l’Unità 11.1.11
Ratzinger al corpo diplomatico: «A minacciare la libertà religiosa non ci sono solo le persecuzioni»
Dito puntato contro il bando di feste e simboli religiosi: no al monopolio dello Stato nella scuola
Il Papa: l’educazione sessuale è una minaccia alla fede
Libertà religiosa senza condizionamenti. A questo e alla Chiesa perseguitata nel mondo Benedetto XVI dedica il suo discorso ai diplomatici accreditato presso la Santa Sede. Le accuse alla laicità dell’Occidente.
di Roberto Monteforte
Lo Stato faccia un passo indietro sui temi dell’educazione, compresa quella sessuale e civile che «potrebbero mettere in discussione le libertà di fede» e soprattutto, riconosca l’apporto positivo della religione alla società. «Dietro concezioni apparentemente neutre si trasmettono «concezioni antropologiche contrarie alla fede e alla retta ragione». Non basta la semplice libertà di culto. I cristiani devono poter vivere in modo coerente i principi della propria fede e poter «operare liberamente nella società». Per questo ne vanno rispettati anche feste e simboli, come il Crocifisso, che devono poter essere esposti pubblicamente. Troppo spazio al pluralismo e alla tolleranza che va a discapito della religione che finisce per subisce «una crescente emarginazione» ed essere percepita come «senza importanza, estranea alla società moderna o addirittura destabilizzante». Sono passaggi del discorso tenuto ieri da Papa Benedetto XVI al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
LE ACCUSE ALL’OCCIDENTE
È il Papa che parla ai rappresentati «politici» del mondo intero. È a loro che spiega cosa intenda per libertà religiosa a rischio, in particolare nel secolarizzato Occidente da riconquistare alla fede. Ma ripropone anche il quadro, «sottovalutato» delle violenze e delle persecuzioni subite dalle comunità cristiane nel mondo.
«La religione non costituisce per la società un problema, non è un fattore di turbamento o di conflitto. E la Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare la sua missione con libertà». Questa è la sua rassicurazione. Chiarissimo è stato l’allarme lanciato contro quella laicità che non considera «positiva». Il suo è un’affondo. Mette in guardia da chi mette in contrasto il diritto alla libertà religiosa con «i nuovi diritti» e il riferimento è a famiglia e diritti per le coppie omosessuali e di fatto, aborto, fine vita. Sarebbero in realtà niente di più che «l’espressione di desideri egoistici» che «non trovano il loro fondamento nella autentica natura umana» di cui la Chiesa parrebbe essere l’unica detentrice. Chiede coerenza ai Paesi
«democratici». La libertà religiosa non va proclamata in astratto, ma «praticata con coerenza e a tutti i livelli», altrimenti si finisce «per commettere grandi ingiustizie verso cittadini che desiderano professare e praticare liberamente la loro fede».
Il messaggio del Papa è «planetario», quindi rivolto a situazioni diverse. Come nel Messaggio per la Giornata della Pace del 1 ̊ gennaio insiste nel denunciare le persecuzioni alle comunità cristiane, dall’Iraq all’Egitto e la sottovalutazione internazionale sul prezzo di sangue pagato per la libertà religiosa minacciata. Ricorda il nesso tra dimensione religiosa e percorsi di pace. Invoca dai governi del Medio Oriente «misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose», che lo sottolinea «debbono poter godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell'insegnamento e dell'educazione e nell’uso dei media». Il pontefice plaude all’iniziativa dell’Unione europea su questo punto. Nel suo drammatico elenco include «la legge contro la blasfemia in Pakistan».