martedì 26 aprile 2011

Il significato religioso e sociale della pratica del battesimo



Cosa vuoi che sia il battesimo! E' solo un po di acqua sulla testa! Solo che i danni non ricadono sotto i sensi, sono nella struttura psichica del bambino. I danni sono fatti riversando la credenza imposta mediante le azioni in un insieme sociale di cui i genitori sono i guardiani e gli aguzzini. I danni sono nel tempo, non nell'immediato. Non è come un colpo di pistola che uccide qualcuno. E come il proliferare di una cellula cancerosa che silenziosa cresce e manifesta il danno quando ha infettato tutto il corpo. Quando il danno è distruttivo non si ha più memoria da dove ha avuto inizio e perché (come per la sbestosi). Dopo, nel mutare della crescita infantile. Danni fatti da un individuo adulto mai completato e sempre attraversato da paure, angosce e sensi di colpa; pervaso dalla depressione per un futuro che non è mai in grado di dischiudere. In questa incapacità, quell'individuo, ha una sola possibilità per spegnere la sete dell'impotenza: danneggiare il presente a maggior gloria della propria fede; del suo dio padrone!

venerdì 22 aprile 2011

E il notaio «fotografò» Giordano Bruno sul rogo. In un disegno la prima immagine

Corriere della Sera 17.04.2011
E il notaio «fotografò» Giordano Bruno sul rogo. In un disegno la prima immagine del filosofo
Nuccio Ordine

Un nuovo documento sul rogo di Giordano Bruno offre per la prima volta una testimonianza visiva del tragico evento del 17 febbraio 1600: si tratta di un disegno, eseguito dal notaio Giuseppe De Angelis, in cui si vede il filosofo avvolto dalle fiamme. Collocato accanto alla descrizione del trasferimento dell’ «eretico» dal carcere di Tor di Nona alla piazza di Campo de’ Fiori, lo schizzo mostra Bruno di tre quarti, con addosso una tunica, e con le braccia dietro il corpo, probabilmente legate a un palo come spesso accadeva. Il volto presenta dettagli interessanti: un filo di barba sembra marcare i contorni del viso, mentre il tratto molto accentuato degli occhi e delle sopracciglia potrebbe far pensare a uno sguardo marcato, quasi minaccioso. Questo prezioso inedito è stato rinvenuto nell’Archivio di Stato di Roma da Michele Di Sivo e Orietta Verdi nel corso del restauro di alcuni documenti in occasione della mostra dedicata a Caravaggio a Roma (fino al 15 maggio), in cui sono esposte testimonianze sconosciute sul soggiorno nell’Urbe del grande pittore. Si tratta del registro che raccoglie gli avvenimenti accaduti tra il 1 ° gennaio e il 31 marzo 1600. L’intervento dei restauratori ha permesso di recuperare quasi il settanta per cento del testo in latino. Ma già una prima trascrizione, effettuata da Di Sivo e dalla Verdi, presenta, nonostante alcune evidenti lacune, interessanti informazioni finora rimaste sconosciute agli specialisti. Il notaio De Angelis, come era nella prassi, registra che Bruno, trovandosi detenuto presso il governatore di Roma (che all’epoca era Ferrante Taverna) viene affidato al giudice Giovanni Battista Gottarello per far eseguire la condanna comminata dal Tribunale dell’Inquisizione. Il nome di Gottarello non era mai apparso prima in nessun documento: spetta a lui dare il via al corteo che accompagna Bruno in Campo de’ Fiori. L’Inquisizione, infatti, affidava al braccio secolare l’esecuzione della pena capitale. Tra i testimoni del rogo, figurano il cardinale Giulio Antonio Santori di Santa Severina e lo stesso notaio De Angelis. L’unico importante resoconto del supplizio del Nolano, in cui si descrive l’atteggiamento sdegnato di Bruno che reagisce con ferocia quando gli presentano un crocifisso, è conservato in una lettera spedita da Roma, proprio il 17 febbraio 1600, da Kaspar Schoppe al suo maestro Konrad Rittershausen. Da quest’ultimo, probabilmente, il grande Keplero avrebbe potuto attingere le informazioni che hanno ispirato la sua famosa missiva del 1607 in cui si accenna alla tragica fine dell’ «infelice» filosofo. In assenza degli atti processuali e di fronte alla carenza di documenti che riguardano la vita di Bruno, questa nuova scoperta aggiunge una piccola tessera alla ricostruzione degli avvenimenti. Ma l’elemento più prezioso riguarda il disegno del notaio. Si tratta di uno schizzo, è vero. Si tratta di un manoscritto purtroppo deteriorato dall’umidità, senza dubbio. Ma l’abbozzo dell’unica testimonianza visiva del rogo potrebbe fornire, se studiata a fondo e con strumenti che possono permettere di distinguere con maggiore chiarezza il tratto della mano dalle sbavature dell’inchiostro, qualche dettaglio utile a rispondere ad alcuni interrogativi. Bruno aveva veramente la mordacchia, il morso collocato in bocca? Solo un documento la menziona, senza altri riscontri. E ancora: Bruno viene bruciato nudo, come è ricordato soltanto in una nota della Confraternita di San Giovanni Decollato? A una prima analisi del disegno sembrerebbe che Bruno indossasse una tunica, mentre resta difficile confermare o smentire la presenza della mordacchia (il tratto della bocca resta non abbozzato: per distinguere i limiti della barba o per voler marcare la bocca chiusa?). Altre interessanti indicazioni potrebbero chiarire dettagli del volto del Nolano. Lars Berggren ha mostrato che tutti i ritratti del filosofo finora conosciuti sono stati eseguiti molto tempo dopo la sua morte. Dagli interrogatori degli atti veneziani ricaviamo l’unico racconto, molto vago, di un testimone che descrive Bruno come «un homo piccolo, scarmo, con un pocco di barba nera» . Del resto, anche nel Candelaio il pittore Gioan Bernardo (le iniziali, G. B., rafforzano nella commedia il suo ruolo di alter ego dell’autore) viene rappresentato con una «negra-barba» . E in effetti il disegno del notaio De Angelis sembrerebbe confermare la presenza della barba che correrebbe lungo tutto il volto. Ma questo schizzo— che, lo ripetiamo, merita indagini più approfondite — non può essere considerato un caso isolato. Esistono, infatti, diversi esempi in cui ai margini dei registri venivano offerte immagini dei condannati a morte con una serie di importanti dettagli. Michele Di Sivo, in un suo articolo, ne segnala due: Andrea Pacini, bruciato a Roma per sodomia il 10 maggio 1614, viene raffigurato nudo con un volto effeminato e addirittura con due seni abbozzati, mentre Giovanni Mancini (condannato il 23 ottobre 1623 per aver celebrato messa senza essere prete) viene rappresentato nelle fiamme, vestito, e con i tratti del volto e dei capelli ben evidenziati. Quanti altri documenti importanti per la memoria del nostro grande patrimonio intellettuale e artistico potrebbero venir fuori dai nostri archivi? A Roma se non fosse stato per l’eccellente idea dei dirigenti dell’Archivio di Stato di rivolgersi a sponsor privati, per il restauro degli importanti documenti su Caravaggio, non avremmo mai avuto occasione di aggiungere nuove tessere alla vita del famoso pittore e adesso anche a quella di Giordano Bruno. Ma perché lo Stato si disimpegna sempre più e non difende i suoi tesori? L’alibi della crisi viene smentito dai fatti: i miliardi di euro stanziati per coprire le furberie di pochi allevatori non avrebbero potuto essere degnamente e fruttuosamente investiti nella scuola e nella cultura?

giovedì 21 aprile 2011

Parole evangeliche - Lasciate venire a me i piccoli cento franchi

Parole evangeliche - Lasciate venire a me i piccoli cento franchi - La Calotte. Tanto per ricordarci che le campagne per l'otto per mille della chiesa cattolica non sono sole cose del presente.

mercoledì 20 aprile 2011

In fuga il vescovo pedofilo "In Belgio 500 casi di abusi"

La Repubblica 18.04.2011
Vangheluwe è scappato dal convento dove il Vaticano lo aveva mandato "per riflettere"
In fuga il vescovo pedofilo "In Belgio 500 casi di abusi"
Marco Ansaldo

Il vescovo di Bruges. Sembra il titolo di un libro di Simenon. E il grande scrittore belga avrebbe di sicuro tratto uno strepitoso soggetto da questa trama di cui si intuiscono le atmosfere cupe, da giallo di provincia. Ieri l´ultima puntata. Roger Joseph Vangheluwe, che ormai è l´ex vescovo della città fiamminga, reo di pedofilia, è fuggito dal convento di La Ferté Imbault, dove il Vaticano lo aveva inviato per «riflettere». «E´ andato via ieri sera, non so dove», ha confessato la madre superiore del convento.
La Santa Sede aveva ordinato all´alto prelato di sottoporsi a una «terapia spirituale e psicologica» e di farsi dimenticare. Ma l´anziano religioso non ha rispettato le consegne. Costretto a dimettersi nel 2010 dopo aver riconosciuto di aver abusato sessualmente di un minore per tredici anni, giovedì scorso aveva dichiarato alla rete Vt4 di aver fornicato con un altro bambino, minimizzando i propri gesti, descritti come un «gioco», «un´abitudine» contratta quando i suoi nipoti, un paio di volte l´anno, dormivano da lui. «Una sorta di toccamenti intimi - spiegava - ma non del sesso brutale. Nella mia prospettiva non aveva niente a che fare con la sessualità».
I reati commessi risalgono al periodo tra il 1973 e il 1986 e sono quindi prescritti per la giustizia civile e per quella ecclesiastica. Ma l´imbarazzo delle alte gerarchie, tanto in Belgio quanto in Vaticano, è forte. «Siamo estremamente scioccati - dicono i vescovi del Belgio - del modo in cui ha minimizzato le sue azioni». «Vangheluwe - rincara la dose il vescovo di Tournai, Guy Harpigny, incaricato del dossier sulla pedofilia - mina un anno di sforzi della Chiesa per fare completa chiarezza».
Duro il giudizio del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi: «La Congregazione per la Dottrina della Fede, l´organismo competente sui "delicta graviora commessi da ecclesiastici", ha stabilito che monsignor Roger Vangheluwe si sottoponga a un periodo di trattamento spirituale e psicologico».
Preoccupante è soprattutto la diffusione del fenomeno in Belgio. Il numero di abusi sessuali commessi nella Chiesa locale è arrivato a 500. L´intervista televisiva diffusa giovedì sera ha scioccato l´intero Paese. Che si chiede ora: dov´è finito il vescovo di Bruges?

venerdì 15 aprile 2011

Misteri della fede: il prof. De Mattei ai vertici del Cnr

l’Unità 13.4.11
Misteri della fede: il prof. De Mattei ai vertici del Cnr
Le uscite del vice
Rino Falcone

Le dichiarazioni che il vice-presidente del Cnr ha rilasciato negli ultimi tempi hanno avuto grande eco nei media nazionali. Si tratta di affermazioni i cui tratti di fondamentalismo sono difficili da ritrovare persino nelle più estreme posizioni del clericalismo ipertradizionalista. Piuttosto che entrare nel merito delle gravi tesi sostenute, vorrei affrontare una questione metodologica. -Il principio di libertà d’opinione non può esimerci da indagare con attenzione l’opportunità di certi giudizi quando espressi in sede di rappresentanza istituzionale e la loro compatibilità con incarichi di forte rilevanza simbolica. Il punto è: se le opinioni di De
Mattei si fondano nella dimensione della fede perché mai dovrebbe egli assumere un incarico così rilevante nel principale Ente di ricerca nazionale? Ente che esprime nella sua essenza più profonda le ragioni del pensiero razionale. Ente che organizza una comunità di scienziati, ne disciplina le azioni e ne finalizza le strategie.
Perché mai una tale comunità (quella scientifica) deve trovare rappresentanza (seppure nella funzione di “vice”) in chi ha come principale obiettivo l’affermazione del pensiero dogmatico? Altri ambiti socio-politici (o più strettamente metafisici e confessionali) possono ospitare tali opinioni. E la società può/deve prendersi carico di stabilire spazi di confronto costante e dinamico tra questi approcci metodologici differenti e contrapposti. Ma mai confonderli!
Come è successo allora che De Mattei sia finito nel CdA del Cnr?
Come si organizza la ricerca nel nostro Paese? In queste settimane alcuni enti di ricerca (tra cui il Cnr) hanno definito i cosiddetti «statuti autonomi» a seguito della legge 165 del 2007. Il ministro Gelmini, ha fortemente distorto le intenzioni di quella legge e operato trasformazioni e pressioni tali che gli statuti varati non produrranno autogoverno e reale autonomia statutaria. In particolare, le comunità scientifiche non potranno esprimere loro rappresentanze dirigenziali e la politica continuerà a svolgere un ruolo preminente (con gli evidenti paradossi cui stiamo assistendo). Le comunità scientifiche hanno manifestato pubblicamente le loro preoccupazioni per questo fatto ma l’opinione pubblica, alquanto disattenta ai temi sostanziali per il futuro del Paese, ha offerto un’attenzione infinitesimale rispetto a quella che oggi si è attivata per il caso De Mattei. Eppure i due fenomeni sono strettamente connessi. Ed è la stessa Costituzione ad indicare la soluzione quando nell’articolo 33 pone l’esigenza di rendere autonome le istituzioni della conoscenza. Ecco perché una malintesa relazione tra scienza e politica può condurre a clamorose e controproducenti aberrazioni.

Gesù e i saldi di fine stagione

Gesù e i saldi di fine stagione
Bruno Ballardini
Piemme

mmaginate che un guru del marketing sia convocato presso la Santa Sede da un alto prelato vaticano. Immaginate gli sia sottoposto il problema della perdita di credibilità della Chiesa e della inarrestabile emorragia di fedeli: fuga verso altri culti, seminari vuoti, messaggi accusati di anacronismo, preti che non ispirano fiducia, liturgie con pochi praticanti, rifiuto dell’etica evangelica. Immaginate che il consulente riceva l’incarico di studiare un “rilancio” e accetti la sfida, persuaso che la curva in discesa della sua committente non sia da attribuirsi solo a una crisi di contenuti, che sembrano essere lontani dalla modernità, ma anche a una crisi di comunicazione, quasi che le gerarchie non riescano più a riformulare efficacemente i fondamenti della religione cristiana.

mercoledì 13 aprile 2011

Tsunami, se al Cnr si crede nel disegno di Dio

La Repubblica 30.3.11
Tsunami, se al Cnr si crede nel disegno di Dio
risponde Corrado Augias

(...)

Ho avuto varie lettere sulle parole di De Mattei. Stentavo a credere, ho dovuto riascoltare su Radio Maria l'intervento (9' 06"). De Mattei ha fatto suo un discorso di monsignor Mazzella (arcivescovo di Rossano Calabro) risalente al 1911. Non si capisce bene quando finisca la citazione e subentri l'opinione diretta del vicepresidente del Cnr. In ogni caso De Mattei fa sue quelle incredibili parole. Eccone un estratto: «Le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio. Ci richiamano al fine ultimo della nostra vita. Se la Terra non avesse pericoli e catastrofi eserciterebbe un fascino irresistibile e dimenticheremmo che siamo cittadini del cielo. Le catastrofi sono talora esigenza della giustizia di Dio della quale sono meritati castighi ? Nessuno di noi è immune dal peccato e può dirsi innocente. ? La catastrofe è stata introdotta da Dio nel piano della creazione per molteplici fini degni della sua bontà». Segue l'elenco dei possibili scopi divini dal Diluvio in poi. «La catastrofe colpisce il colpevole e l'innocente. Come si concilia ciò con la provvidenza? Dio non potrebbe fare in modo che la catastrofe colpisca il colpevole e risparmi l'innocente se non moltiplicando i miracoli, modificando il piano creativo ... Un giorno vedremo che per molte vittime, il terremoto è stato un battesimo di sofferenza che ha purificato la loro anima; con quella morte tragica la loro anima è volata al cielo prima del tempo perché Dio ha voluto risparmiargli un triste avvenire ? Forse proprio nei momenti terribili passati sotto le rovine è sceso su quelle anime il torrente di una speciale misericordia divina in forma di profonda contrizione e rassegnazione. Chi può dire che cosa è passato tra quelle anime e la misericordia di Dio negli ultimi momenti? ? Chi potrebbe scandagliare l'abisso di espiazione e di doni di Dio che in quelle anime il terremoto ha scavato?» Così ha parlato il vicepresidente del Cnr, lì collocato dall'allora ministro Moratti.

domenica 10 aprile 2011

Laicità un tabù tutto italiano

il Fatto 8.4.11
Tre giorni di incontri
Laicità un tabù tutto italiano
A Reggio Emilia filosofi, religiosi e scienziati si confronteranno sul relativismo. Ma l’iniziativa di Flores d’Arcais provoca già polemiche
di Mattia Carzaniga

Le Giornate della Laicità non sono ancora cominciate ed è già polemica. La rassegna – nata per iniziativa di Paolo Flores d’Arcais, direttore di “MicroMega” e firma anche di questo giornale – ospitata a Reggio Emilia dal 15 al 17 aprile- già si scontra con il dietrofront delle istituzioni. Quelle della vicina Parma, che prima concede e poi nega il patrocinio a una rassegna di cinema collegata alla tre giorni. La motivazione? «Possono essere oggetto di Patrocinio eventi […], ad esclusione di quelli a carattere politico promossi da partiti o movimenti politici». La rassegna in realtà si compone non di comizi ma di incontri e dialoghi filosofici attorno al tema quantomai caldo del “relativismo” etico, che vedono schierati nomi come Gianni Vattimo, Piergiorgio Odi-freddi, Margherita Hack, Roberta De Monticelli, Sergio Luzzatto (il programma completo su www.micromega.net  ).
Dunque Flores d’Arcais, come spiega la negazione del patrocinio da parte del Comune di Parma?
È un episodio marginale ma molto significativo. Si trattava di una rassegna di film per accompagnare le tre giornate di Reggio Emilia. Malgrado il riconosciuto valore artistico dei film in programma, il Comune ha voluto togliere il patrocinio con motivazioni grottesche, ma chiaramente costituisce la “solidarietà” di un’amministrazione berlusconiana alla Curia della vicina Reggio, che malgrado i suoi anatemi non era riuscita a far venire meno il sostegno del Comune e dell’Università alle Giornate.
Lei stesso ha dichiarato che un’iniziativa come questa «in un paese democratico dovrebbe risultare talmente scontata da non costituire oggetto di dibattito».
La laicità dovrebbe essere in tutte le democrazie terreno comune tra credenti, scettici, miscredenti, atei. L’Italia invece è il Bel Paese dove nei luoghi pubblici si garantisce uguale dignità a tutti i cittadini imponendo a tutti un solo simbolo religioso. E i presunti monopolisti di quel simbolo vogliono imporre per legge a ciascuno di noi le modalità con cui dovremmo anche morire. Basta questo per far capire la distanza abissale rispetto al fondamento liberale enunciato da Thomas Jefferson due secoli e passa fa sulla necessità di innalzare un invalicabile “muro di separazione” tra Stato e sedi religiose.
A chi fa comodo oggi non innalzarlo? È sempre colpa del Vaticano? O sono questioni di lobby?
La radice è nell’unico articolo della Costituzione che andrebbe cambiato: il 7, che legittimava i Patti Lateranensi. Oggi la commistione tra politica e religione, dove la politica è subalterna, fa parte dello scambio indecente tra Berlusconi e la Conferenza Episcopale Italiana, per cui la Chiesa gerarchica contestualizza e santifica parole e pratiche ferocemente anticristiane del regime e dei suoi gerarchi (il riferimento è anche alla barzelletta con bestemmia del premier, ndr) per il piatto di lenticchie di sontuose elargizioni alla scuole confessionale.
La provoco: le Giornate della Laicità sono una risposta alla crescente domanda di senso di molti o una mossa principalmente politica?
Sicuramente vogliono essere la dimostrazione di come il monopolio della “risposta di senso” non sia affatto delle religioni ma possa venire dal mondo laico anche nel senso di mondo ateo.
Perché il relativismo come tema unificante?
Perché della crociata contro il relativismo si è fatto banditore lo stesso papa Ratzinger, Eppure, la pluralità delle morali è il principio stesso da cui prende origine la modernità.
Quali appuntamenti e nomi ha scelto per reccontare tutto questo?
Avremmo voluto un dialogo molto ampio tra diverse posizioni: se quelle della Chiesa gerarchica non ci saranno è perché almeno quindici cardinali hanno rifiutato come un sol uomo. Ciò nonostante, c’è una presenza cattolica significativa, da Don Carlo Molari, uno dei massimi teologi morali, a Dom. Franzoni. Ma soprattutto il terreno della laicità unirà credenti e non credenti. Ad esempio io, oltre che una discussione con Don Molari, ne farò altre con due credenti molto invisi alla gerarchia ecclesiastica: Roberta De Monticelli, sul tema della legge naturale, e Gianni Vattimo, sul tema della possibilità filosofica del credere in Dio.
Qual è la sua disposizione in questi dialoghi?
L’idea è sempre quella di cercare di discutere apertamente su ciò che divide: questo è considerato da qualcuno un modo non dialogante, ma è il vero dia-lògos, la controversia tra punti di vista autentica e senza diplomazia.
A quale il risultato punta, con questa tre giorni?
Credo che questo sia il festival più povero in rapporto 10 a 1 rispetto ai tantissimi e interessanti festival che ci sono in Italia, ma devo ringraziare l’organizzatore Giorgio Salsi per il suo straordinario impegno. La speranza è possa diventare un appuntamento nazionale permanente, magari biennale. Almeno finché la questione laica resterà, ahimè, aperta.

Germania, fuga dalle chiese. «Colpa dello scandalo dei preti pedofili che ha travolto numerose diocesi»

La Stampa 10.4.11
Germania, fuga dalle chiese. «Colpa dello scandalo dei preti pedofili che ha travolto numerose diocesi»
Alessandro Alviani

In Germania bastano una carta d’identità e dieci minuti di attesa dietro la scrivania di un funzionario della pretura o dell’ufficio dello stato civile per abbandonare la Chiesa cattolica. L’anno scorso, sull’onda dello scandalo dei preti pedofili che ha travolto numerose diocesi, i tedeschi che si sono presi quei dieci minuti di tempo sono stati molti più del solito: secondo un’indagine pubblicata sul supplemento «Christ & Welt» del settimanale «Die Zeit» ammontano a circa 180.000, oltre 50.000 in più del 2009. Il dato ufficiale verrà diffuso dalla Conferenza episcopale all’inizio dell’estate, ma potrebbe essere ancora più alto: il calcolo della Zeit si basa solo sui casi comunicati da 24 delle 27 diocesi tedesche.
Per la prima volta nella storia della Repubblica federale la Chiesa cattolica potrebbe dunque aver perso più fedeli di quella protestante: la Chiesa evangelica tedesca stima infatti che nel 2010 gli abbandoni nelle proprie file siano stati poco meno di 150.000.
Particolarmente colpite dal fenomeno sono le diocesi della Baviera di Papa Benedetto XVI, che a settembre sarà in Germania per la sua prima visita di Stato. Nella diocesi di Augusta, sconvolta dalle accuse di maltrattamenti su minorenni contro l’ex vescovo Walter Mixa, gli abbandoni solo saliti di oltre il 70%. Più moderato l’incremento nell’arcidiocesi di Monaco Frisinga, dove i fedeli che hanno fatto domanda per «uscire» dalla Chiesa sono stati 23.254, circa il 30% in più del 2009. Nella più grande arcidiocesi tedesca, quella occidentale di Colonia, i casi sono stati 15.163 (+41%).
Tale aumento «testimonia la perdita di fiducia che la Chiesa ha subito soprattutto per via dello scandalo degli abusi» - ha scritto il vicario generale di Colonia Dominik Schwaderlapp -. Ciò è per noi doloroso, in quanto evidentemente molte persone hanno scelto l’abbandono della Chiesa come loro personale forma di protesta e repulsione». «Non vogliamo ignorare la crisi dell’anno scorso, ma guardiamo avanti per riconquistare la credibilità perduta», ha aggiunto il portavoce della Conferenza episcopale, Matthias Kopp.
Per il movimento di riforma della Chiesa «Wir sind Kirche» si tratta invece di un «bilancio spaventoso»: dal 1990 quasi 2,8 milioni di fedeli hanno lasciato la Chiesa cattolica in Germania.

venerdì 8 aprile 2011

Torta in faccia al Cardinale André-Joseph Leonard - Cake on Cardinal Le...



Il primate belga, il cardinale conservatore André-Joseph Leonard, è stato colpito da una torta in faccia, durante la celebrazione della messa di Ognissanti in una cappella adiacente la cattedrale di Saints-Michel-et-Gudule a Bruxelles. Autrice del gesto una ragazza, scappata subito dopo.
Recentemente il porporato era stato protagonista di accese polemiche per aver sostenuto che l'Aids è una punizione divina contro i gay. Inoltre si era schierato in difesa dei preti pedofili anziani.

martedì 5 aprile 2011

Dal profilattico alla pillola: guida alla contraccezione

l’Unità 4.4.11
Divulgazione
Il manuale Scritto dai ginecologi Flamigni e Pompili per poter scegliere
Tutto quello che c’è da sapere e un aggiornamento constante online
Dal profilattico alla pillola: guida alla contraccezione
Come, cosa, quando... Carlo Flamigni e Anna Pompili hanno scritto una guida alla contraccezione: quello che la scienza dice su questo argomento per una scelta libera e consapevole.
di Cristiana Pulcinelli

Il contraccettivo ideale dovrebbe essere un metodo semplice, facile da imparare e utilizzare, senza effetti collaterali, che non disturbi il rapporto sessuale, che protegga dalle malattie trasmesse sessualmente, poco costoso, che una volta sospeso consenta un rapido ritorno allo stato di fertilità. Purtroppo, però, un contraccettivo così non esiste. E, quindi, dobbiamo arrangiarci.
Partono da questa premessa Carlo Flamigni e Anna Pompili nel loro libro Contraccezione (L’asino d’oro, pp. 197, euro 12). Il libro fa parte di una collana di medicina diretta da Flamigni: Il mito della cura. Si tratta di libri di divulgazione che vogliono fare chiarezza su temi di attualità ma che spesso si trovano al centro di dibattiti in cui a farla da padrone è più l’ideologia che la scienza. La contraccezione è senz’altro uno di questi temi. Tanto che, a cinquant’anni dalla commercializzazione della prima pillola, l’informazione sui metodi contraccettivi continua ad essere scarsa e spesso dominata da interessi commerciali o posizioni etiche, come notano gli autori.
Ci dobbiamo arrangiare, dicevamo. Il che vuol dire creare dei percorsi contraccettivi che consentano alle donne di scegliere e utilizzare la tecnica migliore in momenti diversi della vita, valutando rischi e benefici dei vari metodi in base ad alcune variabili: l’età, lo stato di salute, la familiarità per alcune malattie. Ma per scegliere c’è bisogno, prima di tutto, di conoscere. E così due ginecologi, di età ed esperienze diverse, ma accomunati dalla convinzione che diffondere conoscenza vuol dire aprire spazi di libertà, hanno deciso di mettere nero su bianco tutto ciò che la scienza ci dice di nuovo su questo argomento.
Si comincia dalla valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei contraccettivi . Un contraccettivo deve, prima di tutto, avere un basso tasso di fallimenti. Ma deve anche non farci male. Il primo capitolo ci spiega come si valutano efficacia e sicurezza dei diversi metodi contraccettivi. Si prosegue poi analizzando ogni metodo singolarmente. La pillola: come funziona, come si prende, quali effetti collaterali può presentare, quanto costa. La contraccezione con soli progestinici, dalle minipillole a basso dosaggio agli impianti sottocutanei. La spirale, il preservativo maschile, il preservativo femminile, il diaframma, le spugne, gli spermicidi, il coito interrotto, i metodi naturali, la contraccezione d’emergenza, la sterilizzazione. A ognuno di questi metodi è dedicato un capitolo, ricco di bibliografia scientifica, in cui si spiega esattamente di che si tratta e quali sono vantaggi e svantaggi del suo uso. Un capitolo a parte affronta alcuni casi particolari: la contraccezione nelle adolescenti, nelle donne obese, nelle donne che hanno appena avuto un figlio. Tutte queste condizioni limitano le opzioni nella scelta del contraccettivo, Flamigni e Pompili ci spiegano perché e cosa possiamo fare in questi casi.
Poiché la scienza va avanti, le informazioni contenute nel libro tendono a invecchiare, così gli autori hanno messo in piedi un sito nel quale si registrano tutti gli aggiornamenti: www.lasinodoroedizioni. it/ilmitodicura