Corriere della Sera 21.12.10
Ior, respinto il ricorso Il conto con 23 milioni resta sotto sequestro
di F. Hav.
ROMA— La Procura ha pochi dubbi: in assenza dell’osservanza delle norme a garanzia «di un ordinato e trasparente svolgimento dei rapporti tra enti creditizi italiani e Ior in funzione antiriciclaggio» , la banca vaticana «può facilmente divenire un canale per lo svolgimento di operazioni illecite di riciclaggio di somme di danaro provento di reato» . È il passaggio più delicato del parere negativo del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Fava al dissequestro dei 23 milioni di euro depositati al Credito Artigiano dallo Ior. E ieri il gip Maria Teresa Covatta ha respinto l’istanza con cui gli avvocati dell’istituto di credito della Santa Sede avevano sollecitato la restituzione della somma, anche perché — ha sottolineato il giudice — «resta impossibile individuare i beneficiari di bonifici e assegni» . Il sequestro era stato disposto nell’inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana in cui sono indagati il presidente e il direttore generale, Ettore Gotti Tedeschi (nella foto) e Paolo Cipriani. La difesa puntava, tra l’altro, sull’accordo tra l’Istituto per le opere di religione (che ha più volte sostenuto di aver sempre rispettato le regole) e Credito Artigiano al fine di chiarire la natura e la finalità delle operazioni. Nel dispositivo il gip ha motivato la decisione osservando come non siano «intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce "globale confusione"della disponibilità sui conti riferibili allo Ior» . Una situazione «testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria— ha scritto la Covatta— i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane» . Sull’accordo tra Ior e Credito Artigiano, il giudice ha sostenuto che è «generico e che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili, di identificazione dei clienti Ior» . L’indagine è partita sulla base di una segnalazione dell’Unità informazioni finanziarie (Uif) di due operazioni dello Ior sul conto aperto nella sede romana del Credito Artigiano: 20 milioni di euro destinati all’istituto di credito tedesco J. P. Morgan Frankfurt e altri tre alla Banca del Fucino.