domenica 30 dicembre 2012

I capolavori perduti tra mafia e Vaticano

I capolavori perduti tra mafia e Vaticano
Valeria Pacelli
"Il Fatto Quotidiano", 12 novembre. 2012

TRA GLI ANTIQUARI DI ROMA CIRCOLA UNA VOCE: IL “BAMBINELLO” DELL’ARACOELI, RUBATO NEL 1994, È NELLE STANZE DI UN CARDINALE “LA NATIVITÀ COI SANTI LORENZO E FRANCESCO” DI CARAVAGGIO, TRAFUGATA NEL 1969, NELLA CASA DI UN MAFIOSO

Opere scomparse e trafugate, distrutte, portate all’estero e ricostruite. Opere comunque sottratte al piacere e alla contemplazione. Di tutti. Come il bambinello dell’Aracoeli, rubato il 2 febbraio del 1994 e mai più trovato. Era sera, qualcuno entrò nella basilica di Santa Maria in Aracoeli, sul colle del Campidoglio, e portò via quella statuetta lignea del XV secolo tanto cara alla religiosità popolare romana. Da qualche anno, però, tra gli esperti d’arte, si aggira una voce. Il bambinello, secondo indiscrezioni, si troverebbe addirittura all’interno delle mura vaticane, in possesso di un cardinale.
Voci di corridoio, si direbbe. Ma che spesso definiscono delle vere piste investigative, soprattutto perché a fornire le informazioni è chi di commercio d’arte vive. E una nuova pista spunta anche nelle indagini sulla scomparsa della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, di Caravaggio, trafugata nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo, cui Leonardo Sciascia dedicò Una storia semplice, il suo ultimo racconto. Secondo le ultime indiscrezioni sarebbe esposta alle pareti di casa di uomo ben introdotto in Cosa nostra. Un’opera, questa, che da tempo ha addosso l’odore della mafia. Già nel 1992 lo “scannacristiani” Giovanni Brusca riferì che il dipinto venne proposto come pegno per ottenere in cambio l’alleggerimento del 41 bis, ma lo stato italiano avrebbe rifiutato. Nelle parole del pentito Salvatore Cangemi, invece, quella tela divenne il simbolo del potere, esposta con la sua imponenza artistica durante le riunioni di Cosa Nostra. Nel 2009 fu infine Gaspare Spatuzza a parlarne, quando riferì che la tela fu consegnata negli anni ‘80 alla famiglia Pullarà, che l’avrebbe nascosta in una stalla e irrimediabilmente perduta.
Ma gli investigatori continuano a cercare. Perché a volte voci e dicerie diffuse tra gli esperti d’arte possono essere decisive per le indagini condotte dalla magistratura, dal Nucleo tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri e dal Nucleo Tutela patrimonio archeologico della Guardia di finanza che - a differenza del primo - è finalizzato al controllo fiscale. Un lavoro minuzioso, che ha raggiunto ottimi risultati. Secondo i dati della Tpc, infatti, il furto di opere è diminuito del 35 per cento negli ultimi cinque anni. Molti sono stati i beni recuperati, come i 321 mila manufatti di interesse archeologico, gli oltre 80 dipinti trafugati e le 141 mila opere contraffatte solo durante il biennio 2010-2011, come invece si legge in una stima del Tpa.
Ma il lavoro dei Carabinieri e delle Fiamme gialle spesso è un ottimo ingranaggio soprattutto quando si innesca bene con quella rete informativa composta, a volte, dagli antiquari della Capitale. Figure importanti nel mondo dell’arte che a Roma si concentrano soprattutto lungo il cosiddetto “Angolo del Tridente”, le tre strade che si sviluppano da Piazza del Popolo. Ma gli antiquari, a volte, sono anche il canale di sbocco privilegiato per mercato delle opere trafugate dai cosiddetti “tombaroli”, i professionisti dello scavo clandestino.
Robert Hecht, conosciuto soprattutto per aver portato in America il vaso di Eufronio, il celebre cratere proveniente dalla necropoli etrusca di Cerveteri, in provincia di Roma. Hect detto Bob, deceduto lo scorso febbraio, era il principe dei trafficanti d’arte.
Nel 1972 vendette illegalmente il Vaso di Eufronio al Metropolitan Museum of Art di New York. La prescrizione lo ha salvato da un’accusa per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al traffico internazionale di opere d’arte di fronte al Tribunale di Roma. Il vaso faceva parte di un gruppo di oggetti saccheggiati nel 1971 in una necropoli etrusca. Pochi anni dopo il Museo newyorchese lo acquistò per un milione di dollari direttamente da Hecht, che aveva dichiarato di averlo acquistato da un mercante libanese. Le indagini accertarono che Hecht lo aveva acquistato da un altro discusso - e già condannato - mercante d’arte italiano, Giacomo Medici.
Prima di morire Hecht però avrebbe voluto restituire qualcosa all’Italia: ha fatto in modo di far rientrare dopo 21 anni, il Sarcofago delle Quadrighe ad Aquino. Questo è stato il suo “testamento” per il patrimonio culturale italiano.

martedì 30 ottobre 2012

Il Consiglio di Stato dice no al provvedimento che impone l’imposta sui beni commerciali della Chiesa

La Repubblica, 06.10.2012
Imu-Chiesa, bocciato il decreto del governo
Il Consiglio di Stato dice no al provvedimento che impone l’imposta sui beni commerciali della Chiesa
Valentina Conte e Roberto Pietrini


La battaglia delle tasse rischia di segnare l’ultima legge di Stabilità della legislatura. Ad accendere il dibattito, dopo gli interventi di Bankitalia, Corte dei Conti, Confindustria e sindacati, è stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, che non ha escluso la possibilità di un primo intervento. A dare corpo all’ipotesi sono le ingenti risorse che affluiscono nelle casse dello Stato, nonostante la recessione, dal fisco: 10,4 miliardi in più rispetto allo scorso anno, come pure aumenta il gettito delle addizionali regionali e persino i Comuni sembrano poter godere di un extragettito Imu relativo alle maggiorazioni che i Municipi possono applicare alle aliquote base. Anche la lotta all’evasione sembra diventare strutturale e prevedibile: ormai il 95 per cento dei controlli va a segno e quest’anno si prevede di replicare il risultato del 2011 quando Agenzia delle entrate e Guardia di finanza portarono in cassa 12,7 miliardi. Il Pd ha tentato fino all’ultimo di inserire nella legge delega sul fisco un anticipo al 2013 dell’operatività del fondo taglia tasse. «No» del Tesoro.
LE TASSE gonfiano le casse dello Stato. Nonostante la recessione. I dati diffusi ieri dal Tesoro indicano che nei primi otto mesi dell’anno sono entrati 10,4 miliardi in più rispetto al 2011 (ovvero il 4,1 per cento in più). La stessa Via Venti Settembre spiega il motivo: la crescita del gettito dipende dalle manovre che si sono succedute dall’estate dello scorso anno, dai bolli alle accise, dalla prima rata Imu all’imposta sui capitali “scudati”. Nel quadro che porta la pressione fiscale oltre il 45 per cento svolgono un ruolo importante anche le tasse locali: le addizionali Irpef regionali sono cresciute del 24 per cento rispetto allo scorso anno.
Un gran quantità di risorse che ieri il Tesoro ha messo in mostra anche in una relazione al Parlamento sui risultati della lotta all’evasione: nel 2011 sono stati accertati 30 miliardi e in cassa sono finiti 12,7 miliardi (un risultato che si attende anche per quest’anno). Fatto importante: ormai gli uomini dell’Agenzia delle entrate di Befera e della Guardia di Finanza non sbagliano un colpo e nel 95 per cento dei casi fanno centro. Dal 2007 il recupero è più che raddoppiato, trasformando sostanzialmente i proventi della lotta all’evasione fiscale in una variabile quasi certa.
Notizie di extragettito provengono anche sul fronte dell’Imu. Complessivamente, secondo i calcoli della Uil servizi Politiche territoriali, la stima contenuta nel “Salva Italia” pari a 21,5 miliardi dovrebbe essere rispettata. La parte spettante ai Comuni tuttavia, grazie alla mano pesante sulle aliquote esercitata dai Municipi, dovrebbe essere assai abbondante: 14,8 miliardi, circa il 2,8 in più rispetto alle previsioni.
Con queste cifre la battaglia per la riduzione delle tasse si prepara a catturare la scena dello scorcio di legislatura. E’ stato lo stesso Monti ad accendere la miccia giovedì, rispondendo a Enrico La Loggia, non ha escluso una «prima tappa» di riduzione delle imposte evitando tuttavia di impegnarsi prima delle elezioni. Sotto il pressing di sindacati e Confindustria che prosegue, preoccupati della ormai asfittica domanda interna, il governo ha individuato 4-5 miliardi da destinare all’operazione che potrebbe prevedere interventi su tredicesima o no tax area. «Se Monti non taglia le tasse perde credibilità, e il decreto Sviluppo è solo un aperitivo per il rilancio dell’economia», ha detto ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.
«Boatos», si è limitato a dire Vieri Ceriani, sottosegretario all’Economia e vero e proprio uomo del fisco dell’Esecutivo che ha evitato di escludere l’ipotesi di un intervento di riduzione. Anzi, stando ai resoconti parlamentari, ieri Ceriani nell’ambito della discussione in Commissione Finanze sulla delega fiscale ha sostenuto che «si può valutare » l’anticipo dell’operatività del fondo taglia-tasse alimentato con i proventi dell’evasione, e perorato dal relatore del Pd Alberto Fluvi. Ma anche a questa apertura ha fatto seguito una frenata: una nota del Tesoro, dove siede Vittorio Grilli, poco dopo ha chiuso la porta all’eventuale anticipo dell’operatività del fondo di un anno ribadendo la necessità di lasciarlo collocato al 2014. Ovvero nella prossima legislatura.
No, ma con sfumature, arrivano anche da due ministri. L'impegno è quello di «evitare l'aumento dell'Iva in maniera strutturale » mentre si lavora per «creare le condizioni perché dalla prossima legislatura si possano ridurre le tasse», ha detto Corrado Passera. Anche Elsa Fornero chiude: «Credo che sia onesto dire che nel poco tempo che resta al governo gli spazi sono molto scarsi. Se ci sarà, sarà più una boccata di ossigeno ma molto selettiva».

sabato 20 ottobre 2012

Imu sugli immobili della Chiesa, lo Stato non deve fare eccezioni

Corriere della Sera, 07.10.2012
Imu sugli immobili della Chiesa, lo Stato non deve fare eccezioni
Massimo Teodori


Il pagamento dell'Imu sugli immobili della Chiesa non adibiti a funzioni religiose e di culto è un tormentone senza fine per la resistenza degli ecclesiastici a versare l'imposta dovuta. Non si tratta di una questione di poco conto perché è in gioco non solo il rapporto tra Stato e Chiesa, ma anche un'evasione fiscale che colpisce gravemente molti Comuni d'Italia, in primo luogo Roma.
Un gruppo vicino al Vaticano stima che il patrimonio immobiliare della Santa Sede sia il 20-22 % del totale italiano per un valore complessivo di circa 120 miliardi di euro. Una sua parte si riferisce a enti religiosi e di culto che per Concordato sono esenti dall'imposta, mentre un'altra parte riguarda edifici a uso commerciale che talvolta, per sfuggire alla tassazione, inglobano una cappellina che li dovrebbe rendere «religiosi». Il mancato gettito fiscale dei beni commerciali della Chiesa è notevole: l'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia (Anci) lo ha stimato per l'Ici di 800 milioni di euro, e l'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) lo ha cifrato in 2,2 miliardi di euro. Da anni l'Unione europea ha avviato un procedimento per sanzionare l'Italia per sussidi alle attività commerciali della Chiesa: se entro fine anno la situazione non sarà sanata, lo Stato dovrà pagare 9.920.000 euro di multa. Il premier Monti ha comunicato l'11 febbraio 2012 al presidente Almunia di volere «chiarire in modo definitivo la questione delle attività non esclusivamente religiose», ma ora si apprende che il Consiglio di Stato ha bocciato — molto opportunamente — un furbesco decreto attuativo dell'Imu alla Chiesa, pattuito tra governo e Santa Sede, perché il ministero dell'Economia è andato di là dai suoi compiti accordando tali e tante eccezioni al pagamento della tassa sugli edifici commerciali da sfiorare il paradosso. È proprio vero che quando si tratta della «roba», la Curia difende con gli artigli privilegi che superano perfino i benefici previsti dal Concordato. Che cosa farà il più rigoroso dei governi che l'Italia abbia mai avuto? Pagherà la multa milionaria e continuerà ad esentare l'Imu alla Chiesa?

giovedì 18 ottobre 2012

Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.

La Stampa, 09.10.2012
Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.
Il ministro Grilli: l’obiettivo è far pagare chiunque
L’Imu applicabile ai beni della Chiesa vale circa 600 milioni di euro
Giacomo Galeazzi

In ballo ci sono 600 milioni di euro, più le sanzioni in arrivo dall’Unione europea. Il Consiglio di Stato blocca il decreto che estende l’Imu alla Chiesa. La scure di Palazzo Spada cala sulla tassazione degli «immobili di Dio» e subito riesplodono le polemiche attorno alla «vexata quaestio» che dal 1992 spacca trasversalmente la politica tra laici e cattolici. Entro la fine dell’anno va riscritto il regolamento, altrimenti dal 1° gennaio niente imposte per le strutture ecclesiastiche. «L’obiettivo del governo resta quello di far pagare tutti, quindi troveremo le soluzioni appropriate», assicura il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, mentre in Cei si auspica che la bocciatura sia l’occasione per un approfondimento della materia e per una «più chiara ed equa definizione del recinto delle esenzioni». Una salutare pausa di riflessione, quindi. Il governo «non rinunci», rilanciano i socialisti. Il Consiglio di Stato, nel parere in cui stoppa l’applicazione dell’Imu sugli enti non commerciali e dunque anche sulle proprietà ecclesiastiche, invita l’esecutivo alla «prudenza» nella definizione dei casi di esenzione per la Chiesa. Sullo stesso argomento, spiegano i giudici amministrativi, si attende l’esito di un’indagine della Commissione europea che deve verificare se l’esenzione della vecchia Ici si configura come aiuto di Stato. Intanto il regolamento viene respinto in quanto «non è demandato al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu». Va individuato, cioè, «lo strumento idoneo a fare chiarezza sulla qualificazione di una attività come non commerciale». Di certo non si può procedere attraverso «il regolamento così come varato dal Tesoro». Il ministero ha «esulato» dalle proprie competenze regolamentari e sono ««eterogenei» i criteri utilizzati per le convenzioni con lo Stato per le attività erogate dalle onlus in campo sanitario, culturale o sportivo. In alcuni casi è usato «il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta», in altri quello «della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche) ». Gabriele Toccafondi, deputato Pdl in commissione Bilancio, mette in guardia il governo dal chiedere «l’Imu ad opere di pura carità che a malapena pareggiano i conti, operano per il bene di tutti e senza di loro lo Stato dovrebbe pagare molto di più». La partita è aperta, al Tesoro la prossima mossa.

martedì 16 ottobre 2012

Santi in paradiso. Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora

il Fatto quotidiano, 07.10.2012
Santi in paradiso
Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora
M. Pal.

Non hanno fatto neanche in tempo a dirlo. Martedì scorso il governo aveva fatto sapere a tutti i malpensanti che il regolamento grazie al quale gli enti ecclesiastici avrebbe finalmente pagato l’imposta sugli immobili era pronto: “Manca solo il parere del Consiglio di Stato”. Quei cattivacci dei giudici amministrativi, però, due giorni dopo, hanno resto noto il parere sul testo elaborato nell’adunanza del 27 settembre: regolamento bocciato, almeno nelle sue parti più importanti. 
PER CAPIRE SERVE un piccolo riassunto. 
Con un emendamento al decreto liberalizzazioni, i tecnici decisero che dal 2013 anche case e palazzi di proprietà di enti religiosi e del non profit avrebbero dovuto pagare l’Imu: con la nuova legge sono esenti solo le attività “non commerciali”. Come si fa, però, se nello stesso immobile hanno sede, per dire, sia un convento che un albergo? Se sono divise in modo chiaro non c’è problema, ma se non è così bisogna seguire un apposito regolamento del Tesoro. Solo che ora il Consiglio di Stato quel testo l’ha bocciato. Motivo: il ministero di Grilli s’è allargato troppo. “Non è demandato al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu per gli immobili degli enti non commerciali” (cioè definire cosa è commerciale e cosa no), scrivono i giudici, ma solo chiarire come stabilire “il rapporto proporzionale” in strutture con “utilizzazione mista”: il regolamento, insomma, va al di là di quanto prescrive la legge. Non solo: i criteri individuati sono pure caratterizzati da “diversità e eterogeneità”. Come dire: si sono allargati e l’hanno fatto male. Come si fa allora a stabilire come definire “commerciale” una scuola o un ospedale? Risposta: o si scrive una legge ad hoc o si lascia fare all’Agenzia delle Entrate “sulla base dei principi generali dell’ordinamento interno e di quello dell’Unione europea in tema di attività non commerciali”. C’è un altro rischio, adesso, all’orizzonte, sembrano sostenere i giudici amministrativi: “Va, peraltro, ricordato che proprio sulla analoga questione dell’esenzione dall’Ici la Commissione europea ha avviato in data 12 ottobre 2010 una indagine al fine della valutazione della sussistenza di un aiuto di Stato” che potrebbe sempre riprendere l’abbrivio in caso si continuasse a non far niente.  ANCHE non considerando le multe di Bruxelles, però, c’è la concreta possibilità che enti ecclesiastici e non profit continuino anche l’anno prossimo a godere di un’esenzione ingiusta (secondo la legge) con relativa perdita di gettito per i comuni: secondo le norme volute da Monti, infatti, il pagamento scatta dalla rata del 16 giugno 2013, ma il modulo delle esenzioni va consegnato entro quest’anno e senza il regolamento del ministero dell’Economia questo è impossibile. I radicali Maurizio Turco e Carlo Pontesilli – che hanno dato il via coi loro esposti alla procedura dell’Ue – ci vanno giù duri: “L’ennesimo tentativo di far credere alla Commissione europea che non violiamo le direttive sulla concorrenza è fallito. L’ha fatto il Consiglio di Stato, ed è tutto dire”. Il duo ha già annunciato che segnalerà ufficialmente a Bruxelles “l’ennesimo tentativo di rinviare alle calende greche” questa faccenda, “sollecitandola a procedere contro l'Italia e a richiedere agli enti ecclesiastici proprietari di immobili destinati ad attività commerciali di pagare l’Imu”. Anche loro, peraltro, non sono ottimisti: “La commissione europea ci appare troppo propensa ad attendere l’ennesimo depistaggio, l’ennesima bufala”. Resta da capire in sostanza – ed entrambe le opzioni non sono esaltanti – se questo governo non sa fare le leggi o se sta tentando davvero di “rinviare alle calende greche”.

domenica 14 ottobre 2012

Il DIO MACELLAIO

Diminuiscono gli aborti. Ma è record di obiettori

l’Unità, 10.10.2012
Diminuiscono gli aborti. Ma è record di obiettori
Riccardo Valdes

ROMA Dall’entrata in vigore della legge sull' aborto, la 194 del 1978, in Italia si è registrata una costante diminuzione degli aborti, fino ad arrivare nel 2011 a registrare un decremento del 5,6 rispetto all’anno precedente. È il quadro tracciato dal ministro della Salute Renato Balduzzi nella presentazione alla Relazione 2012 sulla legge 194, che il ministro ha firmato e inviato ieri mattina al Parlamento. Nella relazione vengono illustrati i dati preliminari per l'anno 2011 e i dati definitivi relativi all'anno 2010 sull'attuazione della legge n. 194 del 1978. «L'esperienza applicativa della legge n. 194 pone in evidenza come, dopo un iniziale aumento per la completa emersione dell'aborto dalla clandestinità, la cui entita prima della legalizzazione era stimata tra i 220 e i 500mila aborti l'anno, si sia potuta osservare una costante diminuzione dell'Ivg nel nostro Paese», sottolinea Balduzzi. In particolare nel 2011 sono state effettuate 109.538 Ivg (dato provvisorio), con un decremento del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un decremento del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si e registrato il piu alto ricorso all'Ivg. Se gli aborti calano in Italia, il numero di ginecologi, anestesisti e personale non medico obiettore continua invece a essere altissimo, anche se nel 2010, rispetto agli anni precedenti, sembra essersi stabilizzato almeno tra i medici. Tra i ginecologi infatti si è passati dal 58,7% del 2005 al 70,7% nel 2009 e al 69,3% nel 2010. È questo uno dei dati che emerge dalla relazione al Parlamento sulla legge 194 depositata oggi dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Per quanto riguarda gli anestesisti, negli stessi anni, il tasso di obiezione è passato dal 45,7% al 50,8%, mentre tra il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori di obiezione saliti dal 38,6% nel 2005 al 44,7% nel 2010. La relazione rileva comunque come al sud vi siano percentuali di obiezione più alte, superiori all'80%: 85,2% in Basilicata, 83,9% in Campania, 85,7% in Molise, 80,6% in Sicilia, come pure a Bolzano con l'81%. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo del 75% in Molise e in Campania e del 78,1% in Sicilia) e i più bassi in Toscana (27,7%) e in Valle d'Aosta (26,3%). «Abbiamo più volte denunciato il fenomeno grave del numero troppo elevato di obiettori di coscienza, che rende difficile l'attuazione della legge 194. Le strutture ospedaliere devono garantire che le donne che decidono di fare ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza possano farlo senza incontrare troppi ostacoli». Lo dice la senatrice del Pd Vittoria Franco.

domenica 7 ottobre 2012

Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio

Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio Giorgio Quartara - La donna nel nuovo testamento - la donna e dio

venerdì 24 agosto 2012

Gianluigi Nuzzi - Sua Santità - Le carte segrete di Benedetto XVI - pres...




Gianluigi Nuzzi - Sua Santità - Le carte segrete di Benedetto XVI - presentazione Asiago 21/08/2012.

sul libro: Non era mai successo. Nessuno era riuscito ad accedere nella stanza del papa e a leggere le sue carte riservate. Centinaia di documenti che svelano la quotidiana precarietà della Chiesa, tra affari assai poco trasparenti e congiure di palazzo. Gianluigi Nuzzi, dopo "Vaticano S.p.a." sullo scandalo dello Ior, racconta, grazie alle carte fornite da una fonte segreta, le storie, i personaggi e i travagli che dividono oggi la Chiesa e che coinvolgono l'Italia e la sua politica. Anche quella del governo Monti. Le lettere di Boffo, l'ex direttore bruciato da veline di palazzo, quelle di Vigano che, dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni, le donazioni private (anche quelle di Bruno Vespa), le raccomandazioni a Gianni Letta, il problema dell'Ici secondo i rapporti riservati del presidente dello Ior Gotti Tedeschi, il caso Ruby e Berlusconi ("vittima di una magistratura politicizzata"), gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e la pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica, le intemperanze di molti vescovi in ogni parte del mondo. Persino un incontro segreto tra Napolitano e il papa dì cui nessuno è a conoscenza. E don Juliàn Carrón, leader di Cl che accusa la diocesi di Milano di simpatie politiche. Nuzzi annoda i fili delle storie che insieme si leggono come se fossero capitoli di un thriller..
http://www.amazon.it/Sua-Santita-Carte-Segrete-Benedetto/dp/886190095X/ref=sr...

venerdì 3 agosto 2012

I soldi dei condoni edilizi? Ai pellegrinaggi

I soldi dei condoni edilizi? Ai pellegrinaggi
Il Gazzettino, giovedì 5 luglio 2012
La Regione Veneto ha un Fondo di 2,9 milioni di euro per risanare il paesaggio devastato dagli abusi edilizi e il primo intervento ad essere finanziato è un "Cammino della fede". Pardon, quattro percorsi, con contributo di 25mila euro ciascuno per la sola progettazione. Che c'entrano i pellegrinaggi con gli abusi edilizi? Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd, ieri l'ha chiesto durante la riunione della seconda commissione consiliare: «Vanno benissimo i percorsi della fede, per carità, ma non vorrei che fossero gli unici interventi da mettere in cantiere. Con i 2 milioni e 800mila euro che avanzano si farà anche qualcos'altro per la riqualificazione paesaggistica, o no?». Pare di no. La storia di questo Fondo comincia quattro anni fa, quando viene approvata la Finanziaria 2009. L'articolo 17 dice che "al fine di contribuire al conseguimento dell'obiettivo di recuperare le aree interessate da degrado paesaggistico" la Regione "attua e favorisce gli interventi di rigenerazione paesaggistica anche mediante l'erogazione di finanziamenti a enti pubblici locali e a enti strumentali regionali". Per farla breve: chi ha commesso un abuso ha avuto la possibilità negli anni di sanarlo chiedendo il condono edilizio e, quindi, pagando. Una quota è andata alla Regione e adesso ci sono 2,9 milioni di euro. La giunta, lo scorso mese, ha deciso di investire sul turismo religioso decidendo di finanziare quattro percorsi. il Cammino di Sant'Antonio (la Via del Santo e i santuari antoniani da Camposampiero a Padova), soggetto attuatore il Comune di Campodarsego; la Via dei papi (da Belluno a Lorenzago e a Feltre), soggetto attuatore il Comune di Sedico; il percorso delle "rogazioni" sui prati dell'Altopiano di Asiago, soggetto attuatore il Comune di Asiago; l'itinerario della fede in Valpolicella, soggetto attuatore il Comune di San Pietro in Cariano. Intanto 25mila euro di contributo per preparare ciascun progetto, poi rimangono 2,8 milioni. La commissione presieduta dal leghista Andrea Bassi («Mi sono speso personalmente affinché il vicegovernatore Marino Zorzato inserisse la Valpolicella all'interno delle aree beneficiarie») ha dato il via libera. Le obiezioni di Pigozzo rimangono. Tra l'altro: a Venezia, Treviso e Rovigo neanche mezzo sentiero?

lunedì 30 luglio 2012

Piano casa, i parroci potranno costruire hotel e negozi

Piano casa, i parroci potranno costruire hotel e negozi
Cecilia Gentile
La Repubblica, 25/07/2012, pagina 7, sezione Roma 

CASE, centri commerciali, uffici. Gli enti religiosi potranno costruire tutto questo in deroga al piano regolatore. A condizione che accanto edifichino anche una chiesa o altro luogo di culto. E le nuove cubature, in variante agli standard urbanistici, potranno essere pari a quelli del vicino complesso religioso. «Per esempio - denuncia il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli - se si realizza una chiesa di 10mila metri cubi, si potranno costruire case, uffici, centri commerciali e uffici per una volumetria di altri 10mila metri cubi». Così vuole l' assessore regionale all' Urbanistica Luciano Ciocchetti, che nel testo del Piano casa da ridiscutere e approvare in questi giorni alla Pisana ha inserito il "comma 3", contro il quale l' opposizione ha già alzato le barricate. «Al fine di garantire agli enti istituzionalmente competenti le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione o l' ampliamento degli edifici di culto - recita il comma 3 - è consentita la realizzazione di interventi ad uso residenziale, commerciale, direzionale, turistico o a servizi con una volumetria non superiore a quella delle opere religiose. Il progetto o programma unitario dei suddetti interventiè approvato in variante al piano regolatore generale». «Un nuovo assalto al territorio, una vera e propria speculazione», denuncia Bonelli. Ma Ciocchetti si difende. «Da sempre la realizzazione dei luoghi di culto è finanziata da leggi nazionali e regionali e dall' 8% delle somme riscosse dai comuni per oneri di urbanizzazioni secondarie - dichiara - Visto che non ci sono più soldi, abbiamo pensato di agevolare in questo modo gli enti religiosi. È una scelta politica». In quanto alle cubature, Ciocchetti si impegna a fissare un tetto massimo già da stamattina, quando riprenderà la discussione in Aula per arrivare all' approvazione nei prossimi giorni. «Non è una speculazione - dice - è un modo per trovare una soluzione utilizzando gli strumenti urbanistici». «Un complesso parrocchiale ha dimensioni, tra chiesa, oratorio ed edifici annessi, di decine di migliaia di metri cubi, a cui, in questo modo, si aggiungeranno equivalenti metri cubi destinati a case o centri commerciali. Per recuperare spazi che non ci sono, gli edifici di culto andrebbero ad occupare le aree destinate a verde e servizi. Nasceranno dunque nuovi palazzi e nuove chiese, ma non ci sarà più un metro di verde per i cittadini», denuncia Luigi Nieri, capogruppo regionale di Sel. «Con il subemendamento dell' assessore Ciocchetti la giunta fa un altro regalo alla Chiesa - accusano i consiglieri Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, Lista Bonino Pannella Federalisti europei - Non basta che i comuni del Lazio siano obbligatia stanziare una parte dei contributi sugli oneri di urbanizzazione a favore degli enti religiosi, nonostante il fiume di denaro che arriva nelle loro casse dall' 8 per mille, adesso gli si vuole garantire la possibilità di far denaro sugli spazi verdi dei cittadini». «Norme sconcertanti», dice anche Claudio Bucci, consigliere regionale dell' Idv. E Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio: «Se questi non sono favoritismi alla Chiesa, cosa sono?».

domenica 22 luglio 2012

Passaparola - Le carte segrete di Papa XVI - Gianluigi Nuzzi




Passaparola - Le carte segrete di Papa XVI - Gianluigi Nuzzi

"Il rischio è che dall'Europa venga una condanna nei confronti del Governo italiano e che si imponga il Governo italiano di far pagare l'ICI alla Chiesa, e farla pagare non da oggi, ma dal 2005!... Il ministro delle Finanze Giulio Tremonti va a parlare con l'allora Presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, quello cacciato qualche giorno fa, che rappresenta Bertone, quindi il Segretario di Stato Vaticano. Il Vaticano con Bertone, Gotti Tedeschi e Tremonti si incontrano e studiano il modo per evitare l'infrazione dell'Unione Europea, per evitare la condanna e che la Chiesa dia questi soldi all'Italia, mentre poi chiede a tutti i cittadini di pagare e reintroduce la tassa, questa dannata ICI! È un'antinomia molto rumorosa, ma ci sono i documenti, bisogna evitare l'infrazione da parte dell'Unione Europea. Trovano lo stratagemma, cioè cambiare la legge, perché se tu cambi la legge, Bruxelles, la UE ne prende atto e cade l'infrazione, il procedimento disciplinare, sanzionatorio cade." Gianluigi Nuzzi

sabato 30 giugno 2012

Christopher Hitchens: HELL'S ANGEL Madre Teresa Sub ITA 3/3

Christopher Hitchens: HELL'S ANGEL Madre Teresa Sub ITA 2/3

Christopher Hitchens: HELL'S ANGEL Madre Teresa Sub ITA 1/3




Documentario di Christopher Hitchens su Madre Teresa di Calcutta, trasmesso dalla BBC, che ha messo in evidenza quanto la "santità" di un essere umano sia solo un'idiota e pericolosa credulità popolare tenuta in vita da un immaginario collettivo condiviso.

Il documentario mandato in onda su Channel 4 nel 1994, una sorta di introduzione al più ricco ed esplicativo libro "LA POSIZIONE DELLA MISSIONARIA - Teoria e Pratica di Madre Teresa di Calcutta" scritto da Hitchens poco dopo, fornisce una visione di Madre Teresa realistica, tristemente umana, lontana da quell'aura di santità attraverso la quale molta gente è abituata a vederla, ma soprattutto sostenuta da dichiarazioni e documentazioni ufficiali in possesso di Hitchens che sono in grado di inibire totalmente qualsiasi critica da parte dei romantici difensori della 'santa'.

Una visione che non nega le buone azioni che può aver compiuto la suora, ma che le mette sulla bilancia con le orribili altre compiute da essa stessa.

Un atto in onore di una più utile Verità.

Per approfondimenti sul tema, si consiglia vivamente la lettura del libro: "La Posizione della Missionaria - Teoria e Pratica di Madre Teresa di Calcutta" di Cristopher Hitchens, pubblicato in Italia da Fazi Editore.

sabato 12 maggio 2012

The Invention of Pornography, 1500-1800: Obscenity and the Origins of Modernity

Lynn Hunt
The Invention of Pornography, 1500-1800: Obscenity and the Origins of Modernity
Mit Pr; Pbk. editore
In America oggi il dibattito sulla censura della pornografia continua a mettere in discussione i valori di una moderna cultura democratica. The Invention of Pornography, una collezione innovativa di saggi critici, ripercorre la storia e utilizza della pornografia moderna in Europa, offrendo per la prima volta il punto di vista storico cruciale per la comprensione delle attuali controversie in politica e nelle arti. I saggi, da storici e teorici della letteratura, esaminan0 come la pornografia è emersa tra il 1500 e il 1800 come una pratica letteraria e di una categoria di conoscenza intimamente legata ai momenti formativi della modernità occidentale e la democratizzazione della cultura. Essi rivelano che i primi scrittori moderni e incisori di pornografia erano degli eretici, liberi pensatori e libertini che costituivano il lato poco conosciuto del Rinascimento, della rivoluzione scientifica, dell'illluminismo, e della Rivoluzione francese. Fin dall'inizio, la pornografia ha utilizzato lo shock del sesso per testare i confini e la regolamentazione del comportamento, delle espressioni ritenute oscente e delle espressione nelle sfere pubbliche e private, per criticare e persino sovvertire autorità religiose e politiche, nonché le norme sociali e sessuali.

domenica 25 marzo 2012

«Siamo stati esclusi dagli appalti». I frati di Padova contro il Vaticano

«Siamo stati esclusi dagli appalti». I frati di Padova contro il Vaticano
Giovanni Viafora
10 febbraio 2012

Sant’Antonio, polemiche dopo le accuse dell’Ance. Lavori anche alle aziende della «cricca». Il rettore: «Le ditte di Roma? Non sappiamo nulla»

PADOVA — Si intrecciano affari e scontri di potere dietro agli appalti per i lavori nella basilica di Sant’Antonio. Le rimostranze dei costruttori padovani dell’Ance, che si sono lamentati perché gli interventi più sostanziosi nell’edificio vengono affidati ad un ristretto giro di imprese romane, hanno scoperchiato un quadro controverso. La «Veneranda Arca del Santo», l’organismo centenario di natura laicale, che si occupa della manutenzione della Basilica, ha fatto sapere di aver commissionato negli ultimi cinque anni decine di interventi di restauro anche ad aziende del territorio (per una spesa totale di 4 milioni di euro). Ma il problema, come già spiegato, non sono i lavori commissionati dalla «Veneranda Arca», che è un ente morale e laicale esterno alla proprietà della Basilica (e che paga con fondi privati e sponsorizzazioni); ma quelli appaltati direttamente dal Vaticano.

Lo Stato del Papa comanda la Basilica attraverso lo strumento della «Pontificia Delegazione per il Santo», guidata dall’arcivescovo emerito di Camerino, monsignor Francesco Gioia. E’ la «Delegazione» che affida i lavori più sostanziosi; proprio quelli che negli ultimi anni sono finiti nelle mani delle aziende romane. Ma quali sono le ditte che lavorano al Santo? E quali lavori sono stati eseguiti? E’ qui che emergono i lati oscuri. Gli attuali due lavori in corso, appaltati dalla «Delegazione » sono quelli che riguardano il «consolidamento statico delle coperture delle navate» (oltre 500 mila euro) e il «consolidamento statico delle coperture delle cappelle radiali e del deambulatorio» (800 mila euro). In questo caso a lavorare sono due società romane: una è l’«Advance Planning », l’altra la «Edil Ars». Questa azienda è quella coinvolta nel cosiddetto scandalo «P4»: il suo proprietario è Guido Proietti, l’uomo che avrebbe pagato l’affitto dell’appartamento di via Campo Marzio all’ex ministro Giulio Tremonti.

Ma al Santo, negli ultimi anni, ha lavorato anche la «Italiana Costruzioni» della famiglia Navarra (ha fatto il restauro di otto cupole, della biblioteca e della penitenzieria). Si tratta dell’azienda finita nell’inchiesta della Procura di Firenze sui «Grandi Eventi» (è citata come un’impresa edile gradita al Vaticano e arrivata ad aggiudicarsi gli appalti della Protezione Civile). Ma non è tutto. La «Delegazione» ha appena comunicato ai frati del Santo, che a metà febbraio inizieranno nuovi lavori: si parla del restauro di tutto il convento. E l’appalto è stato assegnato ad un consorzio di due aziende: la prima calabrese, la seconda siciliana. Importo dei lavori? Sconosciuto. E a dirlo è lo stesso rettore della Basilica, Enzo Poiana. Che commenta amaro: «Gli appalti? Noi purtroppo non sappiamo niente. Il delegato pontificio mi ha chiesto espressamente di non interessarmi delle questioni amministrative».


http://corrieredelveneto.corriere.it/padova/notizie/cronaca/2012/10-febbraio-2012/siamo-stati-esclusi-appalti-frati-padova-contro-vaticano-1903220831731.shtml

martedì 21 febbraio 2012

Abusi sui minori, il Vaticano al rendiconto

il Fatto 4.2.12
Abusi sui minori, il Vaticano al rendiconto
Per la prima volta un convegno sulla pedofilia
di Marco Politi

È la sfida del Vaticano dinanzi alle responsabilità della Chiesa per gli scandali di pedofilia. Confrontarsi con le vittime e riformare l’atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche rispetto a decenni (e secoli) di abusi. L’ambizioso progetto, che sarà lanciato in un simposio di quattro giorni all’università Gregoriana e che proseguirà con un programma di formazione continua sul web per la durata di tre anni, rivela la consapevolezza di papa Ratzinger della necessità di dare una scossa alla Chiesa universale perché nessuno si illuda che sia “passata” la tempesta provocata dalle violenze ai minori. “Verso la guarigione e il rinnovamento” è il titolo dato all’iniziativa, sostenuta dalla Segreteria di Stato, dalla Congregazione per la Dottrina della fede e da altri dicasteri vaticani, che lunedì riunirà per la prima volta a Roma – a discutere con psicologi ed altri esperti – vescovi e religiosi di tutto il mondo, delegati di oltre cento episcopati e una trentina di ordini religiosi.
A SUO MODO è un evento storico, che va al di là dell’emanazione di norme più severe da parte del Sant’Uffizio. L’obiettivo è quello di mobilitare tutta la Chiesa sul dramma (e le responsabilità) dell’abuso sessuale all’interno delle proprie file, gettando le basi di una strategia globale. Imperniata su tre punti: 1. attrezzare diocesi e parrocchie nella vigilanza, nella scoperta e nella denuncia del fenomeno; 2. coinvolgere concretamente nel contrasto alla pedofilia tutta la comunità ecclesiale; 3. portare in primo piano la sorte delle vittime, ascoltarle, prendersi cura di loro, accompagnarle in un percorso di guarigione dai traumi.
Motori dell’iniziativa sono due personalità particolari. Un maltese e un tedesco. L’uno “promotore di giustizia” (procuratore generale) del Sant’Uffizio, l’altro cardinale di Monaco di Baviera. Il maltese Charles Scicluna, uomo di fiducia di Benedetto XVI, è il prelato che l’allora cardinale Ratzinger, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, spedì negli Stati Uniti e nel Messico durante l’agonia di Giovanni Paolo II per indagare sui crimini di Marcel Macial, fondatore dei Legionari di Cristo. In una dozzina di giorni, prima ancora che si aprisse il conclave che elesse Benedetto XVI, Scicluna tornò in Vaticano con prove schiaccianti che inchiodarono Macial e portarono alla sua rimozione e poi alla sua damnatio memoriae. Sull’Avvenire il maltese ha criticato nel 2010 la “cultura del silenzio”, che aleggia nella Chiesa italiana a proposito degli abusi. Oggi insiste sulla necessità di “prevenire altri crimini”, sostenendo che non bisogna “partire dall’omertà” ma bisogna avere di mira la guarigione delle vittime. Che anzitutto vanno ascoltate.
Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, è il cardinale che nella sua diocesi ha data carta bianca ad una donna, l’avvocato Marion Westpfahl, per un’inchiesta indipendente sugli abusi del clero. Il risultato, comunicato pubblicamente, è che dal dopoguerra ad oggi si sono verificati nella diocesi monacense circa trecento casi di abuso, ignorando sistematicamente le vittime e con una diffusa manipolazione e distruzione della relativa documentazione. Domanda: come mai nessun cardinale italiano ha promosso una simile inchiesta? Perché non è stata aperta un’inchiesta ecclesiastica in nessuna parte d’Italia con la sola eccezione della diocesi di Bolzano-Bressanone? Sul sito della diocesi di Monaco appare ben chiaro l’indirizzo di due avvocati a cui le vittime possono rivolgersi per segnalare abusi. E anche il programma di rimborso delle terapie psicologiche e di risarcimento danni per i minori violati.
AL CONVEGNO – cui seguirà a cura dell’università Gregoriana la creazione di una banca dati – interverrà una vittima celebre, l’irlandese Marie Collins. Nel 2009 denunciò “con orrore” il palleggio di responsabilità sul suo abuso tra le autorità di polizia e il suo vescovo. “Ero sorpresa di quanto fosse noto sul mio abusatore”, raccontò. Il vescovo ausiliare della sua diocesi avrebbe voluto denunciare il crimine, ma l’arcivescovo McQuaid non fece nulla. “Fui mobbizzata e minacciata”.
Il simposio della Gregoriana dovrà sciogliere due nodi fondamentali. Dovrà o no il vescovo denunciare sempre i crimini alle autorità di polizia? O deve farlo solo nei paesi dove lo obbliga la legge? Papa Ratzinger finora non ha dato l’ordine di denunciare immediatamente. Tutte le associazioni a tutela delle vittime invece lo esigono.
Il secondo nodo riguarda l’apertura di indagini per scoprire i crimini insabbiati del passato. Molti episcopati, fra cui l’italiano, non vorrebbero imboccare la strada della trasparenza a 360 gradi.

lunedì 20 febbraio 2012

“In aumento gli abusi dei chierici sui minori”

La Stampa 7.2.12
L’allarme del cardinale Levada
“In aumento gli abusi dei chierici sui minori”

«Nel corso dell’ultimo decennio sono arrivati all’attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede oltre 4.000 casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori». Lo ha rivelato ieri il cardinale Joseph William Levada, prefetto della Congregazione, aprendo il simposio internazionale sull’abuso sessuale riservato a vescovi e superiori religiosi. La Congregazione per la Dottrina della Fede, ha aggiunto, si è confrontata con «un drammatico aumento» del numero di casi di reato di abusi sessuali su minori da parte di chierici. In apertura dei lavori è arrivato anche il messaggio di Benedetto XVI, che ha voluto delineare le linee guida dell’atteggiamento della chiesa di Roma nei confronti della piaga e in difesa dei più piccoli. Cura delle vittime come «preoccupazione prioritaria», prevenzione, una nuova «cultura» anche per i leader della Chiesa, creazione di un ambiente «spirituale e umano» che tuteli «i bambini e gli adulti più vulnerabili»: queste le parole del Papa.

domenica 19 febbraio 2012

I magistrati romani indagano sull’ingente giro di denaro a loro disposizione

l’Unità 8.2.12
I magistrati romani indagano sull’ingente giro di denaro a loro disposizione
L’Autorità della Santa Sede non ha ancora risposto alle richieste di Bankitalia
Riciclaggio, quattro preti indagati I silenzi del Vaticano sui controlli
di Angela Camuso

Quattro preti indagati per il reato di riciclaggio. La procura di Roma sta valutando le operazioni effettuate presso alcune banche italiane a partire dall’autunno del 2010. Stasera il caso al programma «Gli Intoccabili» su La7

Sono quattro i sacerdoti indagati per il reato di riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla procura di Roma sullo Ior. L’Istituto Opere di Religione, di fatto la banca del Vaticano, è al centro dell’attenzione del pm Rocco Fava e del procuratore aggiunto Nello Rossi per delle operazioni sospette effettuate presso alcune banche italiane dall’autunno del 2010.
I preti iscritti nel registro degli indagati sono il 62enne monsignor Emilio Messina, dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche ma residente a Roma, dove svolge il servizio di cappellano presso tre case di cura, don Salvatore Palumbo detto Mariano, nato a Ischia 49 anni fa ma anche lui in servizio nella capitale, dove regge l’’importante e popolosa parrocchia, molto attiva nel sociale, di San Gaetano, il catanese Orazio Bonaccorsi, 37 anni, già processato e assolto in primo grado in Sicilia per fatti analoghi ma che secondo piazzale Clodio autore di altre operazioni di riciclaggio attraverso conti Ior transitati su istituti di credito della capitale e infi-
ne, don Evaldo Biasini, 85 anni, ciociaro di origini e residente ad Albano Laziale. Biasini è conosciuto come don Bancomat. Secondo i magistrati di Perugia che hanno condotto l’inchiesta sui Grandi Eventi, l’impreditore della «cricca» Diego Anemone, avrebbe consegnato a don Biasini ingenti somme di denaro che il prete avrebbe depositato presso i suoi conti aperti allo Ior, trattenendo per sé una percentuale.
Di questi e altri fatti correlati a quest’inchiesta tratterà stasera il programma di La7 «Gli Intoccabili» condotto da Gianluca Nuzzi, il quale ha voluto investigare, in particolare, sull’atteggiamento del Vaticano rispetto alle recenti richieste di accertamenti sui conti dell’Istituto Opere di Religione fatte dalle autorità italiane. Com’è noto, infatti, proprio a seguito dello scandalo provocato dall’inchiesta dei magistrati romani che portò all’incriminazione per violazione delle norme antiriciclaggio del suo direttore generale Cipriani e del suo presidente Gotti Tedeschi la Santa Sede ha istituto dal 30 dicembre del 2010 una propria Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), col compito di vigilare sulle operazioni sospette riferibili a cittadini vaticani nonché di dialogare, pur godendo di una piena autonomia e indipendenza, con le omologhe autorità dei Paesi esteri e dunque nella fattispecie italiana con la Uif, organismo della Banca d’Italia e preziosa fonte di informazioni per le Fiamme Gialle. Ebbene, nelle indagini a carico dei quattro preti, si è scoperto che ad eccezione delle operazioni svolte di don Palumbo, sulle quali il Vaticano ha fornito esaustive informazioni, per tutte le altre richieste avanzate dal pm Fava la Aif del Vaticano non avrebbe fornito a Banca d’Italia nessuna risposta, nonostante tali richieste siano state formalizzate ormai oltre 6 mesi fa.
La questione è cruciale, soprattutto nel caso di Monsignor Messina, che nel 2009 avrebbe garantito su transazioni di denaro per almeno 300mila euro effettuate da una donna con un nome falso, «Maria Rossi», che si era presentata agli sportelli come madre di un avvocato-faccendiere a cui Messina aveva dato delega di operare sul suo conto e che poi si è scoperto essere l’autore di una truffa ai danni dell’Inps. E tutto questo con il beneplacito del direttore generale dello Ior Paolo Cipriani il quale saranno le indagini a stabilire se in buona o in cattiva fede risulta agli atti aver garantito in forma scritta alla banca sull’identità della falsa (...).

Al convegno sulla pedofilia il cardinale non risponde

il Fatto 7.2.12
Al convegno sulla pedofilia il cardinale non risponde
Il prefetto Levada si eclissa: niente domande per la stampa
di Marco Politi

Comincia con un’assenza il grande convegno vaticano sugli abusi sessuali. Il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, l’organo supremo che gestisce in Vaticano i dossier dei preti criminali, non si presenta alla stampa. Nei momenti cruciali Levada non risponde mai ai media. Non c’era nel marzo 2010, quando Benedetto XVI affrontò con rigore il tema nella sua Lettera agli Irlandesi denunciando che la Chiesa non aveva dato ascolto al grido delle vittime. Il porporato lasciò solo il portavoce vaticano Lombardi a fronteggiare i giornalisti ansiosi di avere risposte sul perchè di tanti casi insabbiati nel corso di decenni. Levada non è venuto neanche ieri.
Eppure toccava al cardinale la relazione di apertura al convegno e il programma ufficiale parlava chiaro: “Al termine della propria presentazione gli oratori saranno a disposizione per le domande in sala stampa per un massimo di 30 minuti”. Invece, minuti zero. Forse Levada temeva che qualche reporter americano ponesse domande scomode. Afferma la maggiore organizzazione di vittime degli Stati Uniti, l’associazione SNAP, che da arcivescovo a San Francisco e a Portland (nell’Oregon) Levada avrebbe “insabbiato denunce su violenze su minori e molestie sessuali”. Resta il fatto che da cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger non si sottraeva alle domande spinose della stampa.
L’episodio rivela l’ambivalenza dell’evento inaugurato lunedì all’università Gregoriana. Il simposio internazionale rappresenta indubbiamente un momento importante, una svolta rispetto al passato. Il tentativo –come afferma padre Lombardi – di affrontare la questione in modo globale, con una “presa di coscienza collettiva” per non dare risposte soltanto sull’onda delle emergenze bensì mobilitare la Chiesa per una “risposta attiva”.
Dunque bisogna attrezzarsi per il futuro. Solo che non è ancora chiaro cosa succede con le migliaia di vittime del passato. Chi ha avuto, ha avuto…? Si lascia che singolarmente emergano dalla notte del loro dolore? O la Chiesa prenderà il coraggio a due mani e deciderà di “setacciare parrocchia per parrocchia, diocesi per diocesi per scoprire cosa è successo” come ha chiesto sul Fatto Quotidiano Bernie McDaid, una delle vittime americane che incontrò Benedetto XVI a Washington nel 2008?
Papa Ratzinger, nel messaggio augurale al convegno, ha auspicato che tutta la Chiesa si mobiliti per la guarigione, la salvaguardia e il “sostegno alle vittime”. Il pontefice ha anche sottolineato la necessità di un “profondo rinnovamento della Chiesa ad ogni livello”. Ma il nodo non è stato sciolto.
Il cardinale Levada nella sua relazione ha evitato l’argomento. Ha parlato di un drammatico aumento degli abusi del clero ai danni di minori negli ultimi anni, ha citato la cifra di 4000 dossier arrivati alla Congregazione per la Dottrina della fede, però si è limitato ad affermare che la quantità di casi ha “rivelato da una lato l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente di diritto canonico a questa tragedia e, dall’altra, la necessità di una risposta più complessa”. Nell’ombra è rimasta anche la questione della denunci dei criminali alle procure. Dice il cardinale che la “collaborazione della Chiesa con le autorità civili” è la dimostrazione del riconoscimento che l’abuso sessuale di minori “non è solo un crimine in diritto canonico, ma è anche un crimine che viola le leggi penali”.
PERÒ COLLABORARE è un conto, andare dalla polizia è un altro. Sarebbe tollerabile – ripetono da anni le organizzazioni di vittime – che un preside non denunci automaticamente un professore che abusa?
Ha rimarcato tempo fa sul Giornale il procuratore aggiunto della Repubblica a Milano Pietro Forno, capo del pool specializzato per gli abusi, che mai la gerarchia ecclesiastica ha ostacolato il suo lavoro, “ma in tanti anni non mi è mai, sottolineo mai, arrivata una sola denuncia da un vescovo o da un singolo prete”. E questo, ha soggiunto, “è un po’ strano”.

sabato 18 febbraio 2012

Il racconto di Marie Collins, che a tredici anni fu abusata sessualmente da un sacerdote

l’Unità 8.2.12
Il racconto di Marie Collins, che a tredici anni fu abusata sessualmente da un sacerdote
Confronti I vescovi riuniti alla Gregoriana in ascolto. «Ma allora nessuno volle sentirmi...»
Pedofilia, la vittima e la Chiesa «Chiedere scusa non basta»
È con la drammatica testimonianza di una vittima di abusi che si è aperta ieri alla Gregoriana la seconda giornata del summit su Chiesa e pedofilia. La ferita delle gerarchie che hanno coperto i colpevoli.
di Roberto Monteforte

La ferita più profonda è stata quella infertale dai vertici della Chiesa che non l’hanno voluta ascoltare, che per decenni hanno coperto il prete colpevole che aveva abusato di lei adolescente, che non solo ha violato il suo corpo, ma ancora di più le ha strappato la vita, la dignità di persona, il gusto degli affetti e di una vita normale. Marie Collins ora è una signora irlandese di 62 anni. All’età di tredici anni è stata ripetutamente abusata sessualmente da un sacerdote, il cappellano dell’ospedale dove era ricoverata. È stata la prima ad intervenire al simposio organizzato dalla Pontificia università Gregoriana sugli abusi compiuti da religiosi contro i minori. Davanti ai vescovi delegati di 110 conferenze episcopali e ai superiori degli ordini religiosi giunti a Roma da tutto il mondo, ha raccontato il suo lungo calvario di vittima per l’abuso subito e per le gerarchie ecclesiastiche che per decenni si sono rifiutate di ascoltarla e di accogliere la sua denuncia, di fermare il colpevole impedendogli di fare ancora del male. Ha raccontato con coraggio la sua vita, fatta di sofferenze psicologiche devastanti, di ricoveri in ospedale e di terapie per uscire dall’incubo del senso di colpa. Perché avevano fatta sentire lei colpevole.
È tesa mentre racconta la sua storia. Al suo fianco ha la psichiatra e psicoterapeuta Shella Hollins, specialista con una lunga esperienza clinica sui casi di vittime di abusi. Nel 2011 è stata «assistente» del cardinale Cormac Murphy-O’Connor, inviato da Benedetto XVI nella sua visita apostolica alla Chiesa d’Irlanda sfregiata dagli scandali sessuali. La loro è una testimonianza intrecciata. Con la psichiatra che sostiene la vittima mentre racconta la sua storia e aiuta l’uditorio ad inquadrare il problema. Quella di Marie è la drammatica storia di tante vittime. I vescovi ascoltano in silenzio, poi, a porte chiuse, porranno domande. Lo chiarisce Marie: «Non è sufficiente chiedere scusa per le azioni dei preti autori di abusi». Occorre fare molto di più. Avere il coraggio di riconoscere le proprie colpe. Lei che ha perdonato il suo violentatore e che è uscita dal suo incubo quando quest’ultimo ha confessato le sue colpe, denuncia le responsabilità di chi si è rifiutato di ascoltarla e ha preferito coprire il prete pedofilo malgrado le indicazioni della Santa Sede. Per anni hanno fatta sentire lei responsabile e colpevole, nemica della Chiesa. Quando a 47 anni ha trovato la forza di denunciare la violenza subita, si è sentita dire dall’arcivescovo di Dublino, il cardinale Connell: che quell’abuso era «storico», cosa passata, che non andava colpita l’onorabilità del prete colpevole, che così ha potuto continuare a commettere altri abusi. Solo dopo altri dieci anni ha avuto giustizia.
DIFFICILE PERDONARE
«Come posso riprendere ad avere rispetto per i vertici della mia Chiesa? Chiedere scusa per le azioni dei preti autori di abusi non è sufficiente. Ci deve essere il riconoscimento e l’ammissione di responsabilità per il male e la distruzione che è stata fatta nella vita delle vittime e le loro famiglie a causa della copertura spesso deliberata e per la cattiva gestione dei casi da parte dei loro superiori. E prima che io o altre vittime possiamo trovare una vera pace e guarigione». «Il tentativo di salvare l’istituzione dallo scandalo conclude Marie ha prodotto il maggiore di tutti gli scandali, ha perpetuato il male degli abusi e distrutto la fede di molte vittime». Ringrazia Papa Benedetto XVI, perché è stato il primo ad ascoltare le vittime.
Se l’obiettivo dell’assise in corso alla Gregoriana è concorrere alla definizione delle «linee guida» della Chiesa cattolica per affrontare i casi di abusi sessuali del clero le parole coraggiose della signora Collins e le relazioni di esperti che sono seguite, possono aver chiarito ai vescovi cosa voglia dire veramente «guarire e rinnovare».

venerdì 17 febbraio 2012

Vaticano, i fondi dello Ior trasferiti in banche tedesche

Corriere della Sera 9.2.12
Vaticano, i fondi dello Ior trasferiti in banche tedesche
Chiuso il rapporto con nove istituti di credito italiani
di Sergio Bocconi

MILANO — Ancora una volta lo Ior, il forziere del Vaticano, è sotto i riflettori da parte della Procura di Roma. Secondo quanto riferito da alcune agenzie citando «ambienti giudiziari», lo Ior avrebbe provveduto a trasferire gran parte dei fondi depositati presso nove banche italiane, di cui è cliente, fra le quali Intesa Sanpaolo e Unicredit, in istituti di credito tedeschi.
Per quale ragione lo Ior avrebbe deciso di interrompere i rapporti con gli istituti del nostro Paese? Sempre secondo fonti giudiziarie, il «trasloco» sarebbe legato all'entrata in vigore della circolare con la quale Bankitalia ha incluso l'istituto, presieduto da Ettore Gotti Tedeschi e guidato dal direttore generale Paolo Cipriani, nella lista dei Paesi extracomunitari verso i cui istituti le banche italiane devono applicare le verifiche e i controlli «rafforzati» previsti dal decreto 231 del 2007 (cioè le disposizione che hanno dato attuazione alla direttiva europea antiriciclaggio).
Il progressivo azzeramento della operatività dello Ior con gli istituti italiani sarebbe emerso dall'esame dei rapporti finanziari acquisiti dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sullo Ior che, nel settembre 2010, ha portato al sequestro di 23 milioni trasferiti dall'istituto Vaticano, attraverso il Credito Artigiano, alla Jp Morgan Frankfurt (20 milioni) e alla Banca del Fucino (3 milioni). Secondo i giudici i trasferimenti erano avvenuti senza comunicare per conto di chi erano stati disposti, né la natura e lo scopo delle due operazioni. In particolare, lo Ior aveva chiesto al Credito Artigiano di disporre le due operazioni di bonifico e la banca, che nei mesi precedenti aveva ricevuto, come tutti gli altri istituti di credito, la circolare della Banca d'Italia che obbliga nei rapporti con lo Ior, istituto extracomunitario, a rispettare gli obblighi di verifica rafforzata, ha chiesto al Vaticano di fornire informazioni su beneficiari e scopo delle operazioni. Ma le risposte non erano arrivate, l'Artigiano lo ha segnalato a Bankitalia, si è mossa la Procura e si è arrivati al sequestro. Gli avvocati della Santa Sede hanno in seguito precisato che si trattava di operazioni di tesoreria: la somma maggiore, cioè i 20 milioni trasferiti a Francoforte, doveva essere investita in titoli di Stato tedeschi.
L'inchiesta, che aveva visto indagati sia Gotti Tedeschi sia Cipriani appunto per omesse comunicazioni in violazione alla normativa antiriciclaggio, è rimasta aperta anche dopo che, nel giugno 2011, è stato autorizzato il dissequestro della somma. Tra i motivi della revoca del provvedimento, respinta una prima volta alla fine del 2010, c'è stata l'emanazione da parte del Vaticano di una legge sulla «prevenzione e il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose» e l'istituzione di un'Autorità di informazione finanziaria (Aif). Sempre secondo quanto riportato dalle agenzie, in Procura si fa notare che l'Aif ha risposto alle domande degli inquirenti solo in una occasione.

martedì 14 febbraio 2012

“Volevo farmi suora, un prete si è fatto me”

il Fatto 9.2.12
Abusi d’Oltretevere
“Volevo farmi suora, un prete si è fatto me”
di Marco Politi

Ho iniziato a fare direzione spirituale quando avevo 18 anni e la storia è iniziata quasi subito. Il don aveva capito il mio punto debole, la carenza d’affetto e, piano piano, lavorando sulla mia psiche fragile, è riuscito a mettermi in testa che l’amore, l’affetto, è un bene che si può vendere e comprare. La nostra frase era “Cinque minuti di quello che vuoi tu in cambio di cinque minuti di quello che voglio io”. Io volevo solamente sfogarmi, parlare dei miei problemi ed essere abbracciata, volevo essere messa al centro dell’attenzione, cosa che non accadeva mai nella mia famiglia.
La prima volta è stato così. “Ti porto in camera, ci sdraiamo sul letto così ti abbraccio meglio”. Ero talmente inesperta che non avevo mai visto un pene in vita mia, non sapevo come si facevano certe cose, ma poi ho dovuto imparare per forza. Stavamo su quel letto, c’erano volte in cui io dovevo semplicemente stare ferma e lui mi ravanava dappertutto e volte in cui si sedeva sul mio collo e io avevo paura di soffocare.
In camera sua c’era un crocifisso di legno pesante, proprio sopra il letto. Io avevo il terrore che quel crocifisso potesse cadermi in testa. Poi lui si rivestiva in fretta, mi buttava i vestiti e mi diceva di andarmene, aveva fretta di liberarsi di me.
Adesso Emanuela Violani (lo pseudonimo che ha scelto) ha più di ventisei anni. Il diario le è servito per rielaborare il trauma. Per cinque anni, in un paesino di campagna, è stata abusata da un prete. Aveva più di diciott’anni. Non era una minore. “Soltanto” una ragazza fragilissima, dedita all’alcol, manipolata come oggetto sessuale.
Era prete da poco. Ogni tanto andavamo al parcheggio del cimitero ed era sempre la solita storia: ho dovuto pagare tutto quello che mi ha dato. Ogni tanto mi portava al cinema o a mangiare una pizza. Io ero contenta perché non uscivo mai, solo che poi al ritorno andavamo a finire sempre in qualche parcheggio isolato e lì non mi doveva abbracciare per cinque minuti, dovevo subito iniziare. Per due anni mi sono ubriacata quasi tutti i fine settimana e quando non bevevo, andavo dal don perché avevo bisogno di riempire il vuoto della mia anima. Capivo che lui mi stava usando, ma io volevo stare con qualcuno. Ho anche avuto disturbi alimentari, mi nutrivo quasi esclusivamente di latte e nell’estate 2003 sono arrivata a pesare 41 chili. Era agosto, faceva caldo, stavo talmente male che non mi interessava della mia verginità, avrei dato tutto pur di essere presa in braccio e coccolata per qualche minuto, ma quando mi sono accorta che faceva sul serio, mi sono spaventata, ho iniziato a sentire male e gli ho detto di fermarsi. Lui (cento e più chili contro i miei quarantuno) con una mano mi teneva ferma e con l’altra mi tappava la bocca, poi ricordo il sangue, un “vaffanculo” detto da me e un “lo volevi anche tu” detto da lui. Ci ho messo un anno a capire che cosa mi era successo veramente, ho capito che razza d’uomo era solo quando ci siamo rivisti dopo diversi mesi e mi ha sbattuta fuori casa perché non volevo fare porcate con lui.
Da giovane Emanuela, molto credente, voleva diventare suora missionaria. Ora dice: “Volevo farmi suora e il prete si è fatto me”.
Mi sono confessata da don D. Ho detto che avevo commesso un solo grande peccato: “Atti impuri con un prete” e lui mi ha detto cose orribili, mi ha detto che io ero il demonio sulla terra, che se quel prete dava la comunione dopo essere stato con me rovinava la sua comunità. Ero lì in ginocchio in quella chiesa scura con un pretino anziano che mi faceva cadere addosso dei massi enormi e non sapevo come difendermi. Non voleva darmi l’assoluzione, ma poi si è convinto e mi ha detto di non rifare più certe cose. Io sono uscita dal confessionale di corsa perché lui voleva vedermi, facevo fatica a stare in piedi, facevo fatica a parlare, ero sbiancata.
Emanuela per chiedere aiuto si confida, mandando lettere a un altro sacerdote.
Don B. le leggeva ma un giorno le ha buttate via perché quando facevo le cose con don G. io descrivevo nei minimi dettagli le porcate che facevamo. Don B. ha buttato via questi miei “resoconti” perché ha detto che potrebbero finire nelle mani sbagliate. Quando a don B. in una lettera ho descritto per filo e per segno della violenza e ho chiesto: “È stata violenza? ”, lui mi ha presa in un angolo della chiesa e, sottovoce per non farsi sentire, mi ha detto: “Se le cose sono andate come le hai descritte, sì, è stata violenza”, poi ssst, silenzio e se n’è andato”.
Don Virginio Colmegna, che a Milano dirige la Casa della Carità, afferma di aver letto il diario di Emanuela con “fatica, disgusto e conati di vomito”, augurandosi che il violentatore “ammantato di potere religioso” si assuma le sue responsabilità e decida di “rompere la copertura ipocrita del silenzio”. Nel diario, Emanuela scrive di un incidente. A me ha confessato di essersi gettata da un ponte.
Venti giorni dopo l’operazione, venti giorni soltanto dopo che mi hanno aperto la testa, mi hanno ricostruita con il metallo e con le viti, mi hanno tirato fuori le ossa della faccia che erano entrate… venti giorni dopo don G. mi ha detto che non ero più buona neanche a fare pompini.
Ho voluto rompere la cortina dello pseudonimo. Ho rintracciato Emanuela per sapere cosa è accaduto dopo. Mi ha detto al telefono che per anni, dopo che si rifiutava di vedere il suo violentatore, il prete l’ha per-seguitata con messaggini. Finalmente lo ha denunciato per violenza. In Questura le hanno risposto che era passato troppo tempo. È andata dal vescovo. Il tribunale ecclesiastico doveva intervenire, ma nulla è successo. Il prete ha confessato di avere compiuto un “atto di debolezza”, ora è parroco. Le hanno proposto di versare una somma di denaro a un’associazione benefica da lei indicata. Così, per non dovere ammettere pubblicamente responsabilità, Emanuela ha rifiutato.
In Vaticano l'altro giorno hanno organizzato una veglia per le vittime, ma discutono ancora se rendere obbligatorio o no che il vescovo denunci i preti criminali.
Diario segreto dei miei giorni feroci di Emanuela Violani

lunedì 13 febbraio 2012

Il Vaticano difende lo Ior: «Scelta da tempo la trasparenza»

l’Unità 10.2.12
La Santa Sede ribatte all’articolo de l’Unità: «Da noi piena collaborazione»
Il Cdr del giornale: nella nota sono stati usati toni inaccettabili
Il Vaticano difende lo Ior: «Scelta da tempo la trasparenza»
Dura nota di padre Lombardi contro un articolo de l’Unità e contro La7.
di Roberto Monteforte

Il nuovo Ior non si tocca. Il Vaticano difende innanzitutto la trasparenza della nuova gestione. Non fa bene neanche alla Chiesa, soprattutto alla sua credibilità, quell’alone di opacità e di mistero su operazioni economico-finanziarie condotte negli scorsi anni dallo Ior (Istituto per le opere di religione) che hanno finito per alimentare sospetti e accuse sulla banca vaticana come quella di favorire il riciclaggio.
La linea Ratzinger è chiara. Avviare con decisione l’«operazione trasparenza», definendo sistemi di controllo e responsabilità precise sulle operazioni finanziarie compiute dai diversi soggetti della Santa Sede. A questo risponde la costituzione di un’autority specifica l’Aif (Autorità di informazione finanziaria) presieduta dal cardinale Attilio Nicora, istituita dal Papa con il motu proprio del 30 dicembre 2010, che ha anche introdotto nuove norme «per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario», diventate operative dal 1 ̊ aprile 2011. È così che la Santa Sede ha potuto aderire ai trattati internazionali sul riciclaggio e sul contrasto dei reati finanziari. Un’operazione che ha comportato cambiamenti significativi, il superamento di resistenze interne. Un nuovo corso difeso dalla Segreteria di Stato che è intenzionata a ribattere alle accuse mosse dai media allo Ior e all’attività dell’Autorità di informazione finanziaria. Per questo l’altra sera il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha contestato con una nota sia alcuni servizi della trasmissione «Gli Intoccabili» di La7 dedicati allo Ior, sia un articolo pubblicato l’altro ieri da l’Unità a firma di Angela Camuso.
ACCUSE E REPLICHE
Padre Lombardi definisce «infondate e false» le informazioni sullo Ior contenute nella trasmissione di La7. Puntualizza: lo Ior «non è una banca», ma «una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto», quindi «non mantiene riserve e non concede prestiti come una banca». Non è una «banca off-shore», ma risponde alla giurisdizione vaticana, compresa «la legge antiriciclaggio» adottata «proprio per essere in linea con gli standard internazionali». All’accusa, mossa durante la trasmissione, di non collaborare con la magistratura italiana, soprattutto per le indagini su fatti relativi a periodi precedenti l’entrata in vigore della legge sulla trasparenza del 1 ̊ aprile 2011, la Santa Sede nega che la collaborazione sia mancata e assicura che nessuna «resistenza» vi sarebbe stata da parte dello Ior a collaborare. Piena sarebbe stata anche la disponibilità verso la magistratura italiana. E la mancata risposta alla richiesta di rogatoria internazionale riguardante il caso Banco AmbrosianoCalvi, quelle inviate nel 2002? Non sarebbero mai arrivate in Vaticano.
Lombardi aveva già replicato in modo duro all’Unità che ha dato la notizia di quattro sacerdoti (monsignor Messina, don Bonaccorsi, don Palumbo e don Biasini) sotto inchiesta per riciclaggio avendo autorizzato operazioni sui loro conti aperti allo Ior. Lombardi ha contestato la ricostruzione dei fatti e ricordato che sin dal 2006-2007 lo Ior «ha attuato una verifica di tutti i conti e di clienti per accertare e riferire l'eventuale esistenza di transazioni sospette». Ha aggiunto pure che il direttore generale dell’Istituto, Paolo Cipriani, «ha cooperato con la magistratura e le altre autorità italiane».
I fatti denunciati dall’articolo non sono stati negati, ha replicato la Camuso. Una conferma ulteriore? La Procura di Roma attende da oltre sei mesi una risposta ad una sua richiesta di informazione su alcuni conti Ior oggetto di inchiesta. Il comitato di redazione de l’Unità ha espresso solidarietà alla collega per i toni «inaccettabili» usati nella nota vaticana.

domenica 12 febbraio 2012

I cattolici spaventano Obama. Dietrofront sui contraccettivi

La Stampa 11.2.12
I cattolici spaventano Obama. Dietrofront sui contraccettivi
Sanità, la Casa Bianca teme per le elezioni e cambia la legge
La svolta Obama annuncia alla stampa la decisione di rivedere la norma che obbliga i datori di lavoro a fornire gratis contraccettivi ai dipendenti
Paolo Mastolilli

Marcia indietro del presidente Obama sul tema della contraccezione, che rischiava di alienargli il voto cattolico in vista delle elezioni di novembre. La Casa Bianca preferisce definire l’annuncio fatto ieri come un «accomodamento», più che un compromesso. Nella sostanza, però, l’amministrazione ha deciso di aggiustare la propria linea, dopo le dure reazioni dei vescovi cattolici, che si erano mobilitati contro la decisione del ministero della Santità di obbligare tutti i datori di lavoro a fornire gratis i contraccettivi alle proprie dipendenti.
La nuova policy era stata annunciata il 20 gennaio scorso dal segretario per gli Health and Human Services, Kathleen Sebelius. L’obiettivo era garantire che tutte le donne avessero accesso gratuito alle pratiche anticoncezionali, attraverso le assicurazioni sanitarie pagate dai loro datori di lavoro. Poi ogni persona avrebbe avuto l’opzione di decidere se usufruire di questa possibilità o no. Subito dopo l’annuncio, però, è scoppiata la polemica. Il problema era che la decisione della Sebelius escludeva le chiese dall’obbligo di fornire i contraccettivi, per motivi di coscienza, ma non esentava le organizzazioni con affiliazioni religiose. Quindi ospedali, università, istituzioni cattoliche della carità avrebbero dovuto obbedire, violando i propri principi sulla protezione della vita. La dottrina cattolica, infatti, concepisce l’atto sessuale all’interno del matrimonio finalizzato alla riproduzione, e considera i contraccettivi come un ostacolo dell’uomo ai piani di Dio.
La Casa Bianca sapeva che andava incontro a questo problema, e nei mesi scorsi c’erano state intense discussioni nell’amministrazione su come procedere. Joe Biden, primo vicepresidente cattolico degli Usa, e Bill Daley, capo dello staff della Casa Bianca anche lui cattolico, avevano cercato di convincere Obama ad ammorbidire la posizione, organizzando un incontro tra lui e l’arcivescovo di New York Dolan. La loro preoccupazione era alienare il voto cattolico, che rappresenta un gruppo fondamentale. Questi fedeli sono circa 70 milioni in America, e vengono considerati «swing voters» chiave, ossia elettori moderati di centro che cambiano posizione di volta in volta in base a quale candidato li convince di più. Nel 2008 avevano votato in maggioranza per Obama, perché erano stati influenzati più dall’idea del cambiamento, che non dai richiami della gerarchia a favorire i politici obbedienti alla dottrina della Chiesa sui temi della vita.
La componente femminile dell’amministrazione ha avuto la meglio, e il presidente ha sottoscritto la decisione della Sebelius. La loro teoria era che fosse più importante soddisfare le attese della base femminista del Partito democratico, piuttosto che andare incontro ai cattolici più conservatori, che comunque non avrebbero votato per Obama. La tempesta scoppiata dopo la decisione, però, ha dimostrato che questa scommessa era sbagliata. I vescovi hanno attaccato l’amministrazione e i candidati repubblicani alla Casa Bianca hanno accusato il presidente di violare la libertà di religione. Obama ha capito che rischiava una battaglia in cui avrebbe perso il sostegno potenzialmente decisivo dei cattolici moderati, e ieri ha fatto marcia indietro. Ora le organizzazioni religiose non avranno più l’obbligo di pagare i contraccettivi, ma le loro dipendenti che li vorranno potranno ottenerli direttamente dalle compagnie assicurative. Il presidente ha giustificato «l’accomodamento» con la necessità di conciliare i diritti delle donne con la libertà religiosa. Il suo compromesso probabilmente non basterà a soddisfare i vescovi, ma dovrebbe depotenziare lo scontro in vista delle elezioni.

sabato 11 febbraio 2012

“Omicidi e congiure La lotta per il potere è sempre aperta”

il Fatto 11.2.12
“Omicidi e congiure La lotta per il potere è sempre aperta”
Il professor Rusconi racconta: “La guerra perenne per il papato”
Stefano Caselli

Il Conclave? È sempre in marcia. Chi mira a diventare papa, per un motivo o per l’altro, agisce continuamente dietro le quinte. E poi è altamente probabile che il prossimo Conclave non sia troppo lontano, non dico per l’età avanzata di Benedetto XVI, ma per la sua volontà – di cui non ha mai fatto mistero – di volersi prima o poi dimettere. Ecco perché prenderei con le molle la tesi del ‘complotto’ contro Ratzinger”. È l’opinione di Roberto Rusconi, docente di storia del Cristianesimo all’Università di Roma Tre.
Professor Rusconi, il documento pubblicato dal “Fatto Quotidiano” ieri sul presunto complotto per uccidere papa Ratzinger riporta in auge un antico topos, quello della congiura dei Palazzi vaticani. È così?
Il tema della congiura, come in qualsiasi sistema altro di potere, è risalente nei secoli, ma quello dell’attentato in senso stretto nasce con i papi contemporanei. L’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, infatti, ha un precedente con Paolo VI, che fu accoltellato a Manila nel 1970. Uno squilibrato lo ferì colpendolo con una lama a tre centimetri dal cuore e fu il cardinale Marcinkus a bloccare l’aggressore. L’evento fu fatto passare il più possibile sotto silenzio, cosa che ovviamente non fu possibile quando Alì Agca sparò a Karol Wojtyla. Giovanni Paolo II, poi, rischiò qualcosa anche a Fatima, esattamente un anno dopo piazza San Pietro, nel maggio 1982, quando un prete spagnolo ultraconservatore, che lo accusava di essere un “agente di Mosca”, tentò di colpirlo con una baionetta. E poi non dimentichiamo che i nazisti minacciarono di deportare Pio XII durante la Seconda guerra mondiale.
Più indietro nei secoli?
Citerei il caso di Clemente XVI, il papa che soppresse la Compagnia di Gesù. Quando morì, nel 1774, si disse che la sua salma non poté essere esposta al pubblico perché avrebbe svelato i segni di una morte violenta per avvelenamento, probabilmente legata proprio alla sua azione contro i gesuiti. Come altro esempio di attentato alla persona del papa possiamo citare lo “Schiaffo di Anagni” della notte del 7 settembre 1303, quando emissari del re di Francia Filippo IV Il Bello, occuparono la residenza papale e sequestrarono Bonifacio VIII, intimando al pontefice il ritiro della bolla scomunica ai danni del sovrano francese. Bonifacio VIII morirà soltanto un mese dopo. Se poi andiamo ancora indietro nel tempo, nel medioevo per esempio, beh, lì non andavano certo per il sottile. Viene in mente il primo caso della storia di omicidio di un papa, quello di Giovanni VIII, ucciso il 16 dicembre 882, a Roma, per motivi – pare – non esattamente spirituali. E poi, nel 964, l’omicidio di Giovanni XII, ma a quel tempo era già stato deposto.
Vedo che ha accuratamente evitato di citare Giovanni Paolo I…
Ricordo che mia moglie, appena seppe della sua morte esclamò: “Lo hanno ucciso”. E chissà quanti italiani lo hanno pensato e lo pensano tuttora. Certo, la morte del predecessore di Karol Wojtyla tolse di mezzo un grande ostacolo per certi ambienti, ma non dimentichiamo che la carriera ecclesiale di Albino Luciani fu da sempre caratterizzata e anche ostacolata da ricorrenti problemi di salute. È possibile che i cumuli di responsabilità e di potere – che sono pesantissimi – che investono un papa le abbiano aggravate. L’unica cosa certa, tuttavia, è che sul caso c’è tanta cattiva letteratura.
Il concetto di regicidio rimanda a poteri assoluti, è forse per questo che i papi continuano a essere soggetti a pericoli di complotto anche mortali?
Certo. Il capo della Chiesa Cattolica è rimasto l’unico sovrano assoluto in terra. C’è chi tenta di negarlo, ma di fatto è e rimane l’unica fonte del diritto della Chiesa. Il tema del complotto, comunque, è legato alla preminente posizione di potere che ancora oggi ha il papato.
Quali – e quanti – riflessi possono avere, nella realtà italiana, gli intrighi di palazzo in Vaticano?
Ci sono diversi livelli, diciamo così, di intersezione. Il Vaticano è anche fisicamente un mondo a sé. Entrarci non è facile, ma se si ha la fortuna di varcare la soglia dei palazzi si ha davvero la sensazione di essere catapultati in un’altra galassia. Le lotte di potere, principalmente, rispondono a logiche interne e su tutto prevale sempre la salvaguardia dell’istituzione. Basta vedere com’è stato affrontato lo scandalo pedofilia: il problema principale è sempre stato tutelare la Chiesa, non le vittime. Ma nel rapporto con l’Italia c’è un bubbone grosso come una casa che non è per nulla di un altro mondo: si chiama Ior, un crocevia di interessi insanabili che non si risolve.

Come sollevano le coscienze - La Calotte 1908


Come sollevano le coscienze - La Calotte 1908.

mercoledì 25 gennaio 2012

Abusi sessuali, proteste in piazza San Pietro



Protesta in Vaticano di gruppo di vittime dei preti pedofili per denunciare la copertura, anche da parte di papa Benedetto XVI...

domenica 22 gennaio 2012

Comunione e Miliardi - trenta anni di pesca miracolosa nelle tasche degli italiani (1976)

Comunione e Miliardi - trenta anni di pesca miracolosa nelle tasche degli italiani (1976)
Comunione e Miliardi - trenta anni di pesca miracolosa nelle tasche degli italiani (1976)

domenica 15 gennaio 2012

"INDIGNADOS OCCUPY THE VATICAN @ ST. PETER'S SQUARE" -4



Tra gli slogan gridati: ''Liberta'. No alla violenza'', ma anche ''Chiesa corrotta'', ''Papa criminale'' e ''il Vaticano paghi le tasse come tutti''.