giovedì 18 ottobre 2012

Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.

La Stampa, 09.10.2012
Imu alla Chiesa, tutto da rifare. Il Consiglio di Stato boccia il regolamento: serve una legge.
Il ministro Grilli: l’obiettivo è far pagare chiunque
L’Imu applicabile ai beni della Chiesa vale circa 600 milioni di euro
Giacomo Galeazzi

In ballo ci sono 600 milioni di euro, più le sanzioni in arrivo dall’Unione europea. Il Consiglio di Stato blocca il decreto che estende l’Imu alla Chiesa. La scure di Palazzo Spada cala sulla tassazione degli «immobili di Dio» e subito riesplodono le polemiche attorno alla «vexata quaestio» che dal 1992 spacca trasversalmente la politica tra laici e cattolici. Entro la fine dell’anno va riscritto il regolamento, altrimenti dal 1° gennaio niente imposte per le strutture ecclesiastiche. «L’obiettivo del governo resta quello di far pagare tutti, quindi troveremo le soluzioni appropriate», assicura il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, mentre in Cei si auspica che la bocciatura sia l’occasione per un approfondimento della materia e per una «più chiara ed equa definizione del recinto delle esenzioni». Una salutare pausa di riflessione, quindi. Il governo «non rinunci», rilanciano i socialisti. Il Consiglio di Stato, nel parere in cui stoppa l’applicazione dell’Imu sugli enti non commerciali e dunque anche sulle proprietà ecclesiastiche, invita l’esecutivo alla «prudenza» nella definizione dei casi di esenzione per la Chiesa. Sullo stesso argomento, spiegano i giudici amministrativi, si attende l’esito di un’indagine della Commissione europea che deve verificare se l’esenzione della vecchia Ici si configura come aiuto di Stato. Intanto il regolamento viene respinto in quanto «non è demandato al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu». Va individuato, cioè, «lo strumento idoneo a fare chiarezza sulla qualificazione di una attività come non commerciale». Di certo non si può procedere attraverso «il regolamento così come varato dal Tesoro». Il ministero ha «esulato» dalle proprie competenze regolamentari e sono ««eterogenei» i criteri utilizzati per le convenzioni con lo Stato per le attività erogate dalle onlus in campo sanitario, culturale o sportivo. In alcuni casi è usato «il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta», in altri quello «della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche) ». Gabriele Toccafondi, deputato Pdl in commissione Bilancio, mette in guardia il governo dal chiedere «l’Imu ad opere di pura carità che a malapena pareggiano i conti, operano per il bene di tutti e senza di loro lo Stato dovrebbe pagare molto di più». La partita è aperta, al Tesoro la prossima mossa.