il Fatto 17.7.11
L’arcivescovo e la benedizione dei Santapaola
Il figlio del boss si sarebbe interessato ai lavori della chiesa
di Antonio Condorelli
Catania. “Enzo Santapaola mi contattò, nei primi anni ‘90, perché fornissi una consulenza al vescovo Bommarito”. Le vie del Signore sono infinite. E quando Giovanni Barbagallo (geologo operoso, attualmente detenuto per associazione mafiosa), doveva fornire la sua opera all'arcivescovo Luigi Bommarito “per delle lesioni nella sede dell'Arcivescovado”, ad alzare la cornetta per chiamarlo non era l'alto porporato, ma un portavoce d'eccezione: Enzo, il figlio del capomafia Benedetto Santapaola. Meglio conosciuto come “Nitto”, capostipite della famiglia che porta il suo cognome, divenuta celebre per aver dipinto con il sangue la storia catanese degli anni ‘80 e ‘90.
L'arcivescovo Luigi Bommarito, adesso in servizio a Palermo, è stato scelto dal presidente della Regione Raffaele Lombardo come componente del consiglio superiore della Fondazione Banco di Sicilia; è stato un decennio a Catania, un altro decennio ad Agrigento e recentemente ha ricevuto gli apprezzamenti degli ambienti palermitani e non solo, per la visita in carcere a Totò Cuffaro, l'ex presidente della Regione, inciampato in alcuni problemini con Cosa Nostra. In questi giorni caldi Sua Eccellenza Bommarito è tornato a Catania per l'interrogatorio nel processo sulle infiltrazioni della famiglia Santapaola nella festa di Sant’Agata: è la terza celebrazione al mondo, per numero di presenze, della cristianità. Stranamente, i pontefici, mai sono intervenuti. Al posto loro hanno fatto un passo avanti, accanto ai sacerdoti, esponenti di primo piano delle più importanti famiglie mafiose. A leggere gli atti dell'accusa risulta difficile comprendere dove finisca la fede e inizi, se inizia, il legame tipico dell'associazione mafiosa. Basta guardare le foto e i documenti del circolo cattolico in cui risultano ai primi posti, tra i tesserati, i familiari di Nitto Santapaola e di Francesco Mangiòn, detto “Ciuzzu u firraru”. Quando uscì dal carcere uno dei Mangiòn, si fermò la processione con la Santa e sotto la casa del boss partirono i festeggiamenti con i fuochi d'artificio. Agli atti ci sono le testimonianze di pranzi conviviali a base di pesce tra fedeli, sacerdoti e alcuni dei Santapaola.
I proventi raccolti durante le fermate delle “candelore” davanti ai negozi. Sarà la magistratura a dire se si trattava di un contributo volontario o di una sorta di “pizzo religioso”. In prima fila, quando la candelora religiosa percorreva la via Asiago, c'erano Salvatore Copia e Nino Santapaola. Di fatto, le centinaia di migliaia di cittadini devoti alla Santa protettrice, sino a pochi anni addietro, vedevano Francesco Santapaola, a reggere il fercolo Sacro, il figlio di Nitto, e Giuseppe Mangiòn, figlio di “Ciuzzu u firraru”. Addirittura, sul portale ufficiale del circolo religioso di Sant’Agata,gliinvestigatoridelGico hanno trovato la foto di Vincenzo Mangiòn nel posto in cui doveva essere presente il sacerdote. Bommarito, nei giorni scorsi, è statointerrogatodalpmAntonino Fanara, vicentino d'assalto trapiantato a Catania, che ha letto, nell'aula gremita di legali e parenti dei boss, le dichiarazioni del geologo Barbagallo sui lavori in arcivescovado effettuati grazie a “Enzo Santapaola”. “Non ricordo”, ha risposto Bommarito. “Ma come non ricorda – ha detto il pm – lei ha offerto il Rosolio di sua madre a Barbagallo!”. “Ma sono cose di vent'anni fa”, ha risposto Bommarito, con una sola conferma: “È vero, ho amministrato la cresima di Enzo Santapaola”. Dal canto suo, il geologo Barbagallo, militante dell'Mpa, è considerato “uno di famiglia”, arrestato perchè sarebbe secondo i pm - “l'anello di congiunzione tra i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo e Cosa Nostra”.
Santapaola conosceva Barbagallo, uomo che oltre che dalle chiese, entrava e usciva dalle segreterie autonomiste catanesi. “In effetti – ha detto ai pm Barbagallo – Benedetto Santapaola è un mio amico, anzi, è mio grande amico, ma naturalmente non lo vedo da tempo... È vero che nel passato Benedetto Santapaola partecipava a delle battute di caccia a Pergusa e che quelle battute erano ‘pagate’ dagli imprenditori Costanzo. Io organizzavo queste battute, nel senso che prenotavo un piccolo alberghetto nei pressi del lago di Pergusa e acquistavo il giorno prima le munizioni necessarie”.
A PALERMO, invece, una messa si nega “quasi a nessuno”. Se il boss italo canadese Agostino Cuntrera fosse stato un suicida o un divorziato, le porte della Chiesa non si sarebbero aperte per ricordarlo ad un anno dalla scomparsa. Ma siccome la causa del suo decesso è stata l'uccisione all'interno di una guerra tra cosche di rango internazionale, anche quest'anno è stato possibile, per famigliari e vecchi amici, ricordarlo con lo spirito. La Santa Messa è stata celebrata nel santuario del Santissimo Crocifisso a Siculiana, in provincia di Agrigento, paese natale del boss. Il parroco ha comunicato ai fedeli parole di significato profondo: “Mai girare le spalle alla fede, ancora di salvezza per l'umanità”.