giovedì 25 novembre 2010

Tremonti per la Chiesa

l’Unità 18.11.10
Tremonti per la Chiesa
di Enrico Rota

Proprio adesso che stiamo attraversando un periodo di crisi economica in cui tutti devono fare sacrifici; ed in seguito all’alluvione nel Veneto che ha creato la necessità di reperire urgentemente fondi per riparare i danni; e mentre è in corso un’inchiesta della Corte Europea sulle esenzioni dall’Ici e da altre imposte concesse dal Governo italiano alle attività (anche commerciali) della chiesa cattolica, esenzioni paragonabili ad aiuti di stato e perciò probabilmente illegali; e poco dopo gli enormi tagli fatti ai fondi destinati alle scuole statali, i cui allievi spesso devono adesso addirittura portarsi la carta igienica da casa... cosa fa il nostro governo? Beh, nel maxi-emendamento alla Finanziaria del 12 novembre il ministro dell’Economia Tremonti (a suo tempo geniale ideatore del diabolico meccanismo dell’otto per mille, che da quando è in vigore ha arricchito a dismisura la chiesa cattolica) decide di regalare alla chetichella 245 milioni di euro alle scuole cattoliche paritarie e contemporaneamente di dimezzare i fondi destinati al 5 per mille. Aiuti alla fede e tagli alla scienza insomma – come se fosse la fede quella che ci tirerà fuori dalla crisi economica.

martedì 23 novembre 2010

Nell’83 la ragazza potrebbe essere stata rapita per assecondare un capriccio di un prelato

l’Unità 22.11.10
Nell’83 la ragazza potrebbe essere stata rapita per assecondare un capriccio di un prelato
Le pressioni I banditi avrebbero poi utlizzato l’arma del ricatto contro Marcinkus e lo Ior
La «Magliana» e un movente sessuale dietro alla scomparsa di Emanuela
di Angela Camuso

Aveva 15 anni ed era una cittadina vaticana, Emanuela Orlandi sparì a Roma nel giugno del 1983. Da cinque anni l’indagine è stata riaperta e presto si annunciano sviluppi nell’inchiesta curata dai pm romani.

Emanuela Orlandi rapita dalla banda della Magliana per assecondare un capriccio di natura sessuale di un alto prelato. Quindi conseguentemente eliminata, per farla tacere per sempre, da quei criminali, con un delitto che sarebbe diventato un’arma micidiale nelle loro mani per ricattare il Vaticano. I banditi pretendevano la restituzione dei capitali investiti nello Ior di Marcinkus, attraverso le casse del Banco Ambrosiano. E quello era il prezzo da far pagare a chi paventava un enorme scandalo. Questo l’agghiacciante retroscena ipotizzato dagli investigatori che a Roma da tempo lavorano sulla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana, figlia del postino personale di papa Woytila sparita il 22 giugno del 1983, dopo essere uscita dal conservatorio vaticano di piazza Sant’Apollinare a Roma, vicino piazza Navona.
La piazza è la stessa dell’omonima basilica che nella sua cripta ospita il corpo di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi della Magliana assassinato nel ’90 e lì seppellito accanto a personaggi illustri con il nulla osta del cardinale Ugo Poletti, allora capo della Cei, su sollecitazione del reggente della chiesa monumentale. Anche sul mistero di quella sepoltura, che presto potrebbe essere violata con un ordine di riesumazione della salma, c’è qualche novità.
LA SEPOLTURA DI DE PEDIS
«Il vero motivo per cui De Pedis fu seppellito nella basilica è strettamente connesso al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi», ha dichiarato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che coordina le indagini sull’Orlandi, durante un incontro pubblico. «E a differenza di quanto la famiglia ha fatto intendere con le sue dichiarazioni rese ad alcuni organi di stampa, non fu De Pedis a chiedere di essere seppellito lì: perché quel bandito alla morte non pensava affatto». Ai cronisti, la moglie di De Pedis aveva raccontato che il marito le aveva espresso quel desiderio il giorno del matrimonio, celebrato nella medesima chiesa dal suo reggente, don Vergari, che in precedenza aveva fatto il cappellano nelle carceri e così di De Pedis era diventato amico. In sede di interrogatorio, invece, la vedova ha riferito di essere stata lei ad aver avuto l’idea di chiedere quella benevolenza al sacerdote, per onorare l’amato defunto. Don Vergari invece, ha fornito ai pm una versione dei fatti sull’argomento identica a quella dichiarata dalla donna precedentemente ai giornali e cioè secondo i magistrati non rispondente a verità.
SESSO, SANGUE E DENARO
Il quadro ipotizzato è un insieme, tassello dopo tassello, degli elementi finora emersi nel corso della delicata indagine: intercettazioni, testimonianze, perquisizioni e soprattutto la scoperta dell’identità dei due telefonisti, cioè il famoso depistatore “Mario”, che chiamò casa Orlandi a pochi giorni dal rapimento e il giovane autore della chiamata in tv a Chi l’ha visto?, che invitò per ottenere la soluzione del mistero a vedere chi fosse seppellito nella basilica. Secondo una perizia collegiale del tribunale i due telefonisti sarebbero Giuseppe e Carlo Alberto De Tomasi, padre e figlio, il primo storico collaboratore di Renatino negli affari finanziari ed entrambi attualmente indagati per usura. I due hanno sempre negato di essere i telefonisti del caso Orlandi ma la procura sospetta che sappiano verità ancora non dette. Non sarebbero, comunque, formalmente indagati, mentre com’è noto sono stati incriminati per il rapimento e l’uccisione della ragazzina quattro persone. Due sono malavitosi romani vicini a De Pedis, Angelo Cassani detto Ciletto e Gianfranco Cerboni detto Giggetto, entrambi a piede libero. Un altro è l’uomo ritenuto l’autista di De Pedis e cioè Sergio Virtù, in carcere per altri reati e la quarta persona è la supertestimone Sabrina Minardi, l’ex amante di Renatino che nel 2005, con le sue deposizioni fece riaprire l’indagine.

sabato 20 novembre 2010

Per Tremonti il diritto allo studio va garantito: ai cattolici

il Fatto 5.11.10
Per Tremonti il diritto allo studio va garantito: ai cattolici
Trovati i soldi per le paritarie, ma non per la scuola pubblica
di Caterina Perniconi

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco.
Non statali e cattoliche
INFATTI la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono
proprio 250 milioni, praticamente tutti”. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, si occuperebbe personalmente di tirare fuori i soldi dalle pieghe del suo ministero. La modifica, dato che tutti gli emendamenti alla Finanziaria sono stati respinti, avverrebbe in un decreto successivo, il cosiddetto “milleproroghe”. É toccato al viceministro Giuseppe Vegas parlare con i deputati della Commissione Bilancio e spiegare che in 15 giorni potranno visionarlo. “I bisogni sono sempre superiori alle risorse” ha ammesso Vegas. Quindi in quel decreto di soldi per l’istruzione quanti ce ne saranno? Perché i tagli a scuola e università sono elevatissimi. Il Fondo per il Finanziamento ordinario degli atenei, per esempio, verrà ridotto di 1,5 miliardi, mentre il diritto allo studio subirà il colpo più grosso: dai 246 milioni dello scorso anno si passerà ai 25,7 del prossimo e ai 12,9 di quello successivo. All’università, quindi, ci andrà solo chi se lo potrà permettere, in barba all’articolo 34 della Costituzione, secondo il quale “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Per loro, il 90% di borse in meno, che già oggi erano disponibili solo per il 60% degli idonei.
Promesse impossibili
LA SITUAZIONE è aggravata dal taglio delle risorse agli enti locali. Perché anche le Regioni contribuiscono autonomamente ad aumentare il fondo per il diritto allo studio. Ma da quest’anno hanno dovuto annunciare a loro volta pesanti riduzioni.
“Vi assicuro che non ci sarà alcun taglio delle borse di studio” ha dichiarato ieri il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma forse non ha fatto i conti con Giulio Tremonti, che sembra avere altre priorità. “Quelle della Gelmini sono ordinarie menzogne di un governo impegnato solo a difendere un indifendibile premier – ha dichiarato la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi – per aiutare davvero le ragazze e i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti occorrono investimenti, non tagli. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, rimarranno al palo, grazie a un governo che riduce il diritto allo studio del 90%, cancella il fondo di 103 milioni di euro per la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e alle superiori. Le smentite
del ministro non trovano riscontro nei riferimenti normativi della legge di stabilità”.
D’accordo anche la democratica Manuela Ghizzoni: “Se il ministro Gelmini avesse letto le norme che ha approvato in pochi minuti nel Consiglio dei ministri, si sarebbe accorta che il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio attualmente ha una dotazione di 25,7 milioni di euro. Con un taglio così il diritto allo studio viene sfregiato”.
L’Unione degli Universitari ha promosso per il 10 e l’11 novembre due giornate di mobilitazione nazionale “per denunciare come il governo stia letteralmente cancellando un diritto costituzionale pilastro fondamentale per il futuro dei giovani e del Paese”.

mercoledì 17 novembre 2010

Alle paritarie 245 milioni, cento in più dello scorso anno. Il 5 per mille ridotto a un quarto

l’Unità 13.11.10
Alle paritarie 245 milioni, cento in più dello scorso anno. Il 5 per mille ridotto a un quarto
Un governo in bolletta dà più soldi alla scuola privata
di Bianca Di Giovanni

Al via il voto in commissione sulla legge di Stabilità. Atteso per oggi il varo per l’Aula. È scontro sui fondi per le paritarie e sui tagli al 5 per mille. Botta e risposta Gasparri-Napolitano. Mpa ancora in prima linea sui Fas.

Sulla legge di Stabilità torna a parlare il Quirinale. Stavolta per rintuzzare le recriminazioni avanzate da Maurizio Gasparri. «Facile esternare, più difficile governare i conti e tenere ferma la spesa», aveva detto il senatore del Pdl. «Il Presidente della repubblica non ha mai sostenuto che “non bisogna fare tagli” alla spesa pubblica», -ha ribattuto il Colle in una nota. Giorgio Napolitano in realtà, aprlando l’altroieri a Padova, aveva messo l’accento su un altro tema, di fatto decisivo per il «gioco» della politica: cioè il «vuoto di riflessione e di confronto sulla questione cruciale: quella delle scelte da compiere e delle priorità da osservare nella destinazione delle risorse pubbliche».
TAGLI SUI PIÙ DEBOLI
Proprio sulle priorità da seguire si è scatenata infatti la bagarre politica nel primo giorno di voto in commissione Bilancio alla Camera. Nella nottata il governo ha depositato la destinazione dettagliata del fondo da 800 milioni, che altrimenti avrebbe rischiato l’inammissibilità. dalla lista delle voci è emerso che alla scuola paritaria sono destinati 245 milioni, quasi il doppio dell’anno in corso (130 milioni), mentre al 5 per mille an-
Francesco Boccia, Pd
dranno appena 100 milioni, quattro volte meno di quanto stanziato nell’anno in corso. Il tutto dopo aver sostanzialmente azzerato tutti i fondi destinati al siociale che avevano creato i governi di centrosinistra. Un taglio di oltre l’80% nel giro di un paio d’anni. Queste le priorità del centrosestra: fare cassa facendo pagare solo i più deboli. Dopo le tariffe dei treni, oggi arriva la sforbiciata all’associazionismo. A questo si aggiungono i pesanti tagli alla sanità, che restano una spada di Damocle sui servizi alle famiglie, nonostante lo stanziamento per eliminare (solo per qualche mese) il ticket sulla diagnostica. Insomma, i più deboli dovranno vedersela da sé per trasporti, servizi, aiuti. Lo Stato se ne va. «Con i tagli al 5 per mille il governo ha messo un altro tassello nella sua strategia di togliere a chi ha più bisogno ha attaccato ieri Rosy Bindi stanziare solo 100 milioni è offensivo perché nessuna associazione potrà portare avanti i progetti di stampo sociale o di ricerca condotti in questi anni e nessuno di conseguenza potrà beneficiarne. Con l'elemosina non si può parlare di sussidiarietà».
Lo Stato se ne va anche dall’istruzione. Aiuta le scuole private, mentre le pubbliche hanno subito già una «cura dimagrante» di 8 miliardi in tre anni, con la cancellazione di qualche centinaio di milioni. «Il governo in agonia completa l’opera di demolizione dell’istruzione pubblica», commenta Mimmo Pantaleo, Flc-Cgil. «Gelmini pensa di salvarsi l’anima, ma dimentica la scuola pubblica», aggiunge Francesca Puglisi del Pd.
Intanto il voto in Commissione inizia con un brivido. Mpa e Fli insistono per distribuire i Fas per il trasporto pubblico locale con la specifica dell’85% di risorse a Sud (come prevede la legge). Il relatore in extremis recupera la formulazione,

martedì 16 novembre 2010

Il vero tesoro delle scuole cattoliche

il Fatto 14.11.10
Il vero tesoro delle scuole cattoliche
Oltre 250 milioni trovati in finanziaria c’è un fiume di denaro che arriva da Comuni e Regioni
di Gianmaria Pica

L e scuole cattoliche sono “scuole pubbliche non statali” ci tiene a precisare il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, all'indomani dell'aumento dei contributi alle scuole paritarie previsto dalla legge di stabilità. “L'istituto madre Cabrini e le altre scuole cattoliche di Milano ha sottolineato il cardinale sono scuole pubbliche non statali. Sono paritarie, non private come hanno scritto alcuni giornali. Bisogna mettersi in testa la di-
zione corretta”.
Il problema non è tanto nella dicitura “scuola privata-scuola paritaria”, ma nel fatto che vengono tagliati i contributi all'istruzione pubblica a favore di quella paritaria. L'Istat calcola che le scuole private (dati 2008) sono 12.532, numero che rappresenta il 21,8 per cento del totale delle scuole italiane (57.579). E quelle cattoliche, secondo l'istituto di statistica, sono ben 7.116.
IL MINISTRO dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ieri ha sottolineato che “le scuole paritarie negli anni scorsi avevano subito una riduzione di trasferimenti molto più forte della scuola pubblica e il provvedimento di questa notte (venerdì notte, ndr) ha integrato i fondi per le paritarie”. Dunque, come in fondo riconosce anche Bertone (secondo cui “le scuole cattoliche sono paritarie”), i contributi andranno anche a quelle gestite dalla Chiesa. La legge 62 del 10 marzo 2000 recita che le scuole paritarie “svolgono servizio pubblico”, cioè quello che dovrebbero fare le scuole statali. E dov'è la differenza tra statali e paritarie? Nei soldi. La scuola paritaria, rispetto a quella statale, è a pagamento, cioè può decidere di aumentare quanto vuole la retta d'iscrizione. A questa facoltà si aggiunge anche il contributo pubblico. Ma non è tutto. Per le paritarie ci sono anche i finanziamenti regionali, provinciali e comunali (che spesso raggiungono il loro picco proprio nei mesi a ridosso delle elezioni amministrative). Vediamo qualche esempio. L'ufficio scolastico regionale del Veneto con atto del 12 novembre 2009 ha disposto l'acconto dei contributi alle scuole paritarie della provincia di Verona per l'anno scolastico 2009-2010. Cifra erogata: 3,7 milioni di euro. Il comitato bolognese “Scuola e Costituzione” denuncia che una sezione di scuola materna paritaria a Bologna, oltre al contributo statale di circa 16mila euro, ha ricevuto in seguito a convenzione comunale, altri 14mila euro; 3mila euro come contributo di miglioramento previsto dalla legge regionale numero 26 del 2001: il totale fa 33mila euro per sezione.
DI CASI SIMILI ce ne sono a migliaia in tutto il paese. Una delle regioni più “generose” è senza dubbio la Lombardia. Per esempio, per il solo anno scolastico 2007-2008, è stato assegnato il contributo di di 2.500 euro a ciascuna delle 185 scuole paritarie di primo grado per un totale regionale di 462.500 euro, cifra a cui si sommano altri 275.647 euro. Altri soldi arrivano per le scuole paritarie che accolgono allievi con handicap: 948.155 euro. Insomma, solo per le scuole secondarie di primo grado paritarie, la Lombardia ha concesso nel 2008 la bellezza di 1,7 milioni di euro.
Dopo l'incremento in Finanziaria di quasi 100 milioni di euro per il contributo alle paritarie, parte dell’opposizione è partita all’attacco, accusandolo di voler affossare definitivamente il sistema di insegnamento pubblico. Ma non tutti dentro al Pd la pensano così. Infatti, secondo l'ex ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni che in vista delle elezioni punta ai consensi dei cattolici “la cifra che il governo Berlusconi ha reintegrato è inferiore al consolidato che è stato dato alle scuole paritarie dai governi D'Alema e Prodi: così prendono in giro le scuole cattoliche perché gli danno meno di quello stanziato dai governi di centrosinistra con Rifondazione comunista dentro”.

lunedì 15 novembre 2010

I soldi della mafia riciclati su un conto dello Ior

La Repubblica 28.10.10
I soldi della mafia riciclati su un conto dello Ior
Inchiesta a Catania: un sacerdote nipote del boss "ha ripulito" 250mila euro
di Carlo Bonini

Il bonifico parla di "beneficenza" ma Bankitalia segnala subito l´operazione sospetta

ROMA - Un conto dello Ior, un capo bastone mafioso, i suoi soldi, e il suo giovane nipote, un sacerdote, che l´accusa vuole si adoperi per ripulire lungo le vie del Signore 250mila euro truffati alla collettività, dissimulandone il cattivo odore e i beneficiari. Se era necessaria anche una sola prova, sintomatica dell´opacità e della trascuratezza con cui sono stati gestiti nel tempo i conti della banca Vaticana, e dunque di quale potenziale verminaio possano nascondere migliaia di operazioni che, quantomeno fino al 2007 (anno di entrata in vigore delle nuove norme antiriciclaggio), hanno consentito, a chi su quei conti aveva delega, di muovere contante sulla piazza finanziaria italiana ed estera nell´anonimato e a beneficio di Dio sa chi, ebbene quella prova è arrivata.
È una "piccola storia", un brandello di "verità", documentata da un´indagine della procura distrettuale antimafia di Catania, per la quale, ieri, sono stati sequestrati beni per 5 milioni di euro e risultano indagati in tre. Un sacerdote, suo padre, lo zio mafioso. Il primo per riciclaggio, gli altri due per truffa aggravata, falso, evasione fiscale. Ed è una storia che, per quanto interpelli la responsabilità penale dei singoli, conferma l´intuizione di "sistema" dell´inchiesta per riciclaggio che la procura di Roma sta conducendo sui rapporti tra Ior e istituti di credito italiani e sulla natura delle loro operazioni.
Un´inchiesta in cui questa vicenda catanese aveva trovato una prima generica "discovery" e che ha messo a rumore le stanze vaticane e il torrione di Niccolò V, dove hanno i loro uffici il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il suo direttore generale Paolo Cipriani, indagati a Roma per «omessa osservanza delle norme antiriciclaggio» (reato per il quale sono stati sequestrati 23 milioni di euro su un conto della Banca Vaticana presso il Credito Artigiano).
Ma torniamo a Catania. E al 2006, quando i protagonisti di questa storia - il sacerdote, suo padre e lo zio - entrano nel cono di attenzione prima dell´Uif (Unità di intelligence finanziaria) di Bankitalia, quindi della procura distrettuale Antimafia che ne raccoglie una segnalazione di operazione sospetta, e infine della Guardia di Finanza, delegata all´indagine. I tre hanno un nome e una storia. Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è uomo del "clan" siracusano dei "Nardo". Nel luglio del 2000, è stato condannato per associazione mafiosa e, due anni dopo, con la conferma definitiva della sentenza, viene sottoposto a misure di prevenzione che dovrebbero annullarne la capacità patrimoniale. Dovrebbero. Perché Vincenzo ha un fratello, Antonino, con cui condivide proprietà fondiarie e interessi. Ma, soprattutto, ha un nipote: "padre" Orazio, 35 anni, che di Antonino è il figlio e studia a Roma all´Università Gregoriana. Ebbene, nel 2006, Vincenzo e Antonino combinano una truffa ai danni della Regione Sicilia. Un finanziamento di 600mila euro, grattati dai Fondi strutturali europei, per la realizzazione di «un allevamento di trote» e di «una pesca sportiva» che, naturalmente, non hanno visto neppure la posa di un mattone. Il 3 gennaio 2006, una prima tranche di quel finanziamento, 300mila euro, viene accreditata dalla Regione sul conto 1511 della filiale di Catania della Banca Popolare di Novara, intestato ad Antonino Bonaccorsi. Quindici giorni dopo, da quel conto, 250mila euro vengono bonificati alla filiale numero 15 della Bnl di Roma, dove "padre Orazio" ha un conto personale, il 12138. Nella causale del bonifico, si legge «beneficenza». Bankitalia non deve credere troppo alle opere di bene di Antonino. Segnala l´operazione come sospetta alla procura e per "padre" Orazio cominciano i guai. Il sacerdote trasforma infatti una parte di quei 250mila euro di "carità cristiana" in un assegno Bnl girato a se stesso di 245mila euro (ritagliando per sé, e Dio solo sa perché visto che si parla di "beneficenza", un obolo di 5mila). Quindi, con quell´assegno in mano entra nell´allora "Banca di Roma", dove lo Ior ha uno dei suoi conti («il 2838150») e su cui ha la delega ad operare. E lo versa, ribadendone la causale: "beneficenza". Il gioco è fatto. Quel denaro, ora che è nelle casse dello Ior, non ha più né un padre, né un figlio. «Tutto può essere confuso», per dirla con le parole del procuratore di Catania Vincenzo D´Agata. E Antonino può tornare in scena.
La Finanza accerta infatti che, grazie ai codici di "home banking" del conto Ior che ha avuto dal figlio Orazio, tra febbraio e ottobre 2006, dei 245mila euro arrivati, Antonino ne fa ripartire 225 (la differenza di 20mila che rimane sul conto è forse davvero l´unica "opera di beneficenza" in questa storia) con «nove bonifici» telematici verso il suo conto della filiale di Catania della banca Popolare di Novara, casella di partenza di questo di giro dell´oca. Qualche tempo dopo, Vincenzo, il mafioso, passa allo sportello e preleva quel denaro in contanti. È la sua «stecca» nella truffa. Non sa che il Diavolo, questa volta, ci ha messo la coda.

giovedì 11 novembre 2010

Dalle crociate contro eutanasia e aborto all’omertà sulla pedofilia: perché la Chiesa ha chiuso il dialogo con il mondo laico

il Fatto 5.11.10
Fede e Ragione
Dalle crociate contro eutanasia e aborto all’omertà sulla pedofilia: perché la Chiesa ha chiuso il dialogo con il mondo laico
Ratzinger: ritorno all’oscurantismo
di Paolo Flores d'Arcais

PUBBLICHIAMO alcuni brani del confronto pubblico tra Joseph Ratzinger e Paolo Flores d’Arcais avvenuto nel 2000 e che costituisce la seconda parte del libro, in uscita oggi per l’editore Ponte alle Grazie, “La sfida oscurantista di Josep Ratzinger”.

PAOLO FLORES D’ARCAIS
Il cristianesimo ritiene che le sue verità siano al tempo stesso le verità naturali. Non tutte le sue verità – vi sono poi altre verità a cui la ragione non può arrivare. Ma certamente la retta ragione non può entrare in conflitto, non può dirci cose diverse da quello che ci dice la fede cattolica. Laddove la ragione arrivasse a delle conclusioni opposte, vorrebbe dire che non è retta ragione, ma è una ragione che sta “sbarellando”, cioè che non funziona. E da qui nascono tutti i possibili conflitti.
La chiave di tutto questo è l’idea di legge naturale, legge morale naturale. La norma naturale e morale sarebbe già iscritta nell’essere, nella realtà stessa, costituirebbe una sorta... le norme naturali costituirebbero una sorta di cromosomi dell’universo e della realtà. Per cui si tratterebbe solo, con la nostra ragione, di scoprirle e di obbedire a queste norme.
Io credo che questo sia assolutamente falso e insostenibile. Credo che non esista nessuna legge naturale, che esistano tante leggi umane, che spesso nel corso della storia hanno dei tratti comuni, ma che non hanno mai tutti i tratti comuni, e che quindi la pretesa di identificare con una legge naturale una particolare morale, per quanto alta e nobile, porti con sé tutti i rischi di intolleranza.
Perché credo che non si possa parlare di una legge naturale? Naturale, intendiamo riferita alla natura umana. Se per legge naturale intendiamo qualcosa che tutti gli uomini di fatto hanno sempre saputo fosse male, anche se poi l’hanno violata, bè, questo qualcosa non esiste. Nella storia dell’uomo, l’uomo ha considerato norme valide, addirittura supreme – e nel corso della storia dell’uomo quasi sempre queste norme morali erano anche norme religiose – le cose più diverse. Neanche [la proibizione del]l’omicidio è stato considerato una norma naturale.
Qui, mi piacerebbe avere sottomano una citazione di Pascal che uso sempre, perché è proprio Pascal che dice: l’uomo ha considerato degno di venerazione ogni norma e il suo contrario, e fa un elenco, parricidio, incesto eccetera, delle cose terribili, dicendo: ci sono uomini che le hanno considerate dei valori, non solo le hanno tollerate, le hanno proprio considerate dei valori.
D’altro canto in tante società primitive – erano uomini anche loro! – il cannibalismo rituale è stato considerato un dovere etico-religioso. E potremmo continuare. Quindi, se per natura intendiamo ciò che si intende normalmente, cioè tutti gli appartenenti alla specie Homo sapiens, certamente non vi è una sola norma che sia stata condivisa sempre da tutti gli uomini. Ripeto, non nel senso che sapevano che era bene ma poi la violavano, ma nel senso che non lo consideravano bene, consideravano bene delle cose assolutamente diverse e incompatibili fra di loro.
E allora in che senso diciamo «legge naturale»? Se noi stabiliamo a priori che una parte dell’umanità era contro natura e l’altra parte – guarda caso quella che condivide le nostre norme – quella era vera umanità, capite che facciamo una operazione che ciascuno di noi può fare, con i suoi valori, ma che ha come conseguenza quello di dire che chi non ha condiviso o non condivide quei valori, non solo pecca, ma è addirittura fuori dall’umanità: questa è la logica conseguenza.
(...)

JOSEPH RATZINGER
Questo è un punto sul quale esiste già una controversia stampata tra Flores d’Arcais e me, in quanto Flores d’Arcais aveva condannato duramente un passo dell’enciclica – adesso non so, Evangelium vitae, e forse anche Fides et ratio – dove il Santo Padre dice: ci sono delle cose sulle quali una maggioranza non può decidere, perché sono in gioco valori che non sono a disposizione di maggioranze che cambiano, ci sono delle cose dove finisce il diritto della maggioranza di decidere, perché si tratta dell’umanesimo, del rispetto dell’essere umano come tale.
E Flores d’Arcais aveva risposto: qui il papa si dimostra realmente anti-illuminista – era nell’enciclica, adesso mi ricordo, Fides et ratio – e dimostra che con tutta la sua filosofia non ha da dire niente alla filosofia, alla cultura di oggi, perché si oppone a questa cultura di oggi. A questo ho risposto che io difendo decisamente il fatto che esistono dei valori sottratti al parere e all’arbitrio delle maggioranze. Noi tedeschi abbiamo conosciuto un esempio molto forte, visto che presso di noi è stato detto... noi abbiamo deciso che esistevano vite che non avevano il diritto di vivere e, perciò abbiamo preteso il diritto di “purificare” il mondo da queste vite indegne, per creare la razza pura e l’uomo superiore del futuro. Qui, giustamente il Tribunale di Norimberga dopo la guerra ha detto: ci sono dei diritti che non possono essere messi in discussione da nessun governo. E se fosse anche un intero popolo a volerlo, rimarrebbe comunque ingiusto. E perciò si sono potute condannare, giustamente, delle persone che avevano eseguito leggi di uno Stato che formalmente erano state emanate in modo corretto. Cioè esistono dei valori – e penso che proprio questo è anche un risultato dell’illuminismo: la dichiarazione dei diritti umani inviolabili e validi per tutti in tutte le circostanze, poi definiti nel ‘48 con maggiore precisione, per quanto mi ricordo. È stato un grande progresso dell’umanità, e non dobbiamo perdere questo progresso. Perciò non sono d’accordo con l’argomento “storico”, che per tutti i valori esiste nella storia anche una presa di posizione contraria, e non c’è nessuna cosa considerata da una civilizzazione come crimine che non sia stata considerata in un’altra come valore da eseguire. Questo fatto statistico dimostra il problema della storia umana e dimostra la fallibilità dell’essere umano.
Origene, un padre della Chiesa, si era espresso in questo senso all’inizio del III secolo: io so che presso gli abitanti del Mar Nero esistono leggi che legittimano crimini e, se uno vive in quel contesto, deve ribellarsi contro la legge, perché esiste una realtà assolutamente intoccabile alla quale non possono opporsi le leggi, e le leggi che si oppongono sono male. E mi sembra che questo, almeno, ormai lo sappiamo, dopo questo secolo e i suoi orrori: che c’è la sacralità assoluta della vita umana, e che le leggi che nel mondo sono sempre esistite – che si oppongono a questa inviolabilità delle sue... della sua dignità e dei diritti che a questa dignità conseguono, sono ingiuste anche se decise ed emanate in modo formalmente corretto. Perciò mi sembra che questa istanza (che la maggioranza per certe cose non ha l’ultima parola, ma deve rispettare quanto è umano) è fondamentale per il futuro della nostra civilizzazione.
Altra questione, due altre questioni. La prima è: qual è il fondamento di questa inviolabilità di alcuni diritti? La tradizione cattolica dice: è la creazione. Hanno introdotto poi, dalla filosofia greca, la parola “natura”: physis. E forse si potrebbe sostituire questa parola con una parola migliore, non vorrei discutere qui sulla terminologia. Ma l’idea fu che la physis, la natura, non è prodotto di un caso cieco, di una evoluzione cieca, ma nonostante lo svolgersi dell’evoluzione, dietro c’è una ragione, e c’è quindi una moralità dell’essere stesso. Ho trovato molto bella l’espressione di Flores d’Arcais, che quasi sarebbero presenti gli elementi morali nei cromosomi della realtà. Questo non vuol dire che la natura empirica vada canonizzata come legge naturale, ma che esiste una priorità dello spirito rispetto all’irrazionale, ed esiste quindi un fondamento morale che mette barriere a certi comportamenti. Quindi questo è il primo punto: quale è il fondamento della inviolabilità di alcuni diritti e della inammissibilità di certe leggi, quale è il fondamento di questo limite del nostro potere legislativo. Noi diciamo la creazione, la provenienza da una mente, da un logos.
(...)

PAOLO FLORES D’ARCAIS
Io condivido perfettamente l’idea che non basta la maggioranza per decidere qualsiasi cosa. Anzi, io credo che dobbiamo aver chiaro che proprio in democrazia, dove la regola della maggioranza è lo strumento fondamentale per prendere le decisioni, anche e soprattutto in democrazia, non è vero che la maggioranza può prendere qualsiasi decisione. Non a caso, le democrazie moderne sono fondate su delle Costituzioni che pongono dei limiti a qualsiasi maggioranza (...) Quindi, sotto questo profilo l’accordo è totale. Il problema è su che cosa le maggioranze non possono decidere. Cioè: questi diritti umani o civili che fondamento hanno e chi lo stabilisce? (...) Ora, il cardinal Ratzinger ha detto in modo assolutamente esplicito che il fondamento di quelli che vengono chiamati diritti naturali non è la natura, vocabolo che potrebbe essere equivoco, ma ha detto esplicitamente: è la creazione. Questo sarebbe il fondamento di un nucleo di diritti-doveri che nessuna maggioranza può toccare. Ma proprio questo è assolutamente problematico, perché stabilire che il nucleo intoccabile di valori, e quindi di diritti-doveri di ciascuno di noi, è la creazione, significa stabilire un principio religioso. Che non regge, in una società non più fondata sulla religione come principio primo (...) Dove molti non credono, e dove molti pensano che l’universo in cui noi viviamo è nato dal famoso Big Bang, e ha avuto uno sviluppo che non era definito a priori. La scienza, per i suoi più recenti approdi, ci dice che vi è stata un’evoluzione nell’universo che non era stabilito a priori, poteva prendere altre vie. Uno dei più grandi scienziati e divulgatori, Stephen Jay Gould, ha ricostruito ben sette momenti cruciali dell’evoluzione, dal Big Bang alla nascita dell’uomo, in cui l’evoluzione poteva prendere direzioni totalmente diverse e, dice lui, se l’avesse prese – e non c’era nessuna probabilità a favore di quella che ha preso, ne poteva prendere altre – noi non saremmo qui a discuterne.
Quindi da questo punto di vista gli scienziati oggi riconoscono quello che un grandissimo biologo del nostro tempo, Jacques Monod, diceva qualche decennio fa, e cioè: siamo il frutto del caso e della necessità.
E allora, noi non possiamo mettere la creazione a fondamento di questi diritti-doveri inalienabili. Ecco perché io credo che non possiamo oggi dire: sono diritti umani, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che sono diritti civili, il che non li rende meno irrinunciabili, ma ci fa capire che per affermarsi – due-tre secoli fa – quei valori hanno avuto bisogno di una forma di religione laica, cioè di dire: sono connaturati alla natura dell’uomo. In realtà erano così poco connaturati alla natura dell’uomo, che l’uomo ha vissuto per millenni calpestandoli, e ci sono volute lotte durissime, sacrifici di generazioni e generazioni, per farli provvisoriamente riconoscere. Sono diritti civili, cioè sono una nostra scelta su cui fondare la convivenza (...) è stato fatto l’esempio dell’aborto, ce ne saranno anche altri ancora più drammatici forse, sotto questo profilo... certamente tante persone, non solo qui, avrebbero difficoltà ad andare a cena con qualcuno che si vantasse, che si vantasse, che raccontasse tranquillamente di aver fatto fuori varie persone, di aver ammazzato dei bambini... penso che nessuno di noi accetterebbe di andare a cena, non so, con un ex SS che ci raccontasse come lui buttava i bambini ebrei nei forni crematori. Però ritengo anche che invece normalmente noi andiamo a cena con persone che hanno abortito e possiamo essere d’accordo o non d’accordo [con la loro scelta] e sappiamo che furono in alcuni casi scelte dolorose non pensiamo affatto di andare a cena con degli assassini.
E allora, innanzi tutto è sicuro che esiste una convinzione razionale profonda e diffusa che l’assassinio e l’aborto non sono sullo stesso piano. Certo, per chi crede nella creazione – ma non nella semplice creazione, bensì in tutta una serie di interpretazioni della creazione – questo può essere vero. Perché fra chi crede e chi non crede non ci sarebbe solo questa discrepanza su che cosa sia omicidio. A me, ad esempio, addirittura ripugna l’idea di considerare omicidio un aborto, mai e poi mai lo considererei alla stessa stregua, e trovo anche – io personalmente – trovo immorale chi sostiene una cosa del genere.
Ma anche nell’ambito dei cristiani vi sono opinioni diversi, perché noi siamo abituati a pensare: cristiani uguale cattolici. Ma i cristiani valdesi in Italia non ritengono che l’aborto sia un infanticidio, non ritengono neanche che sia inaccettabile l’eutanasia, tema che dovremmo toccare. E tanto è vero che un cardinale altrettanto importante del cardinal Ratzinger, cioè il cardinal Tettamanzi, che è uno dei grandi studiosi cattolici di bioetica, critica i valdesi proprio su questo (...) Vedete come è assurdo pretendere che un punto di vista di uno dei cristianesimi coincida con la norma naturale. È una pretesa che inevitabilmente porta a disconoscere il pluralismo.

JOSEPH RATZINGER
Ma, per rispondere brevemente. Io ho cercato di mostrare perché per un cristiano si può parlare, a prescindere dalla fede, della priorità della ragione rispetto alla materia, quindi della presenza della ragione nella materia, e quindi della creazione. Ma naturalmente Flores d’Arcais ha ragione, questa convinzione della creazione non è convisa... condivisa da tutti.
In questo senso non sarebbe un fondamento che potrebbe garantire un’azione comune. Perché era già nell’antichità così, cioè i padri della Chiesa hanno tradotto una parola della fede in una parola filosofica, natura, che non è una parola della fede, ma una parola della filosofia, e convenivano su questo punto con lo stoicismo che non conosceva un creatore, neppure una creazione. Però vedeva una certa, diciamo, qualità divina nell’essere stesso, e un messaggio valido per tutti, e perciò quindi la parola “natura” era un veicolo applicabile, accessibile oltre il limite della fede. E questo è il motivo perché la parola “natura” è entrata nel vocabolo della teologia, del magistero, come una indicazione dell’elemento filosofico, di per sé anche separabile da una visione più profonda della fede. In questo senso mi sembra si dovrebbe anche in futuro discutere sulla utilità e sulla razionalità di questo concetto, natura, il quale esprime la convinzione che le realtà portano in sé un messaggio morale e mettono limiti alle nostre disposizioni. E mi sembra che il movimento ecologico, davanti alle distruzioni del mondo e davanti ai pericoli che ci minacciano, ha capito questo: che la natura ci porta un messaggio, e dobbiamo essere attenti a questo messaggio della natura. E penso che forse oggi, proprio con le nostre esperienze di una natura abusata, possiamo, in un modo nuovo, capire questo concetto comune che è un concetto di ragione e di esperienza, essere più attenti a questo messaggio che ci dà un fondamento per il nostro agire, e indica anche un limite per il nostro arbitrio.
E perciò non posso essere d’accordo che questi diritti inviolabili, indicati dai grandi documenti, frutto dell’illuminismo, questi diritti sarebbero solo diritti civili, scelte nostre. Se sono scelte nostre possono essere cambiate. E invece non devono essere cambiate, per non distruggere l’umanità e il senso del rispetto dell’altro. E l’argomento che secoli, forse migliaia di anni, non hanno vissuto questi valori, e allora non potrebbero essere naturali, per me non conta, perché l’uomo è capace di vivere contro la natura, e lo vediamo. Ma il fatto che [l’uomo] non vuole accettare il messaggio della natura, non implica che questo non sarebbe realmente un messaggio. A me sembra che non dovrebbe essere così difficile capire che l’uomo è una creatura, un essere speciale che porta in sé una dignità che dobbiamo rispettare sempre nell’altro, anche se ci appare senza grande valore, antipatico o qualcosa di diverso.
E vorrei dire ancora una parola. Flores d’Arcais ha detto che chi considera l’aborto come omicidio commette un fatto immorale. Questo non l’accetto. Io posso capire le sue esitazioni su questo punto, ma che affermare che c’è di per sé una evidenza che si tratta di un essere umano molto debole, dipendente, e che quindi ucciderlo è uccidere un uomo, mi sembra che dire questo – e così fare appello alla coscienza, alla riflessione dell’altro – non può essere caratterizzato come immorale. E perciò, in conclusione, se [Flores d’Arcais] dice che nessuno dei valori cristiani sarebbe un valore che dovrebbe essere tenuto come valore comune... chiamiamoli cristiani oppure no, questi diritti umani – che sono, penso, il fondamento della civiltà proprio illuminista – sono maturati nel cristianesimo, ma sono al tempo stesso realmente valori umani, e sono la grande eredità della nostra civilizzazione, che dobbiamo difendere con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra ragione.

Il libro
Il 21 settembre 2000, al teatro Quirino di Roma, oltre duemila persone assistettero a un confronto tra Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, e un ospite d’eccezione: Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il futuro papa Benedetto XVI spiegò come il cattolicesimo facesse “appello alla coscienza e alla ragione”. In un lungo saggio che precede la trascrizione integrale di quell’incontro, Flores d’Arcais affronta il tema della “sfida oscurantista” dell’attuale pontefice contro la modernità illuminista in tre capitoli, sotto il profilo della cronaca (“Empiria”), dell’analisi filosofico-teologica (“Teoria”) e della prospettiva storica (“Futuro”). “La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger”, Ponte alle Grazie 153 pagg, 13 euro è in libreria da oggi.

martedì 9 novembre 2010

Ior, altre operazioni sospette: soldi versati a un prete «fantasma»

l’Unità 7.11.10
Ior, altre operazioni sospette: soldi versati a un prete «fantasma»
di Angela Camuso

Questo articolo è stato rimosso.
Questo blog si occupa di rassegna stampa.
L'articolo è stato riportato nella sua integralità e senza alcuna modifica.
Lasciamo intenzionalmente il titolo originale dell'articolo affinchè chi ha interesse di ricostruire l'accaduto possa documentarsi in merito.

aggiornamento al 29 gennaio 2010.
Cercando in internet informazioni relative a questo articolo abbiamo trovato una discussione su questo forum
questo è il link:
http://laici.forumcommunity.net/?t=40739521&st=15

L 'edizione, in formato pdf, del quotidiano "L'Unità" è reperibile al seguente indirizzo:

http://edicola.unita.it

il quotidiano può essere letto al seguente link:

http://leggi.unita.it

San Paolo, colata di cemento dietro la basilica

San Paolo, colata di cemento dietro la basilica
LAURA SERLONI
VENERDÌ, 05 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Edificio vaticano nel sito protetto dall´Unesco. Alemanno: "Le accuse? Solo demagogia"

Andrea Catarci: "Ventitré mila metri cubi". "Violati anche i Patti lateranensi"

«Una colata di 23mila metri cubi di cemento su un sito che è patrimonio dell´umanità». Andrea Catarci, presidente del municipio XI, presenterà in Procura una denuncia con richiesta immediata di sequestro del cantiere che il Vaticano ha aperto nell´area adiacente la basilica di San Paolo.
Il motivo è semplice: «Non sarebbe stato richiesto nessun tipo di permesso per costruire allo Stato italiano, né presentato alcun progetto al Comune. Ci sarebbero violazioni dei Patti Lateranensi e delle Convenzioni Unesco oltre che del Testo Unico per l´edilizia». Così si legge nel documento che sarà inviato al tribunale di Roma. Il secondo esposto dopo quello presentato in agosto dal segretario dei Radicali, Mario Staderini, che ha sollevato il caso. Perché l´ex area verde, sottoposta a diversi vincoli paesaggisti e architettonici, nel cui sottosuolo giacciono i resti di un´antica villa romana e delle catacombe di Santa Tecla, da qualche mese è stata trasformata in una zona di cantiere. «Stanno realizzando degli edifici di circa quattro piani, all´interno dei quali dovrebbero realizzare un auditorium, degli uffici, dei laboratori e dei poliambulatori del Bambino Gesù che dovrebbero essere pronti per la fine del 2011», spiega Catarci. Così almeno ci dicono informalmente perché sulla carta non c´è scritto nulla». Sono state inviate diverse richieste ai dipartimenti comunali, ma le risposte ufficiali sono state tutte negative: non c´è nei cassetti neanche una bozza di progetto.
«Un abuso edilizio», taglia corto il minisidaco. «Tutto l´iter delle autorizzazioni è avvenuto all´interno dello Stato del Vaticano». Secondo Catarci sarebbero tre le contestazioni: «Vengono violati i Patti Lateranensi del 1929 poiché le immunità riconosciute nell´articolo 16 non fanno riferimento alla libertà di edificare, ma esclusivamente all´assetto (a cubature invariate) degli immobili esistenti e non a nuove costruzioni per le quali si deve far riferimento al Testo unico dell´edilizia. Infine sempre i Patti danno allo Stato italiano assicurazione di un corretto operato della Chiesa, per le nobili tradizioni artistiche, che in tal caso sembrano però passate in secondo ordine». Altra violazione sarebbe quella della normativa nazionale sull´edilizia poiché «non sono state richieste tutte le autorizzazioni necessarie per la costruzione dell´immobile». E non verrebbero rispettate neppure le convenzioni Unesco del 1972 e del 2003, sottoscritte anche dalla Stato Vaticano, che prevedono la tutela integrali dei siti archeologici ritenuti patrimonio dell´umanità, come i resti della Villa della Roma Imperiale e del cimitero di San Paolo presenti nell´area.
Ma il sindaco Alemanno insorge: «Quanto affermato da Catarci rappresenta un brutto episodio di demagogia non consono al ruolo istituzionale di un presidente di municipio, che non tiene in nessun conto i rapporti tra lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano», tuona. «L´area in cui è stato costruito questo nuovo centro di ricerca del Bambino Gesù ricade sotto la competenza dello Stato Vaticano. Mi auguro che Catarci riveda la sua posizione anche tenendo conto che l´obiettivo di questa nuova realtà del Bambino Gesù è quella di sostenere e curare l´infanzia che soffre».
E mentre si i procede per le vie legali, Mario Staderini ha scritto ai ministri degli Esteri, Franco Frattini, e dei Beni Culturali, Sandro Bondi, per chiedere un intervento urgente che interrompa «l´abuso» e attivare il corpo diplomatico. «Finora Alemanno si è chiuso in un imbarazzante il silenzio, tranne qualche telefonata informale dal suo staff - conclude Catarci - mentre la Polverini neanche risponde alla semplice domanda sulle autorizzazioni sanitarie». Tant´è che in Regione, i consiglieri radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita hanno presentato un´interrogazione. E al fianco del municipio si schiera anche Legambiente. «È una speculazione che copre l´arte», sottolinea Anna Maria Baiocco della sezione Garbatella dell´associazione ambientalista.

lunedì 8 novembre 2010

Colata di cemento a San Paolo. Il Vaticano sta costruendo un complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco

Colata di cemento a San Paolo. Il Vaticano sta costruendo un complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco
Nicoletta Orlandi Posti
Libero – Roma 5/11/2010

I palazzinari vestiti di porpora

Una colata di 23mila metti cubi di cemento sta per coprire definitivamente il cimitero dove venne sepolto San Paolo e l'antica villa di età imperiale di Lucio Calpurnio Visone sull'Ostiense. Ma questa volta i palazzinari sono vestiti di porpora. L'area infatti è di proprietà del Vaticano che però non ha chiesto pareri né al Comune, né al Ministero dei Beni Culturali. Non solo. Sta costruendo l'imponente complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco violando i Patti Lateranensi e le leggi italiane

Una colata di 23mila metri cubi di cemento sta per coprire definitivamente il cimitero dove venne sepolto San Paolo e l'antica villa di età imperiale di Lucio Calpurnio Visone sull'Ostiense. Ma questa voltai palazzinari sono vestiti di porpora. Il Vaticano sta infatti realizzando a fianco della basilica di San Paolo un imponente complesso edilizio con tanto di auditorium, poliambulatorio, laboratori, uffici e un mega parcheggio sotterraneo per quello che sarà un presidio del Bambin Gesù. Il tutto commettendo, secondo il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci e il segretario dei Radicali Mario Staderini, almeno tre violazioni anche se l'area è di proprietà del Vaticano. Innanzitutto, spiegano, «non è stato aver chiesto alcun permesso né al Comune di Roma, né al ministero dei Beni Culturali», come testimonia la risposta del direttore generale del Lazio, Federica Galloni, a una richiesta specifica di Staderini: «Non risultano richieste di parere o comunicazione».Aprendo i cantieri e procedendo rapidamente a tirar su varie costruzioni di quattro piani, in un area di grande interesse storico culturale, il Vaticano avrebbe inoltre violato le convenzioni sottoscritte con l'Unesco che prevedono la tutela integrale dei siti archeologici ritenuti patrimonio dell'umanità, come sono i resti della villa della Roma Imperiale e il cimitero di San Paolo presenti nell'area. «Per non parlare poi del fatto che tra Stato italiano e Santa Sede sono ancora validi i Patti Lateranensi che prevedono la facoltà del Vaticano di dare ai propri immobili l'assetto ritenuto più opportuno, ma che non parlano di libertà di costruire nuovi manufatti», puntualizza Catarci. Ecco allora che il presidente dell'XI municipio, ha presentato una denuncia-querela alla magistratura, con la richiesta di sequestro immediato del cantiere. A questa denuncia Catarci fa seguire quella politica: «Vorremmo sapere perché, se tutto fosse nella norma, il Vaticano non si rapporta con il Municipio e con il Comune». E poi: «Perché se tutto è nella norma il Prg del 2008 raffigura come un "buco nero" la sola città del Vaticano a San Pietro e cataloga invece come città storica l'area di San Paolo?». Da parte sua il radicale Staderini - che ha denunciato la situazione il 27 maggio facendo seguire una serie di esposti per omissione di atti d'ufficio nei confronti degli enti che non hanno impedito l'apertura del cantiere - annuncia una serie di iniziative per interrompere i lavori. «Se non lo faranno le istituzioni ci assumeremo noi l'onere di farlo», tuona Staderini. Che ha anche scritto a Berlusconi, al ministro degli Esteri Frattini e a quello dei Beni Culturali Bondi per sapere quali iniziative sono state assunte o verranno assunte dal governo nei confronti dello Stato Città del Vaticano che violato l'articolo 15 dei Patti Lateranensi «che non consente nuove edificazioni in violazione assoluta delle norme in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica, e in ogni caso alla luce dell'evidente mutamento del paesaggio e danneggiamento di beni culturali siti in territorio italiano». A Staderini e a Catarci ha risposto in serata Alemanno. «L'area ricade sotto la competenza dello Stato Vaticano», puntualizza il sindaco augurandosi che «il presidente dell'XI municipio riveda la sua posizione anche tenendo conto che l'obiettivo di questa nuova realtà del Bambino Gesù è quella di sostenere e curare l'infanzia che soffre».

venerdì 5 novembre 2010

Caso Ior, quel flusso di milioni spostato da Italia a Germania

l’Unità 31.10.10
Caso Ior, quel flusso di milioni spostato da Italia a Germania
di Angela Camuso

Ma dove vanno a finire, da dieci mesi a questa parte, tutti i soldi della Chiesa cattolica, compresi quelli dell’otto per mille? E per quale motivo, a partire da una data, gennaio 2010, cioè da quando Banca d’Italia ha intensificato i controlli antiriciclaggio, nè la farmacia del Vaticano e neppure i celebri Musei depositano più i loro incassi presso i conti aperti dalla Santa Sede nelle banche italiane, soprattutto presso il mega-conto Ior dell’agenzia Unicredit all’ombra del Cupolone, quella di via della Conciliazione, che invece fino al 2009 movimentava qualcosa come 50 milioni di euro in tre giorni? A Paolo Cipriani, il direttore dell’Istituto opere religiose indagato a Roma, com’è noto, insieme al presidente Gotti Tedeschi per violazione delle norme antiriciclaggio, queste domande hanno posto, ripetutamente, durante l’interrogatorio del 30 settembre scorso, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Rocco Fava. La guardia di finanza ha scoperto infatti che lo Ior una banca che conta circa 45.000 clienti – ha bruscamente ridotto le sue movimentazioni in Italia, dall’inizio dell’anno, nell’ordine del 90%. E la circostanza è stata confermata dallo stesso Cipriani, che ai pm ha detto che recentemente lo Ior preferisce utilizzare, in luogo delle banche italiane, due istituti di credito di Francoforte (la Deutsche Bank per le rimesse assegni e la Jp Morgan per la liquidità) adducendo motivi strategici ed economici, quali le esose commissioni richieste dalle banche nostrane. Ora, è sulla consistenza o meno di tali motivazioni che gli inquirenti hanno intenzione di vedere chiaro. Anche perché, dalla lettura delle carte finora inedite, c’è un altro dettaglio che rischia di ingarbugliare la posizione di Cipriani. Si è scoperto infatti che fu lo stesso direttore generale dello Ior a comunicare formalmente, con tanto di firma, a Unicredit la falsa identificazione della sedicente signora Maria Rossi.
La donna nel 2009 ha incassato una quarantina assegni provenienti da fondi di San Marino a loro volta movimentati da un avvocato-imprenditore, il tutto su conto intestato a un reverendo cliente Ior che ora si scopre essere monsignor Emilio Messina, nato nel 1940 e residente a Roma, capo dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, nonché cappellano presso tre case di cura gestite da religiosi, tutte con sede nella capitale. «Senta, tornando al contante voi ora perché non depositate come prima presso le banche italiane.... Com’è che improvvisamente, da gennaio 2010, non versate più quel contante che invece versavate sempre tutti i mesi presso quella banca?», chiede il pm Fava a Cipriani come si legge sul foglio 43 e seguenti della trascrizione dell’interrogatorio, lunga 88 pagine. «Perché prima c’era molto più contante rispetto adesso, non so come spiegarmi», risponde il banchiere. Il pm incalza: «Ma che cosa è cambiato, dico nelle attività commerciali, istituzionali..avete chiuso gli esercizi, il supermercato?». Ciprani: «No no, io non ho chiuso nessun esercizio, ma ad esempio i musei ricevono molti pagamenti per l’ingresso in via informatica, quindi non c’è più la gente che va lì a versare il contante». Pm: «Ma come si spiega che la farmacia non versa più i 600mila euro in contanti al mese? Oppure li continua a versare e va da un’altra parte?». Cipriani: «No, se versano... portano il contante, noi facciamo la documentazione valutaria, vanno in dogana». Pm: «Dunque lei mi dice che i soldi arrivano con i corrieri direttamente alle missioni. Ma non sarebbe stato più semplice continuare a versare il denaro contante presso Unicredit.... invece voi avete preferito fare un’altra strada, per non fornire informazioni». «No, no, perché per non fornire?... Abbiamo fatto una scelta diversa, questo fa parte anche un po’ della strategia dell’azienda». Pm: «Perché? Perché? Lei non risponde, diciamo, alle domande...». Gli inquirenti stanno cercando di scoprire la provenienza dei soldi movimentati sul conto del monsignore Emilio Messina da Enrico Pennaforti, avvocato civilista di Roma, che sul conto del prelato ha incassato 300mila euro di assegni in un’unica trance. «Il reverendo Messina ha dichiarato che Maria Rossi è madre del signor Pennaforti», è scritto nella nota a firma di Cipriani inviata a Unicredit, dopo che la finanza aveva chiesto alla banca a quale titolo la misteriosa signora, che in realtà si chiama Anna Maria Brunozzi e di Pennaforti non è parente, incassasse assegni Ior. Cipriani ai pm ha ribadito di aver sempre agito in buona fede. Tant’è che lo Ior, appena accortosi di quelle irregolarità sul conto corrente del reverendo, avrebbe avviato un monitoraggio su tutti i clienti: per capire, ha detto Cipriani, «quante fossero le posizioni rischiose come quelle del monsignore».

mercoledì 3 novembre 2010

Le vittime dei preti pedofili contestano Padre Lombardi

«Il Papa protegge i preti pedofili»
l’Unità 1.11.10
Le vittime dei preti pedofili contestano Padre Lombardi
All’appello hanno risposto persone di una dozzina di Paesi. Obiettivi: chiedere alla Chiesa di fare di più per prevenire e alle Nazioni Unite di rendere la pedofilia un crimine contro l’umanità.
di Felice Diotallevi

«Giù le mani dai bambini», «Il Papa protegge i preti pedofili», «Chiesa senza abusi». Questi i cartelli che sono stati esposti ieri pomeriggio dai partecipanti ad un sit-in delle vittime di abusi da parte di preti pedofili di fronte a Castel Sant’Angelo. Con gli obiettivi di chiedere alla Chiesa di fare di più contro gli abusi sessuali sui minori da parte dei suoi esponenti, e lanciare una petizione alle Nazioni Unite perchè considerino la pedofilia un crimine contro l’umanità. All’appello hanno risposto partecipanti da una dozzina di Paesi diversi.
Nel corso della manifestazione è stato contestato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Il sit-in era cominciato da qualche minuto quando padre Lombardi è passato ha detto lui stesso ai presenti per «esprimere la sua solidarietà».
Il portavoce vaticano non ha rilasciato ai cronisti interviste nè commenti, ma alcuni manifestanti lo hanno contestato gridandogli insulti in diverse lingue. Dopodichè padre Lombardi si è allontanato.
In piazza sono scese le vittime dei preti pedofili, circa un centinaio, «per chiedere al Papa di agire seriamente e di ordinare ai vescovi
di denunciare i preti pedofili». Tra di loro c’era un gruppo di ex allievi sordomuti dell’istituto Antonio Provolo di Verona e una vittima di Savona, Francesco Zanardi, 40 anni, in sciopero della fame da 11 giorni contro il vescovo di Savona, Vittorio Lupi, perchè «provveda a a denunciare i preti pedofili».
Organizzatori della manifestazione erano gli americani Bernie McDaid, 54 anni, e Gary Bergeron, 47, fondatori dell’associazione Survivor’s Voice. Le vittime sono state ricordate con un minuto di silenzio ed era previsto un corteo-fiaccolata fino a piazza San Pietro durante cui i manifestanti potevano portare il loro messaggio al Vaticano.
È la prima volta che le vittime di abusi provenienti da tutto il mondo si danno appuntamento per chiedere maggiori responsabilità da parte del Vaticano. I manifestanti prima si sono riuniti vicino a piazza San Pietro, poi si sono spostati davanti a Castel Sant’Angelo.
Il corteo
Un minuto di silenzio e fiaccolata simbolica fino a San Pietro
«Sono qui per chiedere al mondo di aiutare le vittime degli abusi sessuali, in tutto il mondo, non solo nella Chiesa» ha detto Bernie McDaid, fondatore dell’associazione e tra gli ideatori della manifestazione di oggi, vittima di abusi da parte di un prete di Boston quando era bambino. Anche l’altro organizzatore Gary Bergeron, è stato vittima di abusi sessuali da parte di un prete nella stessa diocesi di Boston. Lui e McDais sono le due vittime più note dello scandalo sessuale scoppiato a Boston nel 2002. McDaid ha anche incontrato Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio negli Stati Uniti.
Otto anni dopo lo scandalo, sostiene «Survivor’s Voice», il Vaticano non si è assunto responsabilità sufficienti, non è entrato in contatto con le vittime e non ha organizzato programmi di prevenzione. «Le gerarchie della Chiesa Cattolica Romana tendono a coprire, questo deve finire» dice McDaid.
Il prossimo passo è il lancio di una petizione che chieda all’Onu di riconoscere l’abuso sessuale sistematico sui bambini come crimine contro l’umanità. L’articolo 7 del Trattato Onu che istituisce la Corte Penale internazionale definisce un crimine contro l’umanità come «un atto commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili».