conflitto fra fede e scienza potrebbe essere un falso problema. Il contesto è invece serio e profondo e non pare destinato a risolversi con facilità».
------
commento:
la battaglia non è tra laici e religiosi. Il conflitto provocato dalle religiosi monoteiste deriva dalla loro presunzione di detenere la verità, anzi di detenere LA verità.
Nel paganesimo e nel politeismo il conflitto di di cui parla l'autore non esisterebbe.
Francesco Scanagatta