venerdì 26 ottobre 2007

Padre Pio, battaglia senza fine

da "la Stampa.it" 26/10/2007 (7:49)
Padre Pio, battaglia senza fine

Un libro riapre il caso:
«impostore lussurioso o
«vittima di Papa Giovanni»?
GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO
Padre Pio «impostore e lussurioso» o vittima di Giovanni XXIII, suo «spietato persecutore e calunniatore». Spaccano il mondo ecclesiale gli appunti privati (rivelati da «L’Altro Cristo», biografia dello storico Sergio Luzzatto) in cui il Papa bolla come «un immenso inganno e un disastro di anime» l’opera del cappuccino proclamato Santo da Karol Wojtyla, deplorandone «i rapporti scorretti con le fedeli». Fu una persecuzione per «togliere di mezzo un tradizionalista scomodo per la Chiesa modernista di Roncalli» oppure erano fondate le accuse arrivate in Vaticano sulle «truffe economiche e gli scandali sessuali» del cappuccino?

«E’ prassi in questi casi inviare sul posto un “missus dominicus” a fare un’inchiesta e così fece Giovanni XXII - puntualizza il cardinale di Curia, Pio Laghi -.Non sempre chi indaga è oggettivo e bisogna vedere come l’inviato papale Carlo Maccari ne riferì al Pontefice, che veniva da famiglia contadina e amava le cose semplici e concrete. In tanto scalpore la sua volontà era mettere in chiaro i fatti». Il teologo Giovanni Franzoni, ex abate della basilica romana di San Paolo, ricorda il giudizio negativo di padre Gemelli e le diagnosi cliniche di Cancrini sull’«istrionismo pulsionale e la necessità di mettersi in mostra» di Padre Pio. «Le stimmate sono una nota malattia della pelle. Le ho viste anche in persone che nulla avevano di santo - puntualizza don Franzoni -.Padre Pio non è mai parso monastico e ritratto in se stesso, ma idolatrato e sovraesposto già da un’iconografia miracolistica».

«Erano gli uffici a trasmettere notizie negative su quanto avveniva a San Giovanni Rotondo: il Pontefice non aveva alcun pregiudizio ma non poteva che prenderne atto - spiega l’arcivescovo Loris Capovilla, segretario personale di papa Roncalli -. Il suo timore nasceva dalle informazioni degli incaricati della Santa Sede». Roncalli allarmato dal «gran giro di denaro» e «sviato» dalla Curia: «Era un uomo e come tale non era infallibile. Avrà commesso i suoi errori». Dissente lo scrittore cattolico Antonio Socci: «Già durante il processo di beatificazione, Capovilla cercò di tenere fuori Roncalli dalla persecuzione di Padre Pio, scaricando la colpa sui cardinali Tardini e Ottaviani. Ma ora da questo documento sappiamo che, oltre alle registrazioni sacrileghe e illegali nel confessionale, il Papa credeva esistessero “filmine” di Padre Pio sorpreso in atteggiamenti equivoci con ragazze. In realtà erano tutte menzogne come ha dimostrato la canonizzazione. E quanto all’acido fenico per procurarsi le stimmate, non era più in vendita a San Giovanni Rotondo dal 1920 proprio per fugare ogni ombra».

La verità, secondo Socci, è che nel passaggio da Pio XII che definì il frate «salvezza dell’Italia» a Giovanni XXIII «ostile all’irrompere del soprannaturale» si usarono contro Padre Pio «la segregazione e metodi da Inquisizione». In realtà, evidenziano in Curia, lo scandalo finanziario Giuffrè che nel 1958 aveva sconvolto i Cappuccini è il retroscena del giudizio negativo di Giovanni XXIII su Padre Pio per il suo rifiuto ai superiori di usare le offerte di San Giovanni Rotondo per «salvare l’onore dell’Ordine».