lunedì 27 dicembre 2010

"Chiesa e pedofilia"

"Chiesa e pedofilia"



Presentazione del libro di Federico Tulli "Chiesa e pedofilia" - L'asino d'oro edizioni, al Caffè letterario di Roma - venerdi 26 novembre 2010

venerdì 24 dicembre 2010

L'otto per mille interessi del Vaticano

L'otto per mille interessi del Vaticano
Francesco Vimercati
Left 10/12/2010

La quota laica è destinata alla conservazione dei beni culturali dello Stato. Invece i fondi sono impiegati per edifici della Chiesa. Come l'archivio del Sant'Uffizio

In tempi di drammatici tagli all'istruzione pubblica e ai beni culturali, la Presidenza del consiglio ci ha trasmesso la seguente informazione: negli ultimi 12 anni i fondi laici dell'Otto per mille sono stati impiegati per finanziare diversi archivi ecclesiastici tra i quali anche uno posto nel territorio della Città del Vaticano. Il 1 dicembre è stato presentato al pubblico, presso la sede della Società geografica italiana, il consuntivo degli interventi dedicati alla conservazione dei beni culturali con i fondi Otto per mille "a diretta gestione statale". I fondi Otto per mille del gettito Irpef sono quella quota del fisco pubblico che lo Stato consente di devolvere alla Chiesa cattolica o a altre 5 comunità religiose su indicazione data dal contribuente al momento della compilazione del modulo di pagamento. Coloro i quali, viceversa, non intendono finanziare alcuna confessione religiosa possono indicare lo Stato come destinatario di quella parte della propria contribuzione fiscale. Questa "quota laica" dell'Otto per mille è destinata a quattro settori di intervento: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e infine conservazione dei beni culturali. I fondi a diretta gestione statale destinati alla conservazione del patrimonio culturale della Repubblica sono dunque questi ultimi: i fondi dell'Otto per mille espressamente destinati dai contribuenti allo Stato e da questo spesi per i beni culturali. Il governo ci informa ora che questi denari sono stati impiegati per una serie di interventi volti al restauro di edifici di rilievo artistico nonché alla manutenzione e catalogazione di diversi importanti archivi pubblici, privati ed ecclesiastici, tra i quali balza agli occhi l'archivio della Congregazione per la dottrina della Fede, ex Sant'Ufficio della romana e universale inquisizione. Si tratta di opere benemerite, volte alla conservazione e al restauro di monumenti e di documenti di grande valore anche se di non uguale rilievo per la Repubblica. italiana. Alcuni di essi infatti costituiscono proprietà pubbliche affidate alla diretta ed esclusiva cura dello Stato; altri invece sono proprietà private, solo indirettamente e, come si dice oggi, sussidiariamente assistite dallo Stato; altri infine costituiscono proprietà ecclesiastiche regolate in termini concordatari. L'archivio della Congregazione per la dottrina della fede poi, non solo si trova fuori del territorio nazionale, nella Città del Vaticano, ma è il più intimo e geloso archivio della Chiesa cattolica, tanto geloso e intimo da essere rimasto chiuso fino a1 1998. Ed è davvero paradossale finanziarlo con i denari di quei contribuenti che hanno espressamente dichiarato di non volerli destinare alla Chiesa cattolica. È il caso di trarre qualche lezione da questa vicenda. La prima sta nel fatto che tanto lo Stato italiano quanto la Chiesa cattolica stanno dichiarando che l'aspetto artistico, architettonico, culturale e storico dei beni ecclesiastici non è Chiesa ma Stato, non è religione ma cultura laica, tanto da farlo finanziare dalla quota specificamente laica dell'Otto per mille. La seconda lezione è che nel futuro, quando si finanzieranno progetti culturali con quella quota dell'Otto per mille che i contribuenti hanno voluto destinare allo Stato, sarà bene tenere presente che questo gettito fiscale già comprende una specifica e maggioritaria parte destinata alla Chiesa cattolica, così da far sperare che con la restante parte laica si possano finanziare quei tanti archivi statali che versano nel più deprimente squallore.

mercoledì 22 dicembre 2010

Il lato oscuro di Madre Teresa: l'amore che non c'era

Ior, respinto il ricorso Il conto con 23 milioni resta sotto sequestro

Corriere della Sera 21.12.10
Ior, respinto il ricorso Il conto con 23 milioni resta sotto sequestro
di F. Hav.

ROMA— La Procura ha pochi dubbi: in assenza dell’osservanza delle norme a garanzia «di un ordinato e trasparente svolgimento dei rapporti tra enti creditizi italiani e Ior in funzione antiriciclaggio» , la banca vaticana «può facilmente divenire un canale per lo svolgimento di operazioni illecite di riciclaggio di somme di danaro provento di reato» . È il passaggio più delicato del parere negativo del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Fava al dissequestro dei 23 milioni di euro depositati al Credito Artigiano dallo Ior. E ieri il gip Maria Teresa Covatta ha respinto l’istanza con cui gli avvocati dell’istituto di credito della Santa Sede avevano sollecitato la restituzione della somma, anche perché — ha sottolineato il giudice — «resta impossibile individuare i beneficiari di bonifici e assegni» . Il sequestro era stato disposto nell’inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana in cui sono indagati il presidente e il direttore generale, Ettore Gotti Tedeschi (nella foto) e Paolo Cipriani. La difesa puntava, tra l’altro, sull’accordo tra l’Istituto per le opere di religione (che ha più volte sostenuto di aver sempre rispettato le regole) e Credito Artigiano al fine di chiarire la natura e la finalità delle operazioni. Nel dispositivo il gip ha motivato la decisione osservando come non siano «intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce "globale confusione"della disponibilità sui conti riferibili allo Ior» . Una situazione «testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria— ha scritto la Covatta— i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane» . Sull’accordo tra Ior e Credito Artigiano, il giudice ha sostenuto che è «generico e che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili, di identificazione dei clienti Ior» . L’indagine è partita sulla base di una segnalazione dell’Unità informazioni finanziarie (Uif) di due operazioni dello Ior sul conto aperto nella sede romana del Credito Artigiano: 20 milioni di euro destinati all’istituto di credito tedesco J. P. Morgan Frankfurt e altri tre alla Banca del Fucino.

martedì 21 dicembre 2010

Expo e le mosse di "Comunione e Liberazione" - Ferruccio Pinotti

Benedetto XVI alla Curia Chiesa sfigurata dagli abusi

l’Unità 21.12.10
Pedofilia Il Papa chiede un severo esame di coscienza per superare un dramma insanabile
Responsabilità non è solo del sacerdote che ha commesso violenze ma anche delle autorità
Benedetto XVI alla Curia Chiesa sfigurata dagli abusi
Severo esame di coscienza, verità e penitenza per superare il dramma della pedofilia. Lo chiede il Papa nel suo messaggio di augurio alla Curia Romana. Sotto accusa anche il clima culturale e una certa teologia degli ’70.
di Roberto Monteforte

La Chiesa, come una donna bellissima ma con il manto strappato e il volto sfigurato dal peccato. Fa sua l’immagine usata da Sant’Ildegarda di Bingena Papa Benedetto XVI per descrivere ciò che è stato lo scandalo dei preti pedofili. Nella Sala Regia del palazzo Apostolico pronuncia il suo discorso di augurio alla Curia Romana. È la tradizionale occasione per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e il pontefice, senza infingimenti, affronta con energia il dramma degli abusi che ha macchiato la Chiesa «in una dimensione riconosce inimmaginabile». Un fenomeno che ne ha minato profondamente la credibilità. «Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva» scandisce. Perché è stato possibile? Cosa era sbagliato nel nostro annuncio enel «modo di configurare l’essere cristiano»? Su questo chiede di interrogarsi, come pure «su cosa fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta.
LA VERITÀ E IL FUTURO
Altro che «chiacchiericcio» costruito ad arte da ambienti ostili alla Chiesa, come aveva affermato nei mesi scorsi il decano del collegio cardinalizio e già segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Papa
Ratzinger invita la Curia ad un esame di coscienza profondo e severo che parta dal riconoscimento della verità in tutta la sua crudezza e delle responsabilità. Perché se vi è la colpa del sacerdote che ha abusato del minore, vi è anche quella di chi aveva autorità e responsabilità ed è mancato al suo dovere di vigilare e correggere per tempo. Invita alla penitenza, a « tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere». E ringrazia «tutti coloro che si impegnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa». Parla chiaro il Papa anche a chi nei Sacri Palazzi ha contrastato la sua linea della fermezza.
Sotto accusa mette anche il clima culturale che avrebbe favorito la pedofilia. Intanto «il mercato della pornografia concernente i bambini», «la devastazione psicologica di bambini in cui persone sono ridotte ad articolo di mercato», il turismo sessuale che «specie nei Paesi in via di sviluppo minaccia un’intera generazione». Denuncia il fenomeno della droga che «con forza crescente stende i suoi tentacoli intorno al globo». Tutto questo, avverte, è «espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo». «Ogni piacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto». Ratzinger invita a guardare ai «fondamenti ideologici» in voga negli an-
ni ‘70 che teorizzavano che «la pedofilia era del tutto conforme all’uomo e anche al bambino». Sotto accusa anche quella teologia cattolica per la quale «non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé». Il compito ora della Chiesa, mette in chiaro il pontefice, è quello di rendere «nuovamente udibili e comprensibili tra gli uomini» i criteri dell’«ethos cristiano». Ridare speranza ad un mondo «angustiato e insicuro», che vive una crisi profonda e ha difficoltà a pensare al futuro. Senza consenso morale, che pare si stia dissolvendo, osserva anche le strutture si dissolvono.
Nel suo bilancio il Papa ha anche ricordato il Sinodo sul Medio Oriente per rivolgere un appello a chi ha responsabilità politica o religiosa: fermino la cristianofobia.

sabato 18 dicembre 2010

La lobby di Dio - Ferruccio Pinotti

Soldi sospetti nei conti Ior

l’Unità 18.12.10
Soldi sospetti nei conti Ior
I pm aprono una seconda inchiesta per riciclaggio
Una presunta truffatrice di compagnie assicurative, una donna sotto falso nome che movimenta i soldi di un prelato e tre misteriosi avvocati arrestati per aver sottratto fondi ad un ospedale. Tutti intestatari di conti Ior.
di Angela Camuso

È una presunta truffatrice ai danni di compagnie assicurative, attualmente sotto processo a Roma, la donna che lo scorso 6 luglio, attraverso un conto dello Ior, ha effettuato a beneficio di un fantomatico reverendo, tale S. Palumbo, un giroconto di 151.000 euro. Denaro che la donna quattro giorni prima aveva versato in una filiale romana della Barclays, sostenendo agli sportelli che si trattava di soldi derivanti dalla vendita di un appartamento di sua proprietà, senza però fornire documenti che lo provassero. Dell’esistenza di quell’operazione sospetta, segnalata alle Fiamme Gialle dalla Banca d’Italia, ne aveva dato notizia l’Unità lo scorso novembre e ora si scopre pure che secondo la Guardia di Finanza di Roma sarebbero di provenienza illecita anche i soldi transitati su un altro conto Ior sul quale ha operato un alto prelato sessantenne, monsignore Emilio Messina, residente a Roma e capo dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, nonché cappellano presso tre case di cura gestite da religiosi. Messina, come già scoperto dai pm della procura capitolina, aveva delegato ad operare su quel conto, presso l’agenzia Unicredit di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro, una donna che si era presentata agli sportelli con un falso nome, Maria Rossi. Attraverso il conto di monsignor Messina la donna, che in verità si chiama Anna Maria Brunozzi, nel 2009 aveva incassato una quarantina di assegni provenienti da fondi di San Marino a loro volta riferibili a un avvocato civilista del foro di Roma, Enrico Pennaforti. Personaggio, quest’ultimo, che si sospetta abbia compiuto truffe ai danni dell’ente Inps per poi trasferire Oltralpe i proventi di quei reati, salvo poi rientrarne in possesso in seguito proprio attraverso operazioni schermate sui conti della banca vaticana.
Per questi motivi, ma non solo, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Rocco Fava hanno aperto di recente un nuovo fascicolo sullo Ior, stavolta per il reato di riciclaggio, che è ancora ufficialmente contro ignoti. Si tratta un fascicolo che si muove parallelamente all’indagine che ha già portato questo autunno al sequestro preventivo di 23 milioni di euro della banca vaticana, nonché all’iscrizione nel registro degli indagati, per il reato di violazione delle norme antiriciclaggio, del presidente dello Ior Paolo Ciprani e del suo direttore generale, Ettore Gotti Tedeschi. Tra le due indagini, tuttavia, non mancano punti di contatto come nel caso delle relazioni pericolose di monsignor Messina. Fu infatti lo stesso Paolo Cipriani a comunicare formalmente a Unicredit, con tanto di firma, la falsa identificazione di Maria Rossi: «Il Reverendo Messina ha dichiarato che Maria Rossi è madre del signor Pennaforti», è scritto nella nota a firma di Cipriani inviata a Unicredit, dopo che la finanza aveva chiesto alla banca a quale titolo la misteriosa signora incassasse assegni Ior.
C’è infine un’altra sospetta operazione di riciclaggio sul quale presto potrebbero arrivare clamorosi sviluppi. Si è scoperto infatti che un conto Ior sarebbe stato foraggiato di circa un milione e mezzo di euro da parte di un gruppo di tre avvocati finiti in carcere lo scorso luglio a Catania. Si tratta di Marco Cocilovo, Mauro Itro e Mauro di Monaco: secondo l’accusa avrebbero rubato all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento denaro che la Regione Campania doveva al nosocomio e che i tre erano stati da questo incaricati di recuperare.

lunedì 13 dicembre 2010

"Nessuna collaborazione sui casi di abusi in Irlanda"

La Repubblica 11.12.10
La pedofilia e il Vaticano secondo Wikileaks
"Nessuna collaborazione sui casi di abusi in Irlanda"

Il Vaticano ha rifiutato di permettere ai suoi uomini di testimoniare di fronte alla commissione chiamata a fare chiarezza sugli abusi dei sacerdoti su minori in Irlanda. Non solo: la Santa Sede si irritò quando vennero convocati a Dublino da Roma a questo scopo. Lo rivelano i file di WikiLeaks pubblicati ieri dal Guardian. La richiesta di presentarsi di fronte alla commissione Murphy «ha offeso molte persone in Vaticano. Pensano che l´Irlanda non abbia protetto e rispettato la sovranità vaticana durante l´inchiesta», dice un cablogramma. Il documento in questione è intitolato «Lo scandalo degli abusi sessuali mette a dura prova le relazioni fra l´Irlanda e il Vaticano, scuote ...

venerdì 10 dicembre 2010

I cattolici fanatici e il terrore della morte

I cattolici fanatici e il terrore della morte

Pino Corrias, Il Fatto Quotidiano, il 03/12/10

Certi cattolici come Paola Binetti, membro numerario dell’Opus Dei, più si mostrano credenti, più vivono nel pieno terrore della morte. Spaventati da un evento che dovrebbe per lo meno pacificarli giacché liquidando le imperfezioni terrene, ricongiunge lo spirito al solo principio dal quale discende. Viva la morte, e perciò anche la vita, dovrebbero intonare. E invece niente. Aggrappati come sono al mondo se ne annettono il significato. Usano la religione come un filo spinato che separa i sommersi dai salvati. In suo nome benedicono gli eserciti. Pretendono di essere l’architrave dello Stato etico, quello che esige di migliorare l’uomo, ma finisce sempre per rinchiuderlo nei campi e poi crocefiggerlo. Sono fanatici al punto da ignorare il dolore di vite come quella vissuta da Piergiorgio Welby al quale hanno l’ostinazione di negare l’omaggio e la pietà di un funerale. E condannano l’ultima libertà di Mario Monicelli equivocando la sua scelta volontaria in "un gesto di disperata solitudine". Fingendo di ignorare che esiste una solitudine peggiore, quella di un corpo attaccato a una macchina quando è quel corpo e quella macchina che imprigionano il cuore, o l’anima, o la prostata.

giovedì 9 dicembre 2010

Anticlericali con Report

Anticlericali con Report

Sebastiano Luciani, Italia Oggi, il 30/11/10

Al congresso di anticlericale.net si farà il tifo per Milena Gabanelli e la sua trasmissione, Report. Nel palazzo Ducale di Genova, nelle giornate dell’11 e 12 dicembre, un gruppo di fedelissimi di Marco Pannella illustrerà i risultati conseguiti durante il 2010, quello che avevano definito come l’anno anticlericale. In particolare, verrà sottolineato il valore della puntata di Report del 30 maggio 2010 sullo Ior e i «costi della Chiesa cattolica in Italia», evidenziando Il «rilevante contributo dato da Maurizio Turco e Carlo Pontesilli al giornalista Paolo Mondani, autore del servizio». Oltre al pressing costante sulla Commissione europea, che «finalmente ha deciso di aprire un’inchiesta nei confronti dell’Italia a proposito dell’esenzione Ici e dei privilegi fiscali degli enti ecclesiastici».

mercoledì 8 dicembre 2010

Villaggio attacca il Papa e annuncia: mi suicido

Villaggio attacca il Papa e annuncia: mi suicido

Giorgio Carbone. Libero Quotidiano, il 07/12/10

C’era una volta. Fantozzi. Che era sì un mezzemaniche mollusco, prosternato davanti ai megadirettori, ma si rivelava nei momenti buoni (o magari anche cattivi, quando anche le mezze cartucce esplodono) decisamente simpatico, decisamente divertente.

Accadeva se si sentiva troppo pressato dallo snobismo dal conformismo, dal politicamente corretto. Allora esplodeva e aveva il coraggio di urlare che "La corazzata Potemkin" (famoso esempio di cultura "imposta") era una cazzata. E che la contessa genovese che votava a sinistra e annunciava di voler fondare un partito "Poteve opevaio" era una cretina stratosferica.

È passata molta acqua sotto i ponti da allora. Ora il gran creatore di Fantozzi, Paolo Villaggio, è un signore di quasi 80 anni che invecchia male come tanti ottantenni. I suoi scoppi d’ira hanno perso la loro santa e bella genuinità e ripetono pedissequamente certe litanie anticlericali di Pannella e della Bonino. Un Fantozzi che si trasforma in Emma non può divertire nessuno e difatti nessuno s’è divertito ieri a seguire le sparate dell’ottuagenario nel corso del programma di Radio 2 "Un giorno da pecora". L’ospite della trasmissione non era lui, ma il Villaggio ha voluto intervenire telefonicamente, attaccando il Papa e la Chiesa.

«La. Chiesa ha ancora una filosofia medievale in tutto: eutanasia, preservativi e via dicendo. La Chiesa, se non si rinnova, muore».

Villaggio ha proseguito attaccando anche Benedetto XVI: «Questo Papa, che parla molte lingue, soprattutto il tedesco, senza dubbio se comparisse sul balcone di Piazza San Pietro con la sua voce ma vestito come Himmler farebbe svenire di paura molti ebrei».

Gianfranco Rotondi, ospite del programma e cattolico fervente, però l’ha interrotto: «Questa è una provocazione inaccettabile. C’è un limite all’ironia. Lei non ha il diritto di mancare di rispetto nei confronti del pontefice e degli ebrei che sono morti davvero».

Ma Villaggio ormai non si teneva più e non richiesto ha aggiunto: «Sto pensando seriamente al suicidio, so già la data, della mia morte». Villaggio, non invecchi proprio bene. Prima, imiti la Bonino, poi vuoi seguire le orme di Mario Monicelli. Quando eri un grande, non seguivi nessuno. E su ogni tua, battuta potevi mettere il copyright.

venerdì 3 dicembre 2010

Istruzione in salsa sarda: soldi pubblici agli oratori e alle scuole private

l’Unità 16.11.10
Istruzione in salsa sarda: soldi pubblici agli oratori e alle scuole private
Mentre l’istruzione pubblica boccheggia grazie ai tagli imposti da Gelmini e Tremonti, quella privata in Sardegna gode di ottima salute grazie ai finanziamenti dell’ex assessore Baire. Fanno festa anche gli oratori...
di Francesca Ortalli

Mentre la scuola pubblica va allo sfascio, in Sardegna si finanziano gli oratori e le scuole private gestite da enti religiosi con sede nella penisola. Era questa la linea dell’ex assessore regionale alla pubblica istruzione Maria Lucia Baire, da molti considerata il braccio operativo del potentissimo arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Mani. Ma nonostante la fedele assessora sia stata sacrificata lo scorso 5 ottobre per la nascita del Cappellacci bis (la nuova giunta del governatore che per puntellare il suo traballante mandato ha regalato la poltrona in questione all’Udc di cui fa parte il sassarese Sergio Milia ndr) ha lasciato comunque un’eredità pesantissima. Per legge infatti, la n.8 del 4 febbraio 2010, agli oratori dell’isola si assegnano ben venti milioni di euro, cioè cinque milioni spalmati a partire dal 2010 fino al 2013. Questo perché, si legge testualmente, «la Regione riconosce e valorizza la funzione sociale, aggregativa, educativa e formativa svolta dalle parrocchie e dagli enti della Chiesa cattolica mediante attività di oratorio». Seguono poi diverse delibere che rafforzano il concetto. Analizzando i dati per l’anno scolastico 2009/2010 troviamo uno stanziamento di 20 milioni di euro a favore delle scuole pubbliche «di ogni ordine e grado della Sardegna». È la stessa cifra concessa gentilmente anno dopo anno, fino al 2013 ai luoghi dove si insegna la parola cristiana. Peccato che, mentre le sedi scolastiche nell’isola sono in tutto 2.562, gli oratori sono invece, secondo il sito www.oratori.org, solo 777.
Ma la giunta guidata da Cappellacci non si è fermata qui. Un’altra cospicua fetta di finanziamenti è andata agli istituti per l’infanzia, ovviamente privati. Nell’allegato con il programma degli interventi in loro favore, si ratifica nero su bianco uno stanziamento di 22 milioni di euro come totale delle spese per gli oneri di gestione. Si precisa che sarebbe il 43,9% del contributo previsto perché altrimenti gli importi sarebbero lievitati ad oltre 50 milioni. Un bel po’ di soldi da dividere tra undici asili, tutti gestiti da organizzazioni religiose. Nell’elenco stilato dall’assessorato si trovano anche istituti per l’infanzia con sede in Sardegna ma che hanno come intestatario del contributo, testualmente «organismo beneficiario e intestatario p.iva», enti religiosi che stanno oltre mare. Appaiono le suore di carità con sede a Torino o l’istituto Madonna di Bonaria figlie di Maria Ausiliatrice accasato a Roma. Sono cinque in tutto, sparsi tra Roma e Torino, quelli che hanno avuto in regalo i soldi della Regione Sardegna. Secondo Massimo Zedda, consigliere regionale di Sel e vice presidente della commissione Cultura, «la Regione dovrebbe arginare gli effetti disastrosi dei tagli fatti dalla riforma Gelmini. Istruzione, università e ricerca sono fondamentali per uscire dalla crisi ed invece ancora non conosciamo la spesa né la strategia di utilizzo delle risorse per il settore prevista nella finanziaria 2011». Lo sanno bene gli Enti Regionali per lo studio Universitario (Ersu) di Cagliari e Sassari che per l’anno 2011 si sono visti tagliare dalla premiata ditta Gelmini e Tremonti i contributi del 90%. Previsti solo 26 milioni di euro e la borsa di studio è diventata una chimera. Per questo gli studenti si mobiliteranno da domani. Scarseggiano, e non di poco, anche i fondi da inserire nella finanziaria regionale 2011. La mannaia di Tremonti ha fatto mancare all’appello 1 miliardo e 200 milioni. Su circa 6 miliardi da spendere la metà è stata già assorbita dal pozzo senza fondo della sanità. Restano sul tavolo poco più di tre miliardi e duecento milioni di cui l’80% è spesa corrente. Quindi, tirando le somme, rimangono poco più di 600 milioni. Una cifra irrisoria, in parte comunque già promessa con accordi di vario genere per tenere buono chi protesta in difesa del posto del lavoro. La coperta insomma è diventata un fazzoletto e come al gioco della roulette russa, resta da capire chi resterà fuori. E le promesse questa volta non basteranno più.

giovedì 25 novembre 2010

Tremonti per la Chiesa

l’Unità 18.11.10
Tremonti per la Chiesa
di Enrico Rota

Proprio adesso che stiamo attraversando un periodo di crisi economica in cui tutti devono fare sacrifici; ed in seguito all’alluvione nel Veneto che ha creato la necessità di reperire urgentemente fondi per riparare i danni; e mentre è in corso un’inchiesta della Corte Europea sulle esenzioni dall’Ici e da altre imposte concesse dal Governo italiano alle attività (anche commerciali) della chiesa cattolica, esenzioni paragonabili ad aiuti di stato e perciò probabilmente illegali; e poco dopo gli enormi tagli fatti ai fondi destinati alle scuole statali, i cui allievi spesso devono adesso addirittura portarsi la carta igienica da casa... cosa fa il nostro governo? Beh, nel maxi-emendamento alla Finanziaria del 12 novembre il ministro dell’Economia Tremonti (a suo tempo geniale ideatore del diabolico meccanismo dell’otto per mille, che da quando è in vigore ha arricchito a dismisura la chiesa cattolica) decide di regalare alla chetichella 245 milioni di euro alle scuole cattoliche paritarie e contemporaneamente di dimezzare i fondi destinati al 5 per mille. Aiuti alla fede e tagli alla scienza insomma – come se fosse la fede quella che ci tirerà fuori dalla crisi economica.

martedì 23 novembre 2010

Nell’83 la ragazza potrebbe essere stata rapita per assecondare un capriccio di un prelato

l’Unità 22.11.10
Nell’83 la ragazza potrebbe essere stata rapita per assecondare un capriccio di un prelato
Le pressioni I banditi avrebbero poi utlizzato l’arma del ricatto contro Marcinkus e lo Ior
La «Magliana» e un movente sessuale dietro alla scomparsa di Emanuela
di Angela Camuso

Aveva 15 anni ed era una cittadina vaticana, Emanuela Orlandi sparì a Roma nel giugno del 1983. Da cinque anni l’indagine è stata riaperta e presto si annunciano sviluppi nell’inchiesta curata dai pm romani.

Emanuela Orlandi rapita dalla banda della Magliana per assecondare un capriccio di natura sessuale di un alto prelato. Quindi conseguentemente eliminata, per farla tacere per sempre, da quei criminali, con un delitto che sarebbe diventato un’arma micidiale nelle loro mani per ricattare il Vaticano. I banditi pretendevano la restituzione dei capitali investiti nello Ior di Marcinkus, attraverso le casse del Banco Ambrosiano. E quello era il prezzo da far pagare a chi paventava un enorme scandalo. Questo l’agghiacciante retroscena ipotizzato dagli investigatori che a Roma da tempo lavorano sulla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana, figlia del postino personale di papa Woytila sparita il 22 giugno del 1983, dopo essere uscita dal conservatorio vaticano di piazza Sant’Apollinare a Roma, vicino piazza Navona.
La piazza è la stessa dell’omonima basilica che nella sua cripta ospita il corpo di Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei capi della Magliana assassinato nel ’90 e lì seppellito accanto a personaggi illustri con il nulla osta del cardinale Ugo Poletti, allora capo della Cei, su sollecitazione del reggente della chiesa monumentale. Anche sul mistero di quella sepoltura, che presto potrebbe essere violata con un ordine di riesumazione della salma, c’è qualche novità.
LA SEPOLTURA DI DE PEDIS
«Il vero motivo per cui De Pedis fu seppellito nella basilica è strettamente connesso al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi», ha dichiarato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che coordina le indagini sull’Orlandi, durante un incontro pubblico. «E a differenza di quanto la famiglia ha fatto intendere con le sue dichiarazioni rese ad alcuni organi di stampa, non fu De Pedis a chiedere di essere seppellito lì: perché quel bandito alla morte non pensava affatto». Ai cronisti, la moglie di De Pedis aveva raccontato che il marito le aveva espresso quel desiderio il giorno del matrimonio, celebrato nella medesima chiesa dal suo reggente, don Vergari, che in precedenza aveva fatto il cappellano nelle carceri e così di De Pedis era diventato amico. In sede di interrogatorio, invece, la vedova ha riferito di essere stata lei ad aver avuto l’idea di chiedere quella benevolenza al sacerdote, per onorare l’amato defunto. Don Vergari invece, ha fornito ai pm una versione dei fatti sull’argomento identica a quella dichiarata dalla donna precedentemente ai giornali e cioè secondo i magistrati non rispondente a verità.
SESSO, SANGUE E DENARO
Il quadro ipotizzato è un insieme, tassello dopo tassello, degli elementi finora emersi nel corso della delicata indagine: intercettazioni, testimonianze, perquisizioni e soprattutto la scoperta dell’identità dei due telefonisti, cioè il famoso depistatore “Mario”, che chiamò casa Orlandi a pochi giorni dal rapimento e il giovane autore della chiamata in tv a Chi l’ha visto?, che invitò per ottenere la soluzione del mistero a vedere chi fosse seppellito nella basilica. Secondo una perizia collegiale del tribunale i due telefonisti sarebbero Giuseppe e Carlo Alberto De Tomasi, padre e figlio, il primo storico collaboratore di Renatino negli affari finanziari ed entrambi attualmente indagati per usura. I due hanno sempre negato di essere i telefonisti del caso Orlandi ma la procura sospetta che sappiano verità ancora non dette. Non sarebbero, comunque, formalmente indagati, mentre com’è noto sono stati incriminati per il rapimento e l’uccisione della ragazzina quattro persone. Due sono malavitosi romani vicini a De Pedis, Angelo Cassani detto Ciletto e Gianfranco Cerboni detto Giggetto, entrambi a piede libero. Un altro è l’uomo ritenuto l’autista di De Pedis e cioè Sergio Virtù, in carcere per altri reati e la quarta persona è la supertestimone Sabrina Minardi, l’ex amante di Renatino che nel 2005, con le sue deposizioni fece riaprire l’indagine.

sabato 20 novembre 2010

Per Tremonti il diritto allo studio va garantito: ai cattolici

il Fatto 5.11.10
Per Tremonti il diritto allo studio va garantito: ai cattolici
Trovati i soldi per le paritarie, ma non per la scuola pubblica
di Caterina Perniconi

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco.
Non statali e cattoliche
INFATTI la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono
proprio 250 milioni, praticamente tutti”. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, si occuperebbe personalmente di tirare fuori i soldi dalle pieghe del suo ministero. La modifica, dato che tutti gli emendamenti alla Finanziaria sono stati respinti, avverrebbe in un decreto successivo, il cosiddetto “milleproroghe”. É toccato al viceministro Giuseppe Vegas parlare con i deputati della Commissione Bilancio e spiegare che in 15 giorni potranno visionarlo. “I bisogni sono sempre superiori alle risorse” ha ammesso Vegas. Quindi in quel decreto di soldi per l’istruzione quanti ce ne saranno? Perché i tagli a scuola e università sono elevatissimi. Il Fondo per il Finanziamento ordinario degli atenei, per esempio, verrà ridotto di 1,5 miliardi, mentre il diritto allo studio subirà il colpo più grosso: dai 246 milioni dello scorso anno si passerà ai 25,7 del prossimo e ai 12,9 di quello successivo. All’università, quindi, ci andrà solo chi se lo potrà permettere, in barba all’articolo 34 della Costituzione, secondo il quale “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Per loro, il 90% di borse in meno, che già oggi erano disponibili solo per il 60% degli idonei.
Promesse impossibili
LA SITUAZIONE è aggravata dal taglio delle risorse agli enti locali. Perché anche le Regioni contribuiscono autonomamente ad aumentare il fondo per il diritto allo studio. Ma da quest’anno hanno dovuto annunciare a loro volta pesanti riduzioni.
“Vi assicuro che non ci sarà alcun taglio delle borse di studio” ha dichiarato ieri il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma forse non ha fatto i conti con Giulio Tremonti, che sembra avere altre priorità. “Quelle della Gelmini sono ordinarie menzogne di un governo impegnato solo a difendere un indifendibile premier – ha dichiarato la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi – per aiutare davvero le ragazze e i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti occorrono investimenti, non tagli. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, rimarranno al palo, grazie a un governo che riduce il diritto allo studio del 90%, cancella il fondo di 103 milioni di euro per la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e alle superiori. Le smentite
del ministro non trovano riscontro nei riferimenti normativi della legge di stabilità”.
D’accordo anche la democratica Manuela Ghizzoni: “Se il ministro Gelmini avesse letto le norme che ha approvato in pochi minuti nel Consiglio dei ministri, si sarebbe accorta che il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio attualmente ha una dotazione di 25,7 milioni di euro. Con un taglio così il diritto allo studio viene sfregiato”.
L’Unione degli Universitari ha promosso per il 10 e l’11 novembre due giornate di mobilitazione nazionale “per denunciare come il governo stia letteralmente cancellando un diritto costituzionale pilastro fondamentale per il futuro dei giovani e del Paese”.

mercoledì 17 novembre 2010

Alle paritarie 245 milioni, cento in più dello scorso anno. Il 5 per mille ridotto a un quarto

l’Unità 13.11.10
Alle paritarie 245 milioni, cento in più dello scorso anno. Il 5 per mille ridotto a un quarto
Un governo in bolletta dà più soldi alla scuola privata
di Bianca Di Giovanni

Al via il voto in commissione sulla legge di Stabilità. Atteso per oggi il varo per l’Aula. È scontro sui fondi per le paritarie e sui tagli al 5 per mille. Botta e risposta Gasparri-Napolitano. Mpa ancora in prima linea sui Fas.

Sulla legge di Stabilità torna a parlare il Quirinale. Stavolta per rintuzzare le recriminazioni avanzate da Maurizio Gasparri. «Facile esternare, più difficile governare i conti e tenere ferma la spesa», aveva detto il senatore del Pdl. «Il Presidente della repubblica non ha mai sostenuto che “non bisogna fare tagli” alla spesa pubblica», -ha ribattuto il Colle in una nota. Giorgio Napolitano in realtà, aprlando l’altroieri a Padova, aveva messo l’accento su un altro tema, di fatto decisivo per il «gioco» della politica: cioè il «vuoto di riflessione e di confronto sulla questione cruciale: quella delle scelte da compiere e delle priorità da osservare nella destinazione delle risorse pubbliche».
TAGLI SUI PIÙ DEBOLI
Proprio sulle priorità da seguire si è scatenata infatti la bagarre politica nel primo giorno di voto in commissione Bilancio alla Camera. Nella nottata il governo ha depositato la destinazione dettagliata del fondo da 800 milioni, che altrimenti avrebbe rischiato l’inammissibilità. dalla lista delle voci è emerso che alla scuola paritaria sono destinati 245 milioni, quasi il doppio dell’anno in corso (130 milioni), mentre al 5 per mille an-
Francesco Boccia, Pd
dranno appena 100 milioni, quattro volte meno di quanto stanziato nell’anno in corso. Il tutto dopo aver sostanzialmente azzerato tutti i fondi destinati al siociale che avevano creato i governi di centrosinistra. Un taglio di oltre l’80% nel giro di un paio d’anni. Queste le priorità del centrosestra: fare cassa facendo pagare solo i più deboli. Dopo le tariffe dei treni, oggi arriva la sforbiciata all’associazionismo. A questo si aggiungono i pesanti tagli alla sanità, che restano una spada di Damocle sui servizi alle famiglie, nonostante lo stanziamento per eliminare (solo per qualche mese) il ticket sulla diagnostica. Insomma, i più deboli dovranno vedersela da sé per trasporti, servizi, aiuti. Lo Stato se ne va. «Con i tagli al 5 per mille il governo ha messo un altro tassello nella sua strategia di togliere a chi ha più bisogno ha attaccato ieri Rosy Bindi stanziare solo 100 milioni è offensivo perché nessuna associazione potrà portare avanti i progetti di stampo sociale o di ricerca condotti in questi anni e nessuno di conseguenza potrà beneficiarne. Con l'elemosina non si può parlare di sussidiarietà».
Lo Stato se ne va anche dall’istruzione. Aiuta le scuole private, mentre le pubbliche hanno subito già una «cura dimagrante» di 8 miliardi in tre anni, con la cancellazione di qualche centinaio di milioni. «Il governo in agonia completa l’opera di demolizione dell’istruzione pubblica», commenta Mimmo Pantaleo, Flc-Cgil. «Gelmini pensa di salvarsi l’anima, ma dimentica la scuola pubblica», aggiunge Francesca Puglisi del Pd.
Intanto il voto in Commissione inizia con un brivido. Mpa e Fli insistono per distribuire i Fas per il trasporto pubblico locale con la specifica dell’85% di risorse a Sud (come prevede la legge). Il relatore in extremis recupera la formulazione,

martedì 16 novembre 2010

Il vero tesoro delle scuole cattoliche

il Fatto 14.11.10
Il vero tesoro delle scuole cattoliche
Oltre 250 milioni trovati in finanziaria c’è un fiume di denaro che arriva da Comuni e Regioni
di Gianmaria Pica

L e scuole cattoliche sono “scuole pubbliche non statali” ci tiene a precisare il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, all'indomani dell'aumento dei contributi alle scuole paritarie previsto dalla legge di stabilità. “L'istituto madre Cabrini e le altre scuole cattoliche di Milano ha sottolineato il cardinale sono scuole pubbliche non statali. Sono paritarie, non private come hanno scritto alcuni giornali. Bisogna mettersi in testa la di-
zione corretta”.
Il problema non è tanto nella dicitura “scuola privata-scuola paritaria”, ma nel fatto che vengono tagliati i contributi all'istruzione pubblica a favore di quella paritaria. L'Istat calcola che le scuole private (dati 2008) sono 12.532, numero che rappresenta il 21,8 per cento del totale delle scuole italiane (57.579). E quelle cattoliche, secondo l'istituto di statistica, sono ben 7.116.
IL MINISTRO dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ieri ha sottolineato che “le scuole paritarie negli anni scorsi avevano subito una riduzione di trasferimenti molto più forte della scuola pubblica e il provvedimento di questa notte (venerdì notte, ndr) ha integrato i fondi per le paritarie”. Dunque, come in fondo riconosce anche Bertone (secondo cui “le scuole cattoliche sono paritarie”), i contributi andranno anche a quelle gestite dalla Chiesa. La legge 62 del 10 marzo 2000 recita che le scuole paritarie “svolgono servizio pubblico”, cioè quello che dovrebbero fare le scuole statali. E dov'è la differenza tra statali e paritarie? Nei soldi. La scuola paritaria, rispetto a quella statale, è a pagamento, cioè può decidere di aumentare quanto vuole la retta d'iscrizione. A questa facoltà si aggiunge anche il contributo pubblico. Ma non è tutto. Per le paritarie ci sono anche i finanziamenti regionali, provinciali e comunali (che spesso raggiungono il loro picco proprio nei mesi a ridosso delle elezioni amministrative). Vediamo qualche esempio. L'ufficio scolastico regionale del Veneto con atto del 12 novembre 2009 ha disposto l'acconto dei contributi alle scuole paritarie della provincia di Verona per l'anno scolastico 2009-2010. Cifra erogata: 3,7 milioni di euro. Il comitato bolognese “Scuola e Costituzione” denuncia che una sezione di scuola materna paritaria a Bologna, oltre al contributo statale di circa 16mila euro, ha ricevuto in seguito a convenzione comunale, altri 14mila euro; 3mila euro come contributo di miglioramento previsto dalla legge regionale numero 26 del 2001: il totale fa 33mila euro per sezione.
DI CASI SIMILI ce ne sono a migliaia in tutto il paese. Una delle regioni più “generose” è senza dubbio la Lombardia. Per esempio, per il solo anno scolastico 2007-2008, è stato assegnato il contributo di di 2.500 euro a ciascuna delle 185 scuole paritarie di primo grado per un totale regionale di 462.500 euro, cifra a cui si sommano altri 275.647 euro. Altri soldi arrivano per le scuole paritarie che accolgono allievi con handicap: 948.155 euro. Insomma, solo per le scuole secondarie di primo grado paritarie, la Lombardia ha concesso nel 2008 la bellezza di 1,7 milioni di euro.
Dopo l'incremento in Finanziaria di quasi 100 milioni di euro per il contributo alle paritarie, parte dell’opposizione è partita all’attacco, accusandolo di voler affossare definitivamente il sistema di insegnamento pubblico. Ma non tutti dentro al Pd la pensano così. Infatti, secondo l'ex ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni che in vista delle elezioni punta ai consensi dei cattolici “la cifra che il governo Berlusconi ha reintegrato è inferiore al consolidato che è stato dato alle scuole paritarie dai governi D'Alema e Prodi: così prendono in giro le scuole cattoliche perché gli danno meno di quello stanziato dai governi di centrosinistra con Rifondazione comunista dentro”.

lunedì 15 novembre 2010

I soldi della mafia riciclati su un conto dello Ior

La Repubblica 28.10.10
I soldi della mafia riciclati su un conto dello Ior
Inchiesta a Catania: un sacerdote nipote del boss "ha ripulito" 250mila euro
di Carlo Bonini

Il bonifico parla di "beneficenza" ma Bankitalia segnala subito l´operazione sospetta

ROMA - Un conto dello Ior, un capo bastone mafioso, i suoi soldi, e il suo giovane nipote, un sacerdote, che l´accusa vuole si adoperi per ripulire lungo le vie del Signore 250mila euro truffati alla collettività, dissimulandone il cattivo odore e i beneficiari. Se era necessaria anche una sola prova, sintomatica dell´opacità e della trascuratezza con cui sono stati gestiti nel tempo i conti della banca Vaticana, e dunque di quale potenziale verminaio possano nascondere migliaia di operazioni che, quantomeno fino al 2007 (anno di entrata in vigore delle nuove norme antiriciclaggio), hanno consentito, a chi su quei conti aveva delega, di muovere contante sulla piazza finanziaria italiana ed estera nell´anonimato e a beneficio di Dio sa chi, ebbene quella prova è arrivata.
È una "piccola storia", un brandello di "verità", documentata da un´indagine della procura distrettuale antimafia di Catania, per la quale, ieri, sono stati sequestrati beni per 5 milioni di euro e risultano indagati in tre. Un sacerdote, suo padre, lo zio mafioso. Il primo per riciclaggio, gli altri due per truffa aggravata, falso, evasione fiscale. Ed è una storia che, per quanto interpelli la responsabilità penale dei singoli, conferma l´intuizione di "sistema" dell´inchiesta per riciclaggio che la procura di Roma sta conducendo sui rapporti tra Ior e istituti di credito italiani e sulla natura delle loro operazioni.
Un´inchiesta in cui questa vicenda catanese aveva trovato una prima generica "discovery" e che ha messo a rumore le stanze vaticane e il torrione di Niccolò V, dove hanno i loro uffici il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il suo direttore generale Paolo Cipriani, indagati a Roma per «omessa osservanza delle norme antiriciclaggio» (reato per il quale sono stati sequestrati 23 milioni di euro su un conto della Banca Vaticana presso il Credito Artigiano).
Ma torniamo a Catania. E al 2006, quando i protagonisti di questa storia - il sacerdote, suo padre e lo zio - entrano nel cono di attenzione prima dell´Uif (Unità di intelligence finanziaria) di Bankitalia, quindi della procura distrettuale Antimafia che ne raccoglie una segnalazione di operazione sospetta, e infine della Guardia di Finanza, delegata all´indagine. I tre hanno un nome e una storia. Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è uomo del "clan" siracusano dei "Nardo". Nel luglio del 2000, è stato condannato per associazione mafiosa e, due anni dopo, con la conferma definitiva della sentenza, viene sottoposto a misure di prevenzione che dovrebbero annullarne la capacità patrimoniale. Dovrebbero. Perché Vincenzo ha un fratello, Antonino, con cui condivide proprietà fondiarie e interessi. Ma, soprattutto, ha un nipote: "padre" Orazio, 35 anni, che di Antonino è il figlio e studia a Roma all´Università Gregoriana. Ebbene, nel 2006, Vincenzo e Antonino combinano una truffa ai danni della Regione Sicilia. Un finanziamento di 600mila euro, grattati dai Fondi strutturali europei, per la realizzazione di «un allevamento di trote» e di «una pesca sportiva» che, naturalmente, non hanno visto neppure la posa di un mattone. Il 3 gennaio 2006, una prima tranche di quel finanziamento, 300mila euro, viene accreditata dalla Regione sul conto 1511 della filiale di Catania della Banca Popolare di Novara, intestato ad Antonino Bonaccorsi. Quindici giorni dopo, da quel conto, 250mila euro vengono bonificati alla filiale numero 15 della Bnl di Roma, dove "padre Orazio" ha un conto personale, il 12138. Nella causale del bonifico, si legge «beneficenza». Bankitalia non deve credere troppo alle opere di bene di Antonino. Segnala l´operazione come sospetta alla procura e per "padre" Orazio cominciano i guai. Il sacerdote trasforma infatti una parte di quei 250mila euro di "carità cristiana" in un assegno Bnl girato a se stesso di 245mila euro (ritagliando per sé, e Dio solo sa perché visto che si parla di "beneficenza", un obolo di 5mila). Quindi, con quell´assegno in mano entra nell´allora "Banca di Roma", dove lo Ior ha uno dei suoi conti («il 2838150») e su cui ha la delega ad operare. E lo versa, ribadendone la causale: "beneficenza". Il gioco è fatto. Quel denaro, ora che è nelle casse dello Ior, non ha più né un padre, né un figlio. «Tutto può essere confuso», per dirla con le parole del procuratore di Catania Vincenzo D´Agata. E Antonino può tornare in scena.
La Finanza accerta infatti che, grazie ai codici di "home banking" del conto Ior che ha avuto dal figlio Orazio, tra febbraio e ottobre 2006, dei 245mila euro arrivati, Antonino ne fa ripartire 225 (la differenza di 20mila che rimane sul conto è forse davvero l´unica "opera di beneficenza" in questa storia) con «nove bonifici» telematici verso il suo conto della filiale di Catania della banca Popolare di Novara, casella di partenza di questo di giro dell´oca. Qualche tempo dopo, Vincenzo, il mafioso, passa allo sportello e preleva quel denaro in contanti. È la sua «stecca» nella truffa. Non sa che il Diavolo, questa volta, ci ha messo la coda.

giovedì 11 novembre 2010

Dalle crociate contro eutanasia e aborto all’omertà sulla pedofilia: perché la Chiesa ha chiuso il dialogo con il mondo laico

il Fatto 5.11.10
Fede e Ragione
Dalle crociate contro eutanasia e aborto all’omertà sulla pedofilia: perché la Chiesa ha chiuso il dialogo con il mondo laico
Ratzinger: ritorno all’oscurantismo
di Paolo Flores d'Arcais

PUBBLICHIAMO alcuni brani del confronto pubblico tra Joseph Ratzinger e Paolo Flores d’Arcais avvenuto nel 2000 e che costituisce la seconda parte del libro, in uscita oggi per l’editore Ponte alle Grazie, “La sfida oscurantista di Josep Ratzinger”.

PAOLO FLORES D’ARCAIS
Il cristianesimo ritiene che le sue verità siano al tempo stesso le verità naturali. Non tutte le sue verità – vi sono poi altre verità a cui la ragione non può arrivare. Ma certamente la retta ragione non può entrare in conflitto, non può dirci cose diverse da quello che ci dice la fede cattolica. Laddove la ragione arrivasse a delle conclusioni opposte, vorrebbe dire che non è retta ragione, ma è una ragione che sta “sbarellando”, cioè che non funziona. E da qui nascono tutti i possibili conflitti.
La chiave di tutto questo è l’idea di legge naturale, legge morale naturale. La norma naturale e morale sarebbe già iscritta nell’essere, nella realtà stessa, costituirebbe una sorta... le norme naturali costituirebbero una sorta di cromosomi dell’universo e della realtà. Per cui si tratterebbe solo, con la nostra ragione, di scoprirle e di obbedire a queste norme.
Io credo che questo sia assolutamente falso e insostenibile. Credo che non esista nessuna legge naturale, che esistano tante leggi umane, che spesso nel corso della storia hanno dei tratti comuni, ma che non hanno mai tutti i tratti comuni, e che quindi la pretesa di identificare con una legge naturale una particolare morale, per quanto alta e nobile, porti con sé tutti i rischi di intolleranza.
Perché credo che non si possa parlare di una legge naturale? Naturale, intendiamo riferita alla natura umana. Se per legge naturale intendiamo qualcosa che tutti gli uomini di fatto hanno sempre saputo fosse male, anche se poi l’hanno violata, bè, questo qualcosa non esiste. Nella storia dell’uomo, l’uomo ha considerato norme valide, addirittura supreme – e nel corso della storia dell’uomo quasi sempre queste norme morali erano anche norme religiose – le cose più diverse. Neanche [la proibizione del]l’omicidio è stato considerato una norma naturale.
Qui, mi piacerebbe avere sottomano una citazione di Pascal che uso sempre, perché è proprio Pascal che dice: l’uomo ha considerato degno di venerazione ogni norma e il suo contrario, e fa un elenco, parricidio, incesto eccetera, delle cose terribili, dicendo: ci sono uomini che le hanno considerate dei valori, non solo le hanno tollerate, le hanno proprio considerate dei valori.
D’altro canto in tante società primitive – erano uomini anche loro! – il cannibalismo rituale è stato considerato un dovere etico-religioso. E potremmo continuare. Quindi, se per natura intendiamo ciò che si intende normalmente, cioè tutti gli appartenenti alla specie Homo sapiens, certamente non vi è una sola norma che sia stata condivisa sempre da tutti gli uomini. Ripeto, non nel senso che sapevano che era bene ma poi la violavano, ma nel senso che non lo consideravano bene, consideravano bene delle cose assolutamente diverse e incompatibili fra di loro.
E allora in che senso diciamo «legge naturale»? Se noi stabiliamo a priori che una parte dell’umanità era contro natura e l’altra parte – guarda caso quella che condivide le nostre norme – quella era vera umanità, capite che facciamo una operazione che ciascuno di noi può fare, con i suoi valori, ma che ha come conseguenza quello di dire che chi non ha condiviso o non condivide quei valori, non solo pecca, ma è addirittura fuori dall’umanità: questa è la logica conseguenza.
(...)

JOSEPH RATZINGER
Questo è un punto sul quale esiste già una controversia stampata tra Flores d’Arcais e me, in quanto Flores d’Arcais aveva condannato duramente un passo dell’enciclica – adesso non so, Evangelium vitae, e forse anche Fides et ratio – dove il Santo Padre dice: ci sono delle cose sulle quali una maggioranza non può decidere, perché sono in gioco valori che non sono a disposizione di maggioranze che cambiano, ci sono delle cose dove finisce il diritto della maggioranza di decidere, perché si tratta dell’umanesimo, del rispetto dell’essere umano come tale.
E Flores d’Arcais aveva risposto: qui il papa si dimostra realmente anti-illuminista – era nell’enciclica, adesso mi ricordo, Fides et ratio – e dimostra che con tutta la sua filosofia non ha da dire niente alla filosofia, alla cultura di oggi, perché si oppone a questa cultura di oggi. A questo ho risposto che io difendo decisamente il fatto che esistono dei valori sottratti al parere e all’arbitrio delle maggioranze. Noi tedeschi abbiamo conosciuto un esempio molto forte, visto che presso di noi è stato detto... noi abbiamo deciso che esistevano vite che non avevano il diritto di vivere e, perciò abbiamo preteso il diritto di “purificare” il mondo da queste vite indegne, per creare la razza pura e l’uomo superiore del futuro. Qui, giustamente il Tribunale di Norimberga dopo la guerra ha detto: ci sono dei diritti che non possono essere messi in discussione da nessun governo. E se fosse anche un intero popolo a volerlo, rimarrebbe comunque ingiusto. E perciò si sono potute condannare, giustamente, delle persone che avevano eseguito leggi di uno Stato che formalmente erano state emanate in modo corretto. Cioè esistono dei valori – e penso che proprio questo è anche un risultato dell’illuminismo: la dichiarazione dei diritti umani inviolabili e validi per tutti in tutte le circostanze, poi definiti nel ‘48 con maggiore precisione, per quanto mi ricordo. È stato un grande progresso dell’umanità, e non dobbiamo perdere questo progresso. Perciò non sono d’accordo con l’argomento “storico”, che per tutti i valori esiste nella storia anche una presa di posizione contraria, e non c’è nessuna cosa considerata da una civilizzazione come crimine che non sia stata considerata in un’altra come valore da eseguire. Questo fatto statistico dimostra il problema della storia umana e dimostra la fallibilità dell’essere umano.
Origene, un padre della Chiesa, si era espresso in questo senso all’inizio del III secolo: io so che presso gli abitanti del Mar Nero esistono leggi che legittimano crimini e, se uno vive in quel contesto, deve ribellarsi contro la legge, perché esiste una realtà assolutamente intoccabile alla quale non possono opporsi le leggi, e le leggi che si oppongono sono male. E mi sembra che questo, almeno, ormai lo sappiamo, dopo questo secolo e i suoi orrori: che c’è la sacralità assoluta della vita umana, e che le leggi che nel mondo sono sempre esistite – che si oppongono a questa inviolabilità delle sue... della sua dignità e dei diritti che a questa dignità conseguono, sono ingiuste anche se decise ed emanate in modo formalmente corretto. Perciò mi sembra che questa istanza (che la maggioranza per certe cose non ha l’ultima parola, ma deve rispettare quanto è umano) è fondamentale per il futuro della nostra civilizzazione.
Altra questione, due altre questioni. La prima è: qual è il fondamento di questa inviolabilità di alcuni diritti? La tradizione cattolica dice: è la creazione. Hanno introdotto poi, dalla filosofia greca, la parola “natura”: physis. E forse si potrebbe sostituire questa parola con una parola migliore, non vorrei discutere qui sulla terminologia. Ma l’idea fu che la physis, la natura, non è prodotto di un caso cieco, di una evoluzione cieca, ma nonostante lo svolgersi dell’evoluzione, dietro c’è una ragione, e c’è quindi una moralità dell’essere stesso. Ho trovato molto bella l’espressione di Flores d’Arcais, che quasi sarebbero presenti gli elementi morali nei cromosomi della realtà. Questo non vuol dire che la natura empirica vada canonizzata come legge naturale, ma che esiste una priorità dello spirito rispetto all’irrazionale, ed esiste quindi un fondamento morale che mette barriere a certi comportamenti. Quindi questo è il primo punto: quale è il fondamento della inviolabilità di alcuni diritti e della inammissibilità di certe leggi, quale è il fondamento di questo limite del nostro potere legislativo. Noi diciamo la creazione, la provenienza da una mente, da un logos.
(...)

PAOLO FLORES D’ARCAIS
Io condivido perfettamente l’idea che non basta la maggioranza per decidere qualsiasi cosa. Anzi, io credo che dobbiamo aver chiaro che proprio in democrazia, dove la regola della maggioranza è lo strumento fondamentale per prendere le decisioni, anche e soprattutto in democrazia, non è vero che la maggioranza può prendere qualsiasi decisione. Non a caso, le democrazie moderne sono fondate su delle Costituzioni che pongono dei limiti a qualsiasi maggioranza (...) Quindi, sotto questo profilo l’accordo è totale. Il problema è su che cosa le maggioranze non possono decidere. Cioè: questi diritti umani o civili che fondamento hanno e chi lo stabilisce? (...) Ora, il cardinal Ratzinger ha detto in modo assolutamente esplicito che il fondamento di quelli che vengono chiamati diritti naturali non è la natura, vocabolo che potrebbe essere equivoco, ma ha detto esplicitamente: è la creazione. Questo sarebbe il fondamento di un nucleo di diritti-doveri che nessuna maggioranza può toccare. Ma proprio questo è assolutamente problematico, perché stabilire che il nucleo intoccabile di valori, e quindi di diritti-doveri di ciascuno di noi, è la creazione, significa stabilire un principio religioso. Che non regge, in una società non più fondata sulla religione come principio primo (...) Dove molti non credono, e dove molti pensano che l’universo in cui noi viviamo è nato dal famoso Big Bang, e ha avuto uno sviluppo che non era definito a priori. La scienza, per i suoi più recenti approdi, ci dice che vi è stata un’evoluzione nell’universo che non era stabilito a priori, poteva prendere altre vie. Uno dei più grandi scienziati e divulgatori, Stephen Jay Gould, ha ricostruito ben sette momenti cruciali dell’evoluzione, dal Big Bang alla nascita dell’uomo, in cui l’evoluzione poteva prendere direzioni totalmente diverse e, dice lui, se l’avesse prese – e non c’era nessuna probabilità a favore di quella che ha preso, ne poteva prendere altre – noi non saremmo qui a discuterne.
Quindi da questo punto di vista gli scienziati oggi riconoscono quello che un grandissimo biologo del nostro tempo, Jacques Monod, diceva qualche decennio fa, e cioè: siamo il frutto del caso e della necessità.
E allora, noi non possiamo mettere la creazione a fondamento di questi diritti-doveri inalienabili. Ecco perché io credo che non possiamo oggi dire: sono diritti umani, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che sono diritti civili, il che non li rende meno irrinunciabili, ma ci fa capire che per affermarsi – due-tre secoli fa – quei valori hanno avuto bisogno di una forma di religione laica, cioè di dire: sono connaturati alla natura dell’uomo. In realtà erano così poco connaturati alla natura dell’uomo, che l’uomo ha vissuto per millenni calpestandoli, e ci sono volute lotte durissime, sacrifici di generazioni e generazioni, per farli provvisoriamente riconoscere. Sono diritti civili, cioè sono una nostra scelta su cui fondare la convivenza (...) è stato fatto l’esempio dell’aborto, ce ne saranno anche altri ancora più drammatici forse, sotto questo profilo... certamente tante persone, non solo qui, avrebbero difficoltà ad andare a cena con qualcuno che si vantasse, che si vantasse, che raccontasse tranquillamente di aver fatto fuori varie persone, di aver ammazzato dei bambini... penso che nessuno di noi accetterebbe di andare a cena, non so, con un ex SS che ci raccontasse come lui buttava i bambini ebrei nei forni crematori. Però ritengo anche che invece normalmente noi andiamo a cena con persone che hanno abortito e possiamo essere d’accordo o non d’accordo [con la loro scelta] e sappiamo che furono in alcuni casi scelte dolorose non pensiamo affatto di andare a cena con degli assassini.
E allora, innanzi tutto è sicuro che esiste una convinzione razionale profonda e diffusa che l’assassinio e l’aborto non sono sullo stesso piano. Certo, per chi crede nella creazione – ma non nella semplice creazione, bensì in tutta una serie di interpretazioni della creazione – questo può essere vero. Perché fra chi crede e chi non crede non ci sarebbe solo questa discrepanza su che cosa sia omicidio. A me, ad esempio, addirittura ripugna l’idea di considerare omicidio un aborto, mai e poi mai lo considererei alla stessa stregua, e trovo anche – io personalmente – trovo immorale chi sostiene una cosa del genere.
Ma anche nell’ambito dei cristiani vi sono opinioni diversi, perché noi siamo abituati a pensare: cristiani uguale cattolici. Ma i cristiani valdesi in Italia non ritengono che l’aborto sia un infanticidio, non ritengono neanche che sia inaccettabile l’eutanasia, tema che dovremmo toccare. E tanto è vero che un cardinale altrettanto importante del cardinal Ratzinger, cioè il cardinal Tettamanzi, che è uno dei grandi studiosi cattolici di bioetica, critica i valdesi proprio su questo (...) Vedete come è assurdo pretendere che un punto di vista di uno dei cristianesimi coincida con la norma naturale. È una pretesa che inevitabilmente porta a disconoscere il pluralismo.

JOSEPH RATZINGER
Ma, per rispondere brevemente. Io ho cercato di mostrare perché per un cristiano si può parlare, a prescindere dalla fede, della priorità della ragione rispetto alla materia, quindi della presenza della ragione nella materia, e quindi della creazione. Ma naturalmente Flores d’Arcais ha ragione, questa convinzione della creazione non è convisa... condivisa da tutti.
In questo senso non sarebbe un fondamento che potrebbe garantire un’azione comune. Perché era già nell’antichità così, cioè i padri della Chiesa hanno tradotto una parola della fede in una parola filosofica, natura, che non è una parola della fede, ma una parola della filosofia, e convenivano su questo punto con lo stoicismo che non conosceva un creatore, neppure una creazione. Però vedeva una certa, diciamo, qualità divina nell’essere stesso, e un messaggio valido per tutti, e perciò quindi la parola “natura” era un veicolo applicabile, accessibile oltre il limite della fede. E questo è il motivo perché la parola “natura” è entrata nel vocabolo della teologia, del magistero, come una indicazione dell’elemento filosofico, di per sé anche separabile da una visione più profonda della fede. In questo senso mi sembra si dovrebbe anche in futuro discutere sulla utilità e sulla razionalità di questo concetto, natura, il quale esprime la convinzione che le realtà portano in sé un messaggio morale e mettono limiti alle nostre disposizioni. E mi sembra che il movimento ecologico, davanti alle distruzioni del mondo e davanti ai pericoli che ci minacciano, ha capito questo: che la natura ci porta un messaggio, e dobbiamo essere attenti a questo messaggio della natura. E penso che forse oggi, proprio con le nostre esperienze di una natura abusata, possiamo, in un modo nuovo, capire questo concetto comune che è un concetto di ragione e di esperienza, essere più attenti a questo messaggio che ci dà un fondamento per il nostro agire, e indica anche un limite per il nostro arbitrio.
E perciò non posso essere d’accordo che questi diritti inviolabili, indicati dai grandi documenti, frutto dell’illuminismo, questi diritti sarebbero solo diritti civili, scelte nostre. Se sono scelte nostre possono essere cambiate. E invece non devono essere cambiate, per non distruggere l’umanità e il senso del rispetto dell’altro. E l’argomento che secoli, forse migliaia di anni, non hanno vissuto questi valori, e allora non potrebbero essere naturali, per me non conta, perché l’uomo è capace di vivere contro la natura, e lo vediamo. Ma il fatto che [l’uomo] non vuole accettare il messaggio della natura, non implica che questo non sarebbe realmente un messaggio. A me sembra che non dovrebbe essere così difficile capire che l’uomo è una creatura, un essere speciale che porta in sé una dignità che dobbiamo rispettare sempre nell’altro, anche se ci appare senza grande valore, antipatico o qualcosa di diverso.
E vorrei dire ancora una parola. Flores d’Arcais ha detto che chi considera l’aborto come omicidio commette un fatto immorale. Questo non l’accetto. Io posso capire le sue esitazioni su questo punto, ma che affermare che c’è di per sé una evidenza che si tratta di un essere umano molto debole, dipendente, e che quindi ucciderlo è uccidere un uomo, mi sembra che dire questo – e così fare appello alla coscienza, alla riflessione dell’altro – non può essere caratterizzato come immorale. E perciò, in conclusione, se [Flores d’Arcais] dice che nessuno dei valori cristiani sarebbe un valore che dovrebbe essere tenuto come valore comune... chiamiamoli cristiani oppure no, questi diritti umani – che sono, penso, il fondamento della civiltà proprio illuminista – sono maturati nel cristianesimo, ma sono al tempo stesso realmente valori umani, e sono la grande eredità della nostra civilizzazione, che dobbiamo difendere con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra ragione.

Il libro
Il 21 settembre 2000, al teatro Quirino di Roma, oltre duemila persone assistettero a un confronto tra Paolo Flores d’Arcais, direttore di MicroMega, e un ospite d’eccezione: Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il futuro papa Benedetto XVI spiegò come il cattolicesimo facesse “appello alla coscienza e alla ragione”. In un lungo saggio che precede la trascrizione integrale di quell’incontro, Flores d’Arcais affronta il tema della “sfida oscurantista” dell’attuale pontefice contro la modernità illuminista in tre capitoli, sotto il profilo della cronaca (“Empiria”), dell’analisi filosofico-teologica (“Teoria”) e della prospettiva storica (“Futuro”). “La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger”, Ponte alle Grazie 153 pagg, 13 euro è in libreria da oggi.

martedì 9 novembre 2010

Ior, altre operazioni sospette: soldi versati a un prete «fantasma»

l’Unità 7.11.10
Ior, altre operazioni sospette: soldi versati a un prete «fantasma»
di Angela Camuso

Questo articolo è stato rimosso.
Questo blog si occupa di rassegna stampa.
L'articolo è stato riportato nella sua integralità e senza alcuna modifica.
Lasciamo intenzionalmente il titolo originale dell'articolo affinchè chi ha interesse di ricostruire l'accaduto possa documentarsi in merito.

aggiornamento al 29 gennaio 2010.
Cercando in internet informazioni relative a questo articolo abbiamo trovato una discussione su questo forum
questo è il link:
http://laici.forumcommunity.net/?t=40739521&st=15

L 'edizione, in formato pdf, del quotidiano "L'Unità" è reperibile al seguente indirizzo:

http://edicola.unita.it

il quotidiano può essere letto al seguente link:

http://leggi.unita.it

San Paolo, colata di cemento dietro la basilica

San Paolo, colata di cemento dietro la basilica
LAURA SERLONI
VENERDÌ, 05 NOVEMBRE 2010 LA REPUBBLICA - Roma

Edificio vaticano nel sito protetto dall´Unesco. Alemanno: "Le accuse? Solo demagogia"

Andrea Catarci: "Ventitré mila metri cubi". "Violati anche i Patti lateranensi"

«Una colata di 23mila metri cubi di cemento su un sito che è patrimonio dell´umanità». Andrea Catarci, presidente del municipio XI, presenterà in Procura una denuncia con richiesta immediata di sequestro del cantiere che il Vaticano ha aperto nell´area adiacente la basilica di San Paolo.
Il motivo è semplice: «Non sarebbe stato richiesto nessun tipo di permesso per costruire allo Stato italiano, né presentato alcun progetto al Comune. Ci sarebbero violazioni dei Patti Lateranensi e delle Convenzioni Unesco oltre che del Testo Unico per l´edilizia». Così si legge nel documento che sarà inviato al tribunale di Roma. Il secondo esposto dopo quello presentato in agosto dal segretario dei Radicali, Mario Staderini, che ha sollevato il caso. Perché l´ex area verde, sottoposta a diversi vincoli paesaggisti e architettonici, nel cui sottosuolo giacciono i resti di un´antica villa romana e delle catacombe di Santa Tecla, da qualche mese è stata trasformata in una zona di cantiere. «Stanno realizzando degli edifici di circa quattro piani, all´interno dei quali dovrebbero realizzare un auditorium, degli uffici, dei laboratori e dei poliambulatori del Bambino Gesù che dovrebbero essere pronti per la fine del 2011», spiega Catarci. Così almeno ci dicono informalmente perché sulla carta non c´è scritto nulla». Sono state inviate diverse richieste ai dipartimenti comunali, ma le risposte ufficiali sono state tutte negative: non c´è nei cassetti neanche una bozza di progetto.
«Un abuso edilizio», taglia corto il minisidaco. «Tutto l´iter delle autorizzazioni è avvenuto all´interno dello Stato del Vaticano». Secondo Catarci sarebbero tre le contestazioni: «Vengono violati i Patti Lateranensi del 1929 poiché le immunità riconosciute nell´articolo 16 non fanno riferimento alla libertà di edificare, ma esclusivamente all´assetto (a cubature invariate) degli immobili esistenti e non a nuove costruzioni per le quali si deve far riferimento al Testo unico dell´edilizia. Infine sempre i Patti danno allo Stato italiano assicurazione di un corretto operato della Chiesa, per le nobili tradizioni artistiche, che in tal caso sembrano però passate in secondo ordine». Altra violazione sarebbe quella della normativa nazionale sull´edilizia poiché «non sono state richieste tutte le autorizzazioni necessarie per la costruzione dell´immobile». E non verrebbero rispettate neppure le convenzioni Unesco del 1972 e del 2003, sottoscritte anche dalla Stato Vaticano, che prevedono la tutela integrali dei siti archeologici ritenuti patrimonio dell´umanità, come i resti della Villa della Roma Imperiale e del cimitero di San Paolo presenti nell´area.
Ma il sindaco Alemanno insorge: «Quanto affermato da Catarci rappresenta un brutto episodio di demagogia non consono al ruolo istituzionale di un presidente di municipio, che non tiene in nessun conto i rapporti tra lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano», tuona. «L´area in cui è stato costruito questo nuovo centro di ricerca del Bambino Gesù ricade sotto la competenza dello Stato Vaticano. Mi auguro che Catarci riveda la sua posizione anche tenendo conto che l´obiettivo di questa nuova realtà del Bambino Gesù è quella di sostenere e curare l´infanzia che soffre».
E mentre si i procede per le vie legali, Mario Staderini ha scritto ai ministri degli Esteri, Franco Frattini, e dei Beni Culturali, Sandro Bondi, per chiedere un intervento urgente che interrompa «l´abuso» e attivare il corpo diplomatico. «Finora Alemanno si è chiuso in un imbarazzante il silenzio, tranne qualche telefonata informale dal suo staff - conclude Catarci - mentre la Polverini neanche risponde alla semplice domanda sulle autorizzazioni sanitarie». Tant´è che in Regione, i consiglieri radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita hanno presentato un´interrogazione. E al fianco del municipio si schiera anche Legambiente. «È una speculazione che copre l´arte», sottolinea Anna Maria Baiocco della sezione Garbatella dell´associazione ambientalista.

lunedì 8 novembre 2010

Colata di cemento a San Paolo. Il Vaticano sta costruendo un complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco

Colata di cemento a San Paolo. Il Vaticano sta costruendo un complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco
Nicoletta Orlandi Posti
Libero – Roma 5/11/2010

I palazzinari vestiti di porpora

Una colata di 23mila metti cubi di cemento sta per coprire definitivamente il cimitero dove venne sepolto San Paolo e l'antica villa di età imperiale di Lucio Calpurnio Visone sull'Ostiense. Ma questa volta i palazzinari sono vestiti di porpora. L'area infatti è di proprietà del Vaticano che però non ha chiesto pareri né al Comune, né al Ministero dei Beni Culturali. Non solo. Sta costruendo l'imponente complesso edilizio su un'area tutelata dall'Unesco violando i Patti Lateranensi e le leggi italiane

Una colata di 23mila metri cubi di cemento sta per coprire definitivamente il cimitero dove venne sepolto San Paolo e l'antica villa di età imperiale di Lucio Calpurnio Visone sull'Ostiense. Ma questa voltai palazzinari sono vestiti di porpora. Il Vaticano sta infatti realizzando a fianco della basilica di San Paolo un imponente complesso edilizio con tanto di auditorium, poliambulatorio, laboratori, uffici e un mega parcheggio sotterraneo per quello che sarà un presidio del Bambin Gesù. Il tutto commettendo, secondo il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci e il segretario dei Radicali Mario Staderini, almeno tre violazioni anche se l'area è di proprietà del Vaticano. Innanzitutto, spiegano, «non è stato aver chiesto alcun permesso né al Comune di Roma, né al ministero dei Beni Culturali», come testimonia la risposta del direttore generale del Lazio, Federica Galloni, a una richiesta specifica di Staderini: «Non risultano richieste di parere o comunicazione».Aprendo i cantieri e procedendo rapidamente a tirar su varie costruzioni di quattro piani, in un area di grande interesse storico culturale, il Vaticano avrebbe inoltre violato le convenzioni sottoscritte con l'Unesco che prevedono la tutela integrale dei siti archeologici ritenuti patrimonio dell'umanità, come sono i resti della villa della Roma Imperiale e il cimitero di San Paolo presenti nell'area. «Per non parlare poi del fatto che tra Stato italiano e Santa Sede sono ancora validi i Patti Lateranensi che prevedono la facoltà del Vaticano di dare ai propri immobili l'assetto ritenuto più opportuno, ma che non parlano di libertà di costruire nuovi manufatti», puntualizza Catarci. Ecco allora che il presidente dell'XI municipio, ha presentato una denuncia-querela alla magistratura, con la richiesta di sequestro immediato del cantiere. A questa denuncia Catarci fa seguire quella politica: «Vorremmo sapere perché, se tutto fosse nella norma, il Vaticano non si rapporta con il Municipio e con il Comune». E poi: «Perché se tutto è nella norma il Prg del 2008 raffigura come un "buco nero" la sola città del Vaticano a San Pietro e cataloga invece come città storica l'area di San Paolo?». Da parte sua il radicale Staderini - che ha denunciato la situazione il 27 maggio facendo seguire una serie di esposti per omissione di atti d'ufficio nei confronti degli enti che non hanno impedito l'apertura del cantiere - annuncia una serie di iniziative per interrompere i lavori. «Se non lo faranno le istituzioni ci assumeremo noi l'onere di farlo», tuona Staderini. Che ha anche scritto a Berlusconi, al ministro degli Esteri Frattini e a quello dei Beni Culturali Bondi per sapere quali iniziative sono state assunte o verranno assunte dal governo nei confronti dello Stato Città del Vaticano che violato l'articolo 15 dei Patti Lateranensi «che non consente nuove edificazioni in violazione assoluta delle norme in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica, e in ogni caso alla luce dell'evidente mutamento del paesaggio e danneggiamento di beni culturali siti in territorio italiano». A Staderini e a Catarci ha risposto in serata Alemanno. «L'area ricade sotto la competenza dello Stato Vaticano», puntualizza il sindaco augurandosi che «il presidente dell'XI municipio riveda la sua posizione anche tenendo conto che l'obiettivo di questa nuova realtà del Bambino Gesù è quella di sostenere e curare l'infanzia che soffre».

venerdì 5 novembre 2010

Caso Ior, quel flusso di milioni spostato da Italia a Germania

l’Unità 31.10.10
Caso Ior, quel flusso di milioni spostato da Italia a Germania
di Angela Camuso

Ma dove vanno a finire, da dieci mesi a questa parte, tutti i soldi della Chiesa cattolica, compresi quelli dell’otto per mille? E per quale motivo, a partire da una data, gennaio 2010, cioè da quando Banca d’Italia ha intensificato i controlli antiriciclaggio, nè la farmacia del Vaticano e neppure i celebri Musei depositano più i loro incassi presso i conti aperti dalla Santa Sede nelle banche italiane, soprattutto presso il mega-conto Ior dell’agenzia Unicredit all’ombra del Cupolone, quella di via della Conciliazione, che invece fino al 2009 movimentava qualcosa come 50 milioni di euro in tre giorni? A Paolo Cipriani, il direttore dell’Istituto opere religiose indagato a Roma, com’è noto, insieme al presidente Gotti Tedeschi per violazione delle norme antiriciclaggio, queste domande hanno posto, ripetutamente, durante l’interrogatorio del 30 settembre scorso, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Rocco Fava. La guardia di finanza ha scoperto infatti che lo Ior una banca che conta circa 45.000 clienti – ha bruscamente ridotto le sue movimentazioni in Italia, dall’inizio dell’anno, nell’ordine del 90%. E la circostanza è stata confermata dallo stesso Cipriani, che ai pm ha detto che recentemente lo Ior preferisce utilizzare, in luogo delle banche italiane, due istituti di credito di Francoforte (la Deutsche Bank per le rimesse assegni e la Jp Morgan per la liquidità) adducendo motivi strategici ed economici, quali le esose commissioni richieste dalle banche nostrane. Ora, è sulla consistenza o meno di tali motivazioni che gli inquirenti hanno intenzione di vedere chiaro. Anche perché, dalla lettura delle carte finora inedite, c’è un altro dettaglio che rischia di ingarbugliare la posizione di Cipriani. Si è scoperto infatti che fu lo stesso direttore generale dello Ior a comunicare formalmente, con tanto di firma, a Unicredit la falsa identificazione della sedicente signora Maria Rossi.
La donna nel 2009 ha incassato una quarantina assegni provenienti da fondi di San Marino a loro volta movimentati da un avvocato-imprenditore, il tutto su conto intestato a un reverendo cliente Ior che ora si scopre essere monsignor Emilio Messina, nato nel 1940 e residente a Roma, capo dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, nonché cappellano presso tre case di cura gestite da religiosi, tutte con sede nella capitale. «Senta, tornando al contante voi ora perché non depositate come prima presso le banche italiane.... Com’è che improvvisamente, da gennaio 2010, non versate più quel contante che invece versavate sempre tutti i mesi presso quella banca?», chiede il pm Fava a Cipriani come si legge sul foglio 43 e seguenti della trascrizione dell’interrogatorio, lunga 88 pagine. «Perché prima c’era molto più contante rispetto adesso, non so come spiegarmi», risponde il banchiere. Il pm incalza: «Ma che cosa è cambiato, dico nelle attività commerciali, istituzionali..avete chiuso gli esercizi, il supermercato?». Ciprani: «No no, io non ho chiuso nessun esercizio, ma ad esempio i musei ricevono molti pagamenti per l’ingresso in via informatica, quindi non c’è più la gente che va lì a versare il contante». Pm: «Ma come si spiega che la farmacia non versa più i 600mila euro in contanti al mese? Oppure li continua a versare e va da un’altra parte?». Cipriani: «No, se versano... portano il contante, noi facciamo la documentazione valutaria, vanno in dogana». Pm: «Dunque lei mi dice che i soldi arrivano con i corrieri direttamente alle missioni. Ma non sarebbe stato più semplice continuare a versare il denaro contante presso Unicredit.... invece voi avete preferito fare un’altra strada, per non fornire informazioni». «No, no, perché per non fornire?... Abbiamo fatto una scelta diversa, questo fa parte anche un po’ della strategia dell’azienda». Pm: «Perché? Perché? Lei non risponde, diciamo, alle domande...». Gli inquirenti stanno cercando di scoprire la provenienza dei soldi movimentati sul conto del monsignore Emilio Messina da Enrico Pennaforti, avvocato civilista di Roma, che sul conto del prelato ha incassato 300mila euro di assegni in un’unica trance. «Il reverendo Messina ha dichiarato che Maria Rossi è madre del signor Pennaforti», è scritto nella nota a firma di Cipriani inviata a Unicredit, dopo che la finanza aveva chiesto alla banca a quale titolo la misteriosa signora, che in realtà si chiama Anna Maria Brunozzi e di Pennaforti non è parente, incassasse assegni Ior. Cipriani ai pm ha ribadito di aver sempre agito in buona fede. Tant’è che lo Ior, appena accortosi di quelle irregolarità sul conto corrente del reverendo, avrebbe avviato un monitoraggio su tutti i clienti: per capire, ha detto Cipriani, «quante fossero le posizioni rischiose come quelle del monsignore».

mercoledì 3 novembre 2010

Le vittime dei preti pedofili contestano Padre Lombardi

«Il Papa protegge i preti pedofili»
l’Unità 1.11.10
Le vittime dei preti pedofili contestano Padre Lombardi
All’appello hanno risposto persone di una dozzina di Paesi. Obiettivi: chiedere alla Chiesa di fare di più per prevenire e alle Nazioni Unite di rendere la pedofilia un crimine contro l’umanità.
di Felice Diotallevi

«Giù le mani dai bambini», «Il Papa protegge i preti pedofili», «Chiesa senza abusi». Questi i cartelli che sono stati esposti ieri pomeriggio dai partecipanti ad un sit-in delle vittime di abusi da parte di preti pedofili di fronte a Castel Sant’Angelo. Con gli obiettivi di chiedere alla Chiesa di fare di più contro gli abusi sessuali sui minori da parte dei suoi esponenti, e lanciare una petizione alle Nazioni Unite perchè considerino la pedofilia un crimine contro l’umanità. All’appello hanno risposto partecipanti da una dozzina di Paesi diversi.
Nel corso della manifestazione è stato contestato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Il sit-in era cominciato da qualche minuto quando padre Lombardi è passato ha detto lui stesso ai presenti per «esprimere la sua solidarietà».
Il portavoce vaticano non ha rilasciato ai cronisti interviste nè commenti, ma alcuni manifestanti lo hanno contestato gridandogli insulti in diverse lingue. Dopodichè padre Lombardi si è allontanato.
In piazza sono scese le vittime dei preti pedofili, circa un centinaio, «per chiedere al Papa di agire seriamente e di ordinare ai vescovi
di denunciare i preti pedofili». Tra di loro c’era un gruppo di ex allievi sordomuti dell’istituto Antonio Provolo di Verona e una vittima di Savona, Francesco Zanardi, 40 anni, in sciopero della fame da 11 giorni contro il vescovo di Savona, Vittorio Lupi, perchè «provveda a a denunciare i preti pedofili».
Organizzatori della manifestazione erano gli americani Bernie McDaid, 54 anni, e Gary Bergeron, 47, fondatori dell’associazione Survivor’s Voice. Le vittime sono state ricordate con un minuto di silenzio ed era previsto un corteo-fiaccolata fino a piazza San Pietro durante cui i manifestanti potevano portare il loro messaggio al Vaticano.
È la prima volta che le vittime di abusi provenienti da tutto il mondo si danno appuntamento per chiedere maggiori responsabilità da parte del Vaticano. I manifestanti prima si sono riuniti vicino a piazza San Pietro, poi si sono spostati davanti a Castel Sant’Angelo.
Il corteo
Un minuto di silenzio e fiaccolata simbolica fino a San Pietro
«Sono qui per chiedere al mondo di aiutare le vittime degli abusi sessuali, in tutto il mondo, non solo nella Chiesa» ha detto Bernie McDaid, fondatore dell’associazione e tra gli ideatori della manifestazione di oggi, vittima di abusi da parte di un prete di Boston quando era bambino. Anche l’altro organizzatore Gary Bergeron, è stato vittima di abusi sessuali da parte di un prete nella stessa diocesi di Boston. Lui e McDais sono le due vittime più note dello scandalo sessuale scoppiato a Boston nel 2002. McDaid ha anche incontrato Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio negli Stati Uniti.
Otto anni dopo lo scandalo, sostiene «Survivor’s Voice», il Vaticano non si è assunto responsabilità sufficienti, non è entrato in contatto con le vittime e non ha organizzato programmi di prevenzione. «Le gerarchie della Chiesa Cattolica Romana tendono a coprire, questo deve finire» dice McDaid.
Il prossimo passo è il lancio di una petizione che chieda all’Onu di riconoscere l’abuso sessuale sistematico sui bambini come crimine contro l’umanità. L’articolo 7 del Trattato Onu che istituisce la Corte Penale internazionale definisce un crimine contro l’umanità come «un atto commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili».

sabato 30 ottobre 2010

Fondi Ior, si indaga per riciclaggio confermato il sequestro di 23 milioni

La Repubblica 21.10.10
Fondi Ior, si indaga per riciclaggio confermato il sequestro di 23 milioni
Spunta una pista sul sacerdote "cassiere" di Anemone
di Carlo Bonini

Il portavoce vaticano: stupore E il presidente della banca si dice "un po´ depresso"
Gli inquirenti: la vicenda di quei trasferimenti non è un incidente di percorso

ROMA - L´opacità di centinaia di operazioni per contanti disposte negli ultimi tre anni dallo Ior, la banca Vaticana, attraverso una dozzina almeno dei principali istituti bancari italiani, e buon ultimo il sequestro di 23 milioni su un conto del Credito Artigiano, non sono né «un equivoco», né una storia da niente di cavillosa burocrazia bancaria. L´indagine della Procura di Roma sulla cassaforte della Santa Sede coltiva un´ipotesi di reato che si chiama e si scrive «riciclaggio». Che oggi incrocia, solo per dirne una, l´inchiesta di Perugia sui Grandi Appalti e i conti di don Evaldo Biasini, "don Bancomat", e dunque le rimesse del costruttore Diego Anemone, di cui il reverendo era la "tasca", e di Angelo Balducci nella filiale della "Banca Marche" di Roma dove il missionario, economo della "Congregazione del Preziosissimo sangue", era cliente proprio insieme a Balducci e Anemone.
Che sia questa la sostanza dell´inchiesta sullo Ior, ora si ha certezza documentale. Nel giorno in cui il Tribunale del Riesame stabilisce infatti che i 23 milioni di euro congelati tre settimane fa dalla Procura di Roma su un conto della banca Vaticana presso la filiale del Credito Artigiano restino sotto sequestro preventivo per «omessa e incompleta comunicazione alle autorità di vigilanza della natura dell´operazione» cui erano destinati (due bonifici di 20 e 3 milioni alla Jp Morgan di Francoforte e alla Banca del Fucino), la notizia sono le ragioni per le quali quel denaro non può essere restituito. Con una parziale ma assai significativa "discovery" di parte del materiale istruttorio raccolto nella loro inchiesta "madre" sui conti dello Ior, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Stefano Rocco Fava annichiliscono l´insistita difesa di Oltre Tevere. Documentano perché la vicenda dei 23 milioni del "Credito Artigiano" non è né un incidente di percorso, né un inciampo in una condotta altrimenti virtuosa.
Non a caso, forse, mentre ancora ieri mattina, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, comunicava lo «stupore» con cui la Santa Sede aveva appreso la decisione del Tribunale del Riesame, «ritenendo che la vicenda altro non presenti che un problema interpretativo e formale», già a sera il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, confidava alle agenzie di stampa di sentirsi improvvisamente «un po´ depresso». E con buone ragioni. Nel sostenere di fronte al Tribunale del Riesame le ragioni del sequestro preventivo dei 23 milioni di euro al "Credito Artigiano", la Procura deposita infatti atti che svelano, a campione e a titolo di esempio, almeno tre operazioni condotte dallo Ior nel corso del 2009 che hanno l´odore del "riciclaggio" e le stimmate di "segnalazione di operazione sospetta" della Banca d´Italia. E, in ogni caso, che non hanno rispettato uno solo dei canoni di trasparenza "rinforzata" che, dal 2007, una legge dello Stato impone alla banca Vaticana.
Si scopre così che, nel novembre dello scorso anno, da un conto acceso in una filiale della banca Intesa-san Paolo, vengono prelevati, su disposizione dei vertici dello Ior (il presidente Ettore Gotti Tedeschi e il direttore generale, Paolo Cipriani), 600 mila euro in contanti per un´operazione di cui non viene comunicata né la natura, né i beneficiari. Per giunta, in perfetta sintonia con una prassi del "silenzio" che vede lo Ior movimentare su quello stesso conto, nel solo 2009, la somma complessiva di 140 milioni di euro. E ancora: si scopre che, sempre in quel 2009, vengono bonificati da una banca di san Marino 300 mila euro su un conto Unicredit intestato a un monsignore. É una somma importante di cui, anche tenendo conto della provenienza geografica, il reverendo non offre giustificazione. Ma, soprattutto, è una somma il cui reale beneficiario non è il prelato ma un imprenditore e una signora, tale Maria Rossi, entrambi cittadini italiani. A richiesta delle autorità di vigilanza, su entrambi, lo Ior fornisce risposte evasive E, a una prima verifica, false. Maria Rossi è infatti un nome di fantasia. E non risponde al vero la circostanza, come pure sostiene lo Ior, che sia la madre dell´imprenditore che risulta aver negoziato il denaro arrivato da san Marino.
C´è di più. Nel 2009, su un conto Ior di Banca Intesa versa due assegni, per un importo che non arriva a 50 mila euro, don Evaldo Biasini, la "tasca" di Diego Anemone. Ebbene, quei due assegni sono tratti da un altro conto che lo stesso Biasini ha acceso presso la "Banca Marche" di via Romagna 17. In quella stessa filiale è cliente di riguardo Angelo Balducci, il cui conto (dalla liquidità importante) è gestito direttamente dal suo commercialista Stefano Gazzani. Ma quel che più importa, appunto, è che in quella filiale siano clienti il costruttore Diego Anemone e, soprattutto, le sue società consortili che si sono aggiudicate gli appalti di cui Balducci è stato il "dominus". La "Imatec", la "Maddalena" e l´"Arsenale" (G8 della Maddalena), la "Cosport" e "Musport" (Mondiali di nuoto 2009), la "Consortile sant´Egidio" (aeroporto di Perugia). É solo una coincidenza? O don Evaldo, grazie allo speciale regime del "silenzio" dello Ior, e come farebbero sospettare anche quei due assegni, ha fatto da spallone del denaro di Anemone tra le due sponde del Tevere?