il Fatto 21.9.10
I Pm indagano sui conti Ior
È la prima volta
Maxi-sequestro di 23 milioni di euro per mancato rispetto
della normativa anti-riciclaggio
Il presidente della banca del Papa, Gotti Tedeschi: “Mi sento umiliato”
di Gianni Barbacetto e Rita Di Giovacchino
Riciclaggio. L'ombra del sospetto si allunga sullo Ior, la potente banca vaticana. Nel mirino dell'autorità giudiziaria sono finiti il presidente Ettore Gotti Tedeschi, indicato come l'uomo nuovo un anno fa, e il direttore generale Paolo Cipriani da ieri indagati per violazione delle norme anti-riciclaggio su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava. Ma la vera novità è il provvedimento di sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta – cosa mai avvenuta finora – che riguarda 23 milioni di euro, depositati su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano, che stavano per essere trasferiti all'estero. Più precisamente alla JP Morgan Frankfurt (20 milioni) e alla Banca del Fucino (altri tre).
I magistrati e il tabù
NON ERA MAI accaduto, neppure quando il giudice di Milano nel 1987 firmò un ordine di cattura nei confronti di Paul Casimir Marcinkus, che la magistratura italiana, con la complicità di Bankitalia e della Finanza, ficcasse il naso negli affari dello Ior fino a bloccare una sua operazione. Ed è la prima iniziativa in assoluto da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo Ior e i suoi vertici. E non sarà l'ultima, altre indagini sono in corso. L'Istituto Opere Religiose, con i suoi 40 mila correntisti, molti residenti dello Stato Vaticano, non è più dunque in grado di agire extra-legem, forte della sua inviolabilità territoriale. Un privilegio che per mezzo secolo gli ha consentito di funzionare da paradiso fiscale al centro di Roma, alimentando la leggenda che lì si annidasse un'immensa “lavanderia” di denaro sporco, crocevia di tangenti, evasioni fiscali, mafia e quant'altro.
Ettore Gotti Tedeschi, appresa la notizia, ha dichiarato di sentirsi “profondamente umiliato”. Poi, in una telefonata con il direttore Giuseppe Marra dell'AdnKronos ha aggiunto: “Da quando sono stato nominato, assieme al direttore generale Paolo Cipriani, mi sono sforzato di affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato”. Banchiere ed economista di fama, legato all’Opus Dei, Gotti Tedeschi ha accettato un anno fa di succedere ad Angelo Caloia, lo Ior attraversava uno dei suoi momenti difficili. Era appena uscito il libro del cronista di Libero Gianluigi Nuzzi “Vaticano spa”, che rivelava i segreti a lungo custoditi nell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, con tutte le operazioni spericolate da Sindona a Calvi, e tutti i conti coperti da nomi in codice. Il più famoso quell'“Omissis” dietro cui si celava Giulio Andreotti e la Fondazione Spellman attraverso la quale transitarono 60 miliardi della maxi-tangente Enimont. Proprio a Gotti Tedeschi è stato assegnato il compito di restituire trasparenza e credibilità alla Banca Vaticana, grazie al suo prestigio e ad amicizie trasversali nel mondo politico, bancario e finanziario italiano. Dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti all'ex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. I suoi sforzi di risanamento sono apparsi insufficienti, pochi mesi fa, quando lo scandalo che ha scosso la Protezione civile ha di nuovo condotto la magistratura sulle tracce dello Ior che custodiva, tra gli altri, il conto corrente di Angelo Balducci.
Letta e Bertone come sponsor
GOTTI TEDESCHI era sì l'uomo nuovo, ma di un sistema rivolto all'esterno più che al mondo ecclesiale. Del resto a volerlo presidente era stato il cardinal Bertone che qualcuno giura sia più berlusconiano di Gianni Letta. Ora Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani sono indagati dalla procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007, normativa di attuazione della direttiva Ue anti-riciclaggio. La Procura di Roma – consapevole di tanto ardire – ha precisato che il “sequestro non è stato disposto perché c’è prova di riciclaggio ma perché da parte dei vertici Ior si è omesso di applicare la norma”.
I due alti dirigenti rischiano fino a tre anni di pena e 50 mila euro di ammenda. Non si è fatta attendere la replica della Santa Sede che ha ribadito piena fiducia nell'operato di Gotti Tedeschi, manifestando “perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma”. Nella nota della Segreteria di Stato si legge: “C'è la chiara volontà, da noi più volte manifestata da parte di piena trasparenza per quanto riguarda lo Ior. Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo da tempo le autorità si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti”. E precisa: “Quanto agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior”.
Ma proprio questo è il punto, dietro numeri di codice utilizzati dalla banca vaticana troppo spesso si sono celati nomi imbarazzanti.
I Pm indagano sui conti Ior
È la prima volta
Maxi-sequestro di 23 milioni di euro per mancato rispetto
della normativa anti-riciclaggio
Il presidente della banca del Papa, Gotti Tedeschi: “Mi sento umiliato”
di Gianni Barbacetto e Rita Di Giovacchino
Riciclaggio. L'ombra del sospetto si allunga sullo Ior, la potente banca vaticana. Nel mirino dell'autorità giudiziaria sono finiti il presidente Ettore Gotti Tedeschi, indicato come l'uomo nuovo un anno fa, e il direttore generale Paolo Cipriani da ieri indagati per violazione delle norme anti-riciclaggio su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava. Ma la vera novità è il provvedimento di sequestro preventivo, firmato dal gip Maria Teresa Covatta – cosa mai avvenuta finora – che riguarda 23 milioni di euro, depositati su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano, che stavano per essere trasferiti all'estero. Più precisamente alla JP Morgan Frankfurt (20 milioni) e alla Banca del Fucino (altri tre).
I magistrati e il tabù
NON ERA MAI accaduto, neppure quando il giudice di Milano nel 1987 firmò un ordine di cattura nei confronti di Paul Casimir Marcinkus, che la magistratura italiana, con la complicità di Bankitalia e della Finanza, ficcasse il naso negli affari dello Ior fino a bloccare una sua operazione. Ed è la prima iniziativa in assoluto da quando, nel 2003, la Cassazione ha attribuito alla giurisdizione italiana la competenza sullo Ior e i suoi vertici. E non sarà l'ultima, altre indagini sono in corso. L'Istituto Opere Religiose, con i suoi 40 mila correntisti, molti residenti dello Stato Vaticano, non è più dunque in grado di agire extra-legem, forte della sua inviolabilità territoriale. Un privilegio che per mezzo secolo gli ha consentito di funzionare da paradiso fiscale al centro di Roma, alimentando la leggenda che lì si annidasse un'immensa “lavanderia” di denaro sporco, crocevia di tangenti, evasioni fiscali, mafia e quant'altro.
Ettore Gotti Tedeschi, appresa la notizia, ha dichiarato di sentirsi “profondamente umiliato”. Poi, in una telefonata con il direttore Giuseppe Marra dell'AdnKronos ha aggiunto: “Da quando sono stato nominato, assieme al direttore generale Paolo Cipriani, mi sono sforzato di affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato”. Banchiere ed economista di fama, legato all’Opus Dei, Gotti Tedeschi ha accettato un anno fa di succedere ad Angelo Caloia, lo Ior attraversava uno dei suoi momenti difficili. Era appena uscito il libro del cronista di Libero Gianluigi Nuzzi “Vaticano spa”, che rivelava i segreti a lungo custoditi nell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, con tutte le operazioni spericolate da Sindona a Calvi, e tutti i conti coperti da nomi in codice. Il più famoso quell'“Omissis” dietro cui si celava Giulio Andreotti e la Fondazione Spellman attraverso la quale transitarono 60 miliardi della maxi-tangente Enimont. Proprio a Gotti Tedeschi è stato assegnato il compito di restituire trasparenza e credibilità alla Banca Vaticana, grazie al suo prestigio e ad amicizie trasversali nel mondo politico, bancario e finanziario italiano. Dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti all'ex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. I suoi sforzi di risanamento sono apparsi insufficienti, pochi mesi fa, quando lo scandalo che ha scosso la Protezione civile ha di nuovo condotto la magistratura sulle tracce dello Ior che custodiva, tra gli altri, il conto corrente di Angelo Balducci.
Letta e Bertone come sponsor
GOTTI TEDESCHI era sì l'uomo nuovo, ma di un sistema rivolto all'esterno più che al mondo ecclesiale. Del resto a volerlo presidente era stato il cardinal Bertone che qualcuno giura sia più berlusconiano di Gianni Letta. Ora Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani sono indagati dalla procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007, normativa di attuazione della direttiva Ue anti-riciclaggio. La Procura di Roma – consapevole di tanto ardire – ha precisato che il “sequestro non è stato disposto perché c’è prova di riciclaggio ma perché da parte dei vertici Ior si è omesso di applicare la norma”.
I due alti dirigenti rischiano fino a tre anni di pena e 50 mila euro di ammenda. Non si è fatta attendere la replica della Santa Sede che ha ribadito piena fiducia nell'operato di Gotti Tedeschi, manifestando “perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma”. Nella nota della Segreteria di Stato si legge: “C'è la chiara volontà, da noi più volte manifestata da parte di piena trasparenza per quanto riguarda lo Ior. Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo da tempo le autorità si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti”. E precisa: “Quanto agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior”.
Ma proprio questo è il punto, dietro numeri di codice utilizzati dalla banca vaticana troppo spesso si sono celati nomi imbarazzanti.