l’Unità 21.12.10
Pedofilia Il Papa chiede un severo esame di coscienza per superare un dramma insanabile
Responsabilità non è solo del sacerdote che ha commesso violenze ma anche delle autorità
Benedetto XVI alla Curia Chiesa sfigurata dagli abusi
Severo esame di coscienza, verità e penitenza per superare il dramma della pedofilia. Lo chiede il Papa nel suo messaggio di augurio alla Curia Romana. Sotto accusa anche il clima culturale e una certa teologia degli ’70.
di Roberto Monteforte
La Chiesa, come una donna bellissima ma con il manto strappato e il volto sfigurato dal peccato. Fa sua l’immagine usata da Sant’Ildegarda di Bingena Papa Benedetto XVI per descrivere ciò che è stato lo scandalo dei preti pedofili. Nella Sala Regia del palazzo Apostolico pronuncia il suo discorso di augurio alla Curia Romana. È la tradizionale occasione per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e il pontefice, senza infingimenti, affronta con energia il dramma degli abusi che ha macchiato la Chiesa «in una dimensione riconosce inimmaginabile». Un fenomeno che ne ha minato profondamente la credibilità. «Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva» scandisce. Perché è stato possibile? Cosa era sbagliato nel nostro annuncio enel «modo di configurare l’essere cristiano»? Su questo chiede di interrogarsi, come pure «su cosa fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta.
LA VERITÀ E IL FUTURO
Altro che «chiacchiericcio» costruito ad arte da ambienti ostili alla Chiesa, come aveva affermato nei mesi scorsi il decano del collegio cardinalizio e già segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Papa
Ratzinger invita la Curia ad un esame di coscienza profondo e severo che parta dal riconoscimento della verità in tutta la sua crudezza e delle responsabilità. Perché se vi è la colpa del sacerdote che ha abusato del minore, vi è anche quella di chi aveva autorità e responsabilità ed è mancato al suo dovere di vigilare e correggere per tempo. Invita alla penitenza, a « tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere». E ringrazia «tutti coloro che si impegnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa». Parla chiaro il Papa anche a chi nei Sacri Palazzi ha contrastato la sua linea della fermezza.
Sotto accusa mette anche il clima culturale che avrebbe favorito la pedofilia. Intanto «il mercato della pornografia concernente i bambini», «la devastazione psicologica di bambini in cui persone sono ridotte ad articolo di mercato», il turismo sessuale che «specie nei Paesi in via di sviluppo minaccia un’intera generazione». Denuncia il fenomeno della droga che «con forza crescente stende i suoi tentacoli intorno al globo». Tutto questo, avverte, è «espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo». «Ogni piacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto». Ratzinger invita a guardare ai «fondamenti ideologici» in voga negli an-
ni ‘70 che teorizzavano che «la pedofilia era del tutto conforme all’uomo e anche al bambino». Sotto accusa anche quella teologia cattolica per la quale «non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé». Il compito ora della Chiesa, mette in chiaro il pontefice, è quello di rendere «nuovamente udibili e comprensibili tra gli uomini» i criteri dell’«ethos cristiano». Ridare speranza ad un mondo «angustiato e insicuro», che vive una crisi profonda e ha difficoltà a pensare al futuro. Senza consenso morale, che pare si stia dissolvendo, osserva anche le strutture si dissolvono.
Nel suo bilancio il Papa ha anche ricordato il Sinodo sul Medio Oriente per rivolgere un appello a chi ha responsabilità politica o religiosa: fermino la cristianofobia.