Corriere della Sera 2.06.11
Indignazione contro i militari. Il nuovo Egitto fa i test di verginità
Viviana Mazza
Non il regime di Mubarak, ma il «nuovo» Egitto fa i test di verginità alle manifestanti di piazza Tahrir. Le ragazze «non vergini» sono accusate di prostituzione. Lo hanno denunciato diciassette vittime ad Amnesty International, che definisce il test una forma di tortura. Un generale ha ammesso che le ragazze dicono la verità.
La parrucchiera egiziana Salwa Hosseini, 20 anni, è stata una delle prime a denunciare la violenza subita. Non durante il regime di Mubarak, ma nel «nuovo» Egitto. Fermata dai soldati davanti al Museo egizio il 9 marzo, il giorno dopo la festa della donna, Salwa ha detto di essere stata legata, piegata al suolo, schiaffeggiata, sottoposta a scosse elettriche con una stun gun, e insultata: «Prostituta» . Salwa era tornata in piazza Tahrir insieme a centinaia di altri manifestanti per chiedere vere riforme e giustizia per i passati abusi. Ma l’esercito li smobilitò con la forza. Condotta nel carcere di Heikstep, ha raccontato di essere stata costretta a spogliarsi, mentre alcuni soldati dalla porta aperta scattavano foto, e poi in un’altra stanza un uomo «in giacca bianca» l’ha sottoposta ad un «test di verginità» . Le ragazze «trovate non vergini» erano state avvertite che sarebbero state incriminate per prostituzione. «Volevano toglierci la dignità» . Salwa e altre 16 ragazze hanno denunciato simili abusi ad Amnesty International, che li definisce una forma di «tortura» . Lunedì, per la prima volta un generale ha ammesso che le ragazze hanno detto la verità. Il Consiglio supremo delle forze armate, che governa il Paese dalla caduta di Mubarak l’ 11 febbraio (le elezioni sono previste a settembre), aveva confermato l’arresto, quel giorno, di 17 donne e di un totale di 170 persone (poi in buona parte processate in tribunali militari e condannate a un anno di carcere, con sospensione della pena), negando però che fossero state torturate. Invece il generale, protetto dall’anonimato, ha detto alla Cnn che i test di verginità sono stati condotti, ma li ha difesi. «Le ragazze arrestate non erano come vostra figlia o la mia» , ha spiegato. «Queste ragazze erano accampate in tenda con manifestanti maschi in piazza Tahrir, e abbiamo trovato lì dentro molotov e droghe» . Ha sottolineato che i test avevano un preciso obiettivo: «Non volevamo che dicessero che le avevamo molestate sessualmente o stuprate, per cui volevamo dimostrare che già non erano vergini» . E ha concluso: «Nessuna di loro lo era» . Parole riprese dai siti di tutto il mondo e da Amnesty: brutali anche per la visione dello stupro come insignificante se una donna non è vergine. Con nuove proteste al Cairo gli attivisti hanno chiesto un’indagine. Un alto ufficiale però ha smentito e accusato la Cnn di aver riportato dichiarazioni inesatte: «I media siano più precisi prima di pubblicare accuse che macchiano il nome delle forze armate» . Ma è un appello che suona male nel giorno in cui gli Stati Uniti si dicono preoccupati per la libertà di stampa in Egitto. L’esercito è accusato di tentare di censurare i media. Un blogger è stato condannato a 3 anni per offesa alle forze armate. E diversi giornalisti e attivisti sono stati interrogati. Tra questi, il blogger Hossam Hamalawy, che aveva detto in tv che «come Mubarak non è andato in strada a sparare personalmente ai manifestanti, ma stiamo cercando di processarlo per averli uccisi, così il generale Hamdy Badeen è responsabile per la polizia militare, che ha commesso dei crimini» . Nuovi casi di maltrattamenti e torture, ignorati in gran parte dai media locali, circolano sul web e vengono esaminati dai gruppi per i diritti umani. Nessuno chiede un ritorno all’Egitto di Mubarak, ma gli attivisti non si accontentano della «testa» dell’ex presidente e dei figli, che verranno processati il 3 agosto. E sono pronti a spingere e se necessario sfidare le autorità in nome del «nuovo» Egitto della rivoluzione.