l’Unità 16.7.09
Il comitato ad hoc presieduto dal professor D’Agostino, detto «il mastino della Cei»
Dovràscrivere le linee guida per la fecondazione assistita dopo la sentenza della Consulta
Integralisti per rivedere la legge 40
Aborto, passa la mozione Buttiglione
di Susanna Turco
Alla Camera passa con una sostanziale convergenza la mozione per il no all’aborto. Intanto, al ministero della Salute, si insedia una commissione che lavora sulla legge 40: i membri “laici” sono due su undici.
Mentre la Camera con una sostanziale convergenza bipartisan (via astensione di Pd e Idv al testo proposto dal centrista Buttiglione e sostenuto dal Pdl)dice no all’aborto come strumento di controllo delle nascite, non nuovissimo principio contenuto anche nella legge 194, e rinuncia invece a dire una parola esplicita sul tema della «libertà di scelta della donna» (per non parlare della contraccezione), tutt’altro clima si respira dalle parti del ministero della Salute.
Molto più fattivo, molto più concreto. Di certo pochissimo alla ricerca di quel «minimo comun denominatore etico» sbandierato dai fautori della mozione che, da ieri, impegna il governo a proporre in sede Onu una risoluzione antiabortista. Un clima tutt’altro che trasversale.
Commissioni al Welfare
Si è, infatti, che proprio oggi, a ventiquattr’ore dalle gentili convergenze Buttiglione-Binetti, e dalla soddisfazione della gran parte del mondo cattolico, si insedierà la commissione istituita a fine giugno dal ministro Maurizio Sacconi per «valutare le implicazioni giuridiche ed etiche» della sentenza della Consulta sulla legge 40 che regola la procreazione assistita. All’inizio di aprile, infatti, la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello sul limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per armonizzare il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando nuove linee guida», aveva risposto all’epoca la sottosegretaria Eugenia Roccella a chi già si azzardava a ipotizzare una revisione della legge.
Detto, fatto. Le nuove linee guida, come annunciato in un trafiletto di Avvenire, «scaturiranno» dal lavoro di questa commissione, che si occuperà in particolare dei problemi relativi alla crioconservazione degli embrioni, più quello di un Osservatorio che dovrà monitorare l’applicazione delle norme sulla fecondazione assistita.
Due su undici
Curioso è tuttavia che, in stridente contrasto con la ricerca volenterosa di convergenze parlamentari su un tema come l’aborto, le personalità di giuristi e bioeticisti individuate per lavorare su una questione controversa come la procreazione assistita provengono tutte o quasi dalla stessa parte. Circostanza sulla quale i radicali hanno già presentato una interrogazione parlamentare. Presidente, per dire, è Francesco D’Agostino. Qualche maligno lo chiama «mastino della Cei». Più laicamente, di lui si può dire che ha guidato per otto anni complessivi il Comitato nazionale per la bioetica, che è presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che è membro della Pontificia Accademia per la Vita, che è editorialista di Avvenire. C’è poi Bruno Dalla Piccola, presidente dell’associazione Scienza e Vita, plaudentissimo ieri per «il fronte trasversale che ha detto no all’aborto». Assuntina Morresi, consulente ministeriale e alter ego ciellino della Roccella. Alberto Gambino, mente giuridica di Rutelli e teodem nella campagna per l’astensione al referendum sulla legge 40. Angelo Vescovi, altro protagonista della campagna referendaria «la vita non si tocca» e convinto sostenitore della tesi che la ricerca sulle staminali embrionali sia inutile. Enrico Garaci, il «signor nessuno» che Comunione e liberazione candidò all’89 a sindaco di Roma sotto le insegne della Dc. Ci sarebbe da citarne qualcun altro, ma in sostanza, per fare un bilancio, di cosiddetti “laici” figurano Carlo Alberto Redi e Amedeo Santosuosso. Due membri su undici. Un bell’esempio di ricerca di convergenze, non c’è che dire.
Il comitato ad hoc presieduto dal professor D’Agostino, detto «il mastino della Cei»
Dovràscrivere le linee guida per la fecondazione assistita dopo la sentenza della Consulta
Integralisti per rivedere la legge 40
Aborto, passa la mozione Buttiglione
di Susanna Turco
Alla Camera passa con una sostanziale convergenza la mozione per il no all’aborto. Intanto, al ministero della Salute, si insedia una commissione che lavora sulla legge 40: i membri “laici” sono due su undici.
Mentre la Camera con una sostanziale convergenza bipartisan (via astensione di Pd e Idv al testo proposto dal centrista Buttiglione e sostenuto dal Pdl)dice no all’aborto come strumento di controllo delle nascite, non nuovissimo principio contenuto anche nella legge 194, e rinuncia invece a dire una parola esplicita sul tema della «libertà di scelta della donna» (per non parlare della contraccezione), tutt’altro clima si respira dalle parti del ministero della Salute.
Molto più fattivo, molto più concreto. Di certo pochissimo alla ricerca di quel «minimo comun denominatore etico» sbandierato dai fautori della mozione che, da ieri, impegna il governo a proporre in sede Onu una risoluzione antiabortista. Un clima tutt’altro che trasversale.
Commissioni al Welfare
Si è, infatti, che proprio oggi, a ventiquattr’ore dalle gentili convergenze Buttiglione-Binetti, e dalla soddisfazione della gran parte del mondo cattolico, si insedierà la commissione istituita a fine giugno dal ministro Maurizio Sacconi per «valutare le implicazioni giuridiche ed etiche» della sentenza della Consulta sulla legge 40 che regola la procreazione assistita. All’inizio di aprile, infatti, la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibili alcuni punti della legge, in particolare quello sul limite dei tre embrioni. Rendendo opportuno un ulteriore lavoro per armonizzare il testo con le indicazioni della Consulta. «Procederemo emanando nuove linee guida», aveva risposto all’epoca la sottosegretaria Eugenia Roccella a chi già si azzardava a ipotizzare una revisione della legge.
Detto, fatto. Le nuove linee guida, come annunciato in un trafiletto di Avvenire, «scaturiranno» dal lavoro di questa commissione, che si occuperà in particolare dei problemi relativi alla crioconservazione degli embrioni, più quello di un Osservatorio che dovrà monitorare l’applicazione delle norme sulla fecondazione assistita.
Due su undici
Curioso è tuttavia che, in stridente contrasto con la ricerca volenterosa di convergenze parlamentari su un tema come l’aborto, le personalità di giuristi e bioeticisti individuate per lavorare su una questione controversa come la procreazione assistita provengono tutte o quasi dalla stessa parte. Circostanza sulla quale i radicali hanno già presentato una interrogazione parlamentare. Presidente, per dire, è Francesco D’Agostino. Qualche maligno lo chiama «mastino della Cei». Più laicamente, di lui si può dire che ha guidato per otto anni complessivi il Comitato nazionale per la bioetica, che è presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che è membro della Pontificia Accademia per la Vita, che è editorialista di Avvenire. C’è poi Bruno Dalla Piccola, presidente dell’associazione Scienza e Vita, plaudentissimo ieri per «il fronte trasversale che ha detto no all’aborto». Assuntina Morresi, consulente ministeriale e alter ego ciellino della Roccella. Alberto Gambino, mente giuridica di Rutelli e teodem nella campagna per l’astensione al referendum sulla legge 40. Angelo Vescovi, altro protagonista della campagna referendaria «la vita non si tocca» e convinto sostenitore della tesi che la ricerca sulle staminali embrionali sia inutile. Enrico Garaci, il «signor nessuno» che Comunione e liberazione candidò all’89 a sindaco di Roma sotto le insegne della Dc. Ci sarebbe da citarne qualcun altro, ma in sostanza, per fare un bilancio, di cosiddetti “laici” figurano Carlo Alberto Redi e Amedeo Santosuosso. Due membri su undici. Un bell’esempio di ricerca di convergenze, non c’è che dire.