sabato 18 febbraio 2012

Il racconto di Marie Collins, che a tredici anni fu abusata sessualmente da un sacerdote

l’Unità 8.2.12
Il racconto di Marie Collins, che a tredici anni fu abusata sessualmente da un sacerdote
Confronti I vescovi riuniti alla Gregoriana in ascolto. «Ma allora nessuno volle sentirmi...»
Pedofilia, la vittima e la Chiesa «Chiedere scusa non basta»
È con la drammatica testimonianza di una vittima di abusi che si è aperta ieri alla Gregoriana la seconda giornata del summit su Chiesa e pedofilia. La ferita delle gerarchie che hanno coperto i colpevoli.
di Roberto Monteforte

La ferita più profonda è stata quella infertale dai vertici della Chiesa che non l’hanno voluta ascoltare, che per decenni hanno coperto il prete colpevole che aveva abusato di lei adolescente, che non solo ha violato il suo corpo, ma ancora di più le ha strappato la vita, la dignità di persona, il gusto degli affetti e di una vita normale. Marie Collins ora è una signora irlandese di 62 anni. All’età di tredici anni è stata ripetutamente abusata sessualmente da un sacerdote, il cappellano dell’ospedale dove era ricoverata. È stata la prima ad intervenire al simposio organizzato dalla Pontificia università Gregoriana sugli abusi compiuti da religiosi contro i minori. Davanti ai vescovi delegati di 110 conferenze episcopali e ai superiori degli ordini religiosi giunti a Roma da tutto il mondo, ha raccontato il suo lungo calvario di vittima per l’abuso subito e per le gerarchie ecclesiastiche che per decenni si sono rifiutate di ascoltarla e di accogliere la sua denuncia, di fermare il colpevole impedendogli di fare ancora del male. Ha raccontato con coraggio la sua vita, fatta di sofferenze psicologiche devastanti, di ricoveri in ospedale e di terapie per uscire dall’incubo del senso di colpa. Perché avevano fatta sentire lei colpevole.
È tesa mentre racconta la sua storia. Al suo fianco ha la psichiatra e psicoterapeuta Shella Hollins, specialista con una lunga esperienza clinica sui casi di vittime di abusi. Nel 2011 è stata «assistente» del cardinale Cormac Murphy-O’Connor, inviato da Benedetto XVI nella sua visita apostolica alla Chiesa d’Irlanda sfregiata dagli scandali sessuali. La loro è una testimonianza intrecciata. Con la psichiatra che sostiene la vittima mentre racconta la sua storia e aiuta l’uditorio ad inquadrare il problema. Quella di Marie è la drammatica storia di tante vittime. I vescovi ascoltano in silenzio, poi, a porte chiuse, porranno domande. Lo chiarisce Marie: «Non è sufficiente chiedere scusa per le azioni dei preti autori di abusi». Occorre fare molto di più. Avere il coraggio di riconoscere le proprie colpe. Lei che ha perdonato il suo violentatore e che è uscita dal suo incubo quando quest’ultimo ha confessato le sue colpe, denuncia le responsabilità di chi si è rifiutato di ascoltarla e ha preferito coprire il prete pedofilo malgrado le indicazioni della Santa Sede. Per anni hanno fatta sentire lei responsabile e colpevole, nemica della Chiesa. Quando a 47 anni ha trovato la forza di denunciare la violenza subita, si è sentita dire dall’arcivescovo di Dublino, il cardinale Connell: che quell’abuso era «storico», cosa passata, che non andava colpita l’onorabilità del prete colpevole, che così ha potuto continuare a commettere altri abusi. Solo dopo altri dieci anni ha avuto giustizia.
DIFFICILE PERDONARE
«Come posso riprendere ad avere rispetto per i vertici della mia Chiesa? Chiedere scusa per le azioni dei preti autori di abusi non è sufficiente. Ci deve essere il riconoscimento e l’ammissione di responsabilità per il male e la distruzione che è stata fatta nella vita delle vittime e le loro famiglie a causa della copertura spesso deliberata e per la cattiva gestione dei casi da parte dei loro superiori. E prima che io o altre vittime possiamo trovare una vera pace e guarigione». «Il tentativo di salvare l’istituzione dallo scandalo conclude Marie ha prodotto il maggiore di tutti gli scandali, ha perpetuato il male degli abusi e distrutto la fede di molte vittime». Ringrazia Papa Benedetto XVI, perché è stato il primo ad ascoltare le vittime.
Se l’obiettivo dell’assise in corso alla Gregoriana è concorrere alla definizione delle «linee guida» della Chiesa cattolica per affrontare i casi di abusi sessuali del clero le parole coraggiose della signora Collins e le relazioni di esperti che sono seguite, possono aver chiarito ai vescovi cosa voglia dire veramente «guarire e rinnovare».