I cattolici fanatici e il terrore della morte
Pino Corrias, Il Fatto Quotidiano, il 03/12/10
Certi cattolici come Paola Binetti, membro numerario dell’Opus Dei, più si mostrano credenti, più vivono nel pieno terrore della morte. Spaventati da un evento che dovrebbe per lo meno pacificarli giacché liquidando le imperfezioni terrene, ricongiunge lo spirito al solo principio dal quale discende. Viva la morte, e perciò anche la vita, dovrebbero intonare. E invece niente. Aggrappati come sono al mondo se ne annettono il significato. Usano la religione come un filo spinato che separa i sommersi dai salvati. In suo nome benedicono gli eserciti. Pretendono di essere l’architrave dello Stato etico, quello che esige di migliorare l’uomo, ma finisce sempre per rinchiuderlo nei campi e poi crocefiggerlo. Sono fanatici al punto da ignorare il dolore di vite come quella vissuta da Piergiorgio Welby al quale hanno l’ostinazione di negare l’omaggio e la pietà di un funerale. E condannano l’ultima libertà di Mario Monicelli equivocando la sua scelta volontaria in "un gesto di disperata solitudine". Fingendo di ignorare che esiste una solitudine peggiore, quella di un corpo attaccato a una macchina quando è quel corpo e quella macchina che imprigionano il cuore, o l’anima, o la prostata.