mercoledì 7 maggio 2008

Chi manovra i microchip del peccato

Chi manovra i microchip del peccato

La Stampa.it del 7 maggio 2008

di Javier Cercas
L’anno scorso è stato pubblicato in Spagna un cospicuo pamphlet contro la Chiesa cattolica. Incomincia così: «La prostituta, la gran prostituta, la bigotta, la simoniaca, l’inquisitrice, la torturatrice, la falsificatrice, l’assassina, la laida, la folle, la malvagia». Poi, fin dal primo paragrafo, la Chiesa viene accusata d’essere denigratrice della scienza, nemica della verità, falsificatrice della storia, truffatrice di vedove, cacciatrice di eredità... Il libro è un improperio lungo 317 pagine, l’autore è Fernando Vallejo, il titolo La prostituta di Babilonia; ed è anche un crimine passionale: un omaggio alla Chiesa cattolica.

Qualche settimana fa, la Chiesa ha lamentato la scarsità di peccati mortali e ne ha annunciato il lancio d’un nuovo pacchetto: secondo quanto stabilito dal vescovo Gianfranco Girotti, d’ora in poi, è peccato usare droghe, accumulare un’eccessiva ricchezza, inquinare l’ambiente, fare esperimenti genetici sospetti ed essere causa di povertà, d’ingiustizie e disuguaglianze sociali. Ciò che più colpisce di questo elenco non è tanto la natura dei nuovi peccati, quanto la loro indeterminatezza. Quali sono le droghe che non si possono consumare? Le cosiddette pesanti o le leggere? E in che cosa consiste accumulare un’eccessiva ricchezza? È peccato giocare al Superenalotto o è peccato giocare solo se vinci? È peccato non riciclare l’immondizia, installare un apparecchio per l’aria condizionata?

La Chiesa è l’istituzione più seria che ci sia: credo che si possa pretendere un po’ più di precisione. Si può persino sospettare che questa ambiguità sia voluta: come ha sottolineato il vescovo Girotti l’ampliamento della lista dei peccati mortali è connesso alla diminuzione del senso di colpa e all’indebolimento della nozione di peccato, cosa che si riflette nel declino del sacramento della confessione. Ecco che l’operazione del Vaticano diventa chiara: si tratta di aumentare il numero dei peccati per aumentare il numero dei peccatori e così aumentare il numero delle confessioni. Fatta eccezione per il potere di dare la vita e di uccidere, non esiste potere più formidabile di quello di perdonare i peccati; la Chiesa ne è stata detentrice per secoli: è insensato pensare che se lo lasci sfuggire senza lottare con le unghie e con i denti. L’ideale sarebbe stato ampliare la lista dei peccati sino a infilarci tutti gli atti possibili, compreso bere Pepsi Cola ed essere tifoso del Real. Ma la Chiesa è saggia e sa che, al momento, questo sarebbe controproducente. È evidente che la Chiesa, nell’ampliare la lista dei peccati mortali, ha preso in considerazione solo coloro che non si sentono mai in colpa o hanno perso il senso del peccato o quello del male. Ma che succede a quelli che non l’hanno perso? Che succede a quelli che si sentivano già in colpa prima e che, adesso, si sentiranno ancora più in colpa? Non mi riferisco ai cattolici praticanti - che sono dei privilegiati: possono confessarsi e tornare a peccare con la coscienza tranquilla -. Mi riferisco a quanti non sono cattolici e sono stati programmati per essere cattolici e, di conseguenza, benché non siano cattolici, continuano a essere cattolici: mi riferisco a un sacco di gente.

Come qualsiasi persona che abbia trascorso 15 anni in una scuola cattolica, non sono cattolico; come qualsiasi persona che abbia trascorso 15 anni in una scuola cattolica, sono anticlericale; come qualsiasi persona che abbia trascorso 15 anni in una scuola cattolica, sono cattolico. Chi è stato educato nel cattolicesimo è cattolico anche se rinnega il cattolicesimo e, oltre tutto, ha in sé la colpa sin dalla nascita o ancora prima: in questo consiste il peccato originale. Il problema non è che ci sentiamo colpevoli di tutto. Fin da piccoli ci hanno inserito nel corpo un microchip e non c’è modo di toglierlo: ci alziamo il mattino stranamente felici fino a quando non c’imbattiamo in una ragione per sentirci in colpa, il microchip si attiva come un nodo alla gola e ci sentiamo nuovamente infelici; solo a quel punto recuperiamo la nostra normalità. Questo microchip è il più sofisticato strumento di tortura e di dominio che mai abbiano inventato. Sono stati loro a inserirlo e sta lì a ucciderci. Noi non li prendiamo in considerazione, ridiamo di loro, a volte li malediciamo, ma le maledizioni rimbalzano, la risata è una risata che gela e tutto ciò che essi dicono è istantaneamente assorbito dal microchip. Sono forti. Non hanno pietà. Mettono paura. Che fare? C’è chi scrive La prostituta di Babilonia. Ma non serve a niente.