l’Unità 18.12.10
Soldi sospetti nei conti Ior
I pm aprono una seconda inchiesta per riciclaggio
Una presunta truffatrice di compagnie assicurative, una donna sotto falso nome che movimenta i soldi di un prelato e tre misteriosi avvocati arrestati per aver sottratto fondi ad un ospedale. Tutti intestatari di conti Ior.
di Angela Camuso
È una presunta truffatrice ai danni di compagnie assicurative, attualmente sotto processo a Roma, la donna che lo scorso 6 luglio, attraverso un conto dello Ior, ha effettuato a beneficio di un fantomatico reverendo, tale S. Palumbo, un giroconto di 151.000 euro. Denaro che la donna quattro giorni prima aveva versato in una filiale romana della Barclays, sostenendo agli sportelli che si trattava di soldi derivanti dalla vendita di un appartamento di sua proprietà, senza però fornire documenti che lo provassero. Dell’esistenza di quell’operazione sospetta, segnalata alle Fiamme Gialle dalla Banca d’Italia, ne aveva dato notizia l’Unità lo scorso novembre e ora si scopre pure che secondo la Guardia di Finanza di Roma sarebbero di provenienza illecita anche i soldi transitati su un altro conto Ior sul quale ha operato un alto prelato sessantenne, monsignore Emilio Messina, residente a Roma e capo dell’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, nonché cappellano presso tre case di cura gestite da religiosi. Messina, come già scoperto dai pm della procura capitolina, aveva delegato ad operare su quel conto, presso l’agenzia Unicredit di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro, una donna che si era presentata agli sportelli con un falso nome, Maria Rossi. Attraverso il conto di monsignor Messina la donna, che in verità si chiama Anna Maria Brunozzi, nel 2009 aveva incassato una quarantina di assegni provenienti da fondi di San Marino a loro volta riferibili a un avvocato civilista del foro di Roma, Enrico Pennaforti. Personaggio, quest’ultimo, che si sospetta abbia compiuto truffe ai danni dell’ente Inps per poi trasferire Oltralpe i proventi di quei reati, salvo poi rientrarne in possesso in seguito proprio attraverso operazioni schermate sui conti della banca vaticana.
Per questi motivi, ma non solo, il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Rocco Fava hanno aperto di recente un nuovo fascicolo sullo Ior, stavolta per il reato di riciclaggio, che è ancora ufficialmente contro ignoti. Si tratta un fascicolo che si muove parallelamente all’indagine che ha già portato questo autunno al sequestro preventivo di 23 milioni di euro della banca vaticana, nonché all’iscrizione nel registro degli indagati, per il reato di violazione delle norme antiriciclaggio, del presidente dello Ior Paolo Ciprani e del suo direttore generale, Ettore Gotti Tedeschi. Tra le due indagini, tuttavia, non mancano punti di contatto come nel caso delle relazioni pericolose di monsignor Messina. Fu infatti lo stesso Paolo Cipriani a comunicare formalmente a Unicredit, con tanto di firma, la falsa identificazione di Maria Rossi: «Il Reverendo Messina ha dichiarato che Maria Rossi è madre del signor Pennaforti», è scritto nella nota a firma di Cipriani inviata a Unicredit, dopo che la finanza aveva chiesto alla banca a quale titolo la misteriosa signora incassasse assegni Ior.
C’è infine un’altra sospetta operazione di riciclaggio sul quale presto potrebbero arrivare clamorosi sviluppi. Si è scoperto infatti che un conto Ior sarebbe stato foraggiato di circa un milione e mezzo di euro da parte di un gruppo di tre avvocati finiti in carcere lo scorso luglio a Catania. Si tratta di Marco Cocilovo, Mauro Itro e Mauro di Monaco: secondo l’accusa avrebbero rubato all’ospedale Fatebenefratelli di Benevento denaro che la Regione Campania doveva al nosocomio e che i tre erano stati da questo incaricati di recuperare.