L'otto per mille interessi del Vaticano
Francesco Vimercati
Left 10/12/2010
La quota laica è destinata alla conservazione dei beni culturali dello Stato. Invece i fondi sono impiegati per edifici della Chiesa. Come l'archivio del Sant'Uffizio
In tempi di drammatici tagli all'istruzione pubblica e ai beni culturali, la Presidenza del consiglio ci ha trasmesso la seguente informazione: negli ultimi 12 anni i fondi laici dell'Otto per mille sono stati impiegati per finanziare diversi archivi ecclesiastici tra i quali anche uno posto nel territorio della Città del Vaticano. Il 1 dicembre è stato presentato al pubblico, presso la sede della Società geografica italiana, il consuntivo degli interventi dedicati alla conservazione dei beni culturali con i fondi Otto per mille "a diretta gestione statale". I fondi Otto per mille del gettito Irpef sono quella quota del fisco pubblico che lo Stato consente di devolvere alla Chiesa cattolica o a altre 5 comunità religiose su indicazione data dal contribuente al momento della compilazione del modulo di pagamento. Coloro i quali, viceversa, non intendono finanziare alcuna confessione religiosa possono indicare lo Stato come destinatario di quella parte della propria contribuzione fiscale. Questa "quota laica" dell'Otto per mille è destinata a quattro settori di intervento: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e infine conservazione dei beni culturali. I fondi a diretta gestione statale destinati alla conservazione del patrimonio culturale della Repubblica sono dunque questi ultimi: i fondi dell'Otto per mille espressamente destinati dai contribuenti allo Stato e da questo spesi per i beni culturali. Il governo ci informa ora che questi denari sono stati impiegati per una serie di interventi volti al restauro di edifici di rilievo artistico nonché alla manutenzione e catalogazione di diversi importanti archivi pubblici, privati ed ecclesiastici, tra i quali balza agli occhi l'archivio della Congregazione per la dottrina della Fede, ex Sant'Ufficio della romana e universale inquisizione. Si tratta di opere benemerite, volte alla conservazione e al restauro di monumenti e di documenti di grande valore anche se di non uguale rilievo per la Repubblica. italiana. Alcuni di essi infatti costituiscono proprietà pubbliche affidate alla diretta ed esclusiva cura dello Stato; altri invece sono proprietà private, solo indirettamente e, come si dice oggi, sussidiariamente assistite dallo Stato; altri infine costituiscono proprietà ecclesiastiche regolate in termini concordatari. L'archivio della Congregazione per la dottrina della fede poi, non solo si trova fuori del territorio nazionale, nella Città del Vaticano, ma è il più intimo e geloso archivio della Chiesa cattolica, tanto geloso e intimo da essere rimasto chiuso fino a1 1998. Ed è davvero paradossale finanziarlo con i denari di quei contribuenti che hanno espressamente dichiarato di non volerli destinare alla Chiesa cattolica. È il caso di trarre qualche lezione da questa vicenda. La prima sta nel fatto che tanto lo Stato italiano quanto la Chiesa cattolica stanno dichiarando che l'aspetto artistico, architettonico, culturale e storico dei beni ecclesiastici non è Chiesa ma Stato, non è religione ma cultura laica, tanto da farlo finanziare dalla quota specificamente laica dell'Otto per mille. La seconda lezione è che nel futuro, quando si finanzieranno progetti culturali con quella quota dell'Otto per mille che i contribuenti hanno voluto destinare allo Stato, sarà bene tenere presente che questo gettito fiscale già comprende una specifica e maggioritaria parte destinata alla Chiesa cattolica, così da far sperare che con la restante parte laica si possano finanziare quei tanti archivi statali che versano nel più deprimente squallore.