lunedì 19 maggio 2008

Il diritto all'aborto e il dovere di praticarlo

La Repubblica 16.5.08
Il diritto all'aborto e il dovere di praticarlo
di Corrado Augias

Gentile Dott. Augias, mi ha molto colpito la lettera del Dott. Guaragna ginecologo ospedaliero stanco di praticare aborti e, quindi, divenuto obiettore. Non discuto le sue ragioni che reputo sacrosante. Il mio disappunto, nella diatriba obiezione sì obiezione no, è dato dalla mancanza di coerenza e senso di responsabilità dovere da parte dei ginecologi obiettori. Mi spiego meglio: la maggioranza dei ginecologi attualmente esercitanti in Italia, si è specializzata dopo l'entrata in vigore della legge 194; ora, al momento della scelta del «mestiere, presumo avessero ben chiara la differenza tra un ginecologo ed un dentista e quali le responsabilità di uno e quali dell'altro. Se so (o credo...) di non poter uccidere, non intraprendo certo la carriera militare. Perché allora, mi chiedo, si intraprende una carriera professionale che inevitabilmente mi porterà a dover svolgere dei compiti dolorosi? L'aborto è previsto e regolamentato dalla legge italiana, il ginecologo è colui che la legge prevede debba attuare tale pratica, il ginecologo pratica l'aborto. O cambia mestiere.
Cristiano Puddu pudducristiano@tiscali.it

Sono meno severo del signor Puddu. Capisco e ammetto che un medico possa cominciare quel mestiere per poi rendersi conto di non sopportare più un certo tipo di interventi. Tra questi l'aborto, che va certo fatto dai medici per evitare gli scempi compiuti delle mammane, ma che è un intervento cruento e altamente ripetitivo. Stiamo parlando sia chiaro di persone in buona fede, non dei vigliacchi che si nascondono dietro l'obiezione di coscienza per sottrarsi a un intervento che non dà sufficienti gratificazioni professionali e non favorisce certo la carriera.
Del resto l'obiezione di coscienza, proprio perché inquinata dall'ideologia, si presta a pericolose estensioni analogiche. Il signor Claudio Giubilo (claudio.giubbilo@libero.it) per esempio si chiede come può accadere che «in una struttura pubblica, pubblica e non privata, dei medici adducendo problemi di etica, possano non compiere interventi legittimi su persone che soffrendo, come nel caso dell'aborto si affidano alle leggi dello stato». Pasquale Iacopino (pa. iacopino@tiscali. it) si chiede come mai il papa tedesco torni ossessivamente su questo tema ignorato dalla chiesa «quando illegalmente, se ne abusava sotto gli occhi di tutti». Roberto Martina (robertomartina@yahoo. it) scrive: «Il dovere di un medico è corrispondere alle richieste dei pazienti nel loro stesso interesse e nel rispetto delle leggi vigenti». Chi non se la sente smetta «la professione di ginecologo ospedaliero nelle strutture pubbliche, oppure faccia il cardiologo».
Giovanna Bartolozzi infine mi ha segnalato un sito (www. saveriotommasi. it/video/documentativi/aborto-clandestino/) dove si racconta l'orrore di un aborto clandestino. E' la situazione che si verrebbe a ricreare se la civilissima legge 194 venisse manipolata o abolita. Neanche la religiosità più fanatica può costarci una simile barbarie.