l’Unità 21.10.10
Ior, quei conti sospetti usati da «Maria Rossi» e don Bancomat
Il Riesame conferma il sequestro dei 23 milioni depositati al Credito Artigiano. Il Vaticano: sorpresi
Per i pm c’è stata omissione delle norme antiriciclaggio. E si usa un nome falso per le operazioni...
Sotto la lente. 143 milioni di euro movimentati senza causale nell’ultimo anno
Uno dei conti sospetti è intestato al famoso don Evaldo Biasini, soprannominato dai giornali “padre Bancomat” perché in una cassaforte segreta custodiva il “tesoretto” di Diego Anemone.
di Angela Camuso
Un conto Ior aperto in Intesa San Paolo e intestato al famoso don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, soprannominato dai giornali “padre Bancomat” perché in una cassaforte segreta custodiva il “tesoretto” di Diego Anemone, l’imprenditore al centro dell’inchiesta sugli appalti truccati della Protezione Civile. Più un altro deposito, presso l’Unicredit di via della Conciliazione a Roma, di cui risulta titolare un anziano reverendo e da cui nel 2009 hanno prelevato assegni, provenienti da fondi localizzati a San Marino, un avvocato di Roma che non esercita la professione e viene definito dagli investigatori, piuttosto, un “faccendiere”, e una donna misteriosa. Una donna che è stata presentata ai vertici dell’istituto di credito dallo stesso prelato titolare del conto, con un nome falso, “Maria Rossi”, nonché come la madre dell’intraprendente avvocato, quando in realtà la signora con quest’ultimo non è legata da alcun vincolo di parentela. Sono queste alcune delle operazioni definite “sospette” dagli investigatori del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma, che su delega del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Rocco Fava stanno monitorando le movimentazioni effettuate sui conti correnti aperti dalla banca della Santa Sede presso le agenzie delle più importanti banche italiane: movimentazioni sulle quali, com’è noto, secondo la procura lo Ior avrebbe omesso di applicare le norme antiriciclaggio previste dalle disposizioni in materia emanate dalla Ue nel 2007, tant’è che per violazione di quella legge sono stati indagati il presidente della banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi ed il direttore generale Paolo Cipriani.
In merito alla stessa inchiesta, proprio ieri è stato reso noto che il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro disposto dal gip in via preventiva dei 23 milioni di euro dello Ior depositati su un conto del Credito Artigiano Spa, 20 dei quali destinati all'istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e i restanti tre milioni alla Banca del Fucino. E dell’esistenza delle operazioni sospette sul conto Unicredit del reverendo e riconducibili al faccendiere e alla sedicente Maria Rossi, nonché di quelle effettuate da “padre Bancomat”, hanno scritto, non a caso, i magistrati Rossi e Fava nella memoria presentata al tribunale del Riesame per motivare l’esigenza del mega-sequestro. «Queste operazioni sospette dimostrano che gli omessi controlli da parte dello Ior non sono affatto una questione pro-forma, come afferma la Santa Sede”, dichiarano in sintesi dalla procura, evidenziando, in particolare, l’entità delle movimentazioni di denaro finite nel mirino degli investigatori. Sul conto del reverendo, ad esempio, l’avvocato-faccendiere risulta avere incassato, in un’unica tranche, assegni per 300mila euro, mentre la sedicente Maria Rossi circa 50mila euro. E se invece il chiacchierato don Biasini ha incassato sul suo conto in Intesa San Paolo somme definite dalla procura poco ingenti, c’è da considerare che presso la medesima agenzia (sempre con sede a Roma, nei pressi della Santa Sede) la stessa banca vaticana, con i suoi conti, risulta aver movimentato, senza specificare causale alcuna, ben 143 milioni di euro nel solo ultimo anno solare. Di queste transazioni, proprio perché la causale è rimasta generica, soltanto una ovvero un prelevamento in contanti di 600mila euro, senza indicazione del beneficiario, indicato soltanto come correntista Ior è per ora finita all’attenzione della Banca d’Italia attraverso il sistema di segnalazione automatico delle operazioni sospette da parte della Uif (Unità Informazioni Finanziarie). Questo probabilmente perché, è il parere degli investigatori, c’è stata una svista da parte di qualche funzionario, il quale, a differenza della prassi, ha indicato il tipo di operazione di cui si trattava. Per questi motivi, l’indagine è destinata ad allargarsi: la Guardia di Finanza si appresta a scandagliare una valanga di giro-conti Ior su Ior senza indicazione degli effettivi beneficiari.
«I responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti», ha affermato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo avere espresso “stupore” per la conferma del sequestro.