Chi paga il Meeting di Cielle?
Giorgio Mottola su Terra, il 24/08/10
Una macchina da guerra. Domenica è partita la sua trentesima edizione e non dà il minimo segnale di crisi il Meeting riminese di Comunione e Liberazione. Quest'anno il volume di affari della manifestazione dovrebbe ammontare a 8 milioni e 300mila euro. Quasi un milione di euro in più rispetto al bilancio di previsione dello scorso anno. Le controversie terrene della recessione economica non intaccano l'organizzazione del Meeting. Ma non è solo questione di fede o di equilibrio spirituale. Come ogni anno, anche stavolta, in soccorso di Comunione e Liberazione è arrivato il sostanzioso aiuto della grossa industria ex statale italiana: Telecom, Finmeccanica, Autostrade, Eni, Sisal. E a tenere in piedi la convention ciellina c'è anche un discreto flusso di soldi pubblici proveniente da Comuni, Province, Regioni e Governo.
Però la risposta alla domanda "Chi paga il Meeting?" non è semplice come si possa pensare. Per prima cosa, la manifestazione non è gestita direttamente da Cl, ma da un sua promanazione: il "Meeting per l'amicizia fra i popoli". Fino al 2008 è stata un'associazione, poi si è trasformata in fondazione. Ha un consiglio di amministrazione composto da sette consiglieri. Tre riminesi, compresa la presidente Emilia Guarnieri, che del Meeting si occupa fin dal 1980, e quattro milanesi, tra cui Giorgio Vittadini, presidente della potente Compagnia delle opere.
Le somme di denaro che si trova a gestire sono da grossa azienda: tra i 7 e 10 milioni di euro ogni anno. Ma verificare il bilancio della fondazione è abbastanza complicato. Non è accessibile tramite una normale visura camerale e non viene facilmente dato ai giornalisti, «per motivi commerciali», come ha spiegato a Terra il direttore del Meeting Sandro Ricci. Tuttavia una valutazione superficiale delle risorse che alimentano una delle più grandi manifestazioni culturali e politiche italiane è comunque possibile.
Stando a quanto ha dichiarato Ricci al nostro quotidiano, di quegli 8 milioni e 300 mila euro, dichiarati nel bilancio di previsione, il 70% verrebbe incassato tramite gli sponsor e il restante 30% attraverso attività dirette del Meeting (soprattutto ristorazione, vendita di gadget e libri e quote di partecipazione. Oltre a grandi aziende italiane, sono presenti in massa enti pubblici del centro nord. Anche la rossa Emilia fa generosamente la sua parte. La provincia di Rimini contribuisce con 13 mila euro e la Regione con 70 mila, a cui si aggiunge anche la spesa dell'Ente regionale al turismo, che al Meeting fa pubblicità alle spiagge del Mare Adriatico. A farla da padrone è ovviamente la Regione Lombardia del ciellino Roberto Formigoni. A luglio, nel pieno della polemica tra Tremonti e il governatore lombardo, il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Stefano Galli, ha aperto una polemica sui 230 mila euro di finanziamento che la Regione ha stanziato per il Meeting. «Cosa c'entriamo noi con una manifestazione che si svolge in Emilia Romagna?», fu la provocazione dell'uomo del Carroccio.
A un mese di distanza, la risposta del direttore del Meeting prova a minimizzare: «In quella cifra sono comprese anche le spese che la Lombardia affronta per l'allestimento dello stand e per il personale che ci lavora dentro». Ma Pippo Civati, consigliere regionale e giovane promessa del Partito Democratico, la pensa diversamente: «Ai 230 mila euro che Formigoni ha ufficialmente elargito a Cl, vanno aggiunti i contributi dati al Meeting da tutti gli enti regionali, come le Ferrovie del nord, che non sono compresi nel bilancio della Regione». Il Governo non ha mancato di dare una grossa mano. Sono infatti presenti con un loro stand il Ministero dei Beni culturali (5 mila euro), il Ministero delle Infrastrutture (40 mila euro, per pubblicizzare i fasti del Mose), il Ministero per le pari opportunità e la Presidenza del Consiglio. All'organizzazione del Meeting però non piace la parola "contributo statale". Preferiscono «spazio comunicativo venduto». Cl prende i soldi dallo Stato, ma in cambio offre pubblicità. «La nostra - spiega Ricci- è una manifestazione cui prendono parte 800 mila persone. Siamo un grosso potenziale dal punto di vista del mercato pubblicitario». E i numeri lo dimostrano: dodici ore di servizi televisivi, settemila articoli comparsi sui giornali e sulle riviste, oltre 800 giornalisti. Forse solo al Festival di Sanremo o a una crisi di governo giornali e televisione dedicano tutto questo è il giro di affari dell'evento di Comunione e Liberazione quest'anno supera gli 8 milioni di euro. Tra i finanziatori la grossa industria ex statale e tutti gli enti pubblici, dai Comuni al Governo.
Giorgio Mottola su Terra, il 24/08/10
Una macchina da guerra. Domenica è partita la sua trentesima edizione e non dà il minimo segnale di crisi il Meeting riminese di Comunione e Liberazione. Quest'anno il volume di affari della manifestazione dovrebbe ammontare a 8 milioni e 300mila euro. Quasi un milione di euro in più rispetto al bilancio di previsione dello scorso anno. Le controversie terrene della recessione economica non intaccano l'organizzazione del Meeting. Ma non è solo questione di fede o di equilibrio spirituale. Come ogni anno, anche stavolta, in soccorso di Comunione e Liberazione è arrivato il sostanzioso aiuto della grossa industria ex statale italiana: Telecom, Finmeccanica, Autostrade, Eni, Sisal. E a tenere in piedi la convention ciellina c'è anche un discreto flusso di soldi pubblici proveniente da Comuni, Province, Regioni e Governo.
Però la risposta alla domanda "Chi paga il Meeting?" non è semplice come si possa pensare. Per prima cosa, la manifestazione non è gestita direttamente da Cl, ma da un sua promanazione: il "Meeting per l'amicizia fra i popoli". Fino al 2008 è stata un'associazione, poi si è trasformata in fondazione. Ha un consiglio di amministrazione composto da sette consiglieri. Tre riminesi, compresa la presidente Emilia Guarnieri, che del Meeting si occupa fin dal 1980, e quattro milanesi, tra cui Giorgio Vittadini, presidente della potente Compagnia delle opere.
Le somme di denaro che si trova a gestire sono da grossa azienda: tra i 7 e 10 milioni di euro ogni anno. Ma verificare il bilancio della fondazione è abbastanza complicato. Non è accessibile tramite una normale visura camerale e non viene facilmente dato ai giornalisti, «per motivi commerciali», come ha spiegato a Terra il direttore del Meeting Sandro Ricci. Tuttavia una valutazione superficiale delle risorse che alimentano una delle più grandi manifestazioni culturali e politiche italiane è comunque possibile.
Stando a quanto ha dichiarato Ricci al nostro quotidiano, di quegli 8 milioni e 300 mila euro, dichiarati nel bilancio di previsione, il 70% verrebbe incassato tramite gli sponsor e il restante 30% attraverso attività dirette del Meeting (soprattutto ristorazione, vendita di gadget e libri e quote di partecipazione. Oltre a grandi aziende italiane, sono presenti in massa enti pubblici del centro nord. Anche la rossa Emilia fa generosamente la sua parte. La provincia di Rimini contribuisce con 13 mila euro e la Regione con 70 mila, a cui si aggiunge anche la spesa dell'Ente regionale al turismo, che al Meeting fa pubblicità alle spiagge del Mare Adriatico. A farla da padrone è ovviamente la Regione Lombardia del ciellino Roberto Formigoni. A luglio, nel pieno della polemica tra Tremonti e il governatore lombardo, il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale, Stefano Galli, ha aperto una polemica sui 230 mila euro di finanziamento che la Regione ha stanziato per il Meeting. «Cosa c'entriamo noi con una manifestazione che si svolge in Emilia Romagna?», fu la provocazione dell'uomo del Carroccio.
A un mese di distanza, la risposta del direttore del Meeting prova a minimizzare: «In quella cifra sono comprese anche le spese che la Lombardia affronta per l'allestimento dello stand e per il personale che ci lavora dentro». Ma Pippo Civati, consigliere regionale e giovane promessa del Partito Democratico, la pensa diversamente: «Ai 230 mila euro che Formigoni ha ufficialmente elargito a Cl, vanno aggiunti i contributi dati al Meeting da tutti gli enti regionali, come le Ferrovie del nord, che non sono compresi nel bilancio della Regione». Il Governo non ha mancato di dare una grossa mano. Sono infatti presenti con un loro stand il Ministero dei Beni culturali (5 mila euro), il Ministero delle Infrastrutture (40 mila euro, per pubblicizzare i fasti del Mose), il Ministero per le pari opportunità e la Presidenza del Consiglio. All'organizzazione del Meeting però non piace la parola "contributo statale". Preferiscono «spazio comunicativo venduto». Cl prende i soldi dallo Stato, ma in cambio offre pubblicità. «La nostra - spiega Ricci- è una manifestazione cui prendono parte 800 mila persone. Siamo un grosso potenziale dal punto di vista del mercato pubblicitario». E i numeri lo dimostrano: dodici ore di servizi televisivi, settemila articoli comparsi sui giornali e sulle riviste, oltre 800 giornalisti. Forse solo al Festival di Sanremo o a una crisi di governo giornali e televisione dedicano tutto questo è il giro di affari dell'evento di Comunione e Liberazione quest'anno supera gli 8 milioni di euro. Tra i finanziatori la grossa industria ex statale e tutti gli enti pubblici, dai Comuni al Governo.