il Fatto quotidiano, 07.10.2012
Santi in paradiso
Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora
M. Pal.
Santi in paradiso
Benedetta Imu: la Chiesa si salva ancora
M. Pal.
Non hanno fatto neanche in tempo a dirlo. Martedì scorso il governo
aveva fatto sapere a tutti i malpensanti che il regolamento grazie al
quale gli enti ecclesiastici avrebbe finalmente pagato l’imposta sugli
immobili era pronto: “Manca solo il parere del Consiglio di Stato”. Quei
cattivacci dei giudici amministrativi, però, due giorni dopo, hanno
resto noto il parere sul testo elaborato nell’adunanza del 27 settembre:
regolamento bocciato, almeno nelle sue parti più importanti.
PER CAPIRE
SERVE un piccolo riassunto.
Con un emendamento al decreto
liberalizzazioni, i tecnici decisero che dal 2013 anche case e palazzi
di proprietà di enti religiosi e del non profit avrebbero dovuto pagare
l’Imu: con la nuova legge sono esenti solo le attività “non
commerciali”. Come si fa, però, se nello stesso immobile hanno sede, per
dire, sia un convento che un albergo? Se sono divise in modo chiaro non
c’è problema, ma se non è così bisogna seguire un apposito regolamento
del Tesoro. Solo che ora il Consiglio di Stato quel testo l’ha bocciato.
Motivo: il ministero di Grilli s’è allargato troppo. “Non è demandato
al ministero di dare generale attuazione alla nuova disciplina
dell’esenzione Imu per gli immobili degli enti non commerciali” (cioè
definire cosa è commerciale e cosa no), scrivono i giudici, ma solo
chiarire come stabilire “il rapporto proporzionale” in strutture con
“utilizzazione mista”: il regolamento, insomma, va al di là di quanto
prescrive la legge. Non solo: i criteri individuati sono pure
caratterizzati da “diversità e eterogeneità”. Come dire: si sono
allargati e l’hanno fatto male. Come si fa allora a stabilire come
definire “commerciale” una scuola o un ospedale? Risposta: o si scrive
una legge ad hoc o si lascia fare all’Agenzia delle Entrate “sulla base
dei principi generali dell’ordinamento interno e di quello dell’Unione
europea in tema di attività non commerciali”. C’è un altro rischio,
adesso, all’orizzonte, sembrano sostenere i giudici amministrativi: “Va,
peraltro, ricordato che proprio sulla analoga questione dell’esenzione
dall’Ici la Commissione europea ha avviato in data 12 ottobre 2010 una
indagine al fine della valutazione della sussistenza di un aiuto di
Stato” che potrebbe sempre riprendere l’abbrivio in caso si continuasse a
non far niente. ANCHE non considerando le multe di Bruxelles, però,
c’è la concreta possibilità che enti ecclesiastici e non profit
continuino anche l’anno prossimo a godere di un’esenzione ingiusta
(secondo la legge) con relativa perdita di gettito per i comuni: secondo
le norme volute da Monti, infatti, il pagamento scatta dalla rata del
16 giugno 2013, ma il modulo delle esenzioni va consegnato entro
quest’anno e senza il regolamento del ministero dell’Economia questo è
impossibile. I radicali Maurizio Turco e Carlo Pontesilli – che hanno
dato il via coi loro esposti alla procedura dell’Ue – ci vanno giù duri:
“L’ennesimo tentativo di far credere alla Commissione europea che non
violiamo le direttive sulla concorrenza è fallito. L’ha fatto il
Consiglio di Stato, ed è tutto dire”. Il duo ha già annunciato che
segnalerà ufficialmente a Bruxelles “l’ennesimo tentativo di rinviare
alle calende greche” questa faccenda, “sollecitandola a procedere contro
l'Italia e a richiedere agli enti ecclesiastici proprietari di immobili
destinati ad attività commerciali di pagare l’Imu”. Anche loro,
peraltro, non sono ottimisti: “La commissione europea ci appare troppo
propensa ad attendere l’ennesimo depistaggio, l’ennesima bufala”. Resta
da capire in sostanza – ed entrambe le opzioni non sono esaltanti – se
questo governo non sa fare le leggi o se sta tentando davvero di
“rinviare alle calende greche”.