Libri proibiti. Indice di pericolosità
Quattro secoli di testi e autori censurati dalla Chiesa: nella lista nera finirono Flaubert e Hugo, Kant e Croce, ma non Darwin.
E qualcuno sfruttò la condanna a scopi promozionali
di Hubert Wolf
«La mia Storia della città di Roma nel Medioevo è stata inclusa nell’Indice dei libri proibiti» Così annotò sul suo diario il 1° marzo del 1874 il noto storico Ferdinand Gregorovius che aveva trascorso diversi anni nella città sul Tevere. Il fatto era divenuto pubblico tramite un bando, uno di quei manifesti di grande formato con cui La Congregazione dell’Indice soleva annunciare i propri divieti di libri. Venivano affissi ai portali delle principali chiese romane - San Pietro, San Giovanni in Laterano o Santa Maria Maggiore e, fino all'occupazione di Roma da parte delle truppe italiane nel 1870 anche in Campo de' Fiori, e venivano spediti, in formato ridotto, a sedi ecclesiastiche di tutto il mondo. Il decreto portava la data del 5 febbraio; con quella di Gregorovius vennero condannare altre cinque opere. A ogni modo, non sembra che l'anatema della censura romana abbia colpito più di tanto lo storico prussiano. Evidentemente, egli ci aspettava da tempo di essere messo all'Indice. sin da quando a Roma era circolata la voce che i gesuiti avevano denunciata la sua opera alla Congregazione. Gregorovius andò pieno di grandi aspettative in piazza San Pietro, «dove vidi il decreto affisso alla colonna di marmo del primo ingresso. Improvvisamente il venerabile Duomo entrò direttamente in rapporto con me. Prima di allora non avevo mai passeggiato in uno stato d'animo tanto euforico [...] La mia opera è compiuta si sta diffondendo nel mondo adesso il Papa le fa pubblicità» Non tutti gli autori potevano reagire a una messa all'lndice con la stessa serenità dello storico protestante. Certo, ciò che è vietato suscita sempre interesse, e la proibizione di un libro da parte di Roma poteva in effetti diventare anche una sorta di campagna promozionale Però, gli autori cattolici che venivano inclusi nell'Index librorum prohibitorum non erano più riconosciuti come ortodossi. Per chi veniva messo all'Indice essendo professore di teologia, ciò significava non di rado la fine della carriere accademica. Chi leggeva un libro incluso nella «lista nera» rischiava la scomunica e perciò metteva in pericolo la salvezza eterna della propria anima Chi stampava, vendeva o comprava un libro del genere, anche senza gettarvi nemmeno uno sguardo, veniva colpito dalla medesima sanzione. Non è un caso che l'Indice fosse ritenuto il «cimitero della vita spirituale cattolica» e il «Golgota del genio» Secondo un'obiezione molto diffusa. i fedeli cattolici venivano considerati dal Papa e dalle sue autorità come dei fanciulli immaturi che non soltanto non potevano decidere da soli quale lettura fosse buona per loro e quale cattiva, ma non erano ritenuti nemmeno in grado di farlo. Il supremo pastore non i riconosceva al suo gregge la facoltà di decidere in questo ambito (...)Ciò dipende, non da ultimo, dal fatto che gli archivi della Congregazione dell'Indice e dell'lnquisizione romana non sono stati accessibili per secoli. Il noto e famigerato Secretum Sanctii Officii, il segreto dell'Inquisizione, non ha perso la sua efficacia neppure dopo la fine di questa istituzione, nel 1966. Se non si dispone di fonti non si può scrivere una storia; bisogna piuttosto inventare delle storie e ci si deve affidare, allora, a speculazioni e a costruzioni avventurose. Di conseguenza, il quadro è dominato da romanzoni storici e inaffidabili costruzioni pseudostoriche. Quando gli storici si sono rivolti seriamente ai temi «Indice» e «Inquisizione» per lo più hanno potuto scrivere soltanto storie di vittime, visto che la sfera dei fatti rimaneva nascosta dietro le spesse mura del Vaticano.Alla fine, per costoro si trattava solamente delle persone coinvolte, degli autori messi all'Indice, dei loro editori e dei librai. Si apprendeva qualcosa soltanto del dato di fatto costituito da un divieto, in primo luogo tramite i manifesti che riportavano la sentenza di condanna, poi con l'inserimento (avvenuto per lo più anni dopo) di tale risoluzione nell'Indice dei libri proibiti vero e proprio. Sono rimasti in gran parte oscuri, invece, i retroscena di un simile procedimento di censura e lo svolgimento processuale, gli accusatori e i delatori, così come i loro intenti, le discussioni interne tra i consultori e i cardinali, le motivazioni effettive delle sentenze, e il ruolo del Papa. Inoltre, dal momento che a Roma veniva data pubblicazione soltanto dei divieti di libri effettivamente decretati, e non invece dell'assoluzione di opere denunciate alla curia e indagate, ma infine giudicate non pericolose o eretiche, era difficile che qualcosa di questi processi emergesse pubblicamente. Non pochi autori ebbero un procedimento pendente a Roma senza averne mai saputo nulla. Altri ancora non furono mai realmente denunciati a Roma, ma non di rado i loro avversari poterono ricavare dei vantaggi politici già dalla semplice voce di una denuncia all'Inquisizione. Soltanto l'apertura, nella primavera del 1998, degli archivi dell'Inquisizione romana e della Congregazione dell'Indice - che oggi sono custoditi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e non sono stati ceduti all'Archivio Segreto Vaticano - ha aperto alla ricerca storica delle possibilità completamente nuove. Ora per la prima volta è possibile studiare i processi di censura sulla base dei veri atti processuali e, soprattutto, è possibile scoprirne i retroscena e i mandanti. Complessivamente, molte migliaia di autori con le loro opere finirono nell'Indice. Si spazia da Honoré de Balzac, George Sand, Alexandre Dumas, Gustave Flaubert, Victor Hugo e Heinrich Heine, passando per Ugo Grozio, Giovanni Scoto Eriugena, Giordano Bruno, René Descartes, Auguste Comte, Immanuel Kant, Blaise Pascal e Federico il Grande, fino a John Stuart Mill, JeanJacques Rousseau, Voltaire, Montesquieu, Thomas Hobbes, Mosé Maimonide, Simone de Beauvoir e JeanPaul Sartre. Non manca l'Enciclopedia di Diderot, né il grande dizionario di Pierre Larousse, per non parlare naturalmente di Martin Lutero, Ulrich Zwingli, Giovanni Calvino, o del Book of Common Prayer. Al contrario, si cerca invano Charles Darwin, ma in compenso sono inclusi nell'Indice numerosi darwinisti cattolici, come per esempio John Zahm, con la sua opera Evoluzione e dogma. D'altra parte, molti scritti furono denunciati a Roma e indagati, ma non vietati. (...) Le assoluzioni, infatti, non venivano rese pubbliche a Roma. E per le discussioni interne era prescritto il più rigoroso segreto.