l'Unità 6.10.05
Regalone alla Chiesa, il Senato approva: non pagherà più l'Ici.
Si avvicina a grandi passi il “condono elettorale” del governo Berlusconi alla Chiesa. Il Senato ha detto sì all’esenzione dal pagamento dell’Ici per tutte le attività commerciali di proprietà ecclesiastica. Se il provvedimento sarà approvato anche dalla Camera, scuole private, ristoranti e ostelli non solo non dovranno più pagare la tassa comunale ma si vedranno restituire dai Comuni tutte le quote Ici versate dal 1993. Il condono ecclesiastico all’Ici infatti altro non è che una norma interpretativa (contenuta in un comma all'articolo 6 del Dl infrastrutture) di una precedente norma, per cui, come ha sottolineato in aula il diessino Morando, «deve essere riferita al passato, quindi dal 1993 ad oggi».Il regalo alla Chiesa fatto dalla maggioranza mirando ai voti dei cattolici peserà ancora una volta sui Comuni già duramente colpiti dai tagli della Finanziaria 2006 di Tremonti. Per rendersi conto del peso economico di questo condono basta considerare quanto costerà al Comune di Roma: 5 milioni di euro in meno l'anno e, dovendo restituire le ici degli ultimi 13 anni, una scopertura di bilancio di 300 milioni di euro. Insomma, come ha sintetizzato Lanfranco Turci, capogruppo Ds in Commissione finanze, «una norma che si spiega solo nell'ottica dello scambio di favori tra la Cdl e la gerarchia cattolica, alla luce anche di quello che è successo nel corso della campagna referendaria sulla fecondazione assistita».Durissimo l'attacco del presidente dei senatori diessini, Gavino Angius: «È un altro dei regali che la Cdl ha fatto in questi anni alla Cei, il cui impegno si segnala, anche stavolta, non solo in quanto volto alla salvezza delle anime ma anche ad affari economici, bancari e immobiliari molto terreni». Secondo Angius, si può ormai parlare di una vera e propria «questione vaticana» che investe «la salvaguardia di principi di libertà, di coesione sociale, di laicità dello stato che stanno a fondamento della democrazia e dell'unità del nostro paese». Infine Roberto Biscardini, dello Sdi, sottolinea come la norma porrà «problemi di carattere anche costituzionale» dato che «non sono messe sullo stesso piano le diverse confessioni religiose ma, soprattutto, non si pongono di fronte al fisco in condizioni di parità né i cittadini, né le imprese».(...)