Il Pd e la laicità per litigare basta la parola
Il Manifesto del 1 settembre 2009, pag. 7
Laicità? «E’ non aver paura delle ingerenze». Parola di Francesco D’Agostino, cattolicissimo presidente del comitato nazionale di bioetica, il massimo organismo pubblico sulle questioni eticamente sensibili. Va da sé che non tutti, sul palco e soprattutto sotto il palco, della festa nazionale del Pd a Genova la pensano allo stesso modo, anzi. Attorno a D’Agostino, democratici per tutti i gusti: dall’ex diessina Vittoria Franco al teodem Enzo Carra, da Ivan Scalfarotto alla radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, Marco Ventura e Victor Rasetto. A coordinarli Giorgio Zanchini di Radio Rai e Miguel Mora de El Pais, Mora offre subito tutta la distanza tra Roma e Madrid, dove le unioni omosessuali sono state legalizzate per la prima volta dal governo conservatore di Aznar: «In Spagna sulla laicità si fa più di quanto si parli, chiunque governi governa per la gente e non per la Chiesa». In Italia invece accade tutto il contrario. Carra e D’Agostino provano a tenere la barra al centro. Per Carra è naturale: i cattolici sono la maggioranza nel nostro paese e dunque è ovvio tenere in conto le posizioni della chiesa secondo il quadro del concordato. Per Vittoria Franco, invece le ingerenze ci sono eccome. Tra voto segreto e voto palese, dei resto, i parlamentari esprimono i voti diversamente. «Al senato si è votato non secondo coscienza ma secondo un ordine di scuderia», dice Franco. E che la chiesa cattolica, soprattutto negli ultimi anni abbia avuto un ruolo diretto nelle vicende politiche lo dimostra lo zelo astensionista per il referendum sulla fecondazione assistita del 2005 di cui fu capofila, tra l’altro, proprio Avvenire. Le posizioni che si alternano sul palco sui diritti civili non convincono affatto Rita De Santis, dell’Associazione genitori di figli omosessuali. «Cos’è mio figlio, uno scarto umano? - attacca dalla platea - mio figlio ha diritto a esprimere la sua affettività e rispetto al matrimonio ha gli stessi diritti e gli stessi doveri di chiunque altro. Non può donare il midollo, non può donare il sangue, non può fare nemmeno il seminarista, se ne ha voglia. Ma di quale famiglia parlate, quella del family day a cui è andato Berlusconi?». Ivan Scalfarotto concorda: «Il parlamento non riesce ad approvare nemmeno una legge contro l’omofobia. Si può concludere - si chiede - che il parlamento è a favore dell’omofobia?». E sul Pd: «A differenza di Rossi e Turigliatto, nella scorsa legislatura Paola Binetti votò formalmente contro la fiducia al governo Prodi proprio sulle norme sull’omofobia del pacchetto Amato».
Il Manifesto del 1 settembre 2009, pag. 7
Laicità? «E’ non aver paura delle ingerenze». Parola di Francesco D’Agostino, cattolicissimo presidente del comitato nazionale di bioetica, il massimo organismo pubblico sulle questioni eticamente sensibili. Va da sé che non tutti, sul palco e soprattutto sotto il palco, della festa nazionale del Pd a Genova la pensano allo stesso modo, anzi. Attorno a D’Agostino, democratici per tutti i gusti: dall’ex diessina Vittoria Franco al teodem Enzo Carra, da Ivan Scalfarotto alla radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, Marco Ventura e Victor Rasetto. A coordinarli Giorgio Zanchini di Radio Rai e Miguel Mora de El Pais, Mora offre subito tutta la distanza tra Roma e Madrid, dove le unioni omosessuali sono state legalizzate per la prima volta dal governo conservatore di Aznar: «In Spagna sulla laicità si fa più di quanto si parli, chiunque governi governa per la gente e non per la Chiesa». In Italia invece accade tutto il contrario. Carra e D’Agostino provano a tenere la barra al centro. Per Carra è naturale: i cattolici sono la maggioranza nel nostro paese e dunque è ovvio tenere in conto le posizioni della chiesa secondo il quadro del concordato. Per Vittoria Franco, invece le ingerenze ci sono eccome. Tra voto segreto e voto palese, dei resto, i parlamentari esprimono i voti diversamente. «Al senato si è votato non secondo coscienza ma secondo un ordine di scuderia», dice Franco. E che la chiesa cattolica, soprattutto negli ultimi anni abbia avuto un ruolo diretto nelle vicende politiche lo dimostra lo zelo astensionista per il referendum sulla fecondazione assistita del 2005 di cui fu capofila, tra l’altro, proprio Avvenire. Le posizioni che si alternano sul palco sui diritti civili non convincono affatto Rita De Santis, dell’Associazione genitori di figli omosessuali. «Cos’è mio figlio, uno scarto umano? - attacca dalla platea - mio figlio ha diritto a esprimere la sua affettività e rispetto al matrimonio ha gli stessi diritti e gli stessi doveri di chiunque altro. Non può donare il midollo, non può donare il sangue, non può fare nemmeno il seminarista, se ne ha voglia. Ma di quale famiglia parlate, quella del family day a cui è andato Berlusconi?». Ivan Scalfarotto concorda: «Il parlamento non riesce ad approvare nemmeno una legge contro l’omofobia. Si può concludere - si chiede - che il parlamento è a favore dell’omofobia?». E sul Pd: «A differenza di Rossi e Turigliatto, nella scorsa legislatura Paola Binetti votò formalmente contro la fiducia al governo Prodi proprio sulle norme sull’omofobia del pacchetto Amato».