lunedì 29 ottobre 2007

Giordano Bruno brucia ancora

l’Unità 29.10.07
Il processo al filosofo e la Chiesa in una bella lettura di Augias
Giordano Bruno brucia ancora
di Lorenzo Buccella

Brucia ancora Giordano Bruno. Nonostante i «rammarici» post-datati giunti dalle tonache ufficiali della Chiesa e le contrizioni parziali dilazionate nel tempo. Brucia ancora, visto che le parole di quell'eretico «impenitente», finite nel fuoco assieme al suo corpo in un febbraio romano del 1600, finiscono ancora oggi per far da torcia simbolica davanti a polemiche che attraversano il mondo contemporaneo. Per carità, cambiano metodi e maniere, ma non certo l'irritazione verso le scomodità di un pensiero difforme che dirotta i sensi comuni, sovvertendo le vulgate cardinali delle autorità. E a darcene traccia, ricongiungendo le pupille strabiche del tempo in un racconto che ritrasporta l'esempio estremo del passato sulle punte dell'oggi, ci può anche pensare la semplicità scabra di un leggio e di uno sgabello piantonati in mezzo al palcoscenico di un teatro. Com'è successo l'altra sera all'Herberia di Rubiera (Reggio Emilia) dove, in anteprima nazionale, l'aplomb divulgatore di un Corrado Augias ha ripercorso gli ultimi spigoli di vita di Giordano Bruno nello spettacolo Le fiamme e la ragione.
Dalla formazione religiosa del monaco-filosofo, avviata su strade irregolari rispetto ai dogmi del tempo, alla prima denuncia veneziana d'eresia, per poi scivolare nel tunnel dei 22 interrogatori in cui s'inabissano gli otto anni del processo, prima di arrivare alla condanna definitiva. Quel rogo di Campo de' Fiori con tanto di morsa alla lingua, divenuto improrogabile per l'insistenza del «no» di fronte alle richieste d'abiura. Del resto, perché mai rinunciare a sostenere che l'universo è infinito e che Copernico ci aveva imbroccato sulla non-centralità della terra, se tutte le più intime convinzioni ti portano là? Il tempo, galante ma tragicamente ritardatario, darà ragione, ma intanto l'immediato impone altre risposte: «forse con più tremore annunciate voi la sentenza rispetto a quanto ne abbia io nell'accoglierla». Fila più o meno così la frase storica di Bruno che farà da esergo a tutti i martirii per la libertà di pensiero. E che la ripresa di questo omicidio voglia uscire dal semplice pugno di un episodio shock, lo testimonia l'intero telaio didattico su cui Augias fa girare il racconto, prendendo in mano lo spago della storia. Con tanto di flashback all'indietro e salti in avanti, testimoniati fin dall'incipit riservato a Galileo Galilei, sospeso 33 anni dopo Bruno, e qui saldato idealmente sul fronte di quel pensiero moderno che la Chiesa post-tridentina, agitata da un secolo di scissioni, cercò di esorcizzare nella maniera più intransigente. Da lì, il viaggio è svelto per andare a stanare la lunga scia di eredità che mette insieme Locke, Newton e Voltaire. Tutti annodati in quella convergenza di pensiero che vede la libertà della fede inscritta soltanto nella sfera intima del singolo, mentre al quaderno dei doveri dello Stato viene asportata ogni sorta di ingerenza etica. Il solito doppio binario dialettico, da sempre a rischio di dirottamenti, tanto da indurre a un'esplicita confessione delle ragioni che hanno riportato Giordano Bruno a teatro. Augias le butta lì in coda alla lettura come una sorta di post-it morale. Qui e là, nel «lontano» delle culture del mondo dove la mancata divisione tra reato e peccato pone l'emergenza che episodi del genere si ripetano, così come nel «vicino» della nostra Chiesa dove affiora la nostalgia verso il magistero di un papa buono come Giovanni XXIII, aperto a quelle forme di dialogo che le alte sfere ecclesiali di oggi sembrano invece disdegnare nella loro chiusura a riccio contro il nuovo nemico, quel tanto «deprecato» relativismo culturale.
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Commento:
Se oggi, Lunedì 29 ottobre 2007, leggendo i quotidiani possiamo apprendere che il signor Ratzinger chiede, per i farmacisti cattolici, il diritto di rifiutarsi di fornire mediciali ritenuti non rientranti nell'ottica cristiana... c'è da ipotizzare che tran non poco altre possano essere le sue richieste...
Francesco Scanagatta