lunedì 13 febbraio 2012

Il Vaticano difende lo Ior: «Scelta da tempo la trasparenza»

l’Unità 10.2.12
La Santa Sede ribatte all’articolo de l’Unità: «Da noi piena collaborazione»
Il Cdr del giornale: nella nota sono stati usati toni inaccettabili
Il Vaticano difende lo Ior: «Scelta da tempo la trasparenza»
Dura nota di padre Lombardi contro un articolo de l’Unità e contro La7.
di Roberto Monteforte

Il nuovo Ior non si tocca. Il Vaticano difende innanzitutto la trasparenza della nuova gestione. Non fa bene neanche alla Chiesa, soprattutto alla sua credibilità, quell’alone di opacità e di mistero su operazioni economico-finanziarie condotte negli scorsi anni dallo Ior (Istituto per le opere di religione) che hanno finito per alimentare sospetti e accuse sulla banca vaticana come quella di favorire il riciclaggio.
La linea Ratzinger è chiara. Avviare con decisione l’«operazione trasparenza», definendo sistemi di controllo e responsabilità precise sulle operazioni finanziarie compiute dai diversi soggetti della Santa Sede. A questo risponde la costituzione di un’autority specifica l’Aif (Autorità di informazione finanziaria) presieduta dal cardinale Attilio Nicora, istituita dal Papa con il motu proprio del 30 dicembre 2010, che ha anche introdotto nuove norme «per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario», diventate operative dal 1 ̊ aprile 2011. È così che la Santa Sede ha potuto aderire ai trattati internazionali sul riciclaggio e sul contrasto dei reati finanziari. Un’operazione che ha comportato cambiamenti significativi, il superamento di resistenze interne. Un nuovo corso difeso dalla Segreteria di Stato che è intenzionata a ribattere alle accuse mosse dai media allo Ior e all’attività dell’Autorità di informazione finanziaria. Per questo l’altra sera il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha contestato con una nota sia alcuni servizi della trasmissione «Gli Intoccabili» di La7 dedicati allo Ior, sia un articolo pubblicato l’altro ieri da l’Unità a firma di Angela Camuso.
ACCUSE E REPLICHE
Padre Lombardi definisce «infondate e false» le informazioni sullo Ior contenute nella trasmissione di La7. Puntualizza: lo Ior «non è una banca», ma «una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto», quindi «non mantiene riserve e non concede prestiti come una banca». Non è una «banca off-shore», ma risponde alla giurisdizione vaticana, compresa «la legge antiriciclaggio» adottata «proprio per essere in linea con gli standard internazionali». All’accusa, mossa durante la trasmissione, di non collaborare con la magistratura italiana, soprattutto per le indagini su fatti relativi a periodi precedenti l’entrata in vigore della legge sulla trasparenza del 1 ̊ aprile 2011, la Santa Sede nega che la collaborazione sia mancata e assicura che nessuna «resistenza» vi sarebbe stata da parte dello Ior a collaborare. Piena sarebbe stata anche la disponibilità verso la magistratura italiana. E la mancata risposta alla richiesta di rogatoria internazionale riguardante il caso Banco AmbrosianoCalvi, quelle inviate nel 2002? Non sarebbero mai arrivate in Vaticano.
Lombardi aveva già replicato in modo duro all’Unità che ha dato la notizia di quattro sacerdoti (monsignor Messina, don Bonaccorsi, don Palumbo e don Biasini) sotto inchiesta per riciclaggio avendo autorizzato operazioni sui loro conti aperti allo Ior. Lombardi ha contestato la ricostruzione dei fatti e ricordato che sin dal 2006-2007 lo Ior «ha attuato una verifica di tutti i conti e di clienti per accertare e riferire l'eventuale esistenza di transazioni sospette». Ha aggiunto pure che il direttore generale dell’Istituto, Paolo Cipriani, «ha cooperato con la magistratura e le altre autorità italiane».
I fatti denunciati dall’articolo non sono stati negati, ha replicato la Camuso. Una conferma ulteriore? La Procura di Roma attende da oltre sei mesi una risposta ad una sua richiesta di informazione su alcuni conti Ior oggetto di inchiesta. Il comitato di redazione de l’Unità ha espresso solidarietà alla collega per i toni «inaccettabili» usati nella nota vaticana.