Croci nere dipinte su casa Albertin
Il Mattino di Padova del 13 novembre 2009
Quattro croci disegnate con la vernice spray nera e la scritta «Cristo» sotto una di esse. E’ l’inquietante messaggio ricevuto dalla famiglia Albertin, che ha avviato la causa approdata alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo da cui è scaturito l’o bbligo di togliere il crocifisso dalle aule delle scuole pubbliche italiane. La sgradevole scoperta è stata fatta, nella prima mattinata di ieri, dal dottor Massimo Albertin, ematologo della Casa di cura, che si stava recando al lavoro.
Ignoti, nel corso della notte, avevano imbrattato la recinzione della casa di via Primo Maggio. Quando Albertin - che assieme alla moglie Soile Lautsi ha intrapreso il percorso giudiziario contro la presenza del massimo simbolo della cristianità nelle aule pubbliche - ha visto le scritte tracciate sui muri esterni dell’abitazione, ha avvisato i carabinieri della stazione di Abano Terme, che sono intervenuti sul posto per raccogliere la segnalazione e avviare le indagini. Un fatto grave, che suona come un vero e proprio «avvertimento» agli Albertin.
«Dopo quello che è accaduto - esordisce l’uomo - mi auguro che le forze dell’ordine prendano seriamente in considerazione misure che proteggano me e i miei cari». Di più, al momento, non vuole aggiungere, palesemente turbato dalle ricadute di una vicenda che mette da giorni a serio rischio la tranquillità della sua famiglia. Telefonate anonime a ogni ora del giorno e della notte, minacce pesanti a lui e alla moglie. Nemmeno ai due figli sono state risparmiate le offese. Un clima pesantissimo che ha avuto conseguenze anche a livello nazionale. I Radicali, riuniti a Chianciano, hanno chiesto al ministero dell’Interno un’adeguata protezione per Massimo Albertin e i suoi familiari.
Il senatore Marco Perduca ha presentato anche un’interrogazione parlamentare. «Avevamo visto giusto - ha affermato Michele Bortoluzzi, veneto nella direzione nazionale del partito - i Torquemada sono entrati in azione, magari istigati dalle azioni propagandistiche di persone come il sindaco leghista di Cittadella Massimo Bitonci (che domenica ha organizzato ad Abano una distribuzione di crocifissi)». Nella sua interrogazione, il senatore Perduca chiede di sapere quali misure intenda adottare il Viminale per «garantire la sicurezza personale dei cittadini italiani che hanno presentato ricorsi contro la supposta violazione di norme a garanzia della non discriminazione per motivi religiosi». Fra polemiche politiche, liti televisive (fra cui quella su Canale 5 di domenica scorsa) e scontri ideologici, le scritte scoperte ieri difronte alla casa degli Albertin rappresentano un segnale inquietante.
Il Mattino di Padova del 13 novembre 2009
Quattro croci disegnate con la vernice spray nera e la scritta «Cristo» sotto una di esse. E’ l’inquietante messaggio ricevuto dalla famiglia Albertin, che ha avviato la causa approdata alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo da cui è scaturito l’o bbligo di togliere il crocifisso dalle aule delle scuole pubbliche italiane. La sgradevole scoperta è stata fatta, nella prima mattinata di ieri, dal dottor Massimo Albertin, ematologo della Casa di cura, che si stava recando al lavoro.
Ignoti, nel corso della notte, avevano imbrattato la recinzione della casa di via Primo Maggio. Quando Albertin - che assieme alla moglie Soile Lautsi ha intrapreso il percorso giudiziario contro la presenza del massimo simbolo della cristianità nelle aule pubbliche - ha visto le scritte tracciate sui muri esterni dell’abitazione, ha avvisato i carabinieri della stazione di Abano Terme, che sono intervenuti sul posto per raccogliere la segnalazione e avviare le indagini. Un fatto grave, che suona come un vero e proprio «avvertimento» agli Albertin.
«Dopo quello che è accaduto - esordisce l’uomo - mi auguro che le forze dell’ordine prendano seriamente in considerazione misure che proteggano me e i miei cari». Di più, al momento, non vuole aggiungere, palesemente turbato dalle ricadute di una vicenda che mette da giorni a serio rischio la tranquillità della sua famiglia. Telefonate anonime a ogni ora del giorno e della notte, minacce pesanti a lui e alla moglie. Nemmeno ai due figli sono state risparmiate le offese. Un clima pesantissimo che ha avuto conseguenze anche a livello nazionale. I Radicali, riuniti a Chianciano, hanno chiesto al ministero dell’Interno un’adeguata protezione per Massimo Albertin e i suoi familiari.
Il senatore Marco Perduca ha presentato anche un’interrogazione parlamentare. «Avevamo visto giusto - ha affermato Michele Bortoluzzi, veneto nella direzione nazionale del partito - i Torquemada sono entrati in azione, magari istigati dalle azioni propagandistiche di persone come il sindaco leghista di Cittadella Massimo Bitonci (che domenica ha organizzato ad Abano una distribuzione di crocifissi)». Nella sua interrogazione, il senatore Perduca chiede di sapere quali misure intenda adottare il Viminale per «garantire la sicurezza personale dei cittadini italiani che hanno presentato ricorsi contro la supposta violazione di norme a garanzia della non discriminazione per motivi religiosi». Fra polemiche politiche, liti televisive (fra cui quella su Canale 5 di domenica scorsa) e scontri ideologici, le scritte scoperte ieri difronte alla casa degli Albertin rappresentano un segnale inquietante.