venerdì 18 novembre 2011

La lezione dell’abito talare

il Fatto 6.11.11
La lezione dell’abito talare
Marina Boscaino

In una Scuola Media Statale – ribadisco Statale – di Ladispoli (Roma), l’anno scolastico è iniziato in una maniera a dir poco singolare. Una circolare ha informato studenti e famiglie della Melone che gli alunni sarebbero stati salutati dal vescovo di Santa Rufina, monsignor Gino Reali. Programma dell’evento: colloquio con i ragazzi, benedizione dei crocefissi, consegna degli stessi ai presenti, benedizione finale della scuola. Alle vibrate proteste di Antonia Sani, del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione, il dirigente scolastico Agresti rispondeva che la visita era stata inserita nel Piano dell’Offerta Formativa come i previsti altri incontri con “esperti”. “Il buon senso di tutti, ed in particolare di chi sia convinto che sia diritto inalienabile dell’uomo la libera espressione del pensiero farà sì che l’attività didattica contestata (in realtà un approfondimento critico di una disciplina insegnata nella nostra scuola, come già avvenuto per motoria, scienze, cittadinanza, italiano, eccetera) si svolgerà senza inutili e sciocchi strascichi polemici, lasciando che la parola di una persona, che riveste un ruolo specifico, resti quello che è: un momento di libero confronto intellettuale sulla figura di un grande pensatore, precursore di tutti gli illuminati (per chi non crede o crede diversamente) o del figlio di Dio (per chi crede)”.
SIA DETTO tra parentesi: il suddetto prelato (terza visita in un anno in quella scuola) assurse agli onori della cronaca perché – secondo alcune vittime, che lo hanno denunciato – avrebbe coperto l’ex parroco della sua diocesi, don Ruggero Conti, condannato in primo grado per abusi sessuali. Ma – alla luce della violazione del dettato costituzionale – è dettaglio quasi irrilevante. Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani informa che il sottosegretario all’istruzione Guido Viceconte ha invitato le scuole a partecipare all’udienza papale che avrà luogo il 28 novembre in Vaticano, in occasione della “Giornata per la tutela del Creato”, iniziativa organizzata dall’associazione cattolica Sorella natura: tutto ovviamente a carico del contribuente. L’esperto, stavolta, è niente meno che Benedetto XVI, nella funzione di studioso di ecologia. Il cerimoniale – è certezza – non potrà essere esente da aspetti liturgici: discriminatorio, cioè, dei diritti di alunni e docenti non cattolici. Non è un caso che gli atti di culto in orario scolastico siano espressamente proibiti dalla legge italiana. Come la kermesse romana dell’orientamento pre-universitario presso il santuario del Divino Amore, per la quale lo scorso anno furono offerti una serie di gadgets e il trasporto degli studenti del V anno delle superiori, anche in questo caso si reperiscono fondi – nel momento di più profonda crisi economica dello Stato e della scuola – per organizzare uscite e visite che non solo non ne sanano le drammatiche condizioni, ma creano addirittura discriminazioni e violazioni.
La persuasione (non occulta) è ormai pratica estesa, alla luce del sole, come se “pubblico, statale” fossero orpelli retorici, optional falso-pluralisti di uno Stato confessionale. Il progetto di clericarizzazione non si accontenta di una serie di regalie ormai istituzionalizzate. Su “Adista” – storica agenzia di informazione politico-religiosa dell’area della sinistra cristiana – nel suo articolo “Esenzioni, agevolazioni, finanziamenti. Tutti i numeri della casta Chiesa” alla voce scuola, editoria ed oratori, Luca Kocci rimarca che la scuola paritaria nel 2011 ha ricevuto dalla legge di stabilità 245 milioni di euro, a fronte dei tagli alla scuola pubblica.
ALL’EDITORIA cattolica, invece, sono stati erogati nel 2010 contributi statali diretti per 15 milioni di euro, con la parte del leone ad Avvenire, quotidiano della Cei: 5milioni e 871mila euro. Un altro quotidiano cattolico, Il Cittadino, controllato dalla diocesi di Lodi, ha goduto di un finanziamento pubblico di 2 milioni e 530mila euro. Ai settimanali diocesani – periodici ufficiali delle diocesi italiane – sono andati quasi 4 milioni di euro. Il resto, poco meno di 3 milioni di euro, alle riviste di congregazioni religiose, santuari, associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali di varia natura. 8 per mille, (da dieci anni circa 1 miliardo di euro, nel 2011 cifra record di 1.118 milioni, di cui 467 milioni utilizzati per “esigenze di culto e pastorale”, 361 milioni per il “sostentamento del clero”, 235 milioni per “interventi caritativi”, 55 milioni accantonati “a futura destinazione”); entrate per cappellani ospedalieri, carcerari e militari; infine esenzioni (Ici, Ires, canone tv e acqua) ci danno la mappatura di un’egemonia culturale ed economica che potrebbe fare a meno di manipolare coscienze. Qual è il contributo dei privilegi concordatari al nostro debito pubblico e allo spread?