giovedì 7 maggio 2020

il cristo-cattedra


           
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Gli insegnanti cattolici si sforzano di « presentare ai giovani » la « cultura metafisica e teologica» del cattolicesimo «non come una realtà sovrapposta », ma come « una organica visione del sapere ». Non s’accorgono che col loro finalismo metafisico privano la cultura della necessaria autonomia e ne uccidono la linfa vitale. Quando infatti una organica visione del sapere non sia frutto di libera e personale ricerca, condotta innanzi senza preoccupazione alcuna di riuscire disorganica, che altro è se non «una realtà sovrapposta »? L’omaggio de «le cattedre della cultura alla Cattedra dello Spirito » comporta la subordinazione della libertà critica al dogma, della cultura alla autorità ecclesiastica, subordinazione che è creativamente e moralmente falsa, sempre che non si confonda la cultura con la propaganda o con l’apostolato. La Chiesa infatti accoglie e rielabora quegli elementi della cultura che possano servire a rafforzare la propria organizzazione; respinge, o piega e distorce tutti gli altri entro il letto di Procuste della sua dottrina. Se è vero che dal punto di vista cristiano la cultura è frutto del peccato, è anche vero che spremere da quel frutto un ammonimento che suoni condanna della libertà di pensiero e minaccia di sanzioni ecclesiastiche non è cultura. La cultura non si affida ad alcuna definitiva « salvezza » e perciò si arricchisce delle più diverse e varie esigenze umane. Il cristiano, che la svaluta e la ripudia, la rispetta più del cattolico, che la mutila e la degrada a strumento di propaganda.
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dal libro “i preti in cattedra”
capitolo  “il cristo-cattedra”,
edizione 1958, pagina 189