sabato 8 ottobre 2011

E in Grecia la Chiesa ottiene lo sconto

Corriere della Sera 28.9.11
E in Grecia la Chiesa ottiene lo sconto
di Francesca Basso

Alla fine la Chiesa ortodossa greca non dovrà pagare. Ieri sera il Parlamento di Atene ha approvato con 155 voti a favore e 142 contrari (su 297 votanti) la controversa legge per imporre una tassa sugli immobili. Ma gli edifici di culto, i monasteri e le sedi degli enti caritativi sono stati «salvati». Saranno tassate solo le proprietà ecclesiastiche adibite a esercizi commerciali. Una scelta che ha fatto discutere, così come in Italia si è dibattuto sull'ipotesi di introdurre l'Ici sugli immobili del Vaticano. Solo pochi giorni fa uno dei due vicepresidenti, il socialista Theodoros Pangalos, aveva criticato sul quotidiano svizzero La Tribune de Genève l'esenzione della Chiesa, spiegando che «dovrebbe dare l'esempio» pagando. In propria difesa la direzione dei servizi economici della Chiesa ortodossa aveva reso pubblico l'ammontare delle tasse versate nel 2010: 2,5 milioni di euro di imposte fondiarie e sui redditi. Ha fatto anche sapere di possedere 30 proprietà ad Atene e 14 a Salonicco. Il problema, mettono in evidenza i più critici, è che non esiste un modo per stabilire i redditi reali e le proprietà della Chiesa ortodossa dal momento che non esiste un catasto. Di fatto, però, è il secondo proprietario fondiario (dietro lo Stato) con 130 mila ettari di terra ed è il primo azionista della Banca nazionale greca con l'1,5% (ha anche un rappresentante nel consiglio di amministrazione). Il quotidiano conservatore Kathimerini ha riportato che i beni della Chiesa greca ammontavano nel 2008 a 700 milioni. Ma l'ex ministro dell'economia Stefanos Manos ha valutato il patrimonio in più di un miliardo di euro. Perché vanno considerati anche i beni delle parrocchie (alcune sono molto ricche), le proprietà degli 80 vescovati, i beni dei 450 monasteri. Di fronte all'emergenza bancarotta che sta vivendo la Grecia, nel marzo 2010 il governo di George Papandreou ha introdotto una tassa del 20% sui redditi commerciali della Chiesa e un'aliquota dal 5 al 10% per le donazioni ricevute. Ma resta il fatto che i 10 mila pope e i loro vescovi pesano sulle casse dello Stato per 220 milioni l'anno. L'arcivescovo di Atene Hiéronymos II si difende definendo un «mito» la presunta ricchezza della Chiesa ortodossa greca. La tassa sugli immobili, dunque, esenterà gli edifici di culto. Con la nuova imposta il governo di Atene conta di incassare dai greci circa 400 miliardi. Avrebbe dovuto essere un provvedimento d'emergenza per il solo biennio 2011-2012, ma invece diventerà permanente. Dovrà essere pagata attraverso le bollette della luce e chi si rifiuterà rischia l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica.